Alesia
La cittĂ gallica di Alesia, dove si svolse la battaglia determinante per la riuscita della campagna di Giulio Cesare descritta nel De bello gallico, era abitata all'epoca dei fatti dalla tribů dei Mandubii, ed era considerata cittĂ sacra, nella quale si ergevano templi dedicati alle principali divinitĂ celtiche.Per questa ragione, e per essere situata su un colle, quindi in posizione naturalmente difesa, venne scelta, a detta dello stesso Cesare, dall'esercito di coalizione dei Galli comandati da Vercingetorige per porvi lo stato supremo del comando di guerra. La scelta si rivelò invece una trappola per topi, poichč l'imponente opera di controvallazione condotta dall'esercito assediante impedì del tutto i rifornimenti a gli assediati, ed ostacolò i soccorsi che stavano giungendo da altre regioni.
Civili inadatti alle armi, i Mandubii proprietari della cittĂ , vennero costretti dall'esercito di coalizione ad allontanarsi per la grave mancanza di cibo. Si offrirono prigionieri all'esercito romano, ma vennero rifiutati (in quel momento delicato anche l'esercito di Cesare aveva risorse razionate, e i prigionieri andavano sorvegliati, oltre che sfamati ed ospitati) e costretti a divenire nomadi in un territorio giĂ devastato da continue campagne militari, con esigue possibilitĂ di sopravvivenza.
L'esercito di coalizione si gettò in una disperata carica contro l'esercito degli assedianti, in posizione privilegiata, nel tentativo di ricongiungersi con i rinforzi che ormai si potevano vedere avanzare nella pianura. Seguì un massacro, in cui uomini e cavalli caddero gli uni sugli altri, travolti solo in parte dalle perfette opere d'assedio messe in atto dai Romani, in gran parte condannati dalla stessa asperità dei luoghi dov'erano rifugiati, e che avrebbero dovuto proteggerli.
Il sito di Alesia, posto in vicinanza del villaggio di Alise-Sainte-Rheine in Borgogna forse non č la stessa Alesia del De Bello Gallico. Tuttavia la visita mostra in modo drammatico al visitatore anche non esperto l'ineluttabilitĂ del destino degli assediati, e l'imponenza delle opere di fortificazione poste in atto.