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Civiltà nuragica

La civiltà nuragica nasce in Sardegna nella prima età del Bronzo, intorno al XVIII secolo avanti Cristo; il nome deriva dal suo monumento pi caratteristico: il nuraghe.

Table of contents
1 Nuragico I
2 Nuragico II
3 Nuragico III
4 ultima fase
5 architettura funeraria
6 religione
7 struttura sociale ed economia

Nuragico I

In base ad una classificazione e divisione temporale dello studioso Giovanni Lilliu, la prima fase, denominata Nuragico I, vede il formarsi dei caratteri principali di questa civiltà; fra la fine del Bronzo Antico e gli inizi del Bronzo Medio (XVIII-XVI sec. a.C.) si ha l’edificazione dei primi “protonuraghi”, conosciuti anche come “nuraghi a corridoi”. Si tratta di edifici che differiscono in maniera significativa dai nuraghi classici: di aspetto pi tozzo e di planimetria generalmente irregolare, al loro interno non ospitano la grande camera circolare tipica del nuraghe, ma uno o pi corridoi e qualche rara celletta coperta a falsa-volta.

Nuragico II

Nella media Età del Bronzo, intorno al XVII-XIV secolo AC fa la sua comparsa il nuraghe a tholos, caratterizzato dal modulo ripetitivo della torre troncoconica che all’interno ospita una o pi camere sovrapposte, coperte a falsa volta, con la tecnica cosiddetta ad “aggetto”.

Nuragico III

In un secondo momento, da situarsi presumibilmente nella fase del Nuragico III (Bronzo Recente e Finale, fra il XIV e il IX secolo a.C.), al singolo nuraghe già esistente furono addossate altre torri nuragiche raccordate da cortine murarie a formare un vero e proprio bastione turrito, fino a realizzare delle strutture di notevole articolazione e imponenza: si va dalla semplice aggiunta di una piccola torre laterale, sino alla vera e propria fortezza con bastione provvisto di torri angolari, in numero di tre (Santu Antine, Torralba-SS, Losa, Abbasanta-OR), quattro (Su Nuraxi, Barumini-CA; Santa Barbara, Macomer-NU) o addirittura cinque (Arrubiu, Orroli-NU), spesso provvisto di cortile interno ove era anche un pozzo per l’acqua.

Altre cinte murarie pi esterne, talora provviste anch’esse di torri - i cosiddetti antemurali - potevano circondare i bastioni e costituire una linea avanzata di difesa. Circa la loro funzione, gli archeologi sono oramai concordi nel ritenere che i nuraghi fossero degli edifici a carattere civile-militare, destinati in particolare al controllo e alla difesa del territorio e delle risorse in esso presenti. Dalla torre arroccata su una cima isolata, semplice vedetta situata al confine del territorio di pertinenza della singola trib o a presidio dei punti strategici pi rilevanti (le vie d’accesso alle vallate, i sentieri che salivano agli altipiani, i corsi d’acqua, i guadi, le fonti, etc.) si giunge alle complesse costruzioni comprendenti fino a 17 torri (nuraghe Arrubiu, Orroli-NU) e dalle mura spesse alcuni metri, ubicate al centro dell’area di comune interesse e sicuramente residenza fortificata dell’autorità politica, civile e militare (probabilmente anche religiosa) della regione.

Oltre che negli stessi nuraghi, la gran parte della popolazione nuragica risiedeva nei villaggi, costituiti da capanne pi o meno semplici e pi o meno numerose: in alcuni casi, anche qualche centinaio. La vita quotidiana si svolgeva dunque all’interno di modeste dimore di pietre con tetto in genere realizzato con tronchi e rami, spesso intonacate all’interno con del fango o argilla e talora isolate con sughero.

ultima fase

Nell’ultima fase della civiltà nuragica si sviluppa un tipo di capanna pi evoluto, indicativo di una maggiore articolazione delle attività: si tratta della capanna a settori - che talora assume anche le dimensioni di un vero e proprio isolato - , cio divisa in piccoli ambienti affacciati su un cortiletto e dotata spesso anche di un forno per la panificazione. Fra gli edifici pubblici che caratterizzavano i villaggi si segnalano soprattutto le cosiddette “capanne delle riunioni”, provviste di un sedile alla base e destinate alle assemblee dei notabili del villaggio.

architettura funeraria

L’architettura funeraria rappresentata dalle tombe megalitiche a corridoio, meglio conosciute come tombe di giganti, diffuse uniformemente in tutta la Sardegna pur con qualche differenza, anche se si nota una fortissima concentrazione nella parte centrale dell’Isola. Si tratta di tombe costituite da una camera sepolcrale allungata realizzata con lastroni di pietra ritti verticalmente e copertura a lastroni (nel tipo pi arcaico, o dolmenico), oppure con filari di pietre disposte e copertura ogivale. Sulla fronte, il corpo tombale si apriva in due ampi bracci lunati, a limitare un’area semicircolare cerimoniale: la cosiddetta esedra.

religione

L’architettura religiosa invece rappresentata soprattutto dai pozzi sacri e dalle fonti sacre: edifici legati al culto animistico dell’acqua. Altri edifici di culto, meno diffusi dei pozzi e delle fonti e tuttavia presenti in varie parti dell’Isola, sono i cosiddetti “tempietti in antis” o “tempietti a megaron”. Ai luoghi di culto si associa, in genere, l’offerta dei bronzetti votivi: tipici prodotti dell’artigianato nuragico, raffigurano uomini e donne, animali, modellini di imbarcazioni, modellini di nuraghi, esseri fantastici, riproduzioni miniaturistiche di oggetti e arredi, etc. Nella ceramica, l’abilità ed il gusto degli artigiani nuragici si manifestano essenzialmente nel decorare le superfici di vasi ad uso certamente rituale, destinati ad essere utilizzati nel corso di complesse cerimonie; forse in alcuni casi anche ad essere frantumati al termine del rito, come le brocche rinvenute nel fondo dei pozzi sacri.

struttura sociale ed economia

È abbastanza plausibile ritenere che quella dei nuragici fosse strutturata come una “società di capi”, in cui l’egemonia di alcune famiglie all’interno della comunità si era ormai consolidata, ed il potere, all’inizio attribuito ad un capo elettivo soltanto in momenti eccezionali, era ormai divenuto stabile ed ereditario. Le raffigurazioni dei bronzetti nuragici ci offrono la documentazione circa la presenza di “capitrib”, riconoscibili perché molto spesso reggono un bastone interpretato come simbolo di comando. L’economia fu essenzialmente di tipo agro-pastorale; vi si può comunque notare una embrionale specializzazione nelle arti e nei mestieri.


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