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Emile Durkheim

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Émile Durkheim (Épinal, Francia 15 aprile 1858 - Parigi 15 novembre 1917) è un pensatore francese che si richiama all'opera di Auguste Comte, sebbene consideri alcune idee comtiane eccessivamente vaghe e speculative, e può considerarsi, con Karl Marx, Max Weber e Herbert Spencer, uno dei fondatori della moderna sociologia. È anche il fondatore della prima rivista dedicata alle scienze sociali, l'Année Sociologique.

Nasce in una famiglia modesta ma erudita di ebrei praticanti e, anche a causa delle responsabilità derivategli dalla morte del padre, rabbino, avvenuta lui neppure ventenne, sviluppa un carattere impegnato e severo e la convinzione che al progresso intellettuale gli sforzi e le sofferenze contribuiscano più delle situazioni piacevoli. I suoi successi scolastici gli consentono di accedere all'École Normal Superieure, dove studia filosofia. In questo periodo conosce Jean Jaurès, futuro leader del Partito Socialista Francese, come lui mosso da principi etici rivolti ai problemi della società. Nel 1882 consegue l'Agrégation de philosophie e fino al 1887 insegna in scuole secondarie di Sens, Saint Quenti e Troyes. Ottiene quindi un insegnamento all'Università di Bordeaux dove diventa professore di filosofia sociale e rimane fino al 1902. Successivamente passa alla Sorbonne, dove diventa ordinario nel 1906 e dove si occupa con grande impegno di iniziative volte al miglioramento degli insegnamenti. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la morte del suo unico figlio sul fronte balcanico e le assurde accuse dei nazionalisti che lo accusano di essere di estrazione tedesca e di insegnare una disciplina straniera abbattono il suo forte spirito e lo conducono alla morte nel 1917.

Secondo Durkheim, per diventare scientifica la sociologia deve studiare i fatti sociali, ovvero quegli aspetti della vita quotidiana (e sociale, per l'appunto) che influenzano le azioni degli individui. Ad esempio, l'economia o la religione. Coniato come motto del proprio approccio il principio: "Studia i fatti sociali come cose!", egli presta attenzione allo studio rigoroso degli oggetti e di qualunque evento della società. Durkheim considera i valori condivisi e i costumi come un tessuto connettivo per la società. Egli analizza soprattutto la divisione del lavoro, ovvero il farsi strada di differenze sempre più complesse e influenti tra le varie posizioni occupazionali. Pian piano, il lavoro viene considerato da Durkheim come il principale fondamento della coesione sociale, ancora prima della religione. Inoltre, con la divisione delle attività, gli individui diventano sempre più dipendenti gli uni dagli altri, perché ognuno ha bisogno di beni forniti da coloro che svolgono un lavoro diverso dal proprio. Uno degli studi più famosi di Durkheim riguarda il suicidio: pur sembrando in apparenza un atto soggettivo, imputabile a incurabile infelicità personale, Durkheim mostra come ci possano essere dei fattori sociali che esercitano un'influenza determinante a riguardo, soprattutto ciò che egli chiama anomia, rottura degli equilibri della società e sconvolgimento dei suoi valori.

Pur se oggetto di varie confutazioni, anche da parte dei suoi continuatori come il nipote Marcel Mauss e Claude Lévi-Strauss, Durkheim ha segnato una tappa fondamentale all'interno del panorama della sociologia contemporanea.


Opere:

  • De la division du travail social (la sua tesi, 1893)
  • Règles de la méthode sociologique (1894)
  • Le Suicide, étude de sociologie (1897)
  • Représentations individuelles et représentations collectives (1898)
  • L'éducation morale (1903)
  • Les formes élémentaires de la vie religieuse (1912)
  • Education et Sociologie (1922)
  • Sociologie et Philosophie (1925)
  • L'évolution pédagogique en France (1938)
  • La Science sociale et l'Action (postuma, 1970)

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