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Inni sacri

Gli Inni sacri, composti da Alessandro Manzoni fra il 1812 ed il 1822, costituisocno una delle opere del periodo giovanile. Gli Inni dovevano essere dodici: Natale, Epifania, Passione, Resurrezione, Ascensione, Pentecoste, Il Corpo del Signore, La cattedra di S. Pietro, Assunzione, Il nome dì Maria, Ognissanti, I morti ma quelli effettivamente composti furono:
  • La Resurrezione (1812)
  • Il Nome di Maria (1812-1813)
  • Il Natale (1813) poi riscritto nel 1833
  • La Passione (1814-1815)
  • Pentecoste (1817-22) (č il migliore).

I dodici inni, concepiti nel fervore della fede ritrovata, dovevano celebrare le maggiori festivitĂ  della Chiesa Cattolica, alcuni però non furono realizzati e quello dedicato ad Ognissanti restò incompiuto. Il Manzoni non si limitava alla mera osservanza religiosa, ma era fermamente convinto che i principi della morale cattolica fossero universali e quindi avessero applicazione sociale oltre che religiosa, trapassando quindi dal dogma alla morale sociale, cercò di ricondurre alla religione i sentimenti umani, perchĂ© potessero essere compresi anche dalle anime piů semplici rendendo così comprensibili i piů astrusi misteri teologici (romanticismo didascalico).

In realtĂ  gli Inni a causa dell'altezza dei concetti e della raffinata bellezza delle immagini non poterono mai divenire poesia popolare.

Table of contents
1 La Resurrezione (1812)
2 Il Natale (1813)
3 Il Natale del 1833
4 La Passione (1814-1815)
5 La Pentecoste (1817-1822)

La Resurrezione (1812)

Il centro poetico della lirica č il mistero cristiano della Resurrezione dì Cristo. La poesia dell'inno non č unitaria ed il tono spesso muta in maniera tanto repentina che l'inno appare formato da episodi: (v.v. 1-28) Manzoni esordisce con la scena della Resurrezione: la tomba č vuota e Cristo č risorto; (v.v. 29-42) Cristo disceso nel limbo libera le anime dei Padri della Chiesa per innalzarle al cielo; (v.v. 43-56) i profeti avevano annunziato la venuta del Redentore promettendo l’avvento del Cristo; (v.v. 57-70) si torna alla scena iniziale della Resurrezione seguendo fedelmente Il Vangelo; (v.v. 71-112) gioia delle cerimonie pasquali: passaggio improvviso, ma non immotivato (dopo l'annunzio del miracolo la scena descrive le cerimonie che celebrano la resurrezione). Il vivo sentimento della fede anima il brano che si conclude descrivendo gli effetti della resurrezione sui peccatori.

Il motivo dominante č quindi presentato in due momenti paralleli, ma indipendenti per tono, sostanza, ambientazione. Anche se molti critici giudicano lo scritto organico, poichĂ© le varie parti gravitano intorno al concetto di fondo, questo in realtĂ  appare piů come un episodio che come motivo di fusione.

Il Natale (1813)

Non piacque all'autore nĂ© a molti critici, poichĂ© appare discontinuo anche se in molte parti di esso č presente una poesia nuova. Infatti esso č in parte poesia autentica, in parte retorica, in parte fredda narrazione. Assai suggestivi sono i versi d’esordio e quelli che descrivono il volo degli angeli. Nel Natale vi sono i simboli dello stupore: il masso, paragonato all’umanitĂ , il quale, precipitato nel fondo della valle, č risollevato dal prodigio dì Dio fatto uomo; la redenzione dalla colpa č nel martirio; la nenia pastorale accompagna la nascita del Redentore al quale un giorno si inchineranno anche i popoli che lo ignorano.

Il Natale del 1833

Vent’anni dopo, il Manzoni riscrisse il “Natale”, in occasione della morte della moglie (25 dicembre 1833). Mentre nel primo inno celebrava la festa delle dolcezze famigliari, esaltando il Cristo che riscatta l’uomo, nel secondo inno contempla il Bambino che nasce a piangere ed a morire per la salvezza degli uomini. Anche la Vergine dovrĂ  sperimentare il piů grande dei dolori, Il poeta, esulcerato, si inchina al volere divino.

La Passione (1814-1815)

Svolge il tema delle antiche profezie annunzianti il martirio di Cristo; segue quindi la narrazione del Vangelo (Passione nel rito cattolico); l'inno si chiude con la preghiera a Dio perché perdoni chi uccise Cristo e alla Vergine perché dal dolore della croce venga la promessa della gioia eterna.

La Pentecoste (1817-1822)

(50° giorno dopo Pasqua = discesa dello Spirito Santo = nascita della Chiesa). È l’ultimo degli Inni composti dal Manzoni e, certamente, il migliore, unitario nella concezione e senza cali di tono. In esso il senso del reale e quello del divino, si compenetrano: Dio, secondo l'intendimento religioso dell'autore, vive nel mondo. Si tratta di un coro grandioso e solenne che innalza la lode e l’invocazione a Dio. L’Inno č diviso in due parti: la prima offre un quadro grandioso e solenne della Chiesa Militante (Chiesa attiva), mentre nella seconda il Logos (= Verbo - Parola di Dio) si diffonde tra le genti e l'invocazione a Dio diviene universale. Il tono resta sereno, pacato, solenne. (v.v. 1-40) La Chiesa nata umile e oscura diviene guida dei popoli dopo la discesa dello Spirito Santo; (v.v. 41-48) la voce dello Spirito Santo, diffusa dagli Apostoli, fu intesa nelle diverse lingue;(v.v. 49-80) con la predicazione iniziò una nuova era di libertĂ  per tutti gli uomini; (v.v. 81-144) solenne coro dei credenti che invocano Dio non solo per sĂ©, ma anche per i non credenti e gli iniqui, affinchĂ© lo Spirito Santo continui a concedere i suoi doni all'umanitĂ . Per il Manzoni la morale cattolica č universale perchĂ© č insieme umana e divina e si modula in pietĂ , comprensione e fraternitĂ  nel dolore.

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