Mondiali di calcio Stati Uniti 1994
La frammentazione dell'Unione Sovietica ha portato alla nascita di tanti piccoli Stati autonomi, che prendono parte alle qualificazioni, aumentando considerevolmente il numero delle candidate alla fase finale (in tutto 145). Resta fuori la Jugoslavia, dilaniata dalla guerra civile che le ha fatto mancare anche l'appuntamento con gli Europei del 1992. Ci sono cinque gruppi da sei squadre e uno da sette: passano le prime due, qualificate di diritto la Germania campione in carica e gli Usa. L'Italia di Sacchi fa fatica ma si qualifica. Nel gruppo 1 il principale avversario è la Svizzera, allenata dall'inglese Hodgson (futuro tecnico dell'Inter), che sfiora il colpaccio a Cagliari (in svantaggio per 2-0 fino all'84', rimontiamo grazie a Baggio ed Eranio) e ci punisce a Berna, con un gol di Hottiger. Con gli elvetici già qualificati, ci giochiamo i Mondiali contro il Portogallo. Nella gara decisiva, a San Siro, possiamo contare su due risultati (abbiamo vinto per 3-1 a Porto), soffriamo ma un gol di Dino Baggio a otto minuti dalla fine, in sospetta posizione di fuorigioco, regala la qualificazione, peraltro davanti alla Svizzera. Nel gruppo 2, a parte lo storico pareggio di San Marino contro la Turchia (fino al 2001 l'unico punto conquistato dalla piccola repubblica nella sua storia), si assiste all'inatteso crollo dell'Inghilterra. I leoni, quarti quattro anni prima, soccombono alla sorprendente Norvegia, che li batte a Oslo (reti di Leonhardsen e Bohinen). Gli inglesi finiscono terzi, alle spalle dell'Olanda degli interisti Bergkamp e Jonk, e salutano la compagnia. Sorpresa anche nel gruppo 3: i campioni d'Europa della Danimarca sono eliminati. Gli scandinavi finiscono dietro la Spagna di Clemente e l'interessante Irlanda di Jackie Charlton, già protagonista in Italia. Decisivo, ai fini dell'eliminazione danese, il k.o. in Spagna all'ultima giornata. Nel gruppo 4 cade la Cecoslovacchia, peraltro inesistente dal gennaio 1993 (si é divisa in Repubblica Ceca e Slovacchia): passano la Romania di Hagi e Raducioiu, e il solito Belgio, che centra il quarto mondiale consecutivo. Nel gruppo 5, a sorpresa, ce la fa la Grecia, all'esordio assoluto sul palcoscenico mondiale. Gli ellenici, trascinati dal difensore dal gol facile Apostolakis, precedono la Russia, in un gruppo obiettivamente debolissimo: basti pensare che le altre squadre sono Islanda, Ungheria, Lussemburgo e Liechtenstein (che ha dato subito forfait). Nel gruppo 6 terribile disfatta della Francia, che pure può contare su una squadra fortissima, a cominciare dal reparto arretrato targato Marsiglia (campione d'Europa 1993) e l'attacco con stelle del calibro di Cantona, Ginola e Papin. Partiti male (0-2 in Bulgaria), i galletti sembrano mettersi la qualificazione in tasca con sei vittorie e un pareggio nelle successive sette partite. Ne mancano solo 2, entrambe in casa: con il debolissimo Israele e contro la Bulgaria. Ebbene: riescono a perderle entrambe, facendo due volte harakiri al 90', puniti dalle reti di Atar e soprattutto del bulgaro Kostadinov, che sancisce l'eliminazione francese, sotto lo sguardo di un incredulo Parco dei Principi. Insieme a Stoichkov e compagni passa la Svezia. In Sudamerica impressiona la Colombia del futurista Maturana. Asprilla e compagni si prendono il lusso di umiliare l'Argentina, travolgendola 5-0 a Buenos Aires, e costringendola allo spareggio con l'Australia. Contro gli oceanici torna Maradona, che sforna a Balbo l'assist del momentaneo 1-0 a Sydney (finirà 1-1); al ritorno decide Batistuta. Il Brasile, malgrado la prima, storica, sconfitta in gare di qualificazioni mondiali (0-2 in Bolivia), passa agevolmente il turno, proprio insieme alla Bolivia. A far compagnia agli USA, qualificati di diritto, c'è il Messico, che precede nel girone finale centramericano Canada, El Salvador e Honduras. In Africa debutta la Nigeria, con una squadra che si farà ammirare ai Mondiali; torna il Camerun, a quattro anni di distanza dai miracoli italiani e dopo otto anni torna anche il Marocco. In Asia slittano ancora le prime volte di Giappone (nonostante le 13 reti del futuro genoano Miura, bomber assoluto delle qualificazioni) e Cina. Esordisce l'Arabia Saudita, si conferma la Corea del Sud. I Mondiali del 1994 spezzano per la prima volta il duopolio Europa-Centro e Sudamerica, e si giocano negli Stati Uniti. In una data storica, il 4 luglio del 1988, è l'ex segretario Henry Kissinger ad annunciare la notizia. Il sorteggio mette i padroni di casa in un gruppo abbordabile: insieme agli Usa ci sono Svizzera, Colombia e Romania; il Brasile trova Svezia, Camerun e Russia; per i tedeschi, campioni in carica, l'ostica Spagna e le incognite Bolivia e Corea del Sud; l'Argentina, che quattro anni prima aveva paventato complotti per il suo difficile gruppo, non può certo lamentarsi: ci sono Bulgaria e le debuttanti Grecia e Nigeria; nel gruppo F Olanda e Belgio trovano arabi e marocchini. I nostri, inseriti nel gruppo E, se la vedranno con l'Irlanda, rivelazione quattro anni prima, la Norvegia, che torna ai Mondiali dopo cinquantasei anni, e il Messico del pittoresco portiere Campos. Gli azzurri giocheranno le loro partite a New York e Washington. Fanno impressione gli orari delle partite, imposti dalla FIFA per esigenze televisive: per permettere ascolti alti in Europa, si giocherà spesso intorno a mezzogiorno, con temperature equatoriali e un'umidità allucinante. Un'altra novità regolamentare è l'assegnazione di tre punti per vittoria, allo scopo di limitare i pareggi. Sacchi impernia il gruppo mondiale sul Milan, dominatore in Italia e in Europa: chiama Costacurta, Baresi, Maldini, Tassotti (la difesa titolare del suo Milan), Albertini, Donadoni, Evani (quest'ultimo passato alla Sampdoria, ma perno della sua squadra) e il 35enne Massaro, già presente nel 1982, esploso nell'ultimo anno in rossonero, ma trascura Rossi, neoprimatista di imbattibilità in campionato, con 929 minuti. Gli altri convocati sono Pagliuca, Marchegiani, Bucci, Apolloni, Benarrivo, Minotti, Mussi, D. Baggio, Conte, Berti, R. Baggio, Casiraghi, Signori, Zola. Le tappe di avvicinamento al Mondiale non sono esaltanti, per usare un eufemismo: sconfitte con Francia e Germania, nonché con il Pontedera (proprio così), vittorie stentate con Finlandia e Costa Rica. "Sarà il Mondiale della paura", profetizza Arrigo. Viste le critiche unanimi della stampa, il presidente federale Matarrese ammonisce: "A chi critica, non sarà permesso dopo di salire sul carro del vincitore". Il 17 giugno, a Chicago, Whitney Houston canta l'inno americano e la variopinta cerimonia d'apertura dà il via alla quindicesima edizione dei Mondiali. Sotto lo sguardo non competentissimo di Bill Clinton, Germania e Bolivia si danno da fare ma, complice la temperatura inumana, ci sono più sbadigli che emozioni. Comunque, per la prima volta dal 1974 i campioni in carica debuttano con una vittoria: è 1-0, con rete di Klinsmann ed esordio non brillantissimo della presunta stella degli andini, "El Diablo" Etcheverry, inserito nella ripresa ed espulso dopo tre minuti per un fallaccio su Matthaeus. In serata, la Spagna riesce nell'impresa di farsi rimontare due reti in cinque minuti dai sudcoreani: in 10 per l'espulsione di Nadal, gli iberici scappano con Salinas e Goicoetxea, restano in 9 per l'infortunio di Hierro e si fanno raggiungere al 90'. Il giorno dopo, dopo il pareggio a colazione tra Usa e Svizzera, nella sauna del Silverdome di Detroit, stadio al coperto, tocca agli azzurri. I nostri sono opposti all'Eire di Jackie Charlton, a New York, in un Giants Stadium curiosamente gremito di irlandesi. Sacchi manda in campo Baggio e Signori in attacco, sfoderando un classico 4-4-2. Dopo 11 minuti Houghton tenta un tiro dalla lunga distanza: Pagliuca battezza la palla fuori, ma questa lo beffa infilandosi sotto la traversa. L'Italia non reagisce, poco incide sulla partita anche "Provvidenza" Massaro: l'unico pericolo per il vecchio Bonner è creato da Signori. La traversa nega a Sheridan il raddoppio, poi Pagliuca sventa su Houghton e Coyne e non succede più niente. Cominciamo male. Intanto la Romania di Hagi e Raducioiu dà una bella botta alle ambizioni colombiane, surclassando 3-1 i sudamericani. Nell'altra gara del nostro girone, tra Norvegia e Messico, la spuntano gli scandinavi, con un gol di Rekdal all'84', dopo che Hugo Sanchez aveva sfiorato ripetutamente il gol e prima che Alves colpisse palo e traversa con due colpi di testa consecutivi. Lunedì 20 giugno debutta il Brasile, impostato su canoni europei (e per questo criticatissimo in patria) dal ct Parreira. Guidata dall'ex fiorentino Dunga, la Seleçao liquida 2-0 la molle Russia, con reti del velenosissimo Romario e di Rai, fratello di Socrates, su rigore. Il Camerun, sorpresissima in Italia, diverte e pareggia 2-2 contro la quadrata Svezia. Il giorno dopo, tocca all'Argentina. Il ct Basile schiera una squadra fortemente sbilanciata in attacco: giocano contemporaneamente Balbo, Caniggia, Batistuta e il divino Maradona, ma tuttavia non corre alcun pericolo perché di fronte c'é la Grecia, la squadra materasso dell'intera manifestazione. Finisce 4-0, con una tripletta del futuro Batigol (lo diventerà dopo qualche mese) e una gemma abbagliante di Diego, che ubriaca la difesa ellenica, scarica sotto l'incrocio il sinistro e si abbandona ad un urlo che "buca" tutte le televisioni del mondo. Il pibe de oro, rimesso a lucido, promette spettacolo. Nell'altra gara del girone, diverte e strappa applausi la Nigeria, che liquida 3-0 la Bulgaria dell'asso Stoichkov. Infine, nel gruppo F, risicate vittorie di Olanda (2-1 in rimonta contro la sorprendente Arabia Saudita) e Belgio (1-0 al Marocco, con due traverse degli africani). Giovedì 23 giugno l'Italia torna in campo con l'obbligo della vittoria, ancora a New York, contro la Norvegia. Sacchi dirotta in fascia Signori, e mette al fianco di Baggio l'ariete laziale Casiraghi. Benarrivo sostituisce in fascia sinistra Tassotti. Al 13' Berti impegna severamente il portiere scandinavo Thorstvedt, e otto minuti dopo un errore di Benarrivo dà il via alla lunga fuga verso il gol di Leonhardsen: Pagliuca esce precipitosamente sul centrocampista e tocca la palla con la mano fuori area. Secondo le nuove regole, é rosso. Sacchi deve dunque togliere un uomo di movimento per far entrare Marchegiani, e la dolorosa scelta cade sul più gracile degli attaccanti: Roberto Baggio. Il quale, del tutto spiazzato dalla scelta del ct, gli consiglia in mondovisione una visita psichiatrica ("Ma questo é impazzito", biascica contrariato). In 10, l'Italia ci mette cuore, Signori é imprendibile. Nella ripresa Baresi si fa male al menisco ed è costretto ad uscire: entra Apolloni, Maldini diventa capitano. Al 23' Signori pennella dalla trequarti che Dino Baggio gira di testa in rete con un gran colpo di testa. La strenua difesa del vantaggio, già dura in 10, diventa eroica in 9, quando anche Maldini deve uscire e, finite le sostituzioni, dobbiamo giocare con due di meno. Ma alla fine, malgrado i crampi, ce la facciamo. Ad un turno dalla fine tutte le squadre del nostro girone sono a quota tre: infatti, anche il Messico si é rifatto ed ha battuto per 2-1 l'Eire con una doppietta di Garcia Aspe. Nel girone A si assiste al de profundis della Colombia, battuta anche dagli americani, bravi e fortunati (reti di Wynalda e autogol di Escobar). Proprio Andrés Escobar, "colpevole" in qualche modo dell'eliminazione della sua Nazionale, sarà atteso da un tragico destino al ritorno in patria: i narcotrafficanti del cartello di Medellin lo freddano il 3 agosto, all'uscita da un ristorante dove ha appena cenato con la moglie, con dodici colpi di mitraglietta, per le grandi perdite nel Totonero subite a causa di quell'autorete. La Svizzera travolge 4-1 la Romania e passa il turno. Il 25 giugno il Belgio batte 1-0 l'Olanda e si assicura il passaggio del turno, mentre gli orange sono raggiunti dall'Arabia, che batte 2-1 il Marocco ed estromette gli africani dagli ottavi. Nel gruppo D accade l'imponderabile (ma mica tanto): l'Argentina batte 2-1 la Nigeria. Gli africani, passati sollecitamente in vantaggio dopo otto minuti con Siasia, vengono raggiunti e superati nel giro di sette minuti da due reti di Caniggia, innescato divinamente da Diego. Il nome di Maradona, come tante altre volte, viene sorteggiato per i controlli antidoping. Qualche giorno dopo, si scoprono tracce di efedrina nelle urine del campione. Diego grida al complotto contro di lui e l'Argentina, ma, inchiodato il giorno dopo dalle controanalisi, deve ammettere, nonostante la buona fede, di essersi incastrato: "La FIFA pensava che un Maradona ingrassato avrebbe fatto ridere la gente; ma, dopo quello che ho fatto, ha iniziato ad avere paura", aveva detto. Intanto la Bulgaria caccia fuori la Grecia, travolgendola 4-0. Il Brasile si assicura il passaggio del turno battendo il Camerun, mentre la Svezia batte 3-1 ed elimina la Russia. Nel gruppo C, Germania e Spagna si accontentano di un 1-1 che dovrebbe promuovere entrambe, mentre si annullano a vicenda Bolivia e Corea del Sud. Il 28 giugno, a Washington, l'Italia affronta il Messico. In un caldo torrido (40°) le due squadre si affrontano a spada tratta, ed emergono le nostre maggiori doti tecniche. La più grossa occasione arriva al 44', ed é malamente fallita dallo stralunato interista Berti, che per due volte centra Campos. Serve un gol, per centrare la qualificazione. Sacchi toglie Casiraghi nell'intervallo ed inserisce Massaro. Dopo due minuti, il centravanti milanista raccoglie un gran lancio di Albertini e infila con un rasoterra Campos. Dopo un rigore chiesto da Dino Baggio, arriva l'improvviso pareggio messicano, opera di Bernal, che beffa Marchegiani con un diagonale. Berti continua lo spuntino di palle-gol, e alla fine é pareggio. A differenza reti uguale (0) per tutte e quattro le squadre, diventano decisivi i gol segnati: Eire-Norvegia finisce 0-0, e irlandesi e messicani passano il turno, la Norvegia resta fuori, e il nostro passaggio del turno é appeso ad un filo: se il Camerun batterà la Russia, già eliminata, per 3-0, dovremo salutare l'America. "Andiamo tutti a pregare", invita il ct. In serata, mentre Brasile e Svezia non si fanno del male e chiudono sull'1-1, si tifa Russia. Incredibilmente, la scena è tutta di Oleg Salenko, che segna cinque gol e contribuisce non poco alla goleada russa sul povero Camerun, che deve accontentarsi di un gollettino infilato dal 42enne Milla. Due record in questa gara: quello, eguagliato, delle marcature in una sola partita (Schiaffino 1950), quello, battuto, del più anziano goleador in una fase finale dei Mondiali. Nel gruppo F passano, oltre al Belgio, anche Olanda (1-0 al Marocco) e soprattutto Arabia, che batte i diavoli rossi con una prodezza di Owairan, che corre per 70 metri scartando anche i fili d'erba e infila a porta vuota. Nel gruppo D, l'Argentina sotto choc ma già qualificata cede 2-0 alla Bulgaria, che passa il turno insieme alla Nigeria, che batte 2-0 la Grecia. Nel gruppo C, come previsto, vanno avanti Germania (che passa da 3-0 a 3-2 contro la volenterosa Corea del Sud) e Spagna (3-1 alla Bolivia). Nel gruppo A, oltre a Svizzera e Usa, passano anche i rumeni. Il 2 luglio, a Chicago, la Germania supera a fatica il Belgio. Subito sotto 2-1 (Voller, Grun e Klinsmann), i belgi del discontinuo Scifo si disuniscono e incassano il terzo gol, di Voeller. L'arbitro svizzero Rothlisberger nega un rigore ai belgi, per fallo di Helmer, e solo al 90' Albert indora l'amara pillola dell'eliminazione. La Spagna liquida la Svizzera con un secco 3-0 (Hierro, Luis Enrique, rigore di Beguiristain), che mette in mostra la solidità degli iberici e la fragilità difensiva degli elvetici, comunque pericolosi in avanti (molte le parate di Zubizarreta). Il 3 luglio la Svezia pone fine all'avventura dell'Arabia Saudita, battendo gli asiatici per 3-1, con due reti della torre svedese Kenneth Andersson, futuro centravanti di Bari e Bologna. Spettacolo e gol a Los Angeles tra Romania e Argentina. I biancocelesti, orfani di Maradona (rimpiazzato dal fumoso Ortega), soffrono la giornata di grazia del "Maradona dei Carpazi", al secolo Gheorghe Hagi, che trascina la squadra a degli storici quarti di finale. Per i rumeni segnano un gol Hagi e due Dumitrescu, per l'Argentina segnano Batistuta e Balbo; per la spregiudicata truppa di Basile é già l'ora dei saluti, dopo due finali consecutive. Il 4 luglio, giorno della festa nazionale americana, la Nazionale a stelle e strisce, allenate dal "mago" Milutinovic, affronta il Brasile. Lo stadio di San Francisco è tutto esaurito. Nella Nazionale di casa i giocatori più popolari sono il portiere Meola, di origini avellinesi, e il pittoresco difensore Lalas, chitarrista e riconoscibile da un vistoso pizzetto biondo, che giocherà due anni a Padova. A fine primo tempo il brasiliano Leonardo, preda di un raptus, spacca il naso con una gomitata a Ramos e viene espulso. Anche in 10, i verdeoro sono però in agguato: ad un quarto d'ora dalla fine, da Romario a Bebeto, che infila con un chirurgico rasoterra Meola. L'espulsione dell'americano Caligiuri non fa che accelerare la pratica: Brasile ai quarti. Passa agevolmente il turno l'Olanda, che batte l'Eire con due gol di Jonk e Bergkamp, entrambi interisti, sui quali il portiere Bonner è tutt'altro che impeccabile. Il 5 luglio, nell'altoforno di Boston, l'Italia, salvatasi per il rotto della cuffia, affronta la mina vagante Nigeria. Mussi sostituisce in fascia Maldini, dirottato al centro per l'assenza di Baresi. A centrocampo, fiducia a Berti, preferito a Dino Baggio; Massaro sostituisce Casiraghi in attacco. La Nigeria, infarcita di fantasisti, colloca il centrocampista Oliseh sulle orme di Roberto Baggio, sul quale il ct continua a insistere. Dopo la prima metà di primo tempo, abbastanza sonnolenta, un tuono scuote la partita. Al 25' Maldini tocca accidentalmente un pallone proveniente da corner, la sfera finisce ad Amunike, che infila a porta praticamente vuota. La Nigeria, curiosamente, pare ritrarsi pigramente e sembra timorosa di affondare i colpi. All'intervallo, un pessimo Berti viene alfine sostituito da Dino Baggio, che al 1' della ripresa colpisce il palo. Al 68', finalmente, debutta il parmense Zola, che ha superato quota 20 gol in campionato. Peccato che dopo 12 minuti, l'arbitro messicano Brizio Carter, evidentemente vittima di un colpo di sole, lo cacci per un fallo di reazione francamente inesistente, dopo avergli negato un rigore per fallo di Eguavoen. Ce n'é abbastanza per tornare a casa, con tanto di corredo di complotto arbitrale, nella miglior tradizione italica, e del resto qualche giornalista in tribuna stampa non è poi così triste. La Nigeria giochicchia aspettando il 90', e quando mancano 100 secondi all'ora X, Mussi ruba palla a destra e la serve in mezzo a Roby Baggio, che, appena entrato in area, incenerisce Rufai con un precisissimo destro. Il miracolo è avvenuto. Nei supplementari la Nigeria, comprensibilmente frustrata e incapace di sfruttare anche la superiorità numerica, viene estromessa da un rigore del Divin Codino (che rivincita per lui, dopo che Agnelli l'aveva impietosamente definito un "coniglio bagnato" dopo la gara con la Norvegia), concesso dall'arbitro per un colpo di falce di Eguavoen su Benarrivo. Ridotti in 9 (i crampi hanno tradito lo stoico Mussi), si resiste fino al 120'. Siamo ai quarti. La Bulgaria la spunta ai rigori sul Messico, in una gara ricca di imprevisti (addirittura una porta che cade, dopo che Bernal aveva travolto il sostegno del palo) e agghindata da una grande prodezza di Stoichkov. Ai rigori Mihailov neutralizza su Bernal e Rodriguez, balcanici ai quarti. Ai quarti è quasi tutta Europa: c'é solo il Brasile a difendere l'onore del Sudamerica, di Africa e Asia non c'é traccia. All'Italia tocca la rude Spagna. Gli iberici, disposti con uno schieramento speculare dal ct Clemente (cinque difensori, quattro centrocampisti e una punta di movimento, Luis Enrique), affrontano un'Italia ancora cambiata: in porta torna Pagliuca, Conte sostituisce Signori e in difesa Tassotti sostituisce lo sfinito Mussi. Con soli 23 gradi, al Foxboro Stadium di Boston, l'Italia gioca bene, e al quarto d'ora sfiora il gol con Roberto Baggio. Gli spazi sono pochi, la Spagna si chiude bene, e allora ci pensa l'ottimo Dino Baggio, con una gran sventola da fuori, al 25', a portare in vantaggio i nostri. Caminero e Abelardo sfiorano subito il pari, poi finisce il primo tempo. La sfiga é però in agguato: tiro di Caminero al 58', deviazione assassina di Benarrivo e Pagliuca è spiazzato. Entra Berti per Conte, mentre Salinas sostituisce Sergi. A otto minuti dalla fine il vecchio e navigato Julio Salinas si trova solo davanti a Pagliuca, con un'autostrada davanti: il portiere azzurro esce, poi torna precipitosamente in porta, confondendo lo spagnolo, che gli tira sul piede. Tre minuti dopo Nadal incorna a colpo sicuro, sulla linea Costacurta evita la disfatta. Due minuti dopo Signori sradica palla a centrocampo e serve in profondità Baggio, che, dalla destra, converge al centro, dribbla Zubizarreta e, in prossimità della linea di fondo, si inventa un chirurgico destro che non dà scampo alla Spagna. Siamo in semifinale, l'abbraccio tra Signori e Baggio diventa l'immagine più sfruttata dalle televisioni per renderci partecipi del "sogno americano". Intanto, bisogna pagare pegno: Tassotti spacca il naso con una gomitata a Luis Enrique e viene inchiodato dalla prova tv: otto turni di squalifica, carriera azzurra finita. Il Brasile se la vede con l'Olanda, che fin qui non ha incantato, ma che dispone di campioni in grado di fare sempre la differenza. La malefica coppia-gol verdeoro, Bebeto-Romario, colpisce due volte, con un gol a testa. Il Brasile, imbottito di interdittori, sembra avere la qualificazione in tasca, ma non ha fatto i conti con la straordinaria reazione degli orange, che pareggiano con Bergkamp e Winter. L'ex genoano Branco, sostituto dello squalificato Leonardo, spezza i sogni arancioni con una formidabile punizione, che lascia di sasso De Goej, colpevole per altro di aver piazzato in modo pessimo la barriera. Finisce, dopo tre finali consecutive, l'avventura della Germania di Vogts. I tedeschi, senza centrocampisti (con Klinsmann, Hassler, Voeller e Moeller contemporaneamente in campo), soffrono in avvio (palo di Balakov), ma poi prendono le misure ai bulgari. Al 2' della ripresa il vecchio Matthaeus porta in vantaggio su rigore la sua squadra, che sfiora due volte il raddoppio (miracolo di Mihailov su Hassler e palo di Moeller). Ma inizia a giocare il lunatico, ma fortissimo Hristo Stoichkov: punizione capolavoro del fuoriclasse del Barcellona e palla in fondo al sacco. Tre minuti dopo, cross di Yankov e spettacolare avvitamento del bravo Lechkov: 2-1. Era dal 1962 che i tedeschi non arrivavano tra le prime quattro. Si conclude ai rigori l'ultimo quarto, tra Svezia e Romania. Palo di Ingesson in avvio, poi quasi più nulla fino al 79': Mild batte rapidamente una punizione, palla al parmense Brolin, che fulmina Prunea. Hagi impegna Ravelli su punizione, e all'88' Raducioiu gira in rete una punizione di Hagi deviata dalla barriera. Ai supplementari, ancora Raducioiu realizza il 2-1 e per la Romania si aprono le porte di una storica semifinale; ma la Svezia pareggia a 4' dalla fine, complice un errore di Prunea, con Kenneth Andersson. Nella lotteria sale in cattedra Thomas Ravelli: prodezze su Petrescu e Belodedici, che rendono ininfluente l'errore di Mild. Scandinavi in semifinale dopo 26 anni. In semifinale l'Italia affronta la temuta Bulgaria, anche se la Germania sarebbe stata certamente meno ben accetta. Torna titolare Berti, per Conte, Casiraghi toglie il posto a Massaro. Un Albertini stratosferico guida l'Italia all'assalto nella prima mezz'ora: al 21' rimessa di Donadoni, palla a Roby Baggio, che salta Yankov e Houbtchev e mette la palla nell'angolo basso alla sinistra di Mihailov, con un delizioso tocco di destro. Albertini, si diceva: prima colpisce un palo da 25 metri, poi impegna in angolo Mihailov con un pallonetto, quindi lancia splendidamente Baggio, che sembra chiudere i conti con un preciso rasoterra nell'angolo. Donadoni e Maldini sfiorano il colpo del k.o., ma un'azione personale di Sirakov, steso in area da Pagliuca, provoca il rigore che riapre la partita, trasformato dal solito Stoichkov. Il sole batte a New York, al 26' della ripresa l'episodio chiave: Roberto Baggio esce per una contrattura alla coscia. Berti è consumato dai crampi, ma il finale è azzurro: gli abbracci tra Gigi Riva, accompagnatore azzurro, e tutti i nostri giocatori sono il suggello alla quinta finale della nostra storia. A contenderci il titolo, a Pasadena, è il Brasile, che supera di misura la Svezia per 1-0: Romario sfiora due volte il gol nel primo tempo, Zinho esalta Ravelli nella ripresa e, dopo l'eccessiva espulsione di Thern, a dieci minuti dalla fine, Romario gira di testa in rete un bel cross di Jorginho. Mentre la Svezia si diverte con la Bulgaria, distruggendola 4-0 e conquistando un onorevolissimo terzo posto (mentre per i balcanici é il miglior piazzamento della loro storia), tutta l'Italia è in ansia per le condizioni di Baggio, uscito anzitempo contro la Bulgaria. Sacchi, dopo un consulto, decide di rischiarlo, e rilancia anche Baresi, incredibilmente recuperato a 25 giorni dall'infortunio al menisco. Parreira schiera Taffarel in porta, Aldair e Marcio Santos centrali difensivi, Jorginho e Branco terzini, i quattro mediani di centrocampo Mauro Silva, Mazinho, Dunga e Zinho e la coppia letale Romario-Bebeto. Sacchi risponde con una formazione ancora cambiata: Pagliuca in porta, Mussi e Benarrivo terzini, Maldini e Baresi centrali (Costacurta é squalificato), Albertini e Dino Baggio centrali di centrocampo, ai lati Donadoni e Berti, in attacco Baggio e Massaro. Arbitra l'ungherese Puhl, già fischietto di Italia-Spagna. Maldini salva su Bebeto, al 18' Massaro spreca addosso a Taffarel una ghiotta opportunità . Cafu sostituisce l'infortunato Jorginho, Apolloni fa altrettanto con Mussi; Branco mette in difficoltà Pagliuca con una gran punizione, sulla respinta Mazinho si esibisce in un clamoroso liscio. Il caldo asfissiante del Rose Bowl di Los Angeles rende le squadre fiacche e stremate; al 75' Pagliuca non controlla un tiraccio di Mauro Silva, la palla sfugge dalle mani del portiere e va a stamparsi sul palo alla sua destra. Il bacio del portierone al montante é ormai storia della televisione. Sei minuti dopo Donadoni serve Baggio, solo davanti a Taffarel: tiro alle stelle. I supplementari riservano poche emozioni: Sacchi non ha tolto Baggio per far entrare Zola, ma ha messo Evani per Dino Baggio. Romario sbaglia a porta vuota un gol che anche Pizzul aveva visto. Si va, dunque, ai rigori. Il primo a tirare è Baresi, assoluto migliore in campo: il tiro finisce alto. Pagliuca respinge il tiro di Marcio Santos. Albertini segna, Romario colpisce il palo interno e la palla entra, tra la disperazione di Pagliuca; Evani non sbaglia, Branco pesca l'angolino spiazzando Pagliuca. Massaro tira male e Taffarel respinge (sotto, a destra); Dunga non sbaglia e Roberto Baggio, in precarie condizioni fisiche, tira alto (in basso, a destra) e consegna il titolo al Brasile "tetracampeon", che dedica il trionfo ad Ayrton Senna, morto a Imola il 1° maggio. Per Baggio, malgrado la magra consolazione di uno spot pubblicitario che cambierà la storia, qualche anno dopo, sarà l'inizio di un immotivato ostracismo da parte di molti tecnici, a iniziare da Lippi, nuovo allenatore della Juve. Arrivederci, dunque, in Francia.