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Ovidio

"Io non avrei il coraggio di difendere costumi disonesti e di impugnare armi ingannatrici in difesa delle mie colpe. Anzi, confesso, se confessare i peccati può in qualche modo giovare; ma ora, dopo la confessione, ricado come un insensato nelle mie colpe" - (Ovidio, Amores 1, Libro Secondo)

Publio Ovidio Nasone - (Sulmona, 43 AC – Tomi, 18 DC) - fu un poeta ed uno scrittore romano. Nacque a Sulmona, nell'attuale Abruzzo, nel 43 AC, da un’agiata famiglia equestre, destinato ad intraprendere la carriera forense e politica frequentò a Roma le migliori scuole di retorica. Completò gli studi in Grecia, ma al ritorno a Roma, esercitate alcune cariche minori, abbandonò la carriera politica ed entrò nel circolo letterario di Messalla Corvino.

Ben presto conseguì il favore del pubblico, ma, all'apice del successo, lo colse, nell'8 DC, l'improvviso provvedimento punitivo di Augusto, che relegò il poeta sul Mar Nero, a Tomi (oggi Costanza). Le cause della relegazione che, a differenza dell'esilio, non comportava perdita dei beni e della cittadinanza, non sono state mai pienamente chiarite.

Forse, dietro le accuse ufficiali di immoralità della sua poesia, soprattutto l'Ars amatoria, si volle in realtà colpire un suo coinvolgimento nello scandalo dell'adulterio di Giulia Minore, la nipote di Augusto, con Decimo Giunio Silano.

Morì a Tomi nel 18 DC.

Table of contents
1 Opere

Opere

  • Amores, sono la prima opera di Ovidio, furono pubblicati dopo il 20 AC, una seconda edizione, quella pervenuta, risale forse all'1 DC. Gli Amores comprendono 49 elegie il metro è il distico elegiaco.
  • Heroides («Le eroine»), la prima serie di epistole risale forse allo stesso periodo degli Amores, la seconda serie è assai più tarda e fu composta negli anni immediatamente precedenti l'esilio (4 - 8 DC). Il metro è il distico elegiaco.
  • Medea, tragedia (perduta), composta nel periodo fra il 12 AC e l'8 AC, ebbe grande successo.
  • Opere erotiche (in distici elegiaci): Ars amatoria, Remedia amoris, Medicamina faciei femineae. L’Ars amatoria i primi due libri furono pubblicasti tra l'1 AC e l'1 DC, seguiti dal III libro e dai Remedia amoris. I primi due libri dell’Ars sono dedicati agli uomini, il terzo alle donne. Nello stesso periodo furono scritti anche i Medicamina faciei femineae («I cosmetici delle donne»), di cui restano 100 versi e che sono menzionati nel III libro dell'Ars.
  • Metamorfosi (Metamorphòseon libri) in 15 libri, composto fra il 2 DC e l'8 DC. L'esilio ne impedì la revisione finale.
  • I Fasti, composti nello stesso periodo, sono un calendario poetico in distici elegiaci rimasto interrotto a metà. Comprende infatti solo 6 libri, ciascuno dedicato a un mese, da gennaio a giugno.
  • "opere dell'esilio", tutte in distici elegiaci: Tristia, Epistulae ex Ponto, Ibis. I Tristia comprendono 5 libri,: il I fu composto durante il viaggio verso Tomi; il II (un'unica lunga elegia di autodifesa) nel 9, gli altri tra il 9 ed il 12 DC. Le Epistulae ex Ponto (48 elegie), in quattro libri, i primi tre pubblicati nel 13, il IV probabilmente postumo. Ibis poemetto cripticamente erudito di invettive contro un suo detrattore (anni 11-12): l'ibis è un uccello che si ciba di serpi ed è immune dal loro veleno. La metafora era già stata usata da Callimaco contro un suo nemico.

Sotto il nome dì Ovidio sono anche pervenuti componimenti di autenticità dubbia, come il frammento di un poema didascalico in esametri sulla pesca (Haliéutica), o sicuramente spuri, come la Consolatio ad Liviam o l'elegia Nux. Oltre alla Medea sono andate perdute di Ovidio varie poesie leggere, o d'occasione, e due poemetti per la morte o l'apoteosi di Augusto, di cui uno nella lingua getica, che si parlava a Tomi.

Poetica

Le scelte letterarie di Ovidio non coinvolgono scelte esistenziali, ne sono indizio la produzione vastissima e la varietà dei generi poetici trattati. L'adesione al genere dell'elegia erotica non è, per Ovidio, al contrario che per i suoi predecessori, una scelta di vita, incentrata sull'amore e non esclude altre esperienze poetiche. Lo sperimentalismo che lo portò a tentare generi poetici differenti, senza identificarsi in nessuno di essi, è la conferma dell'atteggiamento di Ovidio, che fece della poesia in sé, non limitata ad un genere, né subordinata ad altri valori, il centro della propria esperienza. Tale forte autocoscienza letteraria si accorda con la tendenza di Ovidio ad analizzare la realtà nei suoi differenti aspetti. Il poeta ha un atteggiamento relativistico, contrario a scelte assolute e, tra i vari aspetti della realtà, privilegia quelli conformi al gusto ed alle tendenze etico-estetiche del tempo e proprie.

Ovidio restò estraneo al periodo delle guerre civili e, quando entrò in scena, la pace era consolidata ed era diffuso un costume di vita raffinato e meno severo di quello tradizionale proposto dal regime. Di tali aspirazioni Ovidio si fece interprete, senza tuttavia contrapporsi al regime, elaborando una poesia che corrispondeva ad uno stile di vita assai raffinato. Sia nei contenuti, sia nella forma la poesia di Ovidio è assai innovativa e programmaticamente autonoma dalla realtà. La modernità letteraria si rivela nel linguaggio poetico, nello stile terso ed elegante, nella musicalità del verso (Ovidio perfezionò il distico elegiaco, facendone il modello seguito nei secoli successivi), nel compiaciuto estetismo, nella scettica eleganza dei versi.

Gli Amores 1 (20 AC)

L'esordio poetico di Ovidio è costituito da una raccolta di elegie amorose, gli Amores, accanto ai temi e ai toni della tradizione dell'elegia erotica di Tibullo e, soprattutto, di Properzio, presentano già gli elementi caratterizzanti dell'elegia ovidiana. Anzitutto manca una figura femminile, attorno alla quale si raccolgano le varie esperienze amorose. La Corinna ovidiana è una figura tenue, discontinua e, probabilmente, priva di riscontro nella realtà, il poeta dichiara a più riprese di non sapersi appagare di un unico amore e di subire il fascino di qualunque donna bella.

La figura della donna ispiratrice diviene un topos del genere elegiaco, il pathos, che aveva caratterizzato le voci della grande poesia d'amore latina, con Ovidio si stempera e si banalizza e l'esperienza erotica è analizzata dal poeta con ironia e distacco intellettuale. Parimenti manca negli Amores il servitium amoris, la totale dedizione dell'amante all'amata, mentre un'elegia è dedicata alla professione di servitium nei confronti di Amore (non è più rilevante la singola donna, ma l'esperienza d'amore in sé).

Rispetto alla poesia elegiaca precedente, è preminente la coscienza letteraria del poeta che concepisce la poesia come strumento di immortalità e come autonoma creazione, affrancata dall'obbligo di rispecchiare la realtà. L'elegia ovidiana non è subordinata alla vita, suo fedele riflesso, ma rivendica la sua centralità nell'esistenza del poeta.

La poesia erotico – didascalica (1 AC – 1 DC)

La presenza negli Amores di alcune elegie di carattere didascalico e lo snaturamento ironico che l'esperienza erotica subisce nella prima opera ovidiana, preludono al gruppo di opere erotiche costruito da Ars amatoria, Remedia amoris e Medicamina faciei femineae, che formano un vero ciclo di poesia didascalica (anche cronologicamente sono molto vicine). Il progetto di scrivere un'opera come l'Ars amatoria e i suoi corollari, in cui impartire una precettistica sull'amore, sembra la naturale conclusione della concezione dell'eros già delineata negli Amores.

Un aggancio importante fra le due opere, è costituito da un'elegia degli Amores, dove il poeta rielabora un motivo tradizionale della poesia elegiaca, quello della vecchia lena, l'astuta ed esperta mezzana che impartisce consigli a una giovane donna sul modo migliore di sedurre. Ad Ovidio, però, quella figura tanto deprecata dalla tradizione elegiaca appare sotto una luce positiva, infatti, lo smaliziato realismo ed i cinici avvertimenti della vecchia, non sono diversi dai precetti che lo stesso poeta impartisce all'amante nella sua opera didascalica. La Iena degli amores è la progenitrice del poeta didascalico, del maestro d'amore, perché analoga è la concezione dell'eros che le due opere presuppongono, ma, negli Amores, il poeta, vincolato dalla convenzione elegiaca, è anche amante, ruolo che depone nell'Ars amatoria, per fungere compiutamente da "regista" della relazione erotica. La relazione d'amore, ha perduto il carattere di passione devastante e diviene un gioco intellettuale e galante, soggetto a un codice etico-estetico ricavabile dall'elegia erotica latina. Ruoli, situazioni, comportamenti sono tutti previsti e codificati nei testi letterari. L'Ars amatoria è un'opera in tre libri, in metro elegiaco, che impartisce consigli sui modi di conquistare le donne (I) e di conservarne l'amore (II); il III libro, aggiunto più tardi per risarcire scherzosamente le donne del danno procurato loro coi primi due, fornisce viceversa insegnamenti su come sedurre gli uomini. Ovidio descrive i luoghi d'incontro, gli ambienti mondani della capitale, i momenti di svago e passatempo, le occasioni della vita cittadina (l'opera è un documento importante su usi e costumi quotidiani di Roma). La veste formale è quella del poema didascalico (Lucrezio e le Georgiche virgiliane), da cui Ovidio spiritosamente mutua moduli, movenze, schemi compositivi. L'andamento precettistico è interrotto da esempi di carattere mitologico e storico. La figura del perfetto amante delineata da Ovidio si caratterizza per la disinvolta spregiudicatezza e l'insofferenza impertinente verso la morale tradizionale, soprattutto nell'ambito dell'etica sessuale e matrimoniale, cui l'impegno restauratore di Augusto annetteva particolare importanza.

Lo scandalo dell'Ars fu, pare, il pretesto ufficiale per la cacciata del poeta da Roma. In realtà il carattere libertino e spregiudicato dell'Ars ne è solo l'aspetto più provocatoriamente allettante, poiché, nel divertito gioco intellettuale si perde ogni impegno etico, ogni volontà di ribellione contro la morale dominante. L'eros come scelta di vita era stato il tratto più "rivoluzionario" della poesia elegiaca, ma in Ovidio viene meno ed il poeta rivendica solo una certa tolleranza nello spazio ristretto degli amori libertini, escludendone la società rispettabile. Nell'elegia ovidiana manca la ribellione: nel negare l'impegno totalizzante della precedente poesia d'amore, Ovidio tenta di riconciliare la poesia elegiaca con la società ed individua la contraddizione della poesia elegiaca, che nel suo orgoglioso contrapporsi ai valori sociali e culturali tradizionali non aveva saputo elaborare modelli etici alternativi e dalla tradizione aveva mutuato alcuni dei suoi moduli caratteristici. A tale atteggiamento contraddittorio, Ovidio contrappone i valori della modernità e l'accettazione entusiastica dello stile di vita della brillante Roma augustea

All'esaltazione degli agi e delle raffinatezze, risponde anche il poemetto (restano 100 versi) sui cosmetici per le donne, Medicamina faciei femineae, che si oppone a tradizionale rifiuto della cosmesi e illustra la tecnica di preparazione di alcuni trattamenti di bellezza. Il ciclo didascalico è concluso dai Remedia amoris, l'opera, ribalta alcuni precetti dell' Ars amatoria, insegnando come liberarsi dall'amore. Era un motivo topico della poesia erotica che per il male d'amore non esiste medicina, e di questa condanna il poeta elegiaco sembrava compiacersi, Ovidio capovolge tale posizione affermando che dell'amore non solo si può, ma ci si deve liberare se esso comporta sofferenza (stoici ed epicurei condannavano l'amore come malattia dell'anima).

Le Heroides (20 AC - 4-8 DC)

Eros e mito sono i temi unificanti della poesia giovanile di Ovidio. Prima delle Metamorfosi, si ispirano al mito soprattutto le Heroides, una raccolta di lettere poetiche. La prima serie (1–15) è scritta da donne famose, (eroine del mito greco, la Didone virgiliana e un personaggio storico, Saffo) ai loro amanti o mariti lontani; la seconda (16-21) è costituita dalle lettere di tre innamorati accompagnate dalla risposta delle rispettive donne. I due gruppi testimoniano due diverse fasi di composizione: molto difficile da datare la prima serie (forse contemporanea agli Amores, entro il 15 AC), da collocare poco prima dell'esilio (cioè dal 4 all'8) la seconda.

Dell'originalità di quest'opera, con cui crea un nuovo genere letterario, Ovidio si dice orgoglioso. L'idea della lettera in versi è tratta, probabilmente da un'elegia dell'amico Properzio (da Aretusa al marito lontano Licota), più volte evocata nelle Heroides; il materiale letterario è tratto soprattutto dalla tradizione epico-tragica greca, ma anche da Callimaco e dalla poesia ellenistica e latina (Catullo e Virgilio). Personaggi e situazioni appartengono al mito, ma molti elementi sono mutuati dalla tradizione elegiaca latina (lontananza, recriminazioni, lamenti, suppliche, sospetti accuse). Le lettere si configurano come monologhi (sono testi "chiusi", non attendono risposta) costruiti su una situazione-modello, il "lamento della donna abbandonata". La struttura della lettera non permette molte variazioni: data per nota al lettore colto la situazione di partenza, l'andamento monologico (con l'alternarsi ricorrente di disperazione, invocazione del ritorno dell'amato, esortazione a mantener fede alle promesse) è interrotto da qualche analessi, che evoca vicende lontane. La mancanza di uno sviluppo dinamico e drammatico ingenera una certa monotonia, parzialmente superata nelle lettere finali, che presuppongono uno scambio epistolare.

Un tratto rilevante delle Heroides, in confronto al resto della produzione giovanile ovidiana, è l'ampio spazio concesso al pathos rispetto all'atteggiamento ironicamente distaccato dell'Ars amatoria. Alcune epistole risentono notevolmente del modello elegiaco (temi, situazioni, atteggiamenti), assertore di una nuova morale sessuale, beffardamente insofferente delle antiche convenzioni. Ovidio attua una "modernizzazione" dell'antico materiale letterario, ma l'operazione di "riscrittura" consiste soprattutto nella ripresa di grandi soggetti della tradizione letteraria privilegiando le situazioni e gli aspetti funzionali al nuovo contesto e rielaborando i testi spostando la prospettiva e dando voce, per la prima volta, alla donna e alle sue ragioni. L'approfondimento della psicologia femminile (modello è Euripide) è uno degli aspetti più notevoli delle Heroides.

Le Metamorfosi (2 DC - 8 DC poema epico in esametri)

Schema dell’opera: un brevissimo proemio, nascita del mondo dal caos primordiale, creazione dell’uomo, Deucalione e Pirra segnano il passaggio dal tempo primordiale al tempo del mito, l’età mitica si conclude con le nozze di Peleo e Teti, i protagonisti della guerra di Troia segnano il passaggio alla storia, "piccola Eneide", i re di Roma, Numa introduce Pitagora (metamorfosi come base filosofia del poema, anche se Ovidio non appare molto convinto di tale assunto), apoteosi di Cesare e celebrazione di Augusto. Negli ultimi versi Ovidio si dice sicuro di aver attinto una fama immortale.

Con l'Eneide Virgilio aveva scritto un poema di tipo omerico, creando l’epos nazionale romano, invece Ovidio, nel realizzare un'opera di grande respiro, adottò la veste formale dell'epos (esametro e grandi dimensioni), mentre il modello (Esiodo: Teogonia) è un "poema collettivo" che raccoglie una serie di storie indipendenti accomunate da uno stesso tema. Ovidio sceglie la poetica alessandrina per i contenuti e per la forma, ma compone un poema epico, che Callimaco escludeva. Ovidio vuole realizzare un'opera universale, che superi i limiti delle differenti poetiche, come conferma l’impianto cronologico del poema, dalle origini del mondo ai giorni di Ovidio, che risponde a una tendenza alla sintesi di storia universale presente nella cultura coeva e nella storiografia ellenistica. Ciò permetteva ad Ovidio, di avvicinarsi agli orientamenti del principato, facendo del nuovo regime il culmine della storia del mondo. Nella sezione finale del poema è presente una "piccola Eneide", concepita a margine del testo virgiliano, di cui Ovidio colma alcune ellissi narrative sviluppando episodi funzionali al contesto.

Le vicende mitico-storiche narrate nel poema sono ordinate secondo un filo cronologico che è più percepibile quando, con gli ultimi libri, dall'età vagamente acronica del mito si entra nella storia. Gli episodi possono sono collegati per contiguità geografica, analogie tematiche, contrasto, e rapporto genealogico fra i personaggi o analogia di metamorfosi. Alla fluidità della struttura corrisponde la varietà dei contenuti e delle dimensioni delle storie narrate, oscillanti dal semplice cenno allusivo, fortemente ellittico, all’epillio. Diversi sono i modi e i tempi della narrazione, che indugia sui momenti salienti e gli eventi drammatici, come è in genere l'atto della metamorfosi, descritto minuziosamente, nel progressivo realizzarsi. Alla varietà dei temi e dei toni si accompagna la mutevolezza dello stile, epico, elegiaco, drammatico.

Le Metamorfosi sono anche una galleria dei generi letterari, infatti, Ovidio non mira all'unità e all'omogeneità dei contenuti e delle forme, bensì ad una calcolata varietà ed alla continuità della narrazione. Ne è prova la tecnica di divisione fra i libri del poema: diversamente dall'Eneide virgiliana, dove il singolo libro è dotato di una sua relativa compiutezza e autonomia, la cesura fra i libri cade spesso nel mezzo di una vicenda, per non allentare la tensione narrativa. È importante a tale scopo anche la tecnica di narrazione, infatti, l'ordinamento cronologico è piuttosto vago ed interrotto da analessi. Ovidio è il narratore principale, ma, spesso, i personaggi raccontano altre vicende all'interno delle quali può ancora riprodursi lo stesso meccanismo. La tecnica del racconto a cornice permette al poeta di adattare toni e stile del racconto alla figura del personaggio narrante. La metamorfosi è il tema unificante, ma l'argomento centrale dell'opera è l'amore, alla dimensione mitica non corrisponde però, grandezza o solennità di valori, infatti, Ovidio fa del mito un ornamento della vita quotidiana e le divinità assumono una connotazione terrena e agiscono istigati da sentimenti e passioni umani e spesso meschini. Il mondo del mito, per il letteratissimo Ovidio, è anzitutto il mondo delle finzioni poetiche e le Metamorfosi sono anche il compendio di uno sterminato patrimonio letterario che va da Omero ai tragici greci e latini, alla letteratura ellenistica fino ai poeti della Roma di Ovidio.

Della propria natura complessa ed intertestuale Ovidio esibisce compiaciuto le fonti della propria memoria poetica e la consapevolezza della propria letterarietà si traduce in un distaccato sorriso sul carattere fittizio dei contenuti ed in garbata ironia sull'inverosimiglianza delle leggende narrate in un'opera che vuole intrattenere e stupire. Il mondo descritto dalle Metamorfosi è ambiguo e ingannevole ed anche la lingua e lo stile sottolineano la natura ambigua delle cose. I personaggi agiscono convinti di padroneggiare la realtà. Il poeta, solo depositario del vero, analizza il moltiplicarsi delle prospettive, segue i personaggi che si allontanano dalla realtà e mostra al lettore l'esito fatale che li attende. Rifiutando l'impersonale oggettività del poeta epico, Ovidio spesso commenta il corso degli eventi. Tale poesia, amante dei paradossi e della spettacolarità spesso nelle sue forme più orride, anticipa il gusto letterario, del "manierismo" imperiale del nuovo secolo.

I Fasti (2 – 8 DC calendario poetico in distici elegiaci incompiuto)

I Fasti sono l'opera ovidiana che più si avvicina alle tendenze culturali, morali, religiose del regime augusteo. Ovidio si dedicò alla poesia civile (come Properzio nelle elegie romane) progettando di illustrare gli antichi miti e costumi latini, seguendo la traccia del calendario romano. Erano previsti dodici libri in metro elegiaco, uno per ogni mese, ma l'improvvisa relegazione del poeta interruppe a metà l'opera che fu solo parzialmente rivista negli anni dell'esilio. Il modello, comune ad Ovidio e a Properzio è Callimaco, Ovidio vuole realizzare un nuovo genere poetico. In questa nuova veste di cantore di Roma, Ovidio si dedicò ad accurate ricerche antiquarie, in quella riscoperta delle antiche origini che costituiva un indirizzo fondamentale dell'ideologia augustea, ma l'adesione di Ovidio al programma culturale del governo, resta superficiale. Sullo sfondo di carattere antiquario (i Fasti un documento di eccezionale importanza sulla cultura romana arcaica) egli inserisce materiale mitico di origine greca o di carattere aneddotico, con frequenti accenni alla realtà e alle vicende contemporanee. Ciò gli permette di far spazio all'elemento erotico, ai toni ironici ed al suo sorridente scetticismo di fronte al mito.

Opere dell'esilio

La relegazione a Tomi (8 DC) segnò una brusca frattura nella carriera poetica di Ovidio, che era ormai da tempo il massimo poeta vivente. Abituato alla vita brillante della capitale, al successo e all'ammirazione del pubblico Ovidio si ritrovò solo, ai margini dell’impero, tra gente che non parlava latino. La sua condizione di artista senza pubblico, gli ispirò la malinconica immagine di uno che danza al buio (Epistulae ex Ponto). Nelle due maggiori opere dell'esilio Ovidio riscopre consapevolmente l’elegia come poesia del pianto.

La prima opera composta lontano da Roma fu la raccolta elegiaca dei Tristia, (8 – 12 DC) in cinque libri, che illustra l'infelice condizione del poeta esule: durezza del clima e degli abitanti, la solitudine, nostalgia, speranza in un atto di clemenza dell'imperatore (la lunga elegia che costituisce il II libro, indirizzata ad Augusto è una puntigliosa autodifesa) Ovidio implora l'intercessione della moglie e degli amici, ma i destinatari delle elegie in forma di lettera sono cautamente omessi. La forma epistolare caratterizza le elegie raccolte nei quattro libri dell'altra raccolta dell'esilio, detta Epistulae ex Ponto. Il carattere epistolare si manifesta nell'uso delle formule proprie del genere, nel riferimento ai destinatari nei topoi ricorrenti nella letteratura epistolare (lettera come colloquio fra amici lontani). Le Epistulae rivelano analogie con l'altra opera di Ovidio a struttura epistolare, le Heroides.

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