Strage dell'Heysel
Il 29 maggio 1985, Juventus e Liverpool si contesero la Coppa dei Campioni allo stadio Heysel di Bruxelles.Lo stadio Heysel era fatiscente, durante un sopralluogo prima della partita i dirigenti juventini furono esterrefatti: assi di legno per terra, calcinacci ovunque, tribune di cemento vetuste e sgretolate. Lo scarico dei servizi igienici colava dai muri, contribuendo a renderli ancora più fragili.
La Juventus era favorita, forte di campioni del calibro di Michel Platini e Zibì Boniek. I tifosi bianconeri erano migliaia: buona parte proveniva dai club organizzati e venne fatta sistemare nella tribuna N, nella curva opposta a quella riservata ai tifosi inglesi; molti altri tifosi, sganciati dal tifo organizzato, padri di famiglia con bambini e sostenitori tutt'altro che "accesi", comprarono i biglietti al di fuori dei circuiti ufficiali e si ritrovano nella tribuna Z, con due reti metalliche a separarli dalla curva dei più accesi tifosi del Liverpool. A questi tifosi si unirono anche tifosi del Chelsea, famosi per la loro violenza (si facevano chiamare "headhunters", "cacciatori di teste").
Circa un'ora prima della partita, i tifosi inglesi cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il "take an end" ("prendi la curva") aspettandosi di trovare risposta dagli "ultras" juventini...che ultras non erano. Gli inglesi sostennero la tesi di un lancio di pietre proveniente dal settore dei tifosi italiani per giustificare la loro spinta violentissima che divelle in pochi secondi le reti di protezione. I tifosi juventini, travolti, nella totale assenza delle forze dell'ordine belghe, completamente colte di sorpresa dall'azione degli inglesi, si ammassarono contro il muro opposto alla curva dei sostenitori del Liverpool. Alcuni, disperati, si lanciarono dall'alto nel vuoto, altri cercano di scavalcare ed entrare nel settore adiacente; alcuni di essi finirono sugli spunzoni delle recinzioni.
Il muro su cui erano ammassati i tifosi juventini crollò per il troppo peso, moltissime persone vennero travolte, schiacciate e calpestate nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappresentata da un varco aperto verso il campo da gioco. Dall'altra parte dello stadio i tifosi juventini del settore N e tutti gli altri sportivi accorsi allo stadio sentirono le voci dello speaker, dei capitani delle due squadre che invitavano alla calma e in pochi capirono quello che stava realmente accadendo.
Gli scampati alla tragedia si rivolsero ai giornalisti in tribuna stampa perché telefonassero in Italia, per rassicurare i familiari. I morti furono 39, quasi tutti italiani.
Si decise di giocare ugualmente la partita: la decisione fu presa dalle forze dell'ordine belghe, per evitare ulteriori tensioni. Nel secondo tempo Boniek subì un fallo circa 5 metri fuori dell'area di rigore e l'arbitro concesse ugualmente il penalty. Platini segnò e la Juventus divenne campione d'Europa.