Apicio
Apicio. I cronisti e gli storici romani ricordano tre distinti personaggi con questo nome. Vissuti in epoche diverse - dall’età repubblicana a quella augustea, a quella di
Traiano - condividono, oltre al nome, la fama di impavidi ghiottoni. Soprattutto sul secondo, Marco Gavio Apicio, menzionato da
Seneca e da Plinio, si andò accumulando un’esuberante aneddotica. Si vuole, ad esempio, che nutrisse le murene con la carne degli schiavi, e che si sia suicidato dopo aver dilapidato in banchetti un immenso patrimonio. Intorno al
230 d.C. un cuoco di nome
Celio compilò una raccolta di ricette in dieci libri,
De re coquinaria, attribuendola ad Apicio. Sono appunti frettolosi e disordinati che costituiscono, tuttavia, la principale fonte superstite sulla cucina romana.