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Cittadella di Torino

La Cittadella di Torino fu il baluardo simbolo della resistenza del ducato di Savoia nella Guerra di successione spagnola; fu infatti al centro dell'assedio del 1706 da parte dell'esercito franco-spagnolo del re Luigi XIV. A volere la fortificazione era stato il duca Emanuele Filiberto che intendeva dotare la città di un bastione di difesa urbana dopo lo spostamento della capitale del ducato da Chambery a Torino. La posa della prima pietra avvenne nel 1564 ma i lavori - eseguiti da circa duemila uomini sotto la guida del generale Nicolis di Robilant, esperto in difese sotterranee - furono completati solo nel 1577.

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La fortificazione
in una antica stampa

Oltre venti furono gli ettari di terreno destinati da principio alla costruzione, ma ben presto tale area aumentò a causa dell'estendersi delle strutture difensive esterne. Il progetto fu realizzato dall'architetto urbinate Francesco Paciotto che si ispirò al sistema di fortificazioni dell'epoca teorizzate dall'architetto senese Francesco Di Giorgio Martini.

Situata sul lato a sud-ovest di Torino in sostituzione del bastione San Pietro, edificato dagli occupanti francesi intorno al 1536, la Cittadella era strutturata a pianta pentagonale con possenti bastioni ai vertici.

Circondata da un ampio fossato privo di acqua (perchè il forte drenaggio del terreno non permetteva una irrigazione) era dotata di una serie di opere difensive in grado di impedire ad un eventuale assalitore l'avvicinamento ai limiti della città. Al centro era situato un pozzo a doppia rampa elicoidale per permettere un rifornimento idrico in caso di assedio.

Un fitto labirinto di gallerie sotterranee si estendeva al di fuori della Cittadella in corrispondenza del Bastione del soccorso in direzione della campagna. Comprendeva delle gallerie chiamate capitali che si estendevano radialmente verso l'esterno ed erano a loro volta distinte in capitali alte e capitali basse, sovrapposte come erano le une alle altre; una galleria magistrale riuniva le capitali alte correndo esterna al fossato. Un'altra serie di cunicoli era dato dalle gallerie secondarie che si diramavano dalle precedenti per coprire una vasta area. Infine, piccoli tratti di galleria ad altezza più contenuta venivano utilizzati per raggiungere i singoli fornelli (o galleria di contromina) predisposti per lo scoppio dell'esplosivo.

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Il Mastio della Cittadella

Esistente già in origine ma rafforzato con l'andare degli anni, questo impianto difensivo risulterà particolarmente efficace nell'assedio del 1706, quando i soldati-minatori piemontesi se ne servirono in maniera massiccia. Presidiando le gallerie, riuscivano a percepire il rumore prodotto dal nemico che scavava in superficie e sfruttando le gallerie di contromina potevano posizionare forti quantitativo di esplosivo e far saltare le postazioni nemiche.

Il 12 marzo 1821 la Cittadella venne assalita da un gruppo di ufficiali carbonari che insorsero per scacciare gli austriaci dall'Italia. Quella notte Vittorio Emanuele I abdicò in favore di Carlo Felice che, aiutato dalle truppe austriache, disperse i rivoltosi.

Caduta la sua funzione difensiva, nel 1856 si decise la completa demolizione della fortezza; venne risparmiato solo il Mastio, restaurato e davanti al quale fu eretto un monumento a Pietro Micca, attualmente adibito a Museo nazionale dell'artiglieria; pressochè intatte sono rimaste anche quasi tutte le gallerie sotterranee, tuttora visitabili e facenti parte del Museo Pietro Micca e dell'Assedio di Torino del 1706.


Bibliografia al seguente sito: Comune di Torino

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