Assedio di Torino del 1706
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L'Assedio di Torino del 1706, attorno alla Cittadella fortificata, da parte dell'esercito franco-spagnolo (durato 117 giorni) è una delle pagine più importanti della storia del capoluogo piemontese, a quell'epoca già ricco di palazzi in stile barocco, ampie e belle vie e di una radicata cultura europea.
Il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II diverrà - alla fine del conflitto - il primo re della sua dinastia, con la firma del Trattato di Utrecht. Dopo la fine di questo assedio verranno ridefiniti gli equilibri politico-militari dell'intera Europa del XVIII Secolo e gettate le basi per la futura unità d'Italia.
Table of contents |
2 La "Cittadella" 3 L'assedio 4 L'epilogo 5 Link |
L'antefatto
Alla morte di re Carlo II, nel 1701, sia la Francia che l'Impero austriaco miravano ad impadronirsi del regno ispanico (o quanto meno a porre su quel trono un sovrano amico) per estendere il proprio potere.
Questo portò alla guerra di successione tra la Francia e l'Impero austriaco. Il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II era a quei tempi alleato con la Francia, ma il suo atteggiamento ambiguo lo portava a parteggiare sia con gli alleati che con l'Austria, cosa che fece infuriare il Re Sole Luigi XIV il quale, per ritorsione, fece disarmare nel 1703 una guarnigione sabauda a San Benedetto Po, nel mantovano.
La ritorsione nei suoi confronti fece decidere Vittorio Amedeo II a rompere l'alleanza con i francesi e allearsi apertamente con gli austriaci che gli promisero il Monferrato, parte della Lomellina e della Valsesia, il Vigevanasco Vigevano e un tratto della provincia di Novara. L'atteggiamento dei Savoia causò l'entrata in guerra dei francesi contro il ducato.
La "Cittadella"
Strette tra due fuochi (a ovest la Francia e ad est l'esercito spagnolo che controllava la Lombardia), le terre sabaude vennero circondate e attaccate da tre eserciti; perdute Susa, Vercelli, Ivrea e Nizza (1704), a resistere rimaneva solo la Cittadella di Torino, fortificazione fatta erigere dal duca Emanuele Filiberto circa centoquarant'anni prima.
Già nell'agosto del 1705 gli eserciti franco-spagnoli erano pronti ad attaccare Torino appostati in prossimità della Cittadella, ma il comandante - il generale Duca de la Feuillade - ritenne che gli uomini a disposizione fossero ancora troppo pochi e preferì aspettare i rinforzi. Questa scelta si rivelerà un errore perchè darà modo alla città di fortificarsi ulteriormente fino alla collina e di stringersi nel contempo attorno alla propria Cittadella, in vista di un lungo assedio.
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Il maresciallo di Francia marchese Sebastien la Preste di Vauban, esperto ideatore di tecniche d'assedio, avrebbe preferito un attacco laterale alla città ritenendo la fitta rete di gallerie di contromina predisposte dagli assediati un ostacolo pressochè invalicabile; ma de La Feuillade lo disattese facendo predisporre da quarantotto ingegneri militari lo scavo di numerose linee di trincea. Quello che per Vauban era un pericoloso cavillo delle mine si rivelerà infatti fatale.
Dal canto loro, gli assediati, sostenuti dalla popolazione (che partecipò direttamente alla battaglia) e forti della fitta rete di gallerie tanto temute da Vauban, infersero numerose perdite all'esercito nemico. La battaglia andò avanti per tutta l'estate del 1706.
Il 17 giugno il duca Vittorio Amedeo II lasciò Torino per andare incontro al principe Eugenio di Savoia, suo cugino, che stava giungendo in suo aiuto al comando delle truppe imperiali austriache. La città venne lasciata alla guida del generale austriaco Virico Daun. Dopo l'eroico gesto del soldato-minatore Pietro Micca, che difese a prezzo della vita una porta della città , la situazione sembrava destinata a precipitare.
L'epilogo
Il 2 settembre i due Savoia salgono sulla collina di Superga, da cui si domina l'intera città , per studiare la tattica di controffensiva e decidono di aggirare il nemico impiegando il grosso dell'esercito ed una parte della cavalleria verso la zona nord-ovest della città , la più vulnerabile, anche se ciò comportava un grosso rischio per la vicinanza delle linee francesi. Il 6 settembre la manovra di aggiramento portò le truppe sabaude a posizionarsi fra i fiumi Dora Riparia e Stura. Lo scontro finale iniziò il 7 settembre quando le forze austro-piemontesi si disposero sull'intero fronte e respinsero ogni tentativo di controffensiva dei franco-ispanici. La ritirata di questi verso Pinerolo e quindi in direzione della Francia iniziò nelle prime ore dello stesso pomeriggio.
Vittorio Amedeo II e il principe Eugenio di Savoia entrarono nella città ormai liberata da Porta Palazzo e si recarono al Duomo per assistere ad un Te deum di ringraziamento. Sulla collina di Superga, a ricordo della vittoria, venne fatta costruire dai Savoia una reale basilica nella quale tuttora, ogni 7 settembre, viene celebrato un Te deum''.
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Casa Savoia