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Cornelio Nepote

Cornelio Nepote (100 AC - 27 AC).

Cornelio Nepote nacque nella Gallia Cisalpina, forse a Pavia, probabilmente intorno al 100 AC, si stabilì abbastanza presto a Roma, ma non cercò cariche politiche, preferendo dedicarsi ad una vita di studi. A schiudergli le porte della buona società fu probabilmente Tito Pomponio Attico, conobbe Cicerone e nell'antichità erano noti due libri di lettere di quest'ultimo a Cornelio Nepote, probabilmente una corrispondenza intellettuale. Prima del [32 AC]] Nepote pubblicò la prima edizione della sua opera principale, il De viris illustribus. Morì sotto il principato di Augusto, forse dopo il 27 AC.

Opere

Perdute: un'opera di cronografia, i Chronica, una raccolta di Exempla e forse un'opera di geografia, inoltre una biografia di Catone il Censore e una di Cicerone.

Si è conservata una parte dell'opera più vasta di Cornelio Nepote, il De viris illustribus (Vitae), una raccolta di biografie che doveva comprendere almeno sedici libri. Restano il libro sui comandanti militari stranieri (De excellentibus ducibus exterarum gentium) e le biografie di Catone e di Attico, tratte dal libro sugli storici latini, mentre la vita di Catone è il sunto piuttosto sommario di una biografia più vasta andata perduta. La dedica ad Attico fa presumere una pubblicazione prima del 32 AC, anno della morte di quest'ultimo, ma nella biografia di Attico l'autore segnala l'aggiunta di alcuni capitoli alla parte già pubblicata mentre Attico era in vita, è perciò ipotizzabile una seconda edizione dopo il 32 AC. Plinio il Vecchio, afferma che Cornelio Nepote morì sotto il principato di Augusto, sicuramente dopo il 31 AC, l'anno della battaglia di Azio, e fors'anche dopo il 27 AC, perché solo dopo i mutamenti costituzionali di quell'anno il regime poteva essere detto davvero un "principato".

Gli interessi antiquari diffusi nella cerchia di Attico incoraggiarono, forse, Nepote nelle sue vaste compilazioni storico-aneddotiche. La prima notorietà gli venne dai Chronica: un'esposizione sistematica della cronografia universale, che trattava sincronicamente gli avvenimenti della Grecia, di Roma e dell'Oriente. L’originale impianto dei Chronica rivela l'esigenza di mettere a confronto la civiltà romana con altre civiltà, esigenza che diviene esplicita nelle Vitae.

Pochi frammenti sopravvivono della raccolta di Exempla (forse concepita come "repertorio" per gli oratori, con notizie rimarcabili e curiosità). Ben presto gli interessi principali di Nepote si volsero alla biografia. Quanto rimane del De viris illustribus è solo una piccola parte di una vasta raccolta di biografie costruita con l'intento di realizzare un confronto sistematico fra civiltà greca e romana, perciò egli sviluppò l'idea di biografia che già caratterizzava le Imagines di Varrone (Greci e Romani che si fossero distinti in qualsiasi attività "nobile").

Cornelio Nepote raggruppò i suoi Personaggi secondo categorie (re, condottieri, filosofi, storici, oratori, grammatici...). ad ogni categoria erano dedicati due libri, in cui venivano rispettivamente trattati gli esponenti stranieri (soprattutto greci) e romani. Anche se la consuetudine di raggruppare i personaggi secondo categorie era ben attestata nella biografia ellenistica, il raffronto sistematico fra romani e stranieri costituisce un apporto originale di Cornelio Nepote. Si è pensato che l'intento fondamentale di un tale confronto fosse di suggerire la superiorità dei Romani in ogni campo, ma quanto resta dell'opera di Cornelio Nepote non pare viziato da pregiudizi nazionalistici, fra tutti gli scrittori latini, è quello che presenta nella luce migliore la figura di Annibale, il nemico più pericoloso affrontato da Roma.

Il progetto di Nepote è sintomatico di un'epoca in cui i Romani incominciavano ad aprirsi all'apprezzamento dei valori di tradizioni diverse. Un moderato "relativismo culturale" è presente nella breve prefazione che Cornelio Nepote, premette al libro sui generali stranieri. I concetti di "moralmente onorevole" e "moralmente turpe", puntualizza lo scrittore, non sono gli stessi presso Greci e Romani, la distinzione dipende dai maiorum instituta (le tradizioni nazionali) di ciascun popolo. Alla biografia di Epaminonda è premesso l'avvertimento di non giudicare i costumi di altri popoli sulla misura dei propri: musica e danza, disdicevoli per un princeps (cittadino eminente) romano, non lo sono altrettanto per un personaggio di spicco in una città greca, dove anzi, procurano favore e reputazione. Si tratta di un relativismo piuttosto convenzionale, che non si propone di intaccare le basi ideologiche della società romana. La diversità fra i maiorum instituta dei singoli popoli serve a dare ragione di costumi divergenti, non a propagandare un'incondizionata adesione agli usi stranieri, inoltre il relativismo della prefazione non è quasi operante nelle biografie, dove spesso i personaggi sono giudicati secondo il metro di valori assoluti, identici per la Grecia e per Roma.

Cornelio Nepote è uno scrittore mediocre. Nonostante la novità del suo progetto di raccolta biografica, la qualità dell'esecuzione non è all'altezza del progetto (il quale forse, più che di Nepote, potrebbe essere di Attico o di qualche altro membro della sua cerchia). Il merito maggiore di Cornelio Nepote è di avere influenzato le Vite Parallele di Plutarco (46 - 127 DC). Per ampiezza di orizzonti intellettuali, Nepote non poteva competere con Varrone o con Cicerone, inoltre si rivolgeva, verosimilmente, a un pubblico culturalmente meno preparato. Ciò spiega la relativa semplicità, a volte quasi trasandata, dello stile (che tuttavia presenta saltuarie ricercatezze, più fastidiose che efficaci) ed il carattere sbrigativamente sommario di parecchie biografie, che sembra presupporre lettori provvisti di un ridotto bagaglio di conoscenze.

D'altronde lo scrittore era consapevole del fatto che la sua opera non era destinata agli storici, bensì a un pubblico di livello culturale modesto, più attratto dalle curiosità aneddotiche che non interessato all'accuratezza dell'informazione o a giudizi critici e meditati e per il quale era indispensabile un'esposizione assai semplice. La più originale e la più riuscita fra le biografie di Cornelio Nepote, è quella che egli dedicò al suo amico e protettore Attico. L'argomento era difficile, perché affrontava non una figura di epoche lontane, ma un contemporaneo, le cui scelte dì vita, l'astensionismo politico soprattutto, potevano suscitare perplessità. Narrando la vicenda di Attico, Nepote ha voluto indicare ai propri lettori l'esempio di una felice quanto difficile conciliazione fra virtù arcaiche e valori modernizzanti, fra esigenze di fedeltà alla tradizione romana e ricerca della tranquillità personale. Parlando di Attico, Cornelio Nepote addita, alle generazioni destinate a vivere sotto il principato, un nuovo modello etico capace di conferire dignità a scelte di vita non più imperniate sulla partecipazione all'attività politica.


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