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Giuseppe Parini

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'"Ma che? Tu inorridisci e mostri in capo
Qual istrice pungente irti i capelli
Al suon di mie parole? Ah il tuo mattino
Signor questo non č ... "

(G.Parini - Il Mattino, 1763)

Giuseppe Parini (Bosisio, Lecco, 23 maggio 1729 - Milano, 15 agosto 1799) č stato un poeta italiano. Figlio di un modesto commerciante di seta, cominciò gli studi sotto la guida del parroco, parente della madre.

A dieci anni fu mandato a studiare a Milano, dove visse presso un'anziana prozia che dopo due anni morì lasciandogli una piccola rendita, a condizione che, divenuto sacerdote, dicesse ogni giorno una Messa in suo suffragio.

Nel 1752, Parini pubblicò la raccolta Alcune poesie di Ripano Eupilino (Eupili, antico nome del lago di Pusiano), che gli diedero una certa notorietà. Nel 1754, con poca convinzione, pronunciò i voti religiosi e fu ammesso all'Accademia dei Trasformati.

Biografia

Nel frattempo l'avevano raggiunto a Milano i genitori, in precarie condizioni economiche, e la situazione si aggravò quando, morto il padre, dovette provvedere alla madre. Parini fece il copista di atti giudiziari e il precettore in case nobili. Nel 1754, divenne precettore in casa dei duchi Serbelloni, dove poté osservare lo spettacolo dell’aristocrazia decaduta. Durante gli anni trascorsi in casa Serbelloni compose le prime odi (La vita rustica, La salubrità dell’aria, L’impostura).

Mentre partecipava ormai a pieno titolo al clima di discussioni e di polemiche che accompagnavano l'affermarsi dell'illuminismo in Italia, compose il Dialogo sopra la nobiltĂ  (1757), che prelude, per i temi satirici e per la componente innovativa ma non rivoluzionaria, alla composizione del Mattino (1763), prima parte del suo capolavoro, il poemetto Il Giorno. Il dialogo fu composto nel 1757, per l’accademia dei Trasformati: il tono č, a volte, crudo, risentito, in linea con la tradizione didascalico-moralistica.

Dialogo tra morti

Il dialogo si svolge fra due morti, un nobile ed un poeta e si svolge in una tomba, Parini ricorda che l’origine e la fine degli uomini č identica per tutti, non contano gli antenati famosi, che hanno reso grande la casata, a volte anche con la violenza o la frode, ma anche se gli avi fossero stati uomini veramente degni di lode, nulla apporterebbero alla nobiltĂ  dei discendenti, infatti č solo importante come ognuno č vissuto. Parini auspica una nobiltĂ  priva dei pregiudizi, dei vizi e della consuetudine parassitaria e capace di essere un’autentica aristocrazia, fondata sulla cultura. Nel 1762, a causa di una discussione con la duchessa, Parini dovette lasciare il posto di precettore.

La sua difficile situazione economica migliorò quando, nel 1763, dopo la pubblicazione del Mattino, il conte Imbonati gli affidò l’educazione del figlio Carlo (compagno di Giulia Beccarla, madre di Manzoni che gli dedicò il carme In morte di Carlo Imbonati - 1806) ed il conte Firmian, plenipotenziario austriaco, in Lombardia, cominciò a proteggerlo intuendo la potenzialitĂ  della sua poesia, che dava voce alle forze piů dinamiche della societĂ .

Nel 1765, comparve la seconda parte del Il Giorno, Il Mezzogiorno, nel 1768 il conte Firmian lo nominò poeta ufficiale del Regio Ducale Teatro, per il quale Parini scrisse il testo dei libretti per due "feste teatrali", la Iside salvata e l'opera pastorale Ascanio in Alba musicata successivamente da Mozart, catalogato come opera K111 e rappresentato per la prima volta al Ducale di Milano il 17 ottobre 1771.

Mitridate e altri libretti

Dalla traduzione di Parini del Mitridate, re di Ponto (Mithridate nell'originale) di Racine, Mozart aveva musicato precedentemente - sulla base del libretto ricavato da Vittorio Amadeo Cigna-Santi - l'opera omonima K87 rappresentata per la prima (e forse unica) volta sempre a Milano il 26 dicembre 1770.

Nel 1769 Parini fu nominato direttore della Gazzetta di Milano e professore di belle lettere alle Scuole Palatine, dove cominciò a insegnare dal 1770. Quando queste si trasferirono nel Palazzo di Brera, il poeta fu nominato sovrintendente della scuola. Nel frattempo Parini si dedicava al completamento de Il Giorno (doveva comprendere anche la sera, poi divisa in Vespro e la Notte), al quale dedicava continue correzioni e integrazioni.

Proseguì anche la composizione, iniziata nel 1757, delle Odi (diciannove), che originavano dai principi illuministici e da un intento educativo. Nel 1791 uscì la prima raccolta, la seconda edizione, accresciuta, fu pubblicata nel 1795. Le odi hanno tra i motivi ispiratori l’onestĂ , una retta coscienza morale, l’amore per una vita dignitosa e semplice, gli ideali civili ed umanitari presenti nel Giorno. La moralitĂ  del Parini č di larghe vedute, mai bacchettona, sempre tollerante e serena e, nonostante la condizione clericale, č di stampo piů illuministico (natura e ragione) che cristiano. Parini ammira sinceramente la bellezza muliebre, nutre sentimenti teneri ed umani, pur restando fedele ai voti che gli sono stati imposti.

Il dono

Accanto alle odi sociali e civili ve ne sono, d’omaggio, non d’amore di ispirate dalla bellezza femminile. Il Dono contiene il germe di quell’eternamento mitico della bellezza muliebre ripreso dal Foscolo. Il messaggio (1793), ode composta quando il poeta era ormai anziano, č l’ultimo, malinconico inno alla bellezza, Parini, con lo sguardo nostalgico di un vecchio che guarda la gioventů, esprime il rimpianto per la bellezza e per l’amore ormai lontani nel ricordo. La Rivoluzione francese ebbe sul poeta un effetto duplice e in apparenza contraddittorio, infatti, Parini era del tutto favorevole ai principi di eguaglianza e di libertĂ , ma era un uomo moderato, che odiava ogni eccesso.

Nel 1796, con l'occupazione francese, fu nominato fra i membri della Municipalità di Milano, ma la sua moderazione lo rese sgradito e fu presto rimosso dall'incarico. Divenne malfermo sulle gambe e le cataratte compromisero quasi del tutto la sua vista. Nel frattempo c’era grande attesa per la terza parte del “Giorno” che Parini esitava a pubblicare, non solo per ragioni letterarie, ma anche perché gli pareva ingeneroso infierire contro una classe sociale travolta dalla violenza rivoluzionaria. Parini morì nel 1799 e il Vespro e la Notte furono pubblicati postumi dal suo allievo ed amico Reina (1801).

La poetica

Parini seppe conciliare la spontanea ammirazione per la vita elegante e fastosa del tempo e l’esigenza di una vita semplice, dignitosa guidata dal dovere compiuto responsabilmente. La sua opera contribuì alla formazione della coscienza sociale italiana, proponendo quel rinnovamento morale che rese possibile quello politico.

Parini fu sempre attento a disciplinare l’ispirazione, che indirizzò all’utile ed al vero, e a levigare la forma del verso per renderlo strumento duttile, perfettamente rispondente al pensiero, evitando le facili cadenze che avrebbero reso meno elevato il registro e focalizzando immagini e sentenze. Fu inoltre fra i primi ad apprezzare i meriti dell’Arcadia che, agli esordi del secolo, combatté ignoranza e pessimo gusto stimolando una valida critica.

La sua poesia rimase però eccessivamente elevata per poter direttamente esercitare la propria influenza a livello popolare, tuttavia lasciò un importante messaggio spirituale all’800. Foscolo esaltò Il Giorno per il suo valore morale ed anche Manzoni fu influenzato dalla profondità del pensiero e dell’etica di Parini (In morte di Carlo Imbonati).

Alcune poesie di Ripano Eupilino

La raccolta Alcune poesie di Ripano Eupilino (1752) e la Notte e le ultime Odi sono connotate da un sentito classicismo non meramente idillico-arcadico, bensì che aderisce con una nuova sensibilità critico – estetica ai valori formali della classicità per i quali gli ideali di bellezza e bontà restano inscindibili.

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