Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Biografia
Giuseppe Tomasi, duca di Palma e Montechiaro principe di Lampedusa, nacque a Palermo da Giulio Maria Tomasi e da Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò. Rimasto figlio unico dopo la morte (a causa di una difterite) della sorella Stefania, Giuseppe Tomasi fu molto legato alla madre, una donna forte e ricca di personalità che influenzò molto lo scrittore, non lo stesso avvenne col padre un uomo dal carattere freddo e distaccato.
Da bambino studiò nella sua grande casa a Palermo sotto l’insegnamento di una maestra, della madre (che le insegnò il francese) e della nonna che gli leggeva i romanzi di Emilio Salgari. Nel piccolo teatro della casa di Santa Margherita Belice, dove passava lunghe vacanze, assistette per la prima volta ad una rappresentazione dell’Amleto recitato da una compagnia di girovaghi.
Sotto le armi a Caporetto
A partire dal 1911 frequentò il liceo classico a Roma e in seguito a Palermo; sempre a Roma nel 1915 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza; nello stesso anno però venne chiamato alle armi, partecipò alla disfatta di Caporetto e fu fatto prigioniero dagli austriaci. Rinchiuso in un campo di concentramento ungherese, riuscì a fuggire tornando a piedi in Italia.
Dopo le sue dimissioni dall’esercito col grado di tenente, ritornò nella sua bella casa in Sicilia alternando al riposo qualche viaggio sempre in compagnia della madre che non lo abbandonava mai e svolgendo studi sulle letterature straniere.
Una moglie lettone
A Riga, nel 1932, sposò la studiosa di psicanalisi lettone Alexandra Wolff Stomersee, detta Licy, di famiglia nobile. Andarono a vivere con la madre di lui a Palermo ma ben presto l’incompatibilità di carattere tra le due donne fece tornare Licy in Lettonia.
Nel 1934 muore il padre e Giuseppe eredita il titolo. Viene richiamato in guerra nel 1940 ma, essendo a capo dell’azienda agricola ereditata, venne presto congedato. Si rifugia così con la madre a Capo d’Orlando, dove vengono raggiunti poi da Licy, per sfuggire i pericoli della guerra che non risparmieranno però la distruzione del suo bel palazzo di Palermo.
Alla morte della madre nel 1946, Tomasi torna a vivere con la moglie a Palermo. Nel 1953 inizia a frequentare un gruppo di giovani intellettuali, dei quali fa parte anche il giovane Gioacchino Lanza con il quale instaura un buon rapporto affettivo tanto da adottarlo qualche anno dopo.
La conoscenza con Montale e Bellonci
Tomasi da Lampedusa fu spesso ospite presso un suo cugino, il poeta Lucio Piccolo, col quale si recò nel 1954 a San Pellegrino Terme, per assistere a una premiazione letteraria dove conobbe tra gli altri Eugenio Montale e Maria Bellonci; si dice che fu al ritorno da quel viaggio che iniziò a scrivere “Il Gattopardo”, che terminerà di scrivere due anni dopo, nel 1956.
All’inizio, il romanzo non venne preso in considerazione dalle case editrici a cui venne presentato e i rifiuti riempirono di amarezza Tomasi. Nel 1957 gli venne diagnosticato un tumore ai polmoni. Il suo romanzo venne poi pubblicato solo un anno dopo la sua morte, quando Elena Croce inviò il romanzo a Giorgio Bassani che lo fece pubblicare presso la casa editrice Feltrinelli. L’anno dopo, nel 1959 il romanzo ottenne il Premio Strega.
Dal Gattopardo un film di Visconti
Tomasi di Lampedusa muore il 23 luglio 1957 e la sua salma, tumulata il 28 luglio, riposa nel cimitero dei Cappuccini a Palermo.
Nel 1963 “Il Gattopardo” divenne un film famoso con la regia di Luchino Visconti e con l’interpretazione di attori di fama mondiale come Burt Lancaster, Alain Delon e Claudia Cardinale.
Tomasi di Lampedusa ha scritto inoltre altre opere meno note come: “I racconti”, “Le lezioni su Stendhal”, “Invito alle lettere francesi del Cinquecento”.