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Eugenio Montale

Eugenio Montale (12 ottobre 1896, Genova12 settembre 1981, Milano), poeta italiano.

Montale, nato a Genova nel 1896, vi rimase fino al 1927, durante la prima guerra mondiale fu ufficiale di fanteria, nel 1922, fondò a Torino la rivista Primo tempo, nel 1927 si stabilì a Firenze dove, dal 1929 al 1939, grazie all'intercessione del professor Paolo Emilio Pavolini, diresse il celebre gabinetto scientifico-letterario Vieusseux; fu, in questa carica, tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti, e ne fu licenziato nel 1939, perché privo di tessera e visse di traduzioni finché non approdò al Corriere. Nel 1932, vinse un premio di poesia, in seguito collaborò al Corriere della Sera e si occupò di critica contemporanea. Notevoli sono le traduzioni (Cervantes, Melville, Shakespeare e narratori americani contemporanei). Malfermo di salute, quasi autodidatta, Montale si diplomò ragioniere, frequentò il barnabita padre Trinchero, moderato modernista che tentava di coniugare modernismo e cattolicesimo. Il poeta, durante vecchiaia, lo ricordò spesso, insieme a Marianna che aveva studiato filosofia interessandosi al dibattito religioso, spirituale filosofico. Pur frequentando gli intellettuali genovesi, la vera formazione di Montale stata la lettura. Le raccolte di versi contengono la storia della sua poesia: Ossi di seppia (1925), le Occasioni (1939) Finisterre (1943) che l’autore presenta come appendice delle Occasioni, la Bufera (1956). Il primo momento della poesia di Montale rappresenta la felice affermazione del motivo lirico, il secondo approfondisce l’espressione e la poetica dei motivi introdotti in Ossi di seppia anche se a volte il ricorrere dei temi e delle tecniche espressive denota una certa artificiosità. Montale tentò di definire un fantasma capace palesare un mondo nascosto. In Occasioni la poesia fatta di simboli, di analogie, di limpide enunciazioni lontane dall’abbandono e dalla cordialità discorsiva dei poeti ottocenteschi. Il mondo poetico di Montale appare desolato, oscuro dolente, privo di speranza pur non essendo negazione, infatti, tutto ciò che circonda il poeta guardato con pietà e con misurata compassione. In Montale l’apparente aridità sentimentale presa di coscienza del dolore insito nella memoria e rappresenta un virile rifiuto del languore e della musicalità dei crepuscolari. La poesia di Montale cronaca interiore e voce dell’età contemporanea. Montale esprime le inquietudini del periodo che precede la seconda guerra mondiale, della guerra, della difficile ripresa, e la sua esistenza specchio fedele della sua poetica e della sua etica. Genova e la Liguria hanno avuto grandissima importanza nella formazione del poeta. Genova la famiglia, la borghesia di fine secolo, la sorella Marianna, che ha modellato la prima formazione intellettuale del poeta. Montale si avvicinò ai simbolisti, modernizzandone la lezione e subì il fascino dei naturalisti (di qui la sua simpatia per il romanzo tradizionale, costruito con fatti e personaggi). Nel 1925, pubblicò Ossi di seppia, la cui poetica legata alle motivazioni familiari ed al paesaggio delle cinque terre, dove da adolescente trascorse tante estati. In Montale si fondono l’asprezza del paesaggio ligure e l’acutezza del mondo genovese, la prudenza, la disperazione di fronte al mare, anche a quello dell’esistenza, il mugugno, il rifiuto per la vita organizzata ed il rispetto assoluto per chi compie il proprio dovere e rispetta le regole sociali. Montale, in Ossi di seppia, attinge l’impossibilità di dare una risposta all’esistenza: si può solo dire ciò che non siamo, ciò che convogliamo. In tal modo Montale capovolge l’atteggiamento fondamentale della poesia: il poeta non può dare risposte. Il monito scabro ed essenziale, trova la sua prima immagine nell’aspro paesaggio ligure e nasce dal dissidio tra crisi del mondo borghese e necessità di nuovi parametri morali e filosofici. Montale rifiutò non solo il fascismo, ma anche ogni altra sollecitazione politica. Tale atteggiamento fu definito scetticismo, mentre era, in realtà,un rifiuto degli eccessi, dell’ambiguità dei compromessi, della retorica. Con le Occasioni (1939) la frase divenne pi libera e la riflessione filosofica, che il pregio maggiore della poesia di Montale, diviene pi vigorosa. Il poeta indaga le ragioni della vita,l’idea della morte, l’impossibilità di dare una spiegazione valida all’esistenza (non chiedere la parola). Tali motivi erano già presenti nella prima raccolta, ma senza l’approfondimento di Occasioni, in cui il mondo degli uomini sostituisce il mare deserto. Montale continua l’indagine esistenziale di Ossi di seppia. Nel modificarsi e svanire di una realtà indecifrata e incupita, acquista forza il tema della memoria che labile per sua natura e ciò che le affidato destinato inevitabilmente a scomparire (non recidere forbice), ma sollecitata da "occasioni" di richiamo. Nelle Occasioni si delineano le figure di alcune donne, mentre il linguaggio si fa meno penetrabile e i messaggi sono sottintesi, Montale, però non cede all’ermetismo irrazionale ed analogico, ma riafferma la propria tensione razionale e pudicamente sentimentale Dalla partecipazione al dolore del mondo nacque la terza raccolta La bufera e altro (1956), che comprende anche le poesie di Finisterre. La "bufera" la guerra intesa come catastrofe della storia e della civiltà, simbolo di una disperata condizione umana e personale. Dalla speranza di un'immaginata salvezza attraverso la donna-angelo e dai lampi di fiducia nella possibilità di un mondo diverso, Montale passa all'angoscia per il presente. Nell’esperienza dell'orrore della seconda guerra mondiale e degli anni cupi della Guerra Fredda, la poesia diventa simbolo di lotta esistenziale di dignità. Negli ultimi anni Montale approfondì la propria filosofia e divenne meno schivo, quasi temesse di non avere abbastanza tempo “per dire tutto”, il Montale della parola continua degli ultimi quindici anni di vita. Comincia con Xenia (1966, Xenia = dono fatto all’ospite, l’occasione la morte della moglie. La raccolta poi stata inclusa in Satura = miscuglio. Xenia il titolo del tredicesimo libro degli epigrammi di Marziale). Ora ad accendere l’estro poetico sono i fatti quotidiani e, in una sfera pi alta ,la memoria segreta ed intima delle passioni. È questo il cambiamento: al tempo di Occasioni (1939) il ricordo era sottoposto ad una profonda speculazione, mentre ora sgorga immediato e bruciante. In Satura e Xenia Montale abbandona i modi discorsivi e accetta la mescolanza di stili, mentre avverte l’accentuarsi della dissonanza col proprio tempo (l’uomo condannato a non realizzarsi) ed il vecchio poeta ha amari accenti satirici. Il lascito montaliano (piccolo testamento) un invito a resistere aggrappati ai propri valori etici ed alle minime e negative certezze dell’esistere, in una continua ricerca che continua, nonostante le delusioni. Con Montale la figura del poeta subisce una radicale trasformazione, egli vuole essere un uomo qualsiasi fra gli altri e come tale vive. Montale non ha mai voluto essere un caposcuola e non ha mai accettato etichette, sua regola morale fu lo stare con gli altri ma comportandosi diversamente, quindi niente proteste, provocazioni, esaltazioni, bensì un esame attento delle cose nella loro sostanza, ed il rifiuto delle mode appariscenti e gratuite, soprattutto una lezione di buongusto che lo ha portato a dare un nuovo senso alla lezione europea, della quale, senza cedere a suggestioni intellettualistiche, accetta criticamente le novità, dopo averle vagliate alla luce della propria esperienza e della tradizione culturale e letteraria italiana. A tal proposito costituiscono un importante documento i Quaderni di traduzioni. Tale originalità ed indipendenza di giudizio alla base del Montale critico anche della propria opera. Nel 1966 Montale pubblicò i saggi Auto da fé, una lucida riflessione sulle trasformazioni culturali in corso. Nel 1971 uscì Satura, cui seguirono nel 1973 Diario del '71 e '72 e nel 1977 Quaderno di quattro anni. A partire da Satura il registro linguistico di Montale subisce una svolta. La sua poesia sceglie uno stile basso e prosastico, in cui la parodia, l'ironia amara, il tono epigrammatico sostituiscono quello lirico, poiché il mondo gli appare perduto in una civiltà dell'immagine, che ha rinunciato alla ricerca del senso di sé e alla tensione etica. Dalla bufera della guerra si passati al vuoto del presente.

Poetica

Montale capovolge l’atteggiamento fondamentale della poesia: il poeta non può dare risposte. Montale sa che la poesia rappresentativa non ha futuro, nonostante ciò, egli non si ritira di fronte alla realtà, però ha coscienza dei limiti umani. È consapevole di non poter dare risposte alle domande poste dall’esistenza, poiché si può solo dire ciò che non si e non si vuole, perciò si propone di dire solo l’indispensabile, senza ripetersi: non bisogna scrivere una serie di poesie, quando una sola esaurisce una situazione psicologica, una occasione di poesia. L’orizzonte del poeta deve essere il pi possibile ampio, ma le sue scelte devono essere essenziali. Montale senza aver scritto della poesia filosofica però uno dei rari poeti capaci di affrontare la realtà dal punto di vista filosofico, la poesia mezzo di conoscenza, pi che di rappresentazione ed il poeta cerca una realtà circostanziata per poter realizzare una poesia che individui ciò che unisce gli uomini, ma senza negare ciò che rende l’individuo unico ed irripetibile. Montale parte dalla coscienza di non avere certezze, ma scopre le occasioni di poesia per cogliere le minime verità consentite. Il primo momento della poesia di Montale rappresenta la felice affermazione del motivo lirico, il secondo approfondisce l’espressione e la poetica dei motivi introdotti in Ossi di seppia. Il titolo della raccolta metafora d’essenzialità espressiva, contenimento del pathos, rifiuto dell’artificiosità. Non a caso una delle prime liriche di Ossi di seppia I limoni che può essere considerata un manifesto di poetica per il netto rifiuto della poesia aulica che si esprime con la predilezione per gli alberi di limoni, in polemica con quei poeti che parlano solo di piante dai nomi rari, primo fra tutti D'Annunzio. Un altro elemento fondamentale nella poetica montaliana il paesaggio ligure, colto nella sua quotidianità, nel suo aspro, dimesso squallore. Tale scelta solo apparentemente crepuscolare, in realtà nell’opera di Montale il paesaggio dimesso assume una carica conoscitiva e metafisica e nella realtà mediocre il poeta cerca ansiosamente il significato riposto delle cose e del vivere anche se cosciente che quella risposta non verrà. Il baluginare di un varco un’illusione che illumina per un istante il buio greve dell’esistenza. Linguaggio e realismo paesistico estrinsecano una angosciata concezione esistenziale che rifiuta stoicamente ogni facile consolazione nella profonda consapevolezza del male di vivere e della sconfitta dell’uomo, impotente prigioniero di una realtà di cui gli sfugge il senso. Caratteristico nell’opera di Montale l’uso del correlativo oggettivo, ossia di una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi. I fatti esterni provocano un’esperienza sensibile che evoca un’emozione. Montale cerca costantemente di trovare una soluzione simbolica nel dato oggettivamente descritto. Il modo di percepire un paesaggio, o un elemento della realtà oggettivato, avulso da ogni effusione sentimentale od oratoria. Mentre l’ermetismo di Ungaretti si affida alla catena di rapporti basati sull’analogia, Montale cerca una soluzione simbolica in cui la realtà dell’esperienza assunta a testimonianza di vita. Nella seconda raccolta, Le occasioni (1939) Montale approfondisce la propria tematica e dal mondo delle cose trascende a quello della memoria. La poesia fatta di simboli, di analogie, di limpide enunciazioni. La presa di coscienza del male di vivere trova ulteriori esemplificazioni, la vita interiore altrettanto aspra del paesaggio ligure, il poeta si sente vincolato dal passato che condiziona il presente, le occasioni, i luoghi, le persone gli oggetti che emergono dalla memoria formano un mondo altrettanto tumultuoso e dissonante di quello presente. Né il presente né la memoria offrono certezze. Volti, occasioni ricordi si dissolvono, recisi dalla forbice del tempo e dell’esistenza. Il mondo poetico di Montale appare desolato, oscuro dolente, privo di speranza pur non essendo negazione, infatti, tutto ciò che circonda il poeta guardato con pietà e con misurata compassione. Il monito scabro ed essenziale, che trova la sua prima immagine nell’aspro paesaggio ligure nasce dal dissidio tra crisi del mondo borghese e necessità di nuovi parametri morali e filosofici. In Montale l’apparente aridità sentimentale presa di coscienza del dolore insito nella memoria. Montale esprime le inquietudini del periodo che precede la guerra, della guerra, della difficile ripresa, e la sua esistenza specchio fedele della sua poetica e della sua etica. Montale rifiutò non solo il fascismo, ma anche ogni altra sollecitazione politica. Tale atteggiamento fu definito scetticismo, mentre era, in realtà,un rifiuto degli eccessi, dell’ambiguità dei compromessi, della retorica. Genova e la Liguria hanno avuto grandissima importanza nella formazione di Montale, nel cui carattere si fondono l’asprezza del paesaggio ligure e l’acutezza genovese, la prudenza, la disperazione di fronte al mare, anche a quello dell’esistenza, il mugugno ed il rispetto assoluto per chi compie il proprio dovere e rispetta le regole sociali. Montale attinge l’impossibilità di dare una risposta all’esistenza: si può solo dire ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Con le Occasioni la frase divenne pi libera e la riflessione filosofica, che il pregio maggiore della poesia di Montale, diviene pi vigorosa. Il poeta indaga le ragioni della vita, l’idea della morte, l’impossibilità di dare una spiegazione valida all’esistenza (non chiedere la parola). Nel modificarsi e svanire di una realtà indecifrata e incupita, acquista forza il tema della memoria che labile per sua natura e ciò che le affidato destinato inevitabilmente a scomparire (non recidere forbice), ma sollecitata da "occasioni" di richiamo. La "bufera" la guerra intesa come catastrofe della storia e della civiltà, simbolo di una disperata condizione umana e personale. Dalla speranza di un'immaginata salvezza e dai lampi di fiducia nella possibilità di un mondo diverso, Montale passa all'angoscia per il presente. Nell’esperienza dell'orrore della seconda guerra mondiale e degli anni cupi della Guerra Fredda, la poesia diventa simbolo di lotta esistenziale e di dignità. Negli ultimi anni Montale approfondì la propria filosofia e divenne meno schivo, ora ad accendere l’estro poetico sono i fatti quotidiani e, in una sfera pi alta, la memoria segreta ed intima delle passioni. È questo il cambiamento: al tempo di Occasioni (1939) il ricordo era sottoposto ad una profonda speculazione, mentre ora sgorga immediato e bruciante. In Satura e Xenia, Montale abbandona i modi discorsivi e accetta la mescolanza di stili, mentre avverte l’accentuarsi della dissonanza col proprio tempo (l’uomo condannato a non realizzarsi) ed il vecchio poeta ha amari accenti satirici. Il lascito montaliano (piccolo testamento) un invito a resistere aggrappati ai propri valori etici ed alle minime e negative certezze dell’esistere, in una continua ricerca che continua, nonostante le delusioni. Con Montale la figura del poeta subisce una radicale trasformazione, egli vuole essere un uomo qualsiasi fra gli altri e come tale vive. Montale non ha mai voluto essere un caposcuola e non ha mai accettato etichette, sua regola morale fu lo stare con gli altri ma comportandosi diversamente, quindi niente proteste, provocazioni, esaltazioni, bensì un esame attento delle cose nella loro sostanza, ed il rifiuto delle mode appariscenti e gratuite, soprattutto una lezione di buongusto che lo ha portato a dare un nuovo senso alla lezione europea, della quale, senza cedere a suggestioni intellettualistiche, accetta criticamente le novità, dopo averle vagliate alla luce della propria esperienza e della tradizione culturale e letteraria italiana.

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