Giuseppe Ungaretti
Giuseppe Ungaretti (10 febbraio 1888, alessandria d'Egitto – 2 giugno 1970, Milano), poeta italiano.Ungaretti nacque ad Alessandria d’Egitto, dove la famiglia si era trasferita (il padre lavorava alla realizzazione del canale di Suez) da genitori lucchesi, studiò alla Sorbonne e collaborò con Papini e Soffici alla rivista Lacerba. Nel 1914 tornò in Italia e quando scoppiò la prima guerra mondiale si arruolò volontario, per condividere il destino dei suoi coetanei. Combatté sul Carso e poi in Francia. Nel 1916 pubblicò la raccolta di poesie Il porto sepolto e, nel 1919, una seconda raccolta: Allegria di naufragi, nel 1933 uscì Sentimento del tempo.
Ne Allegria di naufragi (allegria di chi elude la morte) sono evidenti influssi francesi ed echi dei crepuscolari e dei futuristi. Il valore essenziale della poesia di Ungaretti da ricercarsi non solo nello studio di un nuovo metro e di una nuova sintassi, ma anche nella ricerca di un nuovo valore della parola, ridotta ai termini essenziali. Il poeta distrugge il verso, crea nuovi ritmi, mira all’essenzialità della parola. Ungaretti capovolge le tendenze dei Crepuscolari e dei Futuristi (linguaggio composito dei Crepuscolari / abdicazione stilistica dei futuristi). Il poeta tende alla parola nuda, aderente alle cose, ad uno stile essenziale libero dalle incrostazioni letterarie ed ironiche dei Crepuscolari e dal semantismo approssimativo dei futuristi. Dei Crepuscolari rifiuta l’ambiguità della parola, ma ne trae l’idea di stile sintattico. Dei futuristi rifiuta la mancanza di stile, ma ne preserva la purezza della parola e certe disposizioni grafiche dei versi. La novità di Ungaretti proprio nel senso ritrovato della parola. In Allegria di naufragi il ritmo e la metrica non sono riconducibili agli schemi tradizionali, ma già nel ’29, prima della pubblicazione di Sentimento del tempo il poeta mira ad un ritorno alla tradizione (l’endecasillabo caratteristico dell’italiano). Nell’opera di Ungaretti sono presenti due costanti: la parola essenziale e l’analogia (rapporto di comparazione tra cosa e cosa. La poesia analogica mette in rapporto immagini distanti mediante la giustapposizione, eliminando il “come”). Ungaretti cerca l’analogia come suggestione: in Sentimento del tempo (1933), Ungaretti si riavvicina alla tradizione metrica e ritmica italiana, pur restando intensamente analogico. Il poeta cerca la parola chiara, spiegata che fa emergere il sentimento, intessendo un discorso che continua di lirica in lirica. L’aggettivo ricco di risonanze e le analogie nulla tolgono all’incisività del discorso. L’eloquenza delle ultime prove (Dolore, La terra promessa) invece priva della vibrazione intensa ed umana delle prime prove. Per Ungaretti la Senna il fiume della coscienza del mondo, come il Serchio quello della memoria ed il Nilo quello della formazione e della prima intuizione della vita. A Parigi, il poeta frequentò il filosofo Bergson, Bergson (1859 – 1941) stato uno dei maggiori filosofi francesi. Nobel per la letteratura nel 1928, ebreo, si avvicinò al cattolicesimo, ma senza abbracciarlo per non abbandonare i correligionari nel momento del pericolo nazista. Elaborò l’intuizionismo. Punto di partenza il problema del tempo, che nella realtà esterna una successione di istanti in ordine preciso e determinato, mentre nella realtà interiore della coscienza un processo fluido, non riconducibile all’istante, perciò la vita psicologica “durata reale” perché gli stati di coscienza successivi si fondono, dopo senza che ci sia separazione tra presente e passato. Perciò ogni sentimento racchiude l’intera anima, che libera. Lo slancio vitale muove l’evoluzione che ha prodotto istinto ed intelligenza. L’intelligenza la base della scienza, la sintesi fra intelligenza ed istinto produce l’intuizione, che il principale strumento di conoscenza. L’intuizione estetica porta all’arte, mentre l’intuizione metafisica permette di cogliere la realtà universale della vita. Esistono due tipi di società:
- Società chiusa, immobile, conservatrice, opera della ragione (famiglia, trib, nazione) in cui le tradizioni impongono le regole (morale dell’obbligazione) una serie di miti e di riti genera una religione statica.
- Società aperta, che opera dell’intuizione e tende a realizzare la democrazia universale. È dinamica e caratterizzata dalla morale assoluta (di santi ed eroi). Ne deriva una religione dinamica (misticismo) che cerca il contatto con Dio (sforzo creatore).
Opere
Poetica di Ungaretti
Il valore essenziale della poesia di Ungaretti da ricercarsi non solo nello studio di un nuovo metro e di una nuova sintassi, ma anche nella ricerca di un nuovo valore della parola, ridotta ai termini essenziali. Il poeta distrugge il verso, crea nuovi ritmi, mira all’essenzialità della parola, tende alla parola nuda, aderente alle cose, ad uno stile essenziale libero dalle incrostazioni letterarie ed ironiche dei Crepuscolari e dal semantismo approssimativo dei futuristi. Dei Crepuscolari rifiuta l’ambiguità della parola, dei futuristi rifiuta la mancanza di stile, ma ne preserva la purezza della parola e certe disposizioni grafiche dei versi. Se nel ripudio della punteggiatura, della sintassi e della metrica tradizionale e nell’attribuire funzioni liriche ad espedienti grafici e tipografici, il poeta pare accostarsi ai modi del futurismo, da esso si differenzia per la coscienza dell’infinito e per l’ansia che anima il canto ed insiste nei versi brevissimi, quasi uno stillicidio di parole e pensieri sul bianco del foglio. La novità di Ungaretti nel senso ritrovato della parola essenziale, anche se già nel ’29, il poeta mira ad un ritorno alla tradizione dell’endecasillabo, verso peculiare dell’italiano, pur restando intensamente analogico. Nell’opera di Ungaretti, infatti, sono presenti due costanti: la parola essenziale e l’analogia (rapporto di comparazione tra cosa e cosa. La poesia analogica mette in rapporto immagini distanti mediante la giustapposizione, eliminando il “come”. Ungaretti cerca l’analogia come suggestione e la parola chiara, spiegata che fa emergere il sentimento, intessendo un discorso che continua di lirica in lirica. L’aggettivo ricco di risonanze e le analogie nulla tolgono all’incisività del discorso. L’eloquenza delle ultime prove invece priva della vibrazione intensa ed umana delle prime raccolte. La guerra fu per Ungaretti il tempo della scoperta dell’umanità povera, dolente quotidiana. La consapevolezza della fragilità dell'uomo di fronte alla morte gli consente la conquista di una nuova autenticità e di una rinnovata fusione con i propri simili e con la natura. La guerra gli fa provare bisogni materiali e psicologici elementari, i sentimenti essenziali: fragilità, paura, speranza, amore, orrore, disperato attaccamento alla vita e lo pone di fronte ai limiti stessi della condizione umana. Il poeta, nel silenzio delle veglie, nella desolazione delle macerie, nell’orrore della guerra, cerca il significato della propria esistenza, della propria precarietà e transitorietà. Ungaretti si accosta alla poetica simbolista ed ermetica, mirando all’essenzialità, alla purezza della poesia ed esordisce quindi con un impressionismo scarno e rarefatto, quasi un rapido riepilogo di sensazioni e ricordi, folgorante come un’esclamazione, gradualmente , attraverso la maturazione artistica, supera la fase iniziale e giunge ad esprimere il proprio trasalimento in seno all’universo mediante forme analogiche pi ricche e sostenute, con un linguaggio che, pur ancora sensibile alla suggestione musicale dei nessi sillabici, tenta di ridare alla parola la forza lirica del suo significato e crea rime e metri di rinnovata classicità, giungendo ad una poesia di pi alto tono ed ampio respiro, pur se, a tratti, ancora viziata da un compiaciuto tecnicismo. Sentimento Del Tempo, segna il ritorno alla tradizione poetica (Petrarca, Leopardi) ed alla religione. Da tale momento in poi, la produzione di Ungaretti legata alla sua rivisitazione della poesia italiana e straniera. Ungaretti stato, infatti un ottimo lettore, un critico innovatore ed un traduttore esemplare. L’evoluzione artistica di Ungaretti segue un itinerario che va dal paesaggio, all’umanità, alla riscoperta religiosa, all’impatto con la poderosa natura brasiliana, al dolore per la morte del figlio ed al ritorno a Roma allo scoppiare della seconda guerra mondiale. Gli ultimi due avvenimenti, la tragedia personale della la morte del figlio e la tragedia universale della guerra, generano il terzo libro basilare di Ungaretti: Il Dolore (1937 - 1946). Il Dolore parla di morte e di guerra, nei versi in memoria del fratello, nello strazio per il bimbo perduto, nella tragedia della seconda guerra mondiale e di Roma occupata, prorompono una furiosa sofferenza, un dolore smisurato. Morte e distruzione biblicamente imprimono le liriche della raccolta con la violenza di chi fa della parola l’unica arma. La poesia dilata la dolente esperienza personale in quella di un’umanità straziata. La figura figlioletto morto (tu ti spezzasti) evoca la Silvia leopardiana, simbolo di tutte le creature strappate alla vita prima di poterne assaporare le promesse e le speranze. Il grido di dolore del padre ha una dimensione epica che collega il dramma privato a quello storico. La disperazione conduce il poeta alla piena coscienza della responsabilità umana e della fragilità delle ambizioni umane tuttavia, Ungaretti, nel pessimismo con cui contempla la tragica condizione umana, trova un messaggio di speranza per gli uomini, perciò tenta di legare indissolubilmente le storia dell’uomo alla poesia, intesa come conoscenza, passione e fede del vero. L’impegno della sillabazione (scandiva le parole), il bisogno di riportare la musica nella parola, anche se il verso tende alla prosa, la coscienza dell’impatto e del peso della frase poetica, sono gli elementi del suo primo lavoro dove ciò che poteva apparire come povertà espressiva era in realtà un proposito di rinnovamento. Per sessant’anni egli cerca la purezza poetica, che resta ideale, poiché ogni testo può essere ulteriormente trasformato, infatti, per Ungaretti la poesia nella possibilità di arrivare ad un testo sempre nuovo, estrema metamorfosi. Il primo atto di Ungaretti stato la dichiarazione di non poter accettare il modo discorsivo della poesia e di rifiutare l’eredità dannunziana. Per Ungaretti, però, il riferimento alla tradizione, l’innesto sul tronco della grande poesia italiana, sono inevitabili per giungere alla ricchezza finale di un discorso poetico pari a quello dannunziano, ma totalmente nuovo.