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Marziale

Marco Valerio Marziale (38 – 104) č stato un poeta latino ed uno dei maggiori epigrammisti del mondo antico. Nacque a Bilbilis, in Aragona (Spagna, nell'anno 38 (molte notizie biografiche sono tratte dai suoi stessi versi e da una lettera di Plinio il Giovane); giunse a Roma nel 64, trovandovi l'appoggio della famiglia spagnola piů in vista nella capitale, quella di Seneca, che lo introdusse nella buona societĂ : conobbe Calpurnio Pisone e gli ambienti dell'opposizione senatoria a Nerone, sui quali nel 65 si abbattĂ© la cruenta repressione dell'imperatore (congiura pisoniana). Da allora, per alcuni anni, condusse una vita modesta, svolgendo attivitĂ  poetica come cliente.

Conseguì comunque una certa notorietà, e nell'80, forse su commissione di ambienti di corte, compose e pubblicò una raccolta di epigrammi per celebrare l'inaugurazione dell'Anfiteatro Flavio. L'opera gli valse un riconoscimento, anche economico, da parte del nuovo imperatore Tito. Dall'84 cominciò a pubblicare regolarmente i suoi componimenti, il successo gli arrise e ricoprì anche cariche onorifiche, fu tribuno militare e ottenne il rango equestre.

Marziale conobbe personalità eminenti, come il futuro imperatore Nerva e scrittori quali Plinio il Giovane, Quintiliano, Giovenale. Nonostante il successo marziale non ottenne consistenti benefici economici (nell'antichità non esistevano i diritti d'autore ed era il solo libraio a ricavare profitti dalla vendita dei libri) e sono ricorrenti le sue lamentele per i disagi sofferti e per la difficoltà di trovare protettori e patroni disposti a concedergli riconoscimenti e sostegno. Nell'87-88, Marziale lasciò Roma per un soggiorno a Forum Corneli (Imola) e in altre città emiliane, ma tornò dopo breve tempo nella capitale, che lasciò definitivamente nel 98, quando decise di tornare a Bilbilis, grazie all'aiuto di Plinio il Giovane, che gli pagò il viaggio. Lì trovò la tranquillità, ma anche la grettezza di un ambiente provinciale che gli fece rimpiangere la turbolenta vita di Roma. Deluso e sempre inquieto, morì a Bilbilis verso il 104.

Opere

Liber de spectaculis (Epigrammaton liber); 12 libri di epigrammi; Xenia; apophoreta.

Di Marziale resta una raccolta di Epigrammi distribuiti in 12 libri composti e pubblicati fra l'86 e il 102 DC. Tale corpo centrale č preceduto da un altro libro a sč di una trentina di epigrammi Epigrammaton liber, composto autonomamente nell'80 e noto come Liber de spectaculis o Liber spectaculorum, ed č seguito da altri due libri (XIII e XIV) dotati anch'essi di titolo autonomo: gli Xenia e gli Apophoreta, pubblicati fra l'84 e l'85: si tratta di brevissime composizioni, ognuna di un solo distico, per accompagnare, a mo' di etichetta apposta sull'oggetto, doni di varia natura in occasione della festa dei Saturnali (gli Xenia, cioč "doni per gli ospiti"), e omaggi offerti nei banchetti ai convitati (gli Apophoreta, cioč "da portar via").


A UN PLAGIARIO

Sento dire di te, Fidentino,
che recitando vai i versi miei,
spacciandoli per tuoi,
dinanzi a un uditorio numeroso.

Se permetti che siano detti miei,
gratis io ti manderò gli epigrammi;
se brami invece che siano detti tuoi,
comprali: così miei non lo saranno piů.

(Marziale, Epigrammi1, Libro I, 29)

La disposizione attuale dell'intero corpus riproduce probabilmente quella di un'edizione antica, successiva alla morte dell'autore. I metri sono vari, anche se prevale il distico elegiaco. Varie sono anche le dimensioni dei componimenti: dall'epigramma di un solo distico o anche di un solo verso, a quelli di dieci o piů versi, fino ad alcune decine. Gli epigrammi sono in totale piů di 1500.

Nell'etĂ  dei Flavi (69-96) nel clima di restaurazione morale che la caratterizzò, fu rilevante la tendenza al recupero del genere poetico piů alto, l'epica (Stazio), ma ebbe anche cospicuo successo un genere come l'epigramma che era considerato il piů umile di tutti. A Roma l'epigramma non aveva un’ampia tradizione.

Accanto a poeti minori della cui produzione poco o nulla resta, soprattutto Catullo svolse una funzione importante di mediazione fra cultura greca e latina nella storia di tale genere letterario. L'origine dell'epigramma risale all'età greca arcaica, dove la sua funzione era essenzialmente commemorativa. (il nome significa "iscrizione" su pietre tombali, o su offerte votive) In età ellenistica, però, l'epigramma, pur conservando la sua caratteristica laconicità, abbandonò la forma epigrafica e la destinazione pratica, divenendo un componimento adatto alla poesia d'occasione, capace di fissare in pochi versi un momento, un piccolo avvenimento quotidiano.

Ed accanto ai temi tradizionali, comparvero epigrammi di argomento leggero: erotico, simposiaco, satirico-parodistico. Catullo aveva prediletto la forma breve come la piů idonea a esprimere sentimenti, gusti, passioni, temi della vita individuale e ne aveva fatto anche uno strumento di vivace polemica (a tale scopo l'epigramma fu sfruttato anche da altri poeti dell'ambiente neoterico).

Marziale fece dell'epigramma l'unica forma della propria poesia, apprezzandone soprattutto la duttilitĂ , la varietĂ , l'agilitĂ , pregi che Marziale polemicamente contrappone ai generi illustri, all'epos e alla tragedia, coi loro toni seriosi e i loro contenuti abusati, e lontani dalla realtĂ  della vita quotidiana. Marziale rivendica il realismo, l'aderenza alla vita concreta, come tratto qualificante della propria poesia che egli vede confermato dall'enorme successo che il pubblico le accorda.

Negli epigrammi di Marziale il pubblico poteva trovare la propria esperienza filtrata e nobilitata da una forma artistica agile ed espressiva, un tipo di poesia, quindi, che coniugava fruibilitĂ  pratica e divertimento letterario, tratteggiando un quadro incisivo della realtĂ  quotidiana con le sue contraddizioni e i suoi paradossi. Marziale osserva la realtĂ  e i personaggi con la lente deformante della satira che ne accentua i tratti grotteschi e li riconduce a tipologie ricorrenti (parassiti, vanitosi, plagiari, spilorci, imbroglioni, cacciatori di ereditĂ , poetastri petulanti, medici pericolosi, ecc.). Il poeta č un osservatore attento ma distaccato, che raramente si impegna nel giudizio morale e nella condanna realizzando una satira sociale priva di asprezza, che preferisce il sorriso all'indignazione risentita, e ama immaginare, per contrasto, una vita fatta di gioie semplici e naturali, di passatempi tranquilli e di affetti sinceri, un sogno che assume talora gli idillici contorni della patria spagnola.

I temi degli epigrammi di Marziale sono vari, e affrontano l'intera esperienza umana, da quelli piů radicati nella tradizione greca, come l'epigramma funerario, di cui il poeta offre esempi di rara delicatezza, ad altri che riguardano le vicende personali del poeta o la polemica letteraria e vi sono epigrammi celebrativi o anche adulatori nei confronti dell'imperatore Domiziano. In generale, rispetto alla tradizione greca l'epigramma di Marziale sviluppa fortemente l'aspetto comico-satirico proseguendo l'esperienza avviata dal poeta greco del periodo neroniano Lucillio, che nei propri epigrammi aveva dato largo spazio a personaggi, tipi e caratteri sociali rappresentati comicamente. Da Lucillio, Marziale mutua anche alcuni procedimenti formali, come la battuta che chiude in maniera brillante il breve pensiero. La tendenza a concentrare l'arguzia nella chiusa si avvertiva giĂ  nell'epigramma ellenistico, ma era stato Lucillio a sviluppare tale procedimento e fu Marziale a perfezionarlo: con lui l'epigramma acquisì una fisionomia e una forma tipiche, divenne un meccanismo comico costruito in funzione della battuta finale.

Le forme compositive sono svariate, ma generalmente si riconducono ad una modalitĂ  ricorrente che ha a fissato uno schema tipico dell'epigramma, costruito con una prima parte, che descrive la situazione, l'oggetto, il personaggio, suscitando nel lettore una tensione di attesa, e con la parte finale che, con effetto bruscamente sorprendente, scarica quella tensione in un paradosso illuminante. Una scelta di poesia realistica, come quella di Marziale, comporta un linguaggio e uno stile aperti alla vivacitĂ  dei modi colloquiali e alla ricchezza del lessico quotidiano. Accanto ai termini che designano la realtĂ  usuale, Marziale si compiace spesso di introdurne altri drasticamente osceni (il realismo osceno č un aspetto rilevante della sua poesia, ed il poeta lo giustifica col ricorso al motivo, giĂ  catulliano e ovidiano, della distinzione fra arte e vita), la cui efficacia espressiva č talora esaltata dalla posizione e dagli accostamenti. Marziale seppe alternare forme espressive molto varie, passando da toni di limpida sobrietĂ  ad altri di maggiore eleganza e ricercatezza ed č notevole il ricorso in funzione parodistica ai moduli solenni della poesia illustre. In tale ambito, i suoi epigrammi celebrativi e adulatori nei confronti di Domiziano sono un documento importante del linguaggio manierato in uso negli ambienti di corte e della cultura ufficiale. La ricchezza di modalitĂ  espressive corrisponde alla molteplicitĂ  dei temi e riproduce la mobilitĂ  e la varietĂ  del mondo reale di cui l'epigramma intende farsi interprete. Il successo di Marziale fu immediato e duraturo, rilevante fu il suo influsso sui poeti di epigrammi e carmi brevi della tarda antichitĂ . Il Medioevo lo conobbe soprattutto attraverso florilegi di versi sentenziosi e brani moraleggianti, mostrando così di cogliere l'amarezza satirica in cui talvolta si condensa il deludente spettacolo delle miserie umane. Lo apprezzò Boccaccio, avviandone l'enorme fortuna raggiunta in etĂ  umanistica e rinascimentale, quando il poeta latino fu assunto a maestro e modello della nuova moda di comporre epigrammi. La sua fama restò altissima tra il XVI e il XVIII secolo, quando l'epigramma conobbe la sua stagione piů fiorente, per declinare nell'Ottocento insieme alle sorti del genere poetico cui Marziale aveva indissolubilmente legato il suo nome.

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''1 - Il testo indicato č disponibile su la-poesia.it
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