Helena Bertha Amalie Riefenstahl
- "Ho sempre voluto essere la migliore" - (Leni Riefenstahl)
Helena Bertha Amalie Riefenstahl (detta Leni, Berlino 22 agosto 1902 - 8 settembre 2003) è stata una famosa regista tedesca. Cantò il nazismo attraverso il suo stile cinematografico assolutamente innovativo e destinato a fare scuola.
Nacque a Berlino nel 1902 e durante il periodo degli studi si avvicinò alla pittura e alla danza; nel 1926 iniziò anche a recitare, partecipando al film "La montagna sacra" di Arnold Franck.
Nel 1932 Leni passa dietro la macchina da presa e dirige il film "La bella maledetta". È in questo periodo che, nella sua città natale, conosce Adolf Hitler, il quale trova la sua opera - e soprattutto lei - straordinari.
Nel 1933 dirige un breve film su un raduno nazista. Nel 1935 è regista nel documentario "Il trionfo della volontà ", un prodotto di propaganda che glorifica la vita del Fuherer.
L'opera per la quale Leni Riefenstahl è passata alla storia del cinema è "Olympia", girato nel 1936 in occasione delle Olimpiadi di Berlino.
Nel 1940 dirigerà ancora il film "Bassopiano" (che uscirà solo alla fine della guerra mondiale, quando verrà chiamata a rispondere delle sue attività filonaziste. Nel 1952, Riefenstahl viene tuttavia prosciolta dalle accuse; inizia a collaborare con "Stern", "The Sunday Times" e "Paris Match". Pubblica un libro sui Nuba (1973) del Sudan e, successivamente, un volume fotografico con immagini sottomarine: "I giardini di corallo".
Nel 1987 escono le "Memorie" (pubblicate in Italia da Bompiani con il titolo "Stretta nel tempo"; nel 2000 scampa ad un grave incidente in elicottero. Nell'autunno 2003 muore nella sua casa di Pöcking all'età di 101 anni.
Leni Riefenstahl fu una singolare teorica del cinema. Per lei il sistema di comunicazione visivo non aveva segreti. Era sapientissima nell'uso del montaggio e sapeva alternare sequenze veloci ad altre più moderate, così come - nella sua visionarietà - sapeva unire il grandioso al semplice, seguendo in ciò - per la verità - gli insegnamenti di Eisenstein e Vertov.
Usava teleobiettivi e filtri, osava riprese audaci dall'aereo, in controluce o molto angolate, esasperando il valore emotivo del cinema.
Ed ecco in "Olympia" il richiamo al potere mitologico dell'antica Grecia, un approccio storico-politico in cui, in maniera ineludibile, si inserisce quello sulla supposta superiorità della razza ariana: fu infatti Goebbels a farla cadere in disgrazia quando Leni osò mostrare la vittoria di un atleta di colore, Jesse Owens.