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Massacro di Monaco

Il Massacro di Monaco avvenne durante le Olimpidi estive del 1972, a Monaco di Baviera (Germania), quando 11 membri della squadra israeliana di lotta vennero presi in ostaggio da un gruppo di terroristi palestinesi. Un tentativo di liberazione compiuto dalla polizia tedesca, portò alla morte di tutti gli atleti, di cinque teroristi e di un poliziotto.

Table of contents
1 L'attacco
2 Conseguenze
3 Impatto sulle Olimpiadi

L'attacco

Alle 04:30 del 5 settembre, cinque terroristi palestinesi dell'organizzazione Settembre Nero (collegati all'OLP, al FPLP e al FDLP, anche se alla fine l'OLP dichiarò guerra a Settembre Nero), scavalcarono una bassa cancellata in maglia di filo di ferro che racchiudeva il Villaggio Olimpico ed entrò negli alloggiamenti israeliani. I cinque vennero raggiunti da altri tre terroristi lungo il percorso. Celati da passamontagna e armati con fucili d'assalto, riuscirono a sopraffare rapidamente la scarsa resistenza che poteva essere opposta dagli atleti israeliani ancora addormentati e presero undici ostaggi: David Berger, Ze'ev Friedman, Joseph Gottfreund, Eliezer Halfin, Joseph Romano, Andrei Schpitzer, Amitsur Shapira, Kahat Shor, Mark Slavin, Yaakov Springer, e Moshe Weinberg. Nella lotta iniziale alcuni spari ferirono Weinberg e Romano, che morirono poco dopo.

Nelle 19 ore seguenti il mondo fu testimone di uno sfoggio di incompetenza da parte della polizia della Germania Ovest, così stucchevole e imbarazzante che in definitiva fornì l'impulso per la creazione del GSG-9, l'unità anti-terrorismo della Germania.

I terroristi richiesero il rilascio e la tranquilla emigrazione di 232 estremisti arabi che si trovavano sotto il controllo di Israele, e di altri due detenuti in prigioni tedesche. La risposta di Israele fu immediata e irrevocabile: non ci sarebbe stata nessuna trattativa.

L'ultimatum per l'esecuzione degli ostaggi venne rinviato di tre ore, e quindi di altre cinque quando le autorità tedesche tentarono di negoziare. I terroristi richiesero di essere trasportati al Cairo. I tedeschi capitolarono, e due elicotteri trasportarono terroristi ed ostaggi nella vicina base aerea di Fürstenfeldbruck, dove un Boeing 727 era in loro attesa.

I terroristi controllarono l'adeguatezza dell'aereo e stavano facendo ritorno agli elicotteri. Mentre camminavano attraverso la pista, per rilasciare i piloti tedeschi degli elicotteri, cinque cecchini posizionati nelle vicinanze aprirono il fuoco. Erano le 23:00.

Il risultato fu caotico e tragico. Due terroristi vicini ai piloti caddero immediatamente, e un terzo mentre fuggiva. Altri tre iniziarono a rispondere al fuoco coperti dagli elicotteri, oltre il campo visivo dei cecchini. Un poliziotto cadde sotto le raffiche dei terroristi. La battaglia si protrasse per 45 minuti, finchè un'unità di auto blindate tedesche avanzo verso le posizioni tenute dai terroristi.

Minacciato, un terrorista aprì il fuoco sugli ostaggi dall'interno del primo elicottero, facendo uscire allo scoperto due suoi compagni. Egli saltò giù dall'elicottero lasciandovi sopra una granata. I tre terroristi caddero sotto i colpi dei cecchini, ma l'esplosione uccise gli ostaggi rimasti all'interno. Un quarto terrorista massacrò subito dopo i restanti cinque ostaggi, che si trovavano nel secondo elicottero.

Conseguenze

Nell'epilogo, le autorità tedesche catturarono e imprigionarono i tre terroristi sopravissuti. Questo limitato successo venne offuscato due mesi dopo quando, il 29 ottobre, un jet della Lufthansa venne dirottato per ottenere il rilascio dei tre — cosa che avvenne senza che Israele venisse consultata. Persistono congetture che il dirottamento una messainscena intesa ad alleviare l'umiliante fallimento tedesco di Fürstenfeldbruck. Questo venne confermato in un documentario statunitense da un guerrigliero palestinese coinvolto nel massacro. All'epoca, era l'unico a non essere ancora stato assassinato dal Mossad.

Poco dopo il massacro un'unità di anti-terrorismo tedesca, GSG 9, venne formata per prevenire l'accadere di eventi simili in futuro.

Nei venti anni trascorsi dal 1972, i servizi segreti israeliani e il Mossad hanno "attuato la rappresaglia letale su" (vale a dire, ucciso) almeno otto degli undici palestinesi implicati nell'attacco, più un assassinio accidentale in quello che divenne l'affare Lillehammer. Tutti e undici sono ora morti. Solo Mohammed Daoud Oudeh (Abu Daoud), l'uomo che concepì l'attacco, è ancora vivo ad Amman (in Giordania). Eglia ha sostenuto che i fondi per l'operazione vennero forniti da Mahmoud Abbas.

Impatto sulle Olimpiadi

Il presidente del CIO, Avery Brundage fece proseguire i giochi dopo un breve servizio funebre svolto allo Stadio Olimpico. La decisione venne criticata da molti. Comunque, nonostante l'ampia copertura del massacro da parte della stampa, solo un piccolo numero di atleti lasciò i Giochi dopo l'attacco. Come disse Brundage, "i Giochi devono continuare".


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