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Satira

La satira č un genere della letteratura latina.

Le origini del genere che i Romani chiamarono "satura" erano piuttosto incerte giĂ  per gli intellettuali latini, che però ne riconoscevano l'origine autoctona. La connessione del termine con il greco sĂ tyros (satiro) č erronea, anche se antica. Il termine satira etimologicamente risale, forse, all’espressione satura lanx che indicava, nella Roma arcaica, un piatto di primizie offerte agli dei, da cui derivò l’etimologia del procedimento giuridico detto lex per saturam, che riuniva stralci di vari argomenti in un singolo provvedimento legislativo, č quindi probabile che il valore di «mescolanza, varietà» fosse quello originario.

Lo sviluppo della satira presuppone un pubblico interessato alla poesia scritta, desideroso di una letteratura aderente alla realtĂ  contemporanea e capace di afferrare i riferimenti letterari, le allusioni, le parodie. Le prime testimonianze della satira come genere letterario nella letteratura latina compaiono in alcuni frammenti di Ennio (239–169 a.C.) dai quali emergono alcune caratteristiche precipue del genere: varietĂ  di argomenti, voce personale dell'autore, impulso realistico. Ennio ha notevolmente contribuito allo sviluppo dell’autocoscienza del poeta, non č noto se la sua satira conteneva spunti di polemica ed attacchi a personaggi contemporanei, mentre era certamente presente l’elemento autobiografico dal quale sono state tratte notizie sulla vita dell'autore. Questa forma di poesia, varia per metro e per temi e personale, ossia aperta alla voce del poeta ed al realismo quotidiano, offrì a Lucilio un ideale mezzo espressivo da perfezionare. Lucilio č assai importante nella storia della letteratura latina perchĂ© si č concentrato esclusivamente sul genere della satira, che invece Ennio aveva praticato come un genere minore.

Lucilio (162-102 a.C.) č un aristocratico ed č il primo letterato «di buona famiglia» che conduce una vita da scrittore, volontariamente appartata dalle cariche e dalla vita politica (come i neoteroi del secolo seguente). Lucilio č riconosciuto da Orazio come il fondatore della satira. Lo scrittore codificò l’esametro come verso della satira ribaltandone la funzione. L'esametro era il verso epico per eccellenza, Lucilio lo impiegò come provocazione ironica, adattando al «verso eroico» una materia quotidiana e una dizione colloquiale, spesso popolareggiante. In seguito, l'esametro diventò con Orazio l’unico verso usato per la satira. Orazio rimprovera, però, al maestro la forma letteraria poco elegante. L'indipendenza di giudizio, la verve polemica, l'osservazione arguta della vita contemporanea si adattano bene ad un eques colto e benestante, che non vive del proprio lavoro letterario. L’appartenenza di Lucilio alla ricca aristocrazia provinciale ed il suo inserimento nell'ambiente scipionico gli consentivano attaccare liberamente alcuni degli uomini piů in vista della Roma contemporanea anche con polemiche gratuite e personali. Elementi caratteristici del genere e ben evidenti nell'opera di Lucilio sono la varietĂ  di argomenti e gli spunti autobiografici. La destinazione dei componimenti č la colta cerchia di amici col tono della conversazione costruttiva, sorridente, confidenziale e che presuppone una lettura individuale. Non č sicuro che il titolo Saturae risalga a Lucilio stesso, ma Orazio usa il termine satura in un contesto programmatico per designare il genere di poesia inaugurato dall'opera di Lucilio. Nei frammenti, Lucilio chiama le sue composizioni poemata o sermones (Iudus ac sermones, «chiacchiere scherzose»). Forse, il titolo originale dell'opera di Lucilio era, con nome greco, schĂ©dia (improvvisazioni). La sopravvivenza di numerosi frammenti č dovuta alla dovizia di parole rare e difficili, che offrirono molto materiale ai grammatici tra il II e V secolo d.C. Un'ampia composizione, nota come Concilium deorum, per la mescolanza di parodia letteraria e contenuto libellistico sembra anticipare l'Apokolokyntosis di Seneca.

Orazio(65 - 8 a.C.) era figlio di un liberto e con un problematico passato politico, la differente condizione sociale rispetto a Lucilio gli preclude attacchi diretti a personaggi importanti. Orazio, pertanto, attacca personaggi fittizi o poco importanti, che rappresentano dei "tipi esemplari" e l'attacco personale č collegato ad una ricerca morale, che non vuol essere universale, bensì una risposta per sĂ© e pochi amici e per chi vuole condividerla. Orazio non si atteggia a maestro di vita, ma si limita a proporre dei rimedi. Il poeta media da Lucilio la metrica, facendo dell'esametro il verso della satira, ma la forma letteraria č assai piů curata. anche nell'opera oraziana permangono la caratteristica varietĂ  di argomenti e gli spunti autobiografici. Caratteristica di Orazio č la moderazione che viene dal buon senso e da una notevole componente epicurea. Ben diversa dalla benevola satira di Orazio č l'arcigna satira dei suoi continuatori: Persio (34–62 d.C.) e Giovenale (50-127 d.C.).

Persio mantiene il riferimento alla poesia satirica di Lucilio e di Orazio, ma rinnova tale genere letterario. Il poeta satirico si pone su di un piano di comunicazione distaccato e alto, si rivolge ad un pubblico generico, si atteggia a censore del vizio). La satira di Persio non č destinata alla lettura privata, bensì alla recitazione in pubblico ed assume la forma dell'invettiva, č intrisa di quel moralismo arcigno e intransigente che Orazio aveva rifiutato, č pregna di manierismo anticlassico e retorica. Moralista intransigente, Persio afferma che la sua poesia č ispirata dall’esigenza etica di smascherare e condannare il vizio. La poesia contemporanea indica una degenerazione del gusto che č indice di indegnitĂ  morale. Il tema della libertĂ  č svolto secondo una corrucciata dottrina stoica, che contrappone ai vizi umani piů diffusi la libertĂ  del saggio, che si affranca dalle passioni e si fa guidare dalla propria coscienza. Il linguaggio ricorre spesso all’ambito lessicale del corpo e del sesso ed indulge alla deformazione macabra ed allucinata del reale, tipica di un moralismo esasperato. I personaggi sono tipi fissi, Persio privilegia la descrizione del vizio rispetto agli aspetti positivi della rettitudine e mentre Orazio, con indulgenza, cerca un valore morale, Persio č il maestro inflessibile che enuncia dogmaticamente una morale prestabilita e mostra un’aspra aggressivitĂ . La sintassi contorta, l'estrema concisione, l'uso di termini inconsueti e di metafore astruse, restringono la cerchia dei destinatari ad un pubblico letterariamente raffinato.

Anche la satira di Giovenale č destinata alla recitazione davanti ad un pubblico generico ed anche Giovenale si atteggia censore del vizio, riprendendo da Persio invettiva, moralismo arcigno, manierismo anticlassico e retorica pur mantenendo il riferimento alla poesia satirica di Lucilio e di Orazio. Giovenale esprime disgusto per le declamazioni alla moda e la corruzione morale, ma, per premunirsi contro odi e vendette, attacca le generazioni passate. il poeta non crede che la sua poesia possa influire sul comportamento degli uomini, che ritiene irrimediabilmente corrotti, quindi, la sua satira astiosa si limita a denunciare. Rifiuta la morale consolatoria basata sulla filosofia stoica (indifferenza di fronte alle cose concrete, esteriori, ironia e distacco, coltivare i beni interiori). In Giovenale trapela il rancore dell'emarginato, costretto all'umiliante condizione del cliente, attacca le donne emancipate e libere e, nonostante la rabbiosa protesta contro le ingiustizie, l'oppressione e la miseria,esprime disprezzo verso il volgo, i rozzi e gli indotti e verso chiunque eserciti attivitĂ  manuali o commerciali, ostenta orgoglio intellettuale ed astio nazionalistico contro greci e orientali che danneggiano i clienti romani, rivendica agiatezza e riconoscimenti sociali. Nella seconda parte dell'opera, Giovenale si riavvicina alla tradizione della satira ripiegando su una riflessione piů rassegnata di fronte all'insanabile corruzione del mondo, anche se a a tratti, riaffiora la rabbia. Lo stile elevato, mediato da epica e tragedia, trasforma il codice formale del genere satirico bandendo il ridicolo e accostando la satira alla tragedia. L'opera di Giovenale fornisce una ricca documentazione sulla vita quotidiana del tempo, deforma le figure e tratteggia quadri di violenta crudezza.


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