Angelo Poliziano
Angelo Ambrogini (Montepulciano (SI), 1454 - Firenze 1494), detto Poliziano dal nome latino del paese d’origine (Mons Politianus = Montepulciano), letterato italiano.
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2 Opere |
Biografia
Poliziano nacque nel 1454 e, a causa della morte prematura del padre, fu allevato a Firenze, in casa di un cugino. Il Poliziano si formò nell’ambito della fiorente cultura umanistica fiorentina. Imparò il greco dai dotti bizantini che si erano rifugiati a Firenze dopo la caduta di Costantinopoli (1453), ed a sedici anni (1470) cominciò a tradurre l’Iliade di Omero in esametri latini (tradusse i libri dal secondo al quinto) e la sua elegante traduzione suscitò l’ammirazione dei contemporanei. Nel 1473 il Poliziano divenne amico del Magnifico e precettore dei suoi figli (Piero e Giovanni, il futuro Papa Leone X) e per dieci anni ebbe una vita tranquilla ed agiata. Tra il 1470 ed il 1480 si svolge il decennio della sua migliore poesia: le Stanze per la giostra e Orfeo, che sono i suoi capolavori. Dopo la congiura antimedicea dei Pazzi (1478), nel 1479 Poliziano lasciò Firenze, a causa di dissapori con la famiglia Medici, soprattutto con Clarice, moglie di Lorenzo, (a Mantova scrisse l’Orfeo). Da Mantova tornò a Firenze, dopo essersi rappacificato con il Magnifico ed in quello stesso anno gli fu affidata la cattedra d’eloquenza latina e greca (filologia classica), incarico che conservò fino alla morte, avvenuta nel 1494. Al periodo dell’insegnamento nello Studio fiorentino risalgono le principali opere latine.
L’elegante poeta che ricreava i miti classici in una sognante atmosfera, fu anche un dotto conoscitore delle lettere classiche, studioso e postillatore delle antiche opere, e può essere considerato il fondatore della moderna filologia, per il criterio rigoroso, sostenuto da una profonda cultura umanistica e dalla perfetta padronanza del greco e del latino, che egli applicò all’esame dei testi. Il Poliziano fu uno dei nostri maggiori poeti latini, in versi scrisse le elegie e le Praelectiones o prolusioni (discorso introduttivo) ai corsi del suo insegnamento, sempre in latino, ma in prosa, scrisse le prolusioni ad un corso di filosofia aristotelica.
L’Orfeo segue lo schema delle sacre rappresentazioni:
Le dottissime Sylvae sono prolusioni che costituiscono dei veri e propri poemi, dove il poeta mostra la propria cultura e la propria finezza di poeta latino. Furono chiamate Sylvae, ad imitazione di Stazio, per indicarne il carattere di componimenti scritti senza un disegno preciso. Le Sylvae sono quattro:
Opere
Poliziano fu il maggiore esponente dell’umanesimo volgare, fu il poeta del mito, della visione, della natura, della giovinezza serena, dolorosamente insidiata dalla morte. Oltre alle Stanze per la giostra (stanza = strofa di canzone o di altro componimento, spesso in ottave;
ottava = strofa di otto endecasillabi) ed all’Orfeo egli scrisse in volgare numerose altre opere: canzoni a ballo, ballate scherzose, rispetti e strambotti, nei quali il poeta dottissimo aderisce ai gusti ed ai motti popolareschi.
(rispetto = componimento popolare in versi, di carattere amoroso, formato da una strofa di quattro endecasillabi a rime alterne, seguiti da una o due coppie di endecasillabi a rime baciate; strambotto = breve componimento poetico popolare, per lo più in ottave a rima alternata).Stanze per la giostra di Giuliano de' Medici
Le Stanze, una delle gemme della letteratura italiana, furono scritte fra il 1475 ed il 1478, per celebrare la giostra del 28 gennaio 1475 in cui trionfò Giuliano De’ Medici, fratello di Lorenzo. L’opera restò incompiuta quando, nel 1478, Giuliano fu ucciso nella congiura antimedicea dei Pazzi. Il Poliziano si proponeva di celebrare un torneo cavalleresco, ma realizzò solo le prime due parti ed il poemetto risulta un componimento d’argomento amoroso ed idillico (quadretto campestre o pastorale d’incantata serenità ), poiché il poeta si arrestò prima di iniziare la descrizione del torneo. Nei primi due libri, gli unici che furono realizzati, il poeta indugia sugli argomenti che gli erano più consoni: l’amore, la bellezza, le scene idilliche. Egli rappresenta la bellezza e l’amore in descrizioni mitologiche mediate dalla sua profonda cultura umanistica. Idillio, amore e mitologia sono i tre elementi fondamentali delle Stanze. Il primo dei due libri che compongono il poemetto è dedicato alla descrizione dell’innamoramento di Giuliano per una bella ninfa. La donna reale, Simonetta Cattaneo, nota a Firenze per la sua bellezza, è rappresentata come una creatura mitologica che vive in un mondo incantato. Nel secondo libro Cupìdo racconta alla madre Venere l’innamoramento di Giuliano. Le Stanze sono, dunque una celebrazione dell’amore inteso come appagamento ed armonia. L’elemento idillico si trova nelle descrizioni della natura. L’elemento mitologico intesse le Stanze dando più ampio respiro alla creazione fantastica. Le Stanze sono una continua descrizione vivida e leggera della natura, dei personaggi, del giardino e del palazzo di Venere
LOrfeo (o Fabula d’Orfeo)
Fu scritto nel 1480, mentre il Poliziano si trovava a Mantova, in occasione delle nozze di Francesco Gonzaga con Isabella d’Este. L’opera fu composta in due giorni di geniale improvvisazione, l’argomento fu suggerito dai classici: il mitico poeta Orfeo scende nell’Ade (regno dei morti) per riportare sulla terra la moglie Euridice, morta in seguito al morso di una serpe, mentre fuggiva inseguita da un pastore innamorato di lei, ma Orfeo la perde per sempre proprio quando s’illude d’averla salvata.
La prima parte del componimento è costituita da un dialogo tra due pastori, il giovane Aristeo ed il vecchio Mopso. Aristeo racconta del suo amore non corrisposto per Euridice e canta una sua mirabile canzone per sfogare il proprio tormento amoroso. Sullo sfondo appare Euridice, attraverso le parole del garzone Tirsi. La seconda parte descrive la discesa di Orfeo negli Inferi e la definitiva perdita di Euridice. La favola di Orfeo presenta, fin dall’inizio, un mondo dove il vero dramma non esiste: il lamento e la passione di Aristeo si dissolvono nella musicalità dei versi e persino il dolore di Orfeo non è lamento, ma canto.Praelectiones
Sono le prolusioni in versi latini ai corsi del suo insegnamento. Il Poliziano scrisse prolusioni sulle selve di Stazio e sullInstitutio di Quintiliano, su Persio e su Svetonio. Prolusioni latine in prosa
Elegie latine
Miscellanea (1489)
In quest’opera emerge il Poliziano filologo. Si tratta d’appunti ricavati dalle sue lezioni accademiche. Trattano svariati argomenti: interpretazione dei testi classici, correzione d’errori nell’edizione dei testi, storia d’antichi manoscritti, realizzata attraverso molteplici confronti e con il supporto di tutte le notizie in proposito. Per tali principi filologici il Poliziano è considerato il fondatore della moderna filologia. Nel Poliziano coesistono il filologo colto e prudente, l’erudito umanista ed il poeta originale e spontaneo, interprete della nuova concezione umanistica della realtà e dell’individualità dell’uomo, capace di sviluppare un linguaggio nuovo
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