Barzanò
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Paese: | Italia |
Regione: | Lombardia |
Provincia: | Lecco di Lecco (LC ) |
Latitudine: | 45° 44‘ Nord |
Longitudine: | 9° 19‘ Est |
Altitudine: | 370 m s.l.m. |
Superficie: | 3,58 km2 |
Popolazione: - Totale - Densità | 4.871 1361 ab/km2 |
Frazioni: | Torricella, San Feriolo, Dagò, Villanova |
Comuni limitrofi: | Cremella, Sirtori, Viganò, Monticello Brianza, Barzago |
CAP: | 23891 |
Prefisso telefonico | 039 |
Codice ISTAT: | 097006 |
Codice fiscale: | A686 |
Abitanti (nome): | barzanesi |
Sito istituzionale: | barzano.it |
Table of contents |
1..1 Le origini
1.1 Monumenti1..2 Dal Medioevo, castelli e ville 1..3 Luciano Manara 1..4 Fratelli Besana 1..5 Gli ultimi anni 3 Istruzione |
due tombe del IV secolo |
Le origini di Barzanò si perdono nei tempi più lontani. Si ha ragione di credere che esistesse fin dalla preistoria, se si considera che nel 1905 nel territorio di Barzanò, nei pressi della stazione tranviaria allora esistente, venne ritrovata una tomba a cremazione, attribuita alla prima età del ferro, compresa fra il mille circa ac. e l'invasione gallica del 400 a.c., prima che i Romani dessero un nome al luogo. Comunque, della civiltà gallica in Brianza poche sono le testimonianze rimaste e nessuna che si riferisca a Barzanò.
Del successivo periodo romano, invece, non mancano tracce notevoli, fra le quali le tombe ad inumazione rinvenute nel 1959 fra Barzanò e la frazione di San Feriolo, lungo la strada provinciale (davanti al consorzio agrario), prive di qualsiasi segno cristiano, ma con un cospicuo corredo funebre con oggetti in terracotta verniciata, vetro, ferro, bronzo cesellato e piccoli oggetti di metallo, fra i quali sei monetine. Da ricordare, anche, fra le vestigia romane, due are votive sacrificali dedicate a Giove Summano con iscrizioni di cui non si è potuta stabilire la data, ma che si presume appartengano al III o IV sec. Da queste are si rileva il nome di Novelliano Pandaro, al quale si riferisce una delle iscrizioni, appartenente a facoltosa famiglia romana.
Sia che Novelliano Pandaro verso la fine del IV secolo dimorasse in Barzanò, sia che vi si rifugiasse da Milano in una sua villa costruita nella località , a lui, alla sua famiglia e discendenti Barzanò deve la conservazione nei tempi, dell'impronta della sua romanità avendo mantenuto il titolo specifico di "Villa Barzanorum" anche durante le successive invasioni barbariche.
barzanese, storico |
Secoli di stragi, devastazioni, violenze e lotte caratterizzarono il lungo periodo, ponendo in fuga gran parte delle popolazioni. Con l'avvento dei Longobardi, molte famiglie di questi si erano stabilite in Brianza, dove ebbero corti e ville con poderi e vigneti e soprattutto boschi. Non si ha, però, notizia che in Barzanò avesse preso sede una famiglia longobarda perchè il tempo, l'incuria degli uomini e l'indifferenza generale non hanno conservato nè documenti, nè testimonianze, nè memorie di quei tempi fortunosi e lontani della nostra storia. Si può dire, perciò, che dal V secolo sino al primo quarto dell'XI su Barzanò si sia disteso un velo di oscurità , benchè il villaggio abbia sicuramente continuato a vivere secondo la tarda tradizione romana. Il Beretta scrive, a questo proposito, che "probabilmente il latifondo di Novelliano Pandaro si sarà trasformato in corte dei Longobardi e successivamente, in feudo".
Il documento più antico, anzi l'unico che si conosca di quei lontanissimi tempi e nel quale il nome di Barzanò viene fatto per la prima volta, è un diploma del 4 ottobre 1015 con il quale l'imperatore e re d'Italia Enrico II donava, da Maresburg, ad Alberico Vescovo di Como e ai suoi successori, con facoltà di tenere, conservare o alienare, la corte di Barzanò con tutte le sue dipendenze, confiscata ai ribelli Ugo e Berengario, figli del conte Sigifredo cui la corte era venuta ad appartenere
Dal Medioevo, castelli e ville
parco di villa Moizzi |
Comunque, si può ritenere che Barzanò medievale consistesse nel castello signorile con poche casupole attorno ad altre sparse nel territorio della corte. Nessun documento è giunto a noi per dirci quando e da chi fosse stato costruito il castello. Si crede eretto da un certo Rothfurt scudiero di Astolfo penultimo re dei Longobardi, da questi creato conte perchè nella battaglia della Chiusa delle Alpi contro Re Pipino, ferito, fu da lui sottratto alla mischia ed a morte certa.
L'unica notizia sicura, è che alla fine del X secolo il conte Sigifredo, ricchissimo e potentissimo signore, di discendenza franco-borgognona, sceso in Italia dopo la caduta del regno longobardo, oltre a molti beni nel varesotto e fuori del milanese, possedeva anche la corte di Barzanò, ma in quale anno egli fosse venuto in possesso della corte e perchè è del tutto ignoto. Si ritiene probabile che la sua morte sia avvenuta alla fine del X secolo, lasciando la successione ai figli Ugo, conte, e Berengario prete fautori di Re Arduino. Questi furono spodestati e cacciati in esilio dall'imperatore tedesco Enrico II nominatosi Re d'Italia nel 965. Alberico Vescovo di Como, elettore di Enrico II, pensò bene di appropriarsi del feudo dei profughi, perciò recatosi a Maresburg, ottenne dall'imperatore l'investitura con diritto di vendere, alienare ecc. la corte di Barzanò, con diploma del 4 novembre 1015: cosa che Alberico non tardò a fare, dato che negli archivi non c'è traccia di alcuno suo atto di autorità . Possiamo dire che con questa carta Barzanò entra nella storia della Brianza ufficialmente, con tutto il suo vasto e fertile territorio, composto di terre colte e incolte, vigne, campi, pascoli, selve, mansi, masserizi, acque, mulini, case, servi e aldi, tutti elencati nel diploma. Ciò che si sa è che tutto l'insieme patrimoniale di Barzanò costituiva, allora, un unico complesso, la "longobarda corte" la cui economia era costituita dai possedimenti terrieri e dal lavoro servile vincolato. In quell'epoca feudale "la corte", scrive il Beretta, "volgeva la sua vita in un regime chiuso. Ogni corte era come un piccolo mondo che bastava a se stesso, producendo quel tanto che era necessario al consumo interno. In tal regime economico, non poteva esserci posto per una vera industria ed un commercio; i pochi scambi occorrenti si svolgevano per lo più col baratto dei prodotti in natura e manufatti casalinghi e raramente in moneta. Di grande importanza, perciò, erano allora le grandi proprietà terriere laiche, ecclesiastiche e monastiche".
Con l'avvento dei liberi Comuni Lombardi, che daranno vita ad una economia più aperta ed espansiva, scrive ancora il Beretta "verranno di riflesso spezzandosi a poco a poco anche nelle campagne le barriere curtensi (da corte o cortile, spazio cintato intorno alla casa padronale); ad una economia naturale a mercato chiuso, subentrerà ben più largamente di prima, quella monetaria". Anche per Barzanò, il vasto podere con la casa padronale e le annesse proprietà , avrebbe assunto il significato di "villaggio".
Dopo la distruzione del castello avvenuta nel 1222, l'area occupata dallo stesso venne forse acquistata da un nobile milanese della famiglia dei Pirovano, già proprietaria di fondi in Barzanò.
Delle antiche famiglie della Barzanò medievale sono da ricordare, principalmente, quelle dei Nava e degli Origo di Torricella. I Nava provenivano dal villaggio di Nava, situato sul colle di Brianza, e diedero luogo a due casate: quella di Barzanò e l'altra di Monticello. Quella di Barzanò durò più a lungo, tanto da essere presente ancora nello scorcio del secolo XV, per estinguersi poi nei conti Lurani alla prima metà del XIX secolo. Sin dalla prima metà del 1500 era presente in Barzanò la famiglia Origo di Torricella, proveniente da Paderno Robbiate, che verso la metà del secolo XVIII sarebbe risultata la maggiore proprietaria terriera del comune di Barzanò. Compresa nel contado della Martesana, agli inizi del 1400, Barzanò divenne sede del Capitanato. Concessa in feudo ai Pozzo, nel 1650 riscattò la prima libertà dalla infeudazione, ma nel 1732 ne vennero ancora investiti i Nava.
Nasce una zona industriale destinata alla edificazione per le aziende artigiane e industriali e la rete delle comunicazioni si fa più completa, sia nell'ambito territoriale del comune, sia per quanto riguarda i collegamenti con le città e i comuni vicini.
Interventi urbanistici di grande importanza rinnovano la struttura e i servizi del paese: i nuovi complessi scolastici, la nuova Piazza del Mercato, il complesso consortile delle Piscine e il Centro Sportivo Paolo VI. Nel multiforme settore artigiano-industriale Barzanò vede presenti oggi, con le loro organizzazioni imprese di molti comparti produttivi: carpenterie metalliche, produzioni tessili, lavorazioni delle materie plastiche, imprese per la costruzione di macchine speciali, manufatti in cemento e rivestimenti plastici, semilavorati in legno, arredamento e produzioni alimentari. A queste numerose e moderne attività produttive, si affiancano quelle commerciali e di servizi.
Diverse aziende che hanno iniziato la loro attività a Barzanò, e fondate da barzanesi, hanno ormai un respiro europeo o mondiale. Ne sono un esempio tra le altre la F.lli Beretta nel capo dell'alimentazione e la Longoni Sport per il commercio di articoli sportivi.
Diminuita invece necessariamente, nella sua tradizionale importanza primaria, l'agricoltura oggi è presente nell'area barzanese soprattutto e prevalentemente, con colture di frumento, mais e foraggi.
Il gemellaggio con la cittadina della Francia centrale Mézières en Brenne, ha aperto ai barzanesi una finestra europea di proficui scambi culturali. I ragazzi hanno avuto la possibilità di vivere a Mézières esperienze nuove, mentre numerose famiglie di Barzanò hanno ospitato ragazzi francesi con la nascita di conoscenze e amicizie che continuano nel tempo.
Nel campo sportivo da questa cittadina sono venuti atleti che hanno avuto riconoscimenti nazionali. Grande merito ha la società sportiva Luciano Manara, che, nata nel lontano 1909 ha dato notevole contributo nella formazione di giovani sportivi in diverse discipline, ne sono un esempio Franco Lievore e Roberto Caremi, che alcuni anni fa hanno dato il loro apporto a compagini nel massimo campionato di calcio nazionale.
A fine anni settanta, Nando Spreafico valente meccanico e pilota automobilistico (figlio di Alberto, campione di motociclismo) ha raggiunto i massimi livelli nel campo delle quattro ruote, vincendo il campionato italiano per monoposto di Formula 3.
Nel campo artistico, talenti di grande qualità hanno avuto i natali e hanno lavorato a Barzanò, ne è un esempio Livio Cazzaniga, prolifico pittore tuttora attivo.
Barzanò si inserisce, infine, in tutto il contesto socio-economico del Lecchese in un'ottica di razionale, meditato e promettente sviluppo, che si riflette anche nell'ambito delle sue strutture scolastiche e dei servizi di utilità pubblica aprendo alla popolazione favorevoli prospettive per il proprio futuro.
All'interno sono rimasti i resti del battistero ottagonale con la vasca ad immersione costruita in marmi rossi. Una cupola ora andata perduta, sostenuta da otto colonnette in marmo bianco copriva il battistero al quale si accedeva scendendo alcuni gradini.
Nel secolo scorso la chiesa fu sottoposta a radicale restauro, che portò alla scoperta dell'ampliamento ottenuto con l'aggiunta della parte anteriore. Sulla facciata della piccola chiesa, sopra il portoncino d'ingresso, era ancora parzialmente visibile un affresco della Madonna con due angeli adoranti; il dipinto era decorato da una ghirlanda di melograni e viti, esempio della simbologia cristiana. Nella chiave del portale su una lapide bianca si legge un misterioso nome: "Qui fecit hoc opus appellatur Serin Petrus".
Il testo dell'articolo è stato tratto dal sito ufficiale del comune [1] dove si possono trovare ulteriori informazioni.