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Battaglia di Maratona

   

La Battaglia di Maratona (Settembre 490 AC) fu il momento culminante del primo tentativo del re Dario I di Persia volto alla conquista della Grecia. L'unione della Grecia all'impero persiano avrebbe reso sicura la porzione piů debole del confine occidentale.

Table of contents
1 Antefatti
2 La battaglia
3 Conseguenze
4 Conclusioni

Antefatti

Battaglia di Maratona
Conflitto Guerre persiane
Data Settembre, 490 AC
LocalitĂ  Maratona, Grecia
Risultato Vittoria dei greci
Combattenti
CittĂ  stato della Grecia Persia
Comandanti
Milziade
Callimaco polemarco di Atene
Dario I di Persia
Artaferne
'Forze
Circa 10.000 Circa 26.000
Perdite
192 6.400
Nel 510 AC i cittadini di
Atene con l'aiuto di Cleomene I re di Sparta espulsero dalla città Ippia (figlio di Pisistrato), loro tiranno. Ippia quindi scappò e raggiunse la corte di Dario in cerca di assistenza.

Dopo il fallimento della Rivolta ionica (499 AC - 494 AC), Dario aveva l'intenzione di soggiogare i greci e punirli per la loro partecipazione alla rivolta. Nel 492 AC Dario quindi spedì un esercito verso la Grecia sotto il comando di suo genero Mardonio. Questa armata indebolì la Tracia e costrinse Alessandro I di Macedonia a sottomettersi di nuovo alla Persia. Comunque, nel tentativo di avanzare in Grecia la maggior parte della flotta di Mardonio naufragò a causa di una tempesta costringendolo alla ritirata in Asia.

Dario venne a conoscenza da Ippia che gli Alcmeonidi, una potente famiglia ateniese, erano contrari a Milziade ed erano pronti ad aiutare Ippia. Essi erano anche pronti ad accetare le richieste persiane ottenendo in cambio il perdono per il loro ruolo nella rivolta ionica. Dario sperava di trarne vantaggio per catturare Atene, isolando così Sparta e permettendogli di prendere il resto della Grecia. Per ottenere la ribellione degli ateniesi sarebbero dovute accadere due cose: bisognava spingere la popolazione alla rivolta e l'esercito avrebbe dovuto lasciare la città.

Per realizzare il primo presupposto, Dario pianificò la cattura di Eretria, la città avrebbe offerto una scarsa resistenza e la sua caduta avrebbe terrificato gli ateniesi. Per realizzare il secondo presupposto l'esercito di Dario, ora guidato da Artaferne, figlio di un satrapo di Sardis e da Dati un ammiraglio proveniente dalla regione asiatica chiamata Media (Mardonio era stato ferito nell'attacco precedente) ai primi di Settembre del 490 AC fu fatto sbarcare nella Baia di Maratona per minacciare un attacco terrestre verso Atene. Questo esercito probabilmente era composto al massimo da 25.000 fanti e da 1.000 cavalieri.

Le navi da trasporto persiane, scortate dalla flotta da guerra, salparono da Samos dirette a Naxos e raggiunsero Carystos nella costa sud dell'Eubea. Da qui navigarono nel canale eubeo verso Eretria, arrivati ad Eretria i propositi di questa flotta divennero chiari ai greci.

Gli eretriani inviarono una richiesta urgente di aiuto ad Atene. Gli ateniesi accettarono, ma realizzarono di avere necessitĂ  di aiuto. Inviarono quindi un corriere verso Sparta e probabilmente un messaggero verso Platea. Il corriere arrivò a Sparta il 9 settembre e gli spartani acconsentirono ad aiutare gli ateniesi ma fecero notare che non avrebbero potuto partire per la guerra dopo la festa di Carnea cioč il primo giorno di luna piena (la notte tra il 19 e il 20 settembre).

Artaferne prese una parte dell'esercito persiamo e pose sotto assedio Eretria. Il resto dell'esercito , guidato da Dati salpò di nuovo e sbarcò nella Baia di Maratona. L'esercito ateniese, composto di circa 9.000 - 10.000 uomini, guidato da Callimaco il polemarco e accompagnato da 10 generali marciò verso nord. Quando Callimaco seppe che i persiani erano approdati nella Baia di Maratona voltò a destra e raggiunse la valle di Avlona accampandosi vicino al tempio di Ercole, qui circa mille plateesi raggiunsero Avlona e si unirono ad Artaferne.

Dalla disposizione dell'esercito persiano era chiaro che non avevano intenzione di marciare su Atene, gli ateniesi quindi rimasero sulle loro posizioni aspettando per otto giorni l'arrivo degli spartani.

La battaglia

Durante il nono giorno divenne chiaro agli ateniesi che, grazie ad un inganno, Eretria era stata catturata. Questo signficava che Artaferne era libero di muoversi e poteva attaccare Atene. Il 21 settembre, l'esercito ateniese uscì allo scoperto e fronteggiò l'esercito persiano. Probabilmente fu una decisione presa da tutti i generali, benchč Erodoto riferisce che gli ateniesi si avvicendavano al comando e quel giorno il comandante fosse Milziade e che ebbe un ruolo importante nel convincere gli altri comandanti ad attaccare. Secondo il racconto di Erodoto cinque strateghi votarono per l'attacco e cinque contro, ma essendo Callimaco il polemarco il suo voto favorevole all'attacco diede il via alla battaglia.

Per evitare gli arceri, che formavano il grosso dell'esercito persiano, il piano dei greci consisteva nell'avanzare in formazione fino al limite della gittata degli arceri nemici, circa a 200 metri di distanza, quindi avanzare di corsa per serrare i ranghi velocemente e portare la fanteria pesante a distanza d'attacco. Questa tattica avrebbe condotto i greci ad un attacco disordinato, ma questo era preferibile rispetto alla pioggia di frecce degli arcieri. Il centro dell'esercito greco fu ridotto a quattro linee rispetto alle solite otto per rendere la linea piů lunga e ridurre la sovrapposizione con le linee persiane. Le ali invece furono mantenute ad otto linee.

La fanteria pesante greca, gli opliti, era molto piů pesantemente corazzata rispetto alle truppe persiane e la loro picca dava un raggio d'attacco maggiore rispetto alla corta lancia e alla spada dei soldati persiani. D'altra parte i persiani avevano il vantaggio dell'arco che quasi tutti loro portavano (vantaggio reso nullo dall'armatura pesante dei greci) e del numero.

Mentre il centro greco avanzava sotto una violenta pioggia di frecce le ali avanzando si mossero piů avanti superandolo. Quando i centri degli schieramenti arrivarono a contatto i persiani si aprirono una breccia e spinsero indietro i greci. Ma mentre al centro i greci si ritiravano inseguiti dall'esercito persiano, le ali greche si mossero verso l'interno riducendo la linea di battaglia. Il risultato fu una manovra a tenaglia e la battaglia finì quando l'intero esercito persiano ruppe le linee e scappò verso le navi e furono inseguiti dai greci.

Ecco il resoconto di Erodoto: "La battaglia ingaggiata a Maratona durò lungo tempo. E al centro, dove erano schierati i Persiani e i Saci, loro alleati, avevano la meglio i barbari: sicchĂ© da questa parte essi vincevano e, sgominate le file avversarie, inseguivano i nemici all'interno del paese. Alle due ali invece erano piů forti ateniesi e plateesi. Ma questi, pur essendo vincitori, non si diedero ad inseguire la parte dei barbari che sfuggiva, mentre, facendo una conversione delle due ali, presero a combattere contro quelle truppe che in quel momento avevano la meglio sugli ateniesi al centro, e la vittoria così arrise agli ateniesi."

Erodoto racconta anche che morirono 6.400 persiani e 192 ateniesi.

Conseguenze

Appena Dati prese il mare, gli ateniesi marciarono verso Atene. Arrivarono in tempo per prevenire l'attacco di Artaferne. Vedendo persa l'opportunità Artaferne riprese il largo e se ne andò in Asia. Gli spartani arrivarono a giochi fatti, visitarono il luogo della battaglia e furono daccordo nell'affermare che gli ateniesi avevano avuto una grande vittoria.

I greci sconvolsero i persiani, che non erano stati sconfitti in una battaglia campale da molte decadi. Vedendo che i persiani non erano imbattibili, a seguito della sconfitta di Maratona molte popolazioni soggette alla loro legge si sollevarono e l'ordine fu ristabilito solo dopo alcuni anni.

Il comune nemico persiano aiutò le città stato a creare una sorta di solidarietà tra loro. La vittoria solidificò il credo che i greci fossero "civilizzati" e gli asiatici fossero solamente dei "barbari".

Conclusioni

La battaglia di Maratona non fu una vittoria decisiva sui persiani. Comunque fu la prima volta che i greci ebbero la meglio sui persiani in una battaglia terrestre, e "la loro vittoria diede ai greci la fiducia nel loro destino: resistere per tre secoli durante i quali nacque la cultura occidentale" (J. F. C. Fuller "Storia militare del mondo occidentale")

La leggenda vuole che quando i cittadini di Atene furono consci dell'invasione persiana, mandarono un soldato chiamato Filippide il quale, secondo Erodoto (libro IV, 105) corse dalla cittĂ  di Maratona fino a Sparta chiedendo aiuto. Un altra leggenda racconta che Filippide corse da Maratona fino ad Atene annunciando la vittoria e poi collassò e morì. Questa leggenda fu la base per la moderna maratona. La distanza della maratona moderna č basata sulla distanza tra Maratona e Atene.


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