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Dialetto bergamasco

Il dialetto bergamasco appartiene al ceppo dei gallo-italici ed è affine ai molti dialetti parlati in Lombardia ed in Canton Ticino. È una lingua neolatina formatasi nel periodo delle dominazioni longobarde di cui alcuni termini compaiono in documenti scritti anteriori all'anno mille.

Oltre a quello parlato nel capoluogo, che può essere considerato centrale sia in termini geografici che linguistici, ne esistono numerose varianti locali, alcune circoscritte anche a piccole comunità montane, che si differenziano tra loro per alcune peculiarità del lessico e della pronuncia di alcuni suoni.

Tra le principali varianti si possono annoverare quelle della Valle Imagna, della media e alta Valle Seriana, della Valle Gandino, della Valle Brembana e della Valle di Scalve. Nelle zone di pianura prevale l'uso dei suoni aspirati e, muovendosi verso le provincie vicine, il lessico risulta ibridato da quello delle parlate confinanti.

È un dialetto piuttosto aspro e secco, soprattutto nelle varianti parlate nelle zone montane, e ciò è principalmente dovuto alla sua origine, dato che fino al "boom economico" degli anni 60, le principali attività in terra bergamasca erano legate alla pastorizia ed all'agricoltura.

Il bergamasco possiede una fonetica simile a quella degli altri dialetti lombardi, dai quali invece si differenzia per alcune peculiarità grammaticali.

Possiede nove suoni vocalici - a, é, è, i, ó, ò, ö, u, ü - ed alcuni gruppi di suoni consonantici non presenti nella lingua italiana - come l'unione di 's' + 'c dolce' nella parola "s-cèt" (bambino).

vedi anche:

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