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Gianni Agnelli

Giovanni Agnelli (meglio noto come Gianni ed anche detto l'Avvocato - Torino,Italia, 12 Marzo 1921 - 24 Gennaio 2003), fu un grande industriale ed imprenditore italiano, comproprietario e dirigente della Fiat.

Figlio di Edoardo Agnelli (1892-1935) e di Virginia Bourbon del Monte (1899-1945), Gianni Agnelli fu soprattutto il nipote dell'omonimo senatore Giovanni Agnelli, dal quale ereditò nel 1966 il comando dell'azienda di famiglia dopo un periodo di "reggenza" da parte di Vittorio Valletta. Fu proprio Valletta, allora uno degli ultimi superstiti della fondazione, ad instradare il giovane Gianni alla conduzione di un'azienda tanto delicata quanto strategica, ed a istruirlo specialmente sui rapporti con il mondo della politica. Gianni Agnelli portò la Fiat a crescere sino a divenire la più grande impresa italiana, ed una fra le maggiori case automobilistiche d'Europa; parallelamente sviluppò anche le aziende collegate e minori, con società operanti anche nel settore della tecnologia militare e strategica. Agnelli e Fiat sarebbero presto divenuti un tutt'uno nella comune accezione, Agnelli voleva dire Fiat e, soprattutto, Fiat voleva dire Agnelli.

Nel periodo bellico aveva seguito un corso di istruzione presso la Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo, nelle vicinanze di Torino, e si era laureato in giurisprudenza all'università del capoluogo sabaudo. Fu arruolato in un reggimento di carristi ed inviato verso il fronte russo e poi su quello nord-africano, riportando ferite. Dopo l'armistizio fu ufficiale di collegamento con le truppe alleate.

Agnelli aprì fabbriche Fiat in tutto il mondo, dalla Russia (allora ancora Unione Sovietica) al Sud America ed intraprese un intreccio di alleanze e joint-ventures (come, ad esempio, quella dell'Iveco) che segnò un punto di svolta della mentalità imprenditoriale dell'epoca. Negli anni 1970, in corso di crisi petrolifera, cedette alla Lafico, una compagnia libica riconducibile al colonnello Gheddafi, una quota pari al 10% delle azioni della Fiat, che ebbe poi a ricomprare anni dopo.

I suoi rapporti con le sinistre italiane, specialmente con il PCI di Enrico Berlinguer, rappresentarono l'essenza delle relazioni industriali con le forze politiche e specialmente con i sindacati. Il conflitto vide memorabilmente questi ultimi soccombere quando negli anni 1980 uno sciopero generale che aveva portato al blocco della produzione, fu spezzato dalla cosiddetta "marcia dei Quarantamila", dal numero dei lavoratori che ad un certo momento rientrarono in fabbrica e ripresero il lavoro. Questa azione segnò un punto di svolta ed una brusca caduta del potere sino ad allora detenuto dai sindacati in Italia, che non ebbero piu', in seguito, eguale influenza sulla societa' e sulla politica nazionale. Va ricordato che durante gli anni di piombo all'interno del sindacato si ipotizzo' potessero essersi infiltrati terroristi, ed a seguito di diversi omicidi di dirigenti e funzionari della Fiat (perpetrati da Brigate Rosse, Prima Linea, NAP), si avanzo' infatti il terribile sospetto che il sindacato potesse averli in qualche modo coperti.

Agnelli fu nominato senatore a vita nel 1991, e si iscrisse al Gruppo per le Autonomie; fu ammesso alla Commissione Difesa del Senato.

Al principio degli anni 2000, Agnelli apri' agli americani della General Motors coi quali stabili' un'intesa che prevedeva a gradi un progressivo ingresso del capitale straniero nella Fiat. La recente crisi economica del settore auto del Gruppo Fiat trovo' Agnelli già in lotta contro il cancro, ed egli pote' prendere solo una limitata partecipazione negli eventi.

La figura di Gianni Agnelli fu anche intimamente legata alla storia della Juventus, la squadra di calcio del capoluogo piemontese. Le sue quotidiane telefonate delle 6 del mattino al celebre presidente Giampiero Boniperti, effettuate da dovunque fosse, qualunque cosa stesse facendo, sono quantomeno leggendarie.

Conosciuto anche come l'Avvocato, pur senza mai avere avuto rapporti con la carriera forense, Agnelli rappresento' la figura più importante, ed insieme più prestigiosa, dell'economia italiana, un simbolo del capitalismo durante la seconda meta' del XX secolo, e da alcuni fu guardato come il reale "Re d'Italia". Un uomo colto, dotato di un senso dell'umorismo sui generis, fu probabilmente l'italiano più noto all'estero, legato da relazioni di profondo spessore con banchieri e politici internazionali (alcuni dei quali, come Henry Kissinger, divennero anche suoi amici personali). Fu anche considerato una persona elegante. Nel 2002 lasciò alla città di Torino un immenso patrimonio di quadri, devolvendo la sua straordinaria pinacoteca alla fruizione dei cittadini.

I non pochi detrattori sottolineano che in tutta la sua attività Agnelli avrebbe principalmente anteposto gli interessi della famiglia, e suoi personali, a qualsiasi interesse collettivo, talvolta anzi a scapito degli interessi nazionali. La Fiat, si osserva, è stata sempre trattata dal governo italiano con una sorta di reverenza istituzionale, quasi che le fosse attribuita una sorta di immunità legale e fiscale. Agnelli, poi, fu anche visto come "affamatore", l'uomo che continuava ad arricchirsi mentre l'Italia impoveriva. Agnelli non replicò mai a queste accuse.

Il nipote John Elkann è indicato come uno fra i suoi più probabili successori.


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