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Giorgio Almirante

Giorgio Almirante (Salsomaggiore, 27 giugno 1914 - Roma, 22 maggio 1988 )

Giorgio Almirante è stato, nel corso della prima repubblica, il più importante esponente del Movimento Sociale Italiano, partito di chiara ispirazione fascista. Almirante nacque a Salsomaggiore, in provincia di Parma, il 27 giugno 1914. Successivamente si trasferì a Torino e quindi a Roma. In questa città inizia la sua carriera come cronista presso il quotidiano fascista "Il Tevere" dove lavora fino al 1943 e di cui fu caporedattore. Contemporaneamente, dal 1938 al 1942, collabora alla rivista "La difesa della razza" come segretario di redazione.

Diverse le tesi da egli sostenute in tale rivista. In primo luogo fu sua preoccupazione la penetrazione delle tesi razziste provenienti dalla Germania, che già avevano portato all'approvazione nel 1938 delle leggi razziali, e che faticavano ad imporsi nella società italiana dove erano percepite come un elemento estraneo alla cultura nazionale forzatamente introdotto in Italia. All'accusa strisciante che il regime si stesse appiattendo sempre più sulle posizioni naziste Almirante, già nell'ottobre del 1938, rispondeva che "il razzismo è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l'Italia abbia mai tentato. Chi teme ancor oggi che si tratti una imitazione straniera non si accorge di ragionare per assurdo: perché è veramente assurdo sospettare che il movimento inteso a dare agli italiani una coscienza di razza […] possa servire ad un asservimento ad una potenza straniera".

Ancora nel maggio del 1942 Almirante, nell'articolo "Contro le pecorelle dello pseudo-razzismo antibiologico", ribadiva l'adesione del regime alle tesi razziste rispondendo alle accuse che esse fossero un corpus estraneo alla cultura cattolica e nazionale: "Noi vogliamo essere, e ci vantiamo di essere, cattolici e buoni cattolici. Ma la nostra intransigenza non tollera confusioni di sorta […] Nel nostro operare di italiani, di cittadini, di combattenti – nel nostro credere, obbedire, combattere – noi siamo esclusivamente e gelosamente fascisti. Esclusivamente e gelosamente fascisti noi siamo nella teoria e nella pratica del razzismo".

Dopo aver partecipato alla campagna d'Africa, con l'armistizio dell'otto settembre e la successiva creazione della Repubblica Sociale Italiana, Almirante passa a Salò arruolandosi nella Guardia Nazionale Repubblicana con il grado di capomanipolo. Successivamente, dopo aver ricoperto i ruoli di capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare e di attendente di Mussolini, passa al ruolo di tenente della brigata nera dipendente dal Minculpop, come veniva chiamato il Ministero della cultura popolare. In questa veste, al pari delle altre camicie nere, si impegnò nella lotta ai partigiani in particolare in Val d'Ossola e nel grossetano. Qui, il 10 aprile 1944, fece affiggere un manifesto, da lui stesso firmato, con cui imponeva la coscrizione militare precisando che "tutti coloro che non si saranno presentati saranno considerati fuorilegge e passati per le armi mediante fucilazione nella schiena".

Dal 25 aprile 1945 fino al settembre 1946 rimane in clandestinità Il 26 dicembre 1946 Almirante partecipa a Roma alla riunione costitutiva del "Movimento sociale italiano" (MSI). Nel nuovo partito assunse la carica di Segretario, che mantenne fino al 1987 quando fu sostituito per suo volere da Gianfranco Fini, già segretario del Fronte della gioventù. Già malato, il 24 gennaio 1988 fu eletto presidente del partito dalla maggioranza del comitato centrale. Morì a Roma il 22 maggio dello stesso anno.


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