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Giovanni Pascoli

"Il poeta č poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno č, sia con pace del maestro, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente piů il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra ..." - (G.Pascoli - da "Il fanciullino"1)

Giovanni Pascoli (nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855 e morto a Castelvecchio di Braga Bologna il 6 aprile 1912) č stato un poeta italiano di fine ottocento la cui poesia era caratterizzata da una metrica formale con endecasillabi sonetti e terzine coordinati con grande semplicitĂ . Nonostante la classicitĂ  della forma esterna Pascoli ha saputo rinnovare la poesia nei suoi contenuti, toccando temi fino allora trascurati dai grandi poeti. Capace di far capire nella sua prosa il piacere delle cose piů semplici viste con la sensibilitĂ  infantile che ogni uomo porta dentro di sĂ©.

Pascoli č sempre stato nella vita un personaggio malinconico, rassegnato alle sofferenze della vita e alle ingiustizie della societĂ , convinto che la societĂ  che predominava in quel periodo era troppo forte per essere vinta, nonostante ciò seppe conservare un senso profondo di umanitĂ  e di fratellanza.

Table of contents
1 Biografia
2 Il periodo anarchico
3 Gli anni dell’insegnamento
4 Myricae
5 Il poeta e il "fanciullino"
6 Bibliografia
7 Link

Biografia

Quarto di sette figli, Pascoli nasce da Ruggero, amministratore di una tenuta dei principi di Torlonia, e da Caterina Allocatelli Vincenzi. Il 10 agosto del 1861, mentre stava tornando a casa dal lavoro, il padre venne ucciso (pare per essersi opposto al brigantaggio) da uno sconosciuto; questo lutto gettò la famiglia in gravi difficoltà economiche. Un anno dopo, perse la madre e la sorella maggiore Margherita. Morirono poi anche i fratelli Luigi e Giacomo. Questi fatti influenzarono molto la sua vita e accentuarono la sua malinconia e incrementarono la sua unica passione: la poesia.

Nonostante le disgrazie che lo avevano colpito, Giovanni continua gli studi, frequenta il collegio dei Padri Scolopi ad Urbino e il Liceo a Rimini, e potč iscriversi alla facoltĂ  di lettere dell’UniversitĂ  di Bologna grazie a una borsa di studio vinta dopo un esame sostenuto alla presenza di Giusuč Carducci.

Il periodo anarchico

A Bologna, dopo la laurea inizia a frequentare un gruppo di anarchici e socialisti e si iscrive all’Internazionale socialista. Nel settembre 1879 viene arrestato in seguito alle rappresaglie che seguirono l’attentato alla vita di Re Umberto I di Savoia a Napoli ma, risultato estraneo ai fatti, venne scarcerato tre mesi dopo nel mese di dicembre.

Spaventato dall’esperienza del carcere abbandona la politica e si getta sempre piů nella poesia. Per qualche anno vive di stenti e interrompe per diverse volte gli studi non potendo usufruire della borsa di studio a causa del suo arresto .

Gli anni dell’insegnamento

Nel 1882 si laurea in greco e, grazie a una raccomandazione del Carducci, riesce ad essere assunto come insegnante all’universitĂ  di Matera. Venne trasferito poi a Massa dove si fece raggiungere da due sue sorelle: una di esse, Ida, si sposerĂ  (dando al poeta un grande dolore), mentre l’altra, Maria detta Mariů, resterĂ  con lui per il resto della sua vita. Trasferitosi poi a Livorno, insegnerĂ  per sette anni, arrotondando lo stipendio dando lezioni private agli studenti.

Myricae

Nel 1891 esce la prima edizione di Myricae, una raccolta di poesie definite dallo stesso Pascoli modeste, che racchiudono temi familiari e campestri. L’anno seguente vince la prima medaglia d’oro in un concorso di poesia ad Amsterdam (premio che vincerà per altre dodici volte).

Dal 1897 al 1903 insegna latino all’università di Messina, e col ricavato della vendita di alcune medaglie d’oro vinte nei concorsi, compra una casa a Castelvecchio. Nel 1905 assume la cattedra di letteratura all’università di Bologna succedendo a Carducci.

Il poeta e il "fanciullino"

Uno dei tratti salienti per i quali Pascoli č passato alla storia della letteratura č la cosiddetta poetica del fanciullino, da egli stesso così bene esplicitata appunto nello scritto omonimo apparso sulla rivista "Il Marzocco" nel 1897.

In tale scritto, Pascoli dĂ  una definione assolutamente compiuta - almeno secondo il suo punto di vista - della poesia, vista come la perenne capacitĂ  di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si č ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. Poesia quindi non come ragione o, peggio, come semplice logos, ma come possibilitĂ  di attribuire significati alle cose che ci circondano, viste da un punto di vista assolutamente soggettivo.

Pascoli fu anche commentatore e critico dell’opera di Dante e diresse inoltre la collana editoriale "Biblioteca dei popoli".

Nel 1912 muore a causa di un cancro all’addome a Bologna e viene sepolto nel cimitero di Castelvecchio di Barga.

Bibliografia

  • 1897 - Il fanciullino1 (scritto pubblicato sulla rivista "Il Marzocco")
  • 1891 - Myricae (I edizione della fondamentale raccolta di versi)
  • 1897 - Poemetti
  • 1898 - Minerva oscura (studi danteschi)
  • 1903
    • Canti di Castelvecchio (dedicati alla madre)
    • Myricae1 (edizione definitiva)
    • Miei scritti di varia umanitĂ 
  • 1904
    • Primi poemetti1
    • Poemi conviviali1
  • 1906 - Odi e Inni
  • 1907
    • Canti di Castelvecchio1 (edizione definitiva)
    • Pensieri e discorsi
  • 1909
    • Nuovi poemetti1
    • Poemi italici1
  • 1911-1912
    • Poemi del Risorgimento1
    • La grande proletaria si č mossa

  • di Gian Luigi Ruggio: "Giovanni Pascoli - Tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta" (con in appendice un'ampia antologia dei suoi versi migliori) - Simonelli Editore

1: i testi indicati sono liberamente disponibili su
LiberLiber

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