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Idi Amin Dada

Idi Amin Dada (1924 - 2003) è stato un militare e dittatore ugandese; nacque a Koboko e nonostante gli sforzi compiuti dai missionari della scuola che frequentava, restò semianalfabeta. In compenso, apprese dalla madre stregona, le pratiche di magia nera.

Durante la seconda guerra mondiale, arruolato nelle truppe coloniali britanniche, Amin è impegnato in Birmania e Somalia, quindi nella repressione della rivolta mau-mau in Kenya. Si distingue per le azioni spietate e feroci, viene nominato effendi (sergente-maggiore), il grado più elevato per un militare nero nelle forze coloniali di Sua Maestà.

La sua mole (2 metri di altezza per 120 kg), gli permette di diventare campione nazionale di pugilato pesi massimi e di mantenere il titolo per 9 anni.

Al momento dell'indipendenza ugandese, il primo ministro Milton Obote, manda Amin nel nord del paese per contrastare bande di razziatori di bestiame. La sua dura repressione smuove il governo inglese, che chiede venga processato, invece viene mandato in Gran Bretagna, per un ulteriore addestramento militare.

Al suo ritorno, Obote lo nomina generale e capo di Stato maggiore, e con lui organizza il colpo di stato contro il presidente Edward Mutebi Mutesa II (re dei baganda). Le cose tra di loro, non vanno molto bene, e così, utilizzando il denaro ottenuto con il contrabbando di oro e avorio, Idi Amin prende il potere il 25 gennaio 1971, aiutato da israeliani e britannici, che non gradiscono la politica socialisteggiante del presidente Obote.

La comunità internazionale scorda ogni atrocità passata, apprezzando i primi gesti da presidente. Fa rientrare in patria le spoglie del re morto in esilio, rilascia tutti i prigionieri politici, scioglie la polizia segreta.

Nel 1972 un tentativo di Obote di rovesciare il governo di Idi Amin fallisce, e lui scatena la repressione. I cittadini vengono massacrati per le strade, le "Unità di Salute Pubblica" rapiscono, torturano, ammazzano senza pietà. Ordina l'assassinio dell'arcivescovo anglicano ed imprigiona quello cattolico.

Espelle indiani e pakistani, nazionalizza tutte le imprese britanniche. Si allea alla Libia e all'Unione Sovietica.

Il 3 luglio 1976, un commando israeliano, viola l'integrità nazionale ugandese, liberando gli ostaggi in un Airbus dell'Air France nell'aeroporto di Entebbe, nell'azione distruggono tutti gli aerei militari ugandesi e coprono di ridicolo l'"invincibilità" di Amin.

Nel 1979 attacca la Tanzania per impadronirsi di una provincia di confine, il Kagera. Ma in tanzaniani contrattaccano, arrivano fino alla capitale Kampala, sconfiggendo le forze armate ugandesi.

Amin fugge, rifugiandosi in Libia, poi in Iraq, infine in Arabia Saudita.

Dall'esilio, fomenta una rivolta islamica, che colpisce ancora oggi dopo la sua morte, che avviene a Gedda (Arabia Saudita) all'età di 79 anni.


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