Pagina iniziale | Navigazione |
Google

Luigi Pulci

Luigi Pulci (Firenze 1432 – Padova 1484) fu, con i fratelli Luca e Bernardo, anch’essi poeti, in ottimi rapporti con Lorenzo il Magnifico, dal quale Luigi Pulci ebbe aiuti e protezione. Tuttavia, la vita del poeta fu spesso difficile e non riuscì mai a sottrarsi alle difficoltà economiche e fu anche bandito da Firenze a causa dei debiti fatti dal fratello Luca. Viaggiò a lungo in Italia, con incarichi affidatigli da Lorenzo il Magnifico, e fu a Napoli, Bologna, Milano, Venezia. Morì mentre si trovava a Padova. Le difficoltà di una vita non facile non riuscirono a soffocare la vena di comicità, l’attitudine al motteggio ed allo scherzo di uno spirito che seppe anche essere riflessivo.

Opere

Oltre alle lettere sono rimaste alcune composizioni poetiche: strambotti e sonetti, una giostra (poemetto in ottave, scritto per celebrare un torneo bandito da Lorenzo nel 1469, nel quale il Pulci risultò vincitore), un poemetto, la Beca da Dicomano, scritto, con intento parodistico, sul modello della Nencia da Barberino del Magnifico.

  • Il MORGANTE è l’opera maggiore del Pulci. Si tratta di un poema cavalleresco, ispirato al ciclo carolingio [ NB.- l’ispirazione dei poemi di questo ciclo è seria e la cornice è storica, ma ai racconti dei fatti storici sono stati aggiunti elementi meravigliosi, fantastici, avventure meravigliose, elementi amorosi, graditi al pubblico]. Pulci rielaborò profondamente la materia epica. La sua opera è tutta pervasa da un atteggiamento scherzoso, senza un intento satirico o caricaturale del mondo cavalleresco, che è presentato con un sorridente realismo. Emergono nel poema del Pulci straordinarie avventure, personaggi inusitati, interventi magici, ma tutto trapassa spontaneamente nella rappresentazione di una realtà umana e comune: Morgante, il fedele scudiero di Orlando, è gigantesco e dotato di una forza inusitata , però muore assurdamente per il morso di un granchiolino. Le invenzioni fantastiche sono motivo di divertimento poiché è questo il modo del Pulci di percepire la realtà rifiutando la rappresentazione drammatica e profonda.

Briosamente rinascimentale, il Pulci è ormai lontano per cultura e mentalità, dallo spirito epico – sacrale del ciclo carolingio o da quello aristocratico – feudale di altri cicli e, disinvoltamente, coniuga armi, amori, avventura, colta ironia e riprese parodistiche di inverosimili imprese, sullo sfondo della lotta fra cristiani e saraceni. Di là della parodia immediata, si avverte nel Pulci, colto e smaliziato borghese, un atteggiamento critico innovatore nei confronti della tradizione, del conformismo e dell’indiscriminata esaltazione ed imitazione umanistica dei classici. In tale ottica va letta la comica, negativa professione di fede proferita da Margutte, le cui battute giungono a sfiorare i toni sacrileghi per poi concludersi nell’arguzia e nella risata. Morgante e Margutte costituiscono uno dei binomi più spassosi della nostra letteratura. Il primo è un gigante ingenuo e bonario, impulsivo ed ingordo, il secondo è un gigante – nano, un astuto e impertinente furfante. La confessione dei propri vizi, con la quale Margutte conquista Morgante, è vanteria volutamente esagerata, ma è anche una istintiva manifestazione di un prorompente bisogno di godere la vita. Margutte esordisce affermando la vanità di ogni credo religioso ed esaltando la soddisfazione di qualsivoglia istinto, ma nonostante le sue parole dissacranti ed apparentemente empie, non v’è in Margutte alcun cinismo, bensì la libera espressione di una vitalità libera, individualistica ed incoercibile. Nella seconda parte del poema, Pulci introduce Astarotte, un diavolo simpatico ed intelligente, per bocca del quale il poeta esprime la fiducia umanistico – rinascimentale nel raziocinio e nell’ardimento, che si concretizza nella descrizione di terre abitate oltre le fatidiche colonne d’Ercole, simbolo della scienza antica ormai superata. Astarotte, confermando un progetto di salvazione universale per chi è stato sinceramente devoto, qualunque fosse il suo credo, dà voce all’acuta meditazione dell’autore sulle tematiche religiose.

Il Morgante del Pulci rappresenta il passaggio dall’epica seria dei poemi cavallereschi a quella sorridente del Boiardo e dell’Ariosto. Senza alcuna volontà di deridere la cavalleria, Pulci dà vita ad un poema felicemente originale che, a volte, sfiora la parodia del genere. Con lo spontaneo alternarsi di serio e faceto, di tragico e di ridicolo, e con il prepotente stagliarsi dei personaggi e delle loro vicende personali sullo sfondo cavalleresco, il Morgante è il primo esempio di rinnovamento del tradizionale genere epico.


GNU Fdl - it.Wikipedia.org




Google | 

Enciclopedia |  La Divina Commedia di Dante |  Mappa | : A |  B |  C |  D |  E |  F |  G |  H |  I |  J |  K |  L |  M |  N |  O |  P |  Q |  R |  S |  T |  U |  V |  W |  X |  Y |  Z |