Pagina iniziale | Navigazione |
Google

Storia moderna

Table of contents
1 Filippo II
2 La conquista del Portogallo
3 L’insurrezione dei Paesi Bassi (guerra contro le Fiandre)
4 La guerra contro l’Inghilterra
5 La guerra di Filippo II contro la Francia
6 Polonia e Svezia
7 L'impero turco e l'Europa
8 Il ‘700
9 Prima metà del ‘700
10 Riforme in Austria, Prussia e Russia
11 L'Italia nel XVlII secolo

Filippo II

In Spagna, dopo l'abdicazione di Carlo V, salì al trono il figlio Filippo II (1556-1598), che mirò, come il padre, ad affermare il predominio degli Asburgo e della Chiesa in Europa, conquistando il Portogallo, conducendo sanguinose guerre contro i calvinisti dei Paesi Bassi e della Francia, e tentando di ricondurre l'Inghilterra in seno alla Chiesa romana. Temperamento orgoglioso e autoritario, egli visse quasi tutta la sua vita chiuso nel tetro Palazzo dell’Escuriale da lui fatto costruire a forma di graticola in ricordo dello strumento con cui fu martirizzato San Lorenzo. L'edificio, pi un bunker che una reggia, rispecchiava bene l'indole diffidente e intollerante del sovrano.

La conquista del Portogallo

Estintasi in Portogallo l'antica dinastia dei re di Borgogna, Filippo II, che era il parente pi prossimo, se ne impadronì, unificando politicamente la penisola iberica (1580) ed estendendo la propria sovranità anche sul vasto impero coloniale portoghese (Brasile, Indie orientali, ecc.).

L’insurrezione dei Paesi Bassi (guerra contro le Fiandre)

I Paesi Bassi, che, dopo l'abdicazione di Carlo V erano venuti in possesso di Filippo II, costituivano per la loro posizione geografica e per la loro prosperità economica uno dei massimi appoggi della politica di espansione degli Asburgo. I Paesi Bassi erano divisi in 17 province, le province del Sud (corrispondenti in gran parte al Belgio attuale) erano francesi d'origine e cattoliche di religione, mentre le provincie del Nord (corrispondenti in gran parte all’Olanda attuale) erano germaniche d'origine e protestanti di religione. Tali province godevano da lungo tempo di privilegi che ne avevano favorito la prosperità [diritto di eleggere i propri magistrati, di approvare le imposte, di inviare rappresentanti agli Stati generali (assemblea federale che provvedeva ai bisogni del Paese), ecc.]. Il fiammingo Carlo V, aveva rispettato tali franchigie, ma Filippo II, spagnolo e dispotico, non tenne alcun conto degli antichi diritti, e tentò di fare delle Fiandre una provincia della Spagna. Egli volle limitare le antiche libertà e, allo scopo di impedire la diffusione del protestantesimo cercò di introdurre il Tribunale dell’inquisizione, provocando una forte reazione da parte dei nobili e del popolo. Nel 1556 quattrocento nobili si presentarono alla reggente Margherita Farnese, sorella naturale del re e duchessa di Parma, chiedendo la revoca dei decreti reali, e, non avendo nulla ottenuto, nobili e popolo insorsero contro il governo spagnolo iniziando una lotta che si protrasse per oltre un quarantennio (1566-1609). Filippo II inviò nei Paesi Bassi, come governatore, il duca d'Alba (1567), il quale con inaudite violenze cercò di soffocare la rivolta, ma ottenne l'effetto contrario, perché le province del Nord, guidate da Guglielmo d'Orange, detto il Taciturno si accordarono con le province del Sud, e costituirono con esse la Lega di Gand (1576). Filippo II adottò una politica pi moderata, inviando come governatore Alessandro Farnese (1578-1592), figlio di Margherita e duca di Parma, il quale ripristinò tutti i privilegi di cui le Fiandre godevano sotto Carlo V, riuscendo a staccare dalla Lega di Gand le provincie cattoliche del sud (1579). Le province protestanti del Nord del nord continuarono la lotta, costituendo la Lega dì Utrecht (1579); e qualche anno dopo proclamarono la loro indipendenza con il nome di Repubblica delle Sette Provincie Unite, con a capo Guglielmo d'Orange (1581). Nonostante l'assassinio di Guglielmo d'Orange (1584) e la conquista di Anversa da parte di Alessandro Farnese (1585), i ribelli continuarono la guerra sotto la guida di Maurizio d'Orange, figlio dell'ucciso Guglielmo, mentre in favore dei ribelli intervenivano l’Inghilterra (la regina Elisabetta mirava ad affermare la potenza inglese nel Mare del Nord contro la Spagna) e la Francia (Enrico di Borbone, capo del partito ugonotto, combatteva gli Spagnoli sostenitori del partito cattolico). La Spagna fu ripetutamente sconfitta per terra e per mare, cosicché, alla morte di Filippo II ,(1598) i Paesi Bassi erano perduti, ed il successore, Filippo III, fu costretto a firmare una tregua di dodici anni (1609). Solo col Trattato di Westfalia (1648), i Paesi Bassi furono riconosciuti ufficialmente indipendenti, e presero il nome di Oland, dal nome della principale provincia. La guerra contro la Spagna fu anche causa dell'espansione coloniale degli Olandesi. Poiché Filippo II aveva chiuso alle loro navi il porto di Lisbona, gli olandesi decisero di recarsi direttamente nelle Indie Orientali e nell'America, fondando a tale scopo la Compagnia delle Grandi Indie (1602) e pi tardi la Compagnia delle Indie occidentali.In tal modo essi riuscirono a strappare ai Portoghesi e agli Spagnoli numerose colonie in India (Arcipelago Malese), in Africa (Capo di Buona Speranza) e in America (alcuni porti del Brasile, etc.). La marina mercantile olandese divenne ben presto la marina pi importante del mondo, e Amsterdam il pi importante porto commerciale delle spezierie.

La guerra contro l’Inghilterra

La guerra contro l'Inghilterra ebbe anch'essa esito sfavorevole. Filippo II aveva sperato di unire la corona inglese a quella spagnola, mediante i matrimonio con Maria la Cattolica, regina d’Inghilterra dal 1553 al 1558 e, dopo la morte di questa, aveva invano offerto la sua mano all’anglicana Elisabetta I, succeduta a Maria sul trono inglese. Le cause della guerra furono:
  1. politiche, perché la regina Elisabetta, invece di accondiscendere ai desideri d[ Filippo II, mirava piuttosto ad affermare la potenza inglese sui mari dove allora predominava la Spagna e ripetutamente inviato aiuti ai ribelli dei Paesi Bassi con aperta violazione della neutralità.
  2. religiose, perché l’anglicana Elisabetta, perseguitava i cattolici e aveva mandato a morte la cugina Maria Stuarda, già regina di Scozia, che, scacciata dal suo regno, dove la maggioranza della popolazione era calvinista, si era posta sotto la protezione inglese.

La tragica fine (1587) di Maria Stuarda (accusata di complotto contro Elisabetta I, fu per ordine di questa decapitata nel 1587) fece precipitate gli eventi. Filippo II apprestò una grande flotta, l’Invincibile Armata, composta in gran parte di navi pesanti, e la inviò contro l’Inghilterra col proposito di tentare uno sbarco. La flotta inglese, composta di pi agili navi, le diede l’assalto nella Manica, e, agevolata anche da una tempesta, riuscì ad annientarla (1588). La fine dell’invincibile Armata segnò anche la fine della potenza navale spagnola, mentre l’Inghilterra iniziò l’ascesa che la portò in breve tempo ad essere la massima potenza marinara del mondo.

La guerra di Filippo II contro la Francia

Dopo la morte di Enrico III, Filippo II tentò di far penetrare dai Paesi Bassi in Francia un esercito. La guerra si trasformò da una lotta religiosa fra cattolici ed ugonotti, in una guerra tra due Stati: tra la Francia, di cui Enrico IV di Borbone era legittimo sovrano, e la Spagna di Filippo II che ne minacciava l’indipendenza. Enrico IV, dopo quattro anni di lotte, ormai convinto che i cattolici non avrebbero accettato un sovrano protestante, nel 1593, abiurò, convertendosi alla fede cattolica rimovendo così l’ultimo ostacolo ad un riconoscimento della sua sovranità da parte dei cattolici e dello stesso papa e salì al trono con il nome di Enrico IV (1594 – 1610). Per scacciare gli Spagnoli che avevano appoggiato i cattolici francesi Enrico IV si alleò con l’Inghilterra e con i Paesi Bassi. La guerra contro la Spagna si concluse con la pace di Vervins (1598). Enrico IV provvide alla pacificazione religiosa del paese promulgando l’Editto di Nantes (1598) con il quale concedeva la libertà di culto, inoltre riassestò le finanze dello stato. Un fanatico lo pugnalò nel 1610.

Enrico di Borbone, riconosciuto re di Francia dopo la conversione al cattolicesimo, pacificò il Paese con l'Editto di Nantes, scegliendo i collaboratori secondo i meriti e impegnandosi nell'opera di ricostruzione della Francia, devastata da un trentennio di guerre civili. Cercò di limitare il potere della nobiltà e riprese la politica gallicana (= tendenza dei re francesi a costituire una Chiesa nazionale indipendente da Roma), contrastando l’ingerenza del papa nell’ambito temporale. Il re provvide anche al risanamento economico. Il ministro Sully, riuscì in pochi anni a rendere la produzione agricola sufficiente al fabbisogno interno e ad ottenere un surplus, disponibile per l’esportazione. Tecnici olandesi furono chiamati per realizzare una vasta bonifica dei terreni paludosi. Furono concessi ai contadini sgravi fiscali e permessi di esportazione, fu migliorata la rete stradale e, per facilitare i trasporti si collegarono con un canale la Loira e la Saona stabilendo così un tramite tra l'Atlantico e il Mediterraneo. Durante il regno di Enrico IV, lo sviluppo industriale fu favorito sia con dogane protettive e sovvenzioni, sia con divieti di esportare dalla Francia metalli preziosi e materie prime. Accanto alle industrie private sorsero delle manifatture regie destinate ad integrare la produzione e a diminuire la disoccupazione.

Ad Enrico IV succedette il figlio Luigi XIII, di soli nove anni, sotto la reggenza della madre, Maria de’ Medici, che, rovesciando la politica del marito, si accostò alla Spagna, suscitando le preoccupazioni degli ugonotti, mentre la nobiltà rivendicava le proprie prerogative feudali, però nel 1614, alla convocazione degli Stati Generali, il terzo stato, cio la borghesia si oppose con successo alle rivendicazioni della nobiltà. La crisi si avviò alla soluzione nel 1617, quando Luigi XIII assunse effettivamente il potere. Dal 1624 al 1642, il sovrano si avvalse della collaborazione dell’abilissimo cardinale Richelieu che riprese la politica antiasburgica e consolidò il potere regio, cercando di renderlo il pi possibile indipendente dalle personali capacità del sovrano e del suo primo ministro. La nuova nobiltà di toga, d'origine borghese, costituita dai magistrati e dai funzionari, fu utilizzata da Richelieu per imporre in tutto il Paese la volontà del potere centrale. I borghesi, al contrario dei nobili che consideravano le funzioni pubbliche un potere personale e familiare loro dovuto, erano tenacemente legati allo Stato, da cui derivava la loro autorità. Richelieu non tollerò che sul suolo francese continuasse a sussistere una specie di repubblica ugonotta, appoggiata alle piazze di sicurezza, perciò, con un lungo assedio, costrinse La Rochelle ad arrendersi nel 1628. Il successivo Editto di Nîmes (1629), tolse agli ugonotti le piazze di sicurezza, ma confermò la libertà di culto, infatti l’episodio non era ispirato a fanatismo o a intolleranza religiosa, ma rientrava nel programma di eliminazione dei privilegi, perseguita dal Richelieu.

La Francia duramente provata dalla guerra dei trent'anni, e doveva continuare le ostilità contro la Spagna che non aveva voluto adattarsi alla pace di Westfalia del 1648. Luigi XIV era ancora un ragazzo e la guida del paese rimase nelle mani del cardinale italiano Giulio Mazarino, per quasi un ventennio.

Luigi XIV, però, nel decennio successivo, compreso tra il 1678 e il 1688, pur evitando guerre vere e proprie, attuò una spregiudicata politica di colpi di mano, convinto che la minaccia di ricorrere alla forza potesse indefinitamente garantirgli il successo. In quegli anni il re di Francia avanzò assurde pretese su antiche dipendenze di città che la Francia si era annessa con i trattati di Westfalia e di Nimega. In base a tali pretese furono occupate le antiche dipendenze di Toul, Metz e Verdun e nel 1681 fu occupata con la forza la città di Strasburgo. Questa politica di prevaricazione si fece sentire anche in Italia, dove i Francesi occuparono Casale e, senza dichiarare guerra, bombardarono Genova perché la città rimaneva legata all'alleanza con la Spagna.

A ben diverso destino andarono incontro la Polonia e la Svezia. Per la sua scarsa compattezza etnica, per l'arretratezza delle sue strutture sociali e statali, per l'anarchismo della sua classe dirigente aristocratica, la Polonia precipitò in una crisi fatale. La Svezia, sconfitta nella Seconda guerra del Nord, perse definitivamente l'egemonia sul Baltico e diventò una potenza di secondo piano. Contemporaneamente i Turchi, che nel corso del '600 e nel primo ventennio del '700 tentarono pi volte con vario esito di farsi strada nella penisola balcanica, furono ripetutamente sconfitti dagli Asburgo d'Austria e non costituirono pi un pericolo per l'Europa. Progressi rilevanti si attuarono, nella seconda metà del '600, nel mondo germanico: dopo le tremende distruzioni della guerra dei trent’anni> l'Austria era in netta ripresa e la Prussia, grazie all'opera di Federico Guglielmo di Hohenzollern (1640-1688), cominciò ad assumere un certo peso nel contesto internazionale

Stepan Timofeevic Razin, detto Stenka (1630-1671) organizzatore di bande di cosacchi nella regione del Don, nel 1670 capeggiò una grande insurrezione contadina. Sconfitto, fu condannato a morte e squartato insieme al fratello.

[Sofia Alekseevna (1657-1704) reggente di Russia (1682-89). Figlia dello zar Alessio, con l'appoggio degli strel'cy (o strelizzi, guardia armata dello zar, istituita da Ivan IV il Terribile nel 1550 circa), ottenne per sé la reggenza e per il fratello Ivan il trono a fianco del fratellastro Pietro (poi Pietro il Grande). Fu deposta da Pietro nel 1689].

Polonia e Svezia

Nello stesso periodo in Polonia si affermò un regime oligarchico, nel quale la nobiltà minava l'autorità dei re. L'inflazione dei prezzi nel sec. XVI, concorse a determinare nel resto d’Europa lo sfacelo della nobiltà, ma in Polonia, dove nobili erano ancora legati alla terra essi furono favoriti dall’aumento dei prezzi, sicché in questo Paese non si poté formare una forte borghesia, capace di servire da supporto al potere monarchico contro la nobiltà terriera. Quando, nel 1572, si estinse la dinastia nazionale degli Jagelloni, lo stato polacco si trasformò in una monarchia elettiva, controllata dalla Dieta dei nobili, che ad ogni nuovo sovrano imponeva dei patti convenuti {pacta conventa), intesi a limitare il suo effettivo potere. I contadini, che costituivano la maggioranza della popolazione, erano ridotti dai nobili a servi della gleba. La stessa borghesia scomparve quasi del tutto, mentre le sue funzioni furono assunte da stranieri, tedeschi e soprattutto ebrei, che, appunto perché tali, non potevano modificare l'equilibrio politico. La Polonia, inoltre, non aveva confini naturali ben definiti e la sua stessa composizione etnica era tutt'altro che omogenea, in quanto comprendeva popolazioni l diverse anche per confessione religiosa. Nel corso del secolo XVIII il rafforzamento della Prussia, della Russia e dell'Austria soffocò lo stato polacco. Al tempo degli Jagelloni, i monarchi avevano sperato di sconfiggere la grande nobiltà facendo leva sui piccoli nobili, che erano in maggioranza nelle Diete provinciali, ma l'anarchismo di questi ultimi si era sommato a quello dei magnati. Sia nelle Diete provinciali, sia nella Dieta generale era stato introdotto l'uso del liberum veto, in base al quale ognuno dei partecipanti poteva a suo arbitrio bocciare una deliberazione, di conseguenza la Polonia era diventata ingovernabile, mentre l'interferenza delle potenze straniere era facilitata: bastava infatti corrompere anche uno solo dei membri della Dieta per paralizzarne il funzionamento.

Nel corso del sec. XVII, dopo i primi precari successi ottenuti contro la Russia nel periodo dei torbidi, la Polonia andò incontro ad una serie di mutilazioni territoriali a vantaggio sia della Svezia, sia della Russia. Dopo la morte di Giovanni Sobìeski (1674-1696, difensore di Vienna dalla minaccia turca), l'anarchia polacca si manifestò nelle lotte per la successione, favorendo le intromissioni degli stranieri. In questo caso si contesero il trono Federico Augusto II, già Elettore di Sassonia, sostenuto dall'Austria, e Stanislao Leczynski, candidato di Luigi XIV. Prevalse il primo, che regnò dal 1697 al 1733, subendo le alterne vicende della Seconda guerra del Nord. Alla sua morte la Polonia fu nuovamente coinvolta in una guerra di successione, dalla quale le grandi potenze trassero pretesto per la difesa e l'affermazione dei propri particolari interessi.

Anche la Svezia, all’inizio del '700 entrò in un periodo di decadenza. Uscita vittoriosa dalla guerra dei trent'anni, essa aveva ottenuto l’egemonia sul Baltico, a scapito della Polonia, della Danimarca, della Prussia e della Russia. La Svezia Governata da Maria Cristina (1632-1654) e dal suo successore Carlo X (1654-1660), confermò il suo primato e poté accrescerlo ulteriormente a scapito della Danimarca e della Polonia, però, sotto Carlo XII (1697-1718), la sua potenza subì il tracollo definitivo. Salito al trono a soli quindici anni, il re, nella prima fase della Seconda guerra del Nord, riuscì ad infliggere ai suoi avversari una serie di sconfitte e a ridurre la Polonia alla propria mercé, imponendole come sovrano il fidato Stanislao Leczynski, ma dopo la sconfitta di Poltava la Svezia dovette definitivamente rinunciare alla propria egemonia sul Baltico.

L'impero turco e l'Europa

Durante il secolo XVI l'impero turco aveva esercitato una massiccia pressione sul Mediterraneo e nei Balcani. spesso avvantaggiato dall'alleanza francese, giungendo sino in Ungheria. Nel '600 la politica dell'impero turco divenne anche pi aggressiva, ma con la fine del secolo, le sorti dell'impero erano compromesse, ed esso non costituiva pi un pericolo per l'Europa anzi divenne oggetto delle mire espansionistiche dei maggiori stati europei. Infatti, lo stato ottomano rimaneva anacronisticamente fermo alla struttura feudale, mentre i suoi avversari cristiani si organizzavano in regimi accentrati, sostenuti da una solida burocrazia che ne garantiva l'efficienza. I Turchi restarono del tutto estranei al rinnovamento culturale e scientifico che percorse l’Europa. Tale carenza compromise tutta la loro organizzazione tecnica persino nel campo navale. In un paese che faceva della guerra la propria attività fondamentale i sacrifici gravissimi imposti ai piccoli feudatari, tenuti a servire come cavalieri , finirono col rovinarli e coll'esasperarli, sicché gli eserciti diventarono sempre pi indisciplinati e meno efficienti. Quando poi i sultani cercarono di sopperire con truppe mercenarie, le spese si moltiplicarono e li costrinsero a ricorrere all'inasprimento fiscale e all'alterazione delle monete, con le inevitabili conseguenze negative sui commerci e sulla produzione. Dal 1645 al 1669 l'impero ottomano attaccò il possesso veneziano di Candia riuscendo ad impadronirsene, cedendo però alla Serenissima le terre dalmate e albanesi da questa conquistate durante il corso delle operazioni. Negli ultimi anni della guerra di Candia i Turchi attaccarono anche l'Impero asburgico, ma furono fermati dal generale Raimondo Montecuccoli, che a San Gottardo, sul fiume Raab (presso il confine ungherese), inflisse loro una pesante sconfitta (1664). I Turchi nel 1683 e giunsero fin sotto le mura di Vienna, ma nel settembre di quello stesso anno, l'esercito polacco, guidato dal re Giovanni Sobieski, d'intesa con i contingenti di molti principi tedeschi e con la guarnigione assediata, riuscì a disperdere l'esercito turco. Si formò una Lega Santa austro - polacca (alla quale aderirono anche Venezia e la Russia), che attaccò l'impero ottomano su molti fronti. Nella battaglia di Zenta (1697), nella quale il generale Eugenio di Savoia, che guidava le truppe dell’imperatore Leopoldo I, ottenne una vittoria decisiva. Seguì la pace di Carlowìtz (1699), con la quale il sultano cedette l'Ungheria e la Transilvana all'Austria ,e territori alla Russia, alla Polonia e a Venezia. Dopo la battaglia di Poltava (1709), Carlo XII di Svezia, indusse i Turchi a riprendere la guerra contro la Russia. Fu una guerra di breve durata, perché la Russia restituì subito Azov al sultano essendo impegnata nella Seconda guerra del Nord (1700 – 1721). Poco dopo (1714), i Turchi attaccarono gli Asburgo, ma furono ripetutamente sconfitti da Eugenio di Savoia. Col successivo trottato di Passarowìtz (1718) i Turchi dovettero cedere all'Austria la Serbia e buona parte della Valacchia. Con questo trattato risultarono definitivi sia il regresso turco sia l’affermazione degli Asburgo nella penisola balcanica, mentre Venezia, dovette rassegnarsi a cedere all'Austria la propria tradizionale funzione di baluardo dell'Europa contro l'impero turco. Ottant'anni pi tardi, Venezia perse la propria indipendenza e divenne una provincia austriaca.

Il ‘700

Prima metà del ‘700

Dopo il 1670, si rafforzò l’avversione all’assolutismo politico e religioso ed al fanatismo ideologico. Tali idee, agli inizi del ‘700, portarono ad un’evoluzione sociale e politica generalizzata. Lo scienziato inglese Newton (1642 -1727), scopritore delle leggi della gravitazione universale, diffuse una metodologia scientifica , basata sull’elaborazione matematica dei dati sperimentali, che fu estesa dalle scienze ad ogni altra forma di cultura. In Francia, si sviluppò una forte borghesia commerciale ed imprenditoriale, mentre la svolta assolutistica impressa da Luigi XlV e la chiusura a qualsiasi innovazione, produssero i presupposti per la Rivoluzione Francese. In Inghilterra, il tentativo assolutistico di Carlo l condusse alla repubblica di Cromwell ed alla monarchia costituzionale (1688 - 89), riaffermando il concetto di sovranità popolare, mentre lo sviluppo tecnologico pose le basi per la successiva rivoluzione industriale. In Italia, nonostante il frazionamento politico, nel nord gli austriaci attuarono un governo rigido , ma assai pi efficiente di quello spagnolo, che approdò alle riforme di Maria Teresa e di Giuseppe ll Seconda metà del ‘700 (lotta al pregiudizio, costruzione di una nuova società) L’illuminismo Verso la metà del ‘700, in Europa si diffuse l’illuminismo, movimento filosofico e culturale che nacque in Inghilterra e si diffuse in tutta Europa, coinvolgendo ampi strati della popolazione, raggiungendo il massimo sviluppo in Francia ed ispirando gli ideali della rivoluzione americana. Posizioni tipiche dell’illuminismo furono l’antitradizionalismo, la convinzione che il passato, soprattutto medievale, fosse pervaso dall'ingiustizia, dal sopruso, dalla superstizione e dall'ignoranza, l'avversione alla metafisica, l’adozione del metodo sperimentale, il rifiuto dei principi a priori, la convinzione che solo fenomeni e i sensi siano fonte di conoscenza, la fiducia nel progresso, l’uguaglianza naturale degli uomini, la parità di diritti e doveri dei cittadini, il merito come mezzo di promozione sociale, il pacifismo, la religione intesa come causa della superstizione e del fanatismo. La fede nella ragione come mezzo per vincere l’ignoranza e attuare il progresso sociale, spinse l’illuminismo ad accantonare la metafisica e la teologia (ciò che di là dell’esperienza sensibile precluso alla conoscenza), pertanto gli illuministi si limitarono a cercare le leggi del mondo fisico e di quello morale, diffondendo un nuovo umanitarismo e ripudiando i fanatismi e l’assolutismo politico ed ideologico, anche se poi si allearono al potere per attuare una politica di riforme ed il filosofo cercò di ispirare l’opera dei sovrani (dispotismo illuminato). L’illuminismo fu un movimento borghese, proprio perché rispondeva alle esigenze della borghesia. L’auspicata partecipazione responsabile dei cittadini alla vita politica, implicava una larga diffusione della nuova cultura, pertanto una caratteristica dell’illuminismo fu lo spirito didascalico. Gli illuministi mirarono ad estendere il metodo matematico e scientifico a tutti i campi dello scibile, con un atteggiamento assolutamente laico che poneva la ragione, la filosofia ed i sensi come unici criteri di verità, rifiutando ogni rivelazione trascendente, ogni concetto “a priori”, ogni principio di autorità (Aristotele, Bibbia), ponendosi apertamente contro l’ortodossia religiosa, fino a conclusioni apertamente materialiste ed atee. Alcuni illuministi ipotizzarono una religione naturale, il Deismo, priva di dogmi e che identificava Dio con l’ordine supremo della natura. Parimenti gli illuministi ipotizzarono un diritto naturale ed una morale naturale, ossia conformi alla natura dell’uomo e capaci di stabilire le basi della convivenza umana. Tali presupposti conferirono all’illuminismo un carattere riformistico e rivoluzionario. La costituzione inglese divenne un modello, la vasta discussione delle idee ed il conseguente dibattito diedero impulso alla nascita ed alla diffusione dei giornali, mentre l’ideale illuministico fu diffuso dai romanzi [Robinson Crusoe (serenità primitiva) di Defoe, i viaggi di Gulliver (satira di pregiudizi) di Swift] assai letti dalla borghesia, che apprezzava l’attualità degli argomenti (tale funzione del romanzo continuò nell’800. Nel 1750, Diderot, autore di numerosi trattati filosofici, incominciò la pubblicazione dell'Encyclopédie. Tale opera fu, non solo un compendio di conoscenze, ma anche un mezzo di diffusione dell’illuminismo e di critica degli oppositori. Gli anni fra il 1750 ed il 1780, videro l’alleanza fra filosofi e potere politico che portò alle riforme del dispotismo illuminato, La rivoluzione francese fece propri molti concetti dell’illuminismo, ma i suoi momenti pi sanguinari gettarono il discredito sul movimento e dopo il 1789, l’illuminismo entrò in crisi, anche se l’avventura napoleonica diffuse in Europa le idee di libertà e di democrazia. Il secondo Settecento vide anche svilupparsi il neoclassicismo e il preromanticism oIl neoclassicismo, propose i concetti della tradizione classicistica, valorizzando la tradizione greca come originale rispetto a quella latina. Il preromanticismo, invece, rivalutò risorse conoscitive diverse dalla ragione, esaltando il sentimento, la natura intesa non come equilibrio e ragionevolezza, bensì come energia spirituale, il gusto per i paesaggi malinconici, lugubri che costituivano lo sfondo allusivo di patetiche riflessioni sull’esistenza e sul destino.

Riforme in Austria, Prussia e Russia

Impero Asburgico

Le pi significative riforme ispirate all'ideologia del dispotismo illuminato furono attuate in Austria, in Prussia, in Russia e in alcuni stati italiani Lo stato Asburgico, indebolito dalle guerre, e costituito da territori periferici staccati dal nucleo centrale, come i Paesi Bassi (Belgio) e il Milanese, e da una serie di regioni eterogenee come la Boemia, la Moravia, l'Ungheria e l'Austria, necessitava di urgenti riforme. L'azione riformatrice e centralizzatrice di Maria Teresa limitò drasticamente i poteri delle assemblee regionali, costituite dai rappresentanti della nobiltà, del clero e della borghesia, e ridusse l'Ungheria al rango di semplice provincia, subordinata a un Luogotenente generale regio e costretta ad accettare il tedesco come lingua ufficiale. L'imperatrice, che dopo la morte del marito Francesco Stefano (1763), associò al trono il figlio Giuseppe, destinato a succederle, pur riservando ai nobili le cariche pi importanti dell'amministrazione statale, eliminò i loro privilegi giuridici e fiscali e li sottopose alle norme del diritto comune e all'obbligo di pagare le tasse. Dopo la soppressione della Compagnia di Ges e dato il sospetto con cui venivano guardati anche gli altri ordini religiosi, si propose di diffondere un cultura critica e aggiornata, che desse un rilievo prevalente agi studi storici, scientifici e, in generale, alle discipline pi utili alla produzione e alla convivenza sociale. Molti intellettuali di ispirazione illuminista, come Verri e Beccaria, fecero parte dell’amministrazione statale.Dopo la morte della madre, Giuseppe ll (1780-1790) istituì una scuola statale laica e pretese che la formazione dei sacerdoti fosse posta sotto il controllo dello stato, emanò minute prescrizioni circa le cerimonie religiose e le regole degli ordini monastici, molti dei quali furono sciolti. Giuseppe ll impose alla Chiesa una subordinazione così vessatoria che giuseppismo divenne sinonimo di giurisdizionalismo. Giuseppe lI tentò di migliorare le condizioni di vita dei sudditi, concedette libertà religiosa ai protestanti, emise un editto di tolleranza in favore degli Ebrei (oppressi e perseguitati in gran parte d'Europa), eliminò la censura ecclesiastica sulla stampa, soppresse monopoli, corporazioni e vincoli di servaggio per liberalizzare gli scambi, eliminò la pena di morte e proibì il ricorso alla tortura negli interrogatori degli imputati. Morto Giuseppe ll, gli succedette il fratello Leopoldo ll (1790-1792), che negli anni precedenti, in qualità di granduca, aveva attuato in Toscana energiche riforme. Come imperatore dovette però cedere alle proteste dei sudditi cattolici e smantellò in parte i provvedimenti giurisdizionalistici del fratello, conservando gli aspetti migliori della politica di Giuseppe ll che fu forse l'unico principe veramente fedele all'ispirazione illuministica.

L'Italia nel XVlII secolo

Nella Lombardia austriaca, compresa fra il Ticino e l'Adda, Maria Teresa provvide a riordinare l'amministrazione, il carico fiscale fu distribuito in modo assai pi equo e pi preciso grazie a un censimento generale delle proprietà fondiarie, furono rimossi i residui del passato che, con vincoli economici e privilegi intralciavano lo sviluppo della produzione e degli scambi e furono modernizzate le strutture statali. La censura ecclesiastica sulle pubblicazioni fu abolita e le idee poterono circolare pi liberamente. L'educazione fu improntata, come nelle altre regioni dell'impero, a criteri laici pi adeguati alle necessità dei tempi. L'opera di Maria Teresa, continuata dal figlio Giuseppe ll, pose le premesse di una ripresa economica e culturale. Nel Granducato di Toscana, dopo l'inerzia delle ultime generazioni dei Medici, l'avvento della dinastia degli Asburgo - Lorena portò numerose innovazioni. Ciò accade non tanto per merito di Francesco Stefano (1738-1763), che fu associato al trono imperiale da Maria Teresa e che, dalla sua residenza viennese, poco si occupò del Granducato, quanto per iniziativa del figlio, Pietro Leopoldo, il futuro imperatore Leopoldo ll, che operò una vasta riforma delle leggi, rese pi umane la procedura giudiziaria e le pene con l'abolizione della tortura e della pena di morte. Il codice leopoldino fu il pi civile e il pi moderno della penisola. Il granduca s'interessò attivamente anche della produzione, per agevolare la quale fu il primo in Italia a sciogliere le corporazioni medievali (1770), procedendo di un anno l'analoga iniziativa austriaca in Lombardia. Pietro Leopoldo adottò provvedimenti in favore dell’agricoltura e, con l'assistenza di una commissione di tecnici, incaricata di reperire i dati statistici e di elaborare le proposte pi opportune, mirò a favorire la piccola proprietà contadina, nella convinzione che l'ordine sociale avrebbe potuto solidamente poggiare sul ceto dei piccoli e medi agricoltori. Pietro Leopoldo nell’ambito delle riforme giurisdizionalistiche abolì i privilegi ecclesiastici, ma tentò anche di attuare una riforma religiosa, ben presto abbandonata. Nel Regno di Napoli, nonostante la fama di reazionari che i Borboni si procurarono durante e dopo la rivoluzione francese e nel periodo napoleonico, nel '700, fu iniziato lo svecchiamento del Mezzogiorno grazie ad un'intensa collaborazione fra i sovrani e gli uomini di cultura. Tale collaborazione che si mutò in una totale divergenza quando Ferdinando IV (1759-1806, 1815-1825) passò alla reazione. Dalla metà del XVIII secolo Napoli divenne una della prime capitali culturali d'Europa, grazie a un gruppo di intellettuali illuministi formatisi alla scuola di Antonio Genovesi, che fu titolare all'università della cattedra di economia. si accesero speranze di rinnovamento, alimentate dai progetti riformatori riguardanti il fisco, l'istruzione e il commercio. Dall'illuminismo meridionale (Pagano e Filangieri) provenne un'acuta diagnosi dei mali della società meridionale, insieme con una serie di proposte di riforma dell'istruzione, del diritto e dell'economia. Sul piano politico emerse la figura di Bernardo Tanucci, membro del Consiglio di reggenza che governò il viceregno durante la minore età di Ferdinando IV. Ministro dal 1767 al 1776, Tanucci attuò una politica antiecclesiastica culminata con la cacciata dei gesuiti e con l'incameramento dei loro beni, ma non riuscì a scalzare i pi radicati centri di potere. cercò di intaccare le prerogative e i privilegi dei baroni, che erano una delle cause della cronica debolezza del Mezzogiorno. Ferdinando IV, però, si limitò ad ridurre i privilegi feudali nei loro aspetti pi assurdi e anacronistici. Il Tanucci non riuscì a fronteggiare la carestia che infierì a Napoli nel 1764, lasciando una scia di morti per fame e per malattia, pertanto fu licenziato per iniziativa della fazione asburgica, rafforzatasi a Napoli dopo l'arrivo di Maria Carolina d'Austria, moglie di Ferdinando e l'attività riformatrice rallentò. si sottrassero all'influenza delle idee illuministiche e rimasero in legati ai metodi e ai pregiudizi tradizionali Venezia e Genova, chiuse nella passiva conservazione del regime vigente e dei privilegi oligarchici, preparando, senza avvedersene, la propria fine, che si concluse con l'annessione di Venezia all'Austria e di Genova al

Regno di Sardegna.

Lo Stato pontificio fu costretto a difendersi dall'anticlericalismo internazionale e tentò, di procedere ad una revisione delle condizioni della Chiesa concordata con i governi. La Santa Sede non poteva certamente aderire allo spirito dell'Illuminismo, la bonifica delle Paludi Pontine, iniziata da Pio VI (1775-1799), e i tentativi dei pontefici di migliorare l'amministrazione dello stato furono solamente normale attività di governo. Un discorso analogo per l'ispirazione di principio, ma assai diverso per la portata tecnica dei provvedimenti vale per lo Stato sabaudo. Vittorio Amedeo ll e suo figlio, Carlo Emanuele III (1730-1773) provvidero a migliorare le condizioni del regno, specialmente della Sardegna, troppo a lungo trascurata dagli Spagnoli, dove furono aperte le università di Cagliari e di Sassari, l'esercito fu reso pi efficiente e qualche iniziativa fu volta a ridurre i privilegi della Chiesa. Questi però sopravvissero in gran parte e furono aboliti solo verso la metà del secolo successivo


GNU Fdl - it.Wikipedia.org




Google | 

Enciclopedia |  La Divina Commedia di Dante |  Mappa | : A |  B |  C |  D |  E |  F |  G |  H |  I |  J |  K |  L |  M |  N |  O |  P |  Q |  R |  S |  T |  U |  V |  W |  X |  Y |  Z |