Annales (Ennio)
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La pretesta suscitò vivaci polemiche: infatti, durante l'età ellenistica, la poesia "di corte" aveva conosciuto un enorme favore e nelle regge di Alessandria , Antiochia, Pergamo, erano assai apprezzati i poeti che - fondendo poesia e panegirico, celebravano in narrazioni epiche le gesta dei sovrani.
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Ennio, partecipando alla campagna di Nobiliore come poeta "al seguito" (non quale poeta-soldato come ad esempio Nevio) suscitò l'indignazione di Catone, che protestò vivacemente contro un innegabile atto di propaganda personale a vantaggio di un comandante che era anche un influente membro della nobiltà . Ennio, però, intendeva la propria poesia come celebrazione di gesta eroiche, richiamandosi sia ad Omero sia alla recente tradizione dell'epica ellenistica di argomento storico e di contenuto celebrativo.
Nella parte più tarda della sua cartiera, il poeta concepì così il grandioso progetto degli Annales, un poema epico che celebrasse tutta la storia romana.
L'opera risultò, per ampiezza e importanza, assai diversa dai poemi celebrativi di periodo alessandrino. Il piano si sviluppò in diciotto libri. Il precedente più autorevole era il Bellum Poenicum di Nevio, che però non era una narrazione continua dalla caduta di Troia alla prima guerra punica, durante la quale aveva combattuto il poeta. Ennio, invece, decise di narrare senza stacchi e in ordine cronologico, anche se alcuni fatti storici ebbero molto più risalto di altri e alcuni periodi furono riassunti, soprattutto la prima guerra punica, narrata da Nevio.
La poesia epica alessandrina era divisa in libri ed anche le opere di Omero, a partire dal III secolo AC, circolavano divise in libri. Ennio recepì tale strategia e articolò il racconto in libri, concepiti come unità narrative accostate. Va detto che la divisione in libri risale a Lampadione (150 AC). Tale scelta restò poi dominante in tutto lo sviluppo della poesia di lingua latina e nella tradizione europea.
Il titolo Annales fa riferimento agli Annales Maximi, le pubbliche registrazioni di eventi redatte anno per anno. Anche l'opera di Ennio era condotta in ordine cronologico, ma Ennio si occupa quasi esclusivamente di avvenimenti bellici e assai poco di politica interna.
Gli Annales utilizzano ampiamente fonti storiografiche ormai perdute, l'unica certa è l'opera storica di Fabio Pittore.
Tra le fonti poetiche primeggia Omero, al quale Ennio si paragona, mentre lo stile poetico rivela chiari influssi ellenistici. Nevio è oggetto di critica distanziante. La poetica di Ennio era enunciata nei proemi.
Probabilmente Ennio aveva previsto, in origine, una narrazione in quindici libri; l'opera avrebbe avuto un'efficace conclusione con il trionfo di Fulvio Nobiliore protettore di Ennio (libro XVI) e la consacrazione di un tempio alle Muse. Ennio aggiunse poi tre libri al piano originario. La sua opera rimase contrassegnata da due grandi proemi, al libro I e al libro VII (a metà dell'estensione originaria). Nei proemi il poeta svela l'ispirazione e la propria poetica.
Era consuetudine che il poeta derivasse il suo canto da un incontro con le Muse: nel primo proemio, Ennio racconta che l'ombra di Omero gli è apparsa in sogno e che il fantasma gli ha rivelato di essersi reincarnato, secondo la dottrina pitagorica della metempsicosi, (reincarnazione delle anime) proprio in Ennio. Il poeta si presentava, quindi, come la reincarnazione del più grande poeta greco di tutti i tempi, appunto Omero.
Nel proemio al libro VII, il "proemio al mezzo" degli Annales, Ennio afferma che le Muse con la sua poesia (e con Nobiliore trionfatore dei Greci) prendono piena cittadinanza a Roma. Il poeta sottolinea che queste sono le Muse dei grandi poeti greci, non più le Camene dell'arcaico Andronico (Muse = esametro - Camene = saturnio) e polemizza con Nevio, che aveva usato l'antico saturnio.
Ennio si raffigura come il primo poeta filologo, il primo che può porsi alla pari con i raffinati poeti alessandrini e con i contemporanei di lingua greca. Infatti, i poeti alessandrini del III-II secolo AC si presentavano come poeti e insieme critici studiosi e teorici della letteratura. Sicuramente Ennio alludeva all'importanza di essere stato il primo ad introdurre nella poesia latina l'esametro dattilico, il verso regolare della grande poesia greca.
I frammenti testimoniano che quest’orgogliosa rivendicazione era pienamente giustificata, ma Ennio non fu un caso isolato, anche Andronico, Nevio ed i comici, avevano posseduto una ricca e raffinata cultura bilingue.
Dai frammenti degli Annales emerge un poeta audacemente "sperimentale" anche se, in effetti, buona parte dei frammenti sono citati dai grammatici tardi proprio per le loro peculiarità morfologiche, grammaticali, metriche o lessicali.
Ennio accolse numerosi grecismi (parole greche, costrutti alla greca, desinenze greche) ricalcando Omero, ideò versi allitteranti (o Tite tute Tati tibi tanta tyranne tulisti (O Tito Tazio, tiranno, tu ti attirasti "disgrazie" tanto grandi!), immaginò parole come "tararantara", per riprodurre il suono di una tromba militare.
L'allitterazione e la distribuzione dei suoni nel verso sono caratteristiche di Ennio, che usa largamente le figure di suono per sottolineare il pathos e conferire enfasi. Lo stile allitterante è mediato dai carmina più antichi, compare nei proverbi, nelle leggi, nelle formule sacrali, nei saturni di Nevio, nei versi della commedia di Nevio, di Plauto e di Cecilio Stazio. Ennio adattò l'allitterazione all'esametro, sottoponendo un verso greco agli effetti di uno stile prettamente romano (nella poesia greca l'allitterazione è marginale).
La ripresa dell'esametro greco non fu l'unica innovazione introdotta da Ennio, che mirò ad adattare la lingua latina all'esametro e l'esametro alla lingua latina. Sicuramente elaborò regole precise per la posizione delle parole nel verso, per l'incontro di fonemi vocalici e per l'uso delle cesure. L'aspetto più "arcaico" dello stile enniano è la coesistenza dell'esametro e dell’allitterazione. Tale stile ripetitivo era usato per conferire regolarità a versi metricamente molto liberi, ma l'esametro era, un verso molto uniforme e regolare, applicato all'esametro, lo stile allitterante suonava monotono e cadenzato. I poeti successivi fecero, perciò, un uso selettivo e misurato delle figure di suono negli esametri, per conferire loro una cadenza antica, tradizionale, ma ormai lontana (Virgilio).
Gli Annales mirano a fissare nel testo epico non solo racconti di gesta, ma anche valori, esempi di comportamento, modelli culturali (aspirazione già presente in Nevio). Gli Annales corrispondevano alle aspettative dell'ideologia aristocratica celebrando la storia di Roma come somma di imprese eroiche, compiute dai grandi nobili e magistrati che hanno guidato disciplinati eserciti alla vittoria. Dai frammenti emergono ritratti di condottieri e uomini di stato, più che celebrazioni anonime e collettive, come quelle presenti nei frammenti di Nevio, o auspicate da Catone, che scrisse, intorno al 170 AC, una storia romana senza menzionare i nomi dei magistrati e dei condottieri.
Ennio è dunque il più grande poeta di una cerchia aristocratica che "rilegge" la storia di Roma in funzione dei propri valori ed interessi. Tipica del periodo è la ricerca di una concezione "colta" e "umanistica" della virtus, pertanto Ennio non elogia solo, omericamente, le virtù guerriere, ma anche le virtù di pace: saggezza, moderazione, saper pensare e saper parlare. Questo aspetto degli Annales prelude al tentativo di amalgamare le tradizionali virtù aristocratiche e la cultura greca. Il ruolo civilizzatore che Ennio attribuiva alla letteratura è coerente con tale tendenza umanistica e grecizzante.Poeta "al seguito"
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