Carlo Goldoni
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Carlo Goldoni (25 febbraio 1707, Venezia - 6 gennaio 1793, Parigi), drammaturgo italiano.
Carlo Goldoni è a tutt'oggi considerato uno dei più grandi autori di teatro europei e uno degli scrittori italiani più conosciuti all'estero. Probabilmente le sue opere, insieme a quelle di Pirandello, costituiscono il veicolo principale dell'arte teatrale italiana in tutto il mondo.
Il materiale autobiografico riguardante Goldoni è abbondantissimo, desunto dalle premesse alle commedie e, soprattutto, dai Mèmoires (1783-1787). In tale opera il Goldoni mirò a coniugare la propria avventura esistenziale, vissuta con arguzia ed onestà , con la vocazione teatrale, che pare scaturire dall’attrito fra vita ed attività artistica. Goldoni nacque a Venezia nel 1707, da una famiglia borghese, lasciata in difficoltà finanziarie dalla dissipazione del nonno paterno. Il padre, dedicatosi alla professione medica, si stabilì a Perugia, dove il Goldoni iniziò gli studi e lesse la prime opere comiche. In seguito passò a Rimini, per studiare filosofia, ma abbandonò lo studio, sia per nostalgia della madre, sia per seguire a Chioggia una compagnia di comici. Di qui il padre lo mandò a Padova e poi a Pavia, al collegio Ghislieri (1723–1725) dove seguì i corsi di giurisprudenza, ma dovette lasciare la città a causa di una atellana (canovaccio di una farsa per una recita a soggetto, con maschere fisse) sulle ragazze della città , infatti, l’opera suscitò le ire di alcune famiglie notabili di Pavia e Goldoni fu espulso dal collegio. In seguito viaggiò a lungo con il padre, riprese gli studi ed elaborò le prime opere comiche, ancora in forma dilettantesca. Nel 1731, la morte del padre e le conseguenti difficoltà finanziarie lo costrinsero a completare gli studi a Padova e ad esercitare l’avvocatura con saltuarie prestazioni di scrittore.
Nel 1732, per evitare un matrimonio indesiderato, lasciò la città per Milano e, poi, per Verona dove conobbe il capocomico Giuseppe Imer che seguì come poeta comico a Venezia e a Genova, dove conobbe Nicoletta Conio che divenne sua moglie. Con lei il Goldoni tornò a Venezia, dove restò fino al 1743, sempre al seguito dell’Imer. In tale periodo iniziò la riforma del teatro, incentrata sulla commedia, dopo un periodo preparatorio su tragicommedie e tragedie. Nel 1738, Goldoni compose il Momolo cortesan, canovaccio per la commedia dell’arte, ma con la parte del protagonista interamente scritta. Con tale sistema ibrido scrisse alcuni altri testi ed infine, nel 1743, realizzò La donna di garbo, che è la sua prima commedia interamente scritta.
Perseguitato dai creditori Goldoni dovette abbandonare quello stesso anno Venezia e, a Rimini, si aggregò ad una compagnia di comici al servizio dell’esercito spagnolo, si recò quindi a Firenze e poi si stabilì a Pisa, dove ampliò le proprie conoscenze letterarie, linguistiche e teatrali. Nel 1748, tornò a Venezia, al seguito della compagnia teatrale del Medebac ed iniziò un periodo assai impegnativo, durante il quale, dopo le prime prove (La vedova scaltra, La putta onorata, La buona mugier), tra il 1750 ed il 1751, condusse la celebre battaglia teatrale con l’impegno di produrre sedici nuove commedie in un solo anno, in polemica con il commediografo rivale Chiari. Tali commedie furono seguite da numerose altre fra il 1751 ed il 1753, fra cui spicca La locandiera. Concluso il contratto con il Medebac, nel 1753, passò alle dipendenze dei fratelli Vendramin, proprietari del teatro San Luca. Tra il 1753 ed il 1758, però, la popolarità del Goldoni subì dei contraccolpi negativi, dovuti al mutamento del gusto verso il romanzesco, l’esotico, il fantastico e fu bersaglio delle critiche letterarie e linguistiche dei puristi. Goldoni fu a Bologna, Pavia e Roma.
Tornato a Venezia, tra il 1759 ed il 1752, raggiunse la piena maturità artistica con Gli innamorati, I Rusteghi, La casa nuova, Il sior Todero brontolon, Le Baruffe chiozzotte. Nonostante tali capolavori, Goldoni fu accusato di sovversione sociale dai conservatori e dai rivali e decise di accettare l’invito del Théatre italien de Paris. Nel 1762, dopo la rappresentazione di Una delle ultime sere di carnevale, il cui protagonista si accomiata da Venezia, Goldoni si trasferì definitivamente in Francia. A Parigi trovò amicizia ed ammirazione, ma la direzione della commédie italienne si rivelò difficile a causa della diffidenza verso la sua riforma teatrale e della prevenzione del pubblico, fedele alla commedia dell’arte come alternativa alla commedia “larmoyante†o alla tragedia. Goldoni dovette ripartire dai canovacci (da cui ricavò alcune commedie come il Ventaglio, inviate a Venezia ai Vendramin) per risalire, gradatamente alla commedia scritta, ma con la presenza di maschere e poi alla commedia di carattere. Nel 1765, lasciò la commédie italienne e divenne istitutore a corte, infine ricevette una modesta pensione che gli fu tolta allo scoppiare della rivoluzione. Morì nel 1793. Durante gli anni parigini il Goldoni scrisse i Mémoires, un’autobiografia che quasi fa da cornice alla sua attività teatrale.
Nel Goldoni, i valori morali e civili sono quelli della civiltà razionalistica, illuministica e borghese, che ha come punto focale la reputazione, il senso dell’onore, l’onestà , in un contesto non rivoluzionario, ma nemmeno conservatore. Nel Goldoni si ritrova l’antipatia borghese per ogni sopruso e iattanza nobiliare, il cavaliere saggio ed onesto non disprezza le classi umili, condanna la prepotenza e l’intolleranza. Il pacifico Goldoni reagisce alle difficoltà contingenti non con i lamenti, bensì con una nuova attività .
La natura, nel Goldoni è percepibile solo in funzione degli uomini e, nei Mémoires, il ricordo di Venezia non è elegiaco, bensì è sforzo di precisazione delle immagini. Il suo interesse va sempre a uomini e donne ridicoli, piacevoli interessanti, ma sempre umanamente comprensibili, soprattutto le donne, sospese fra saggezza e capriccio, concretezza e fantasia. Goldoni è attento ad evitare ogni grossolanità e la malizia è sempre fine e misurata. Nel linguaggio castigato vibra il fascino del desiderio amoroso, pudico nelle fanciulle, più malizioso nelle vedove, più sensuale e libero nei dialoghi di alcune servette. I personaggi di Goldoni non sono mai astratti modelli di vita o mostruosi esempi di vizio, bensì persone colme di temperamento. In Goldoni è acutissima la sensibilità per le condizioni sociali e per i legami tra caratteri individuali, connotazione sociale, ambiente e mutamenti di generazione. Tale nuova caratterizzazione personale – sociale, deriva da uno schietto realismo che nasce dall’osservazione di situazioni concrete. Goldoni rileva il comico della grettezza, della boria del nobile decaduto e squattrinato, della stoltezza dell’arricchito pretenzioso, dei popolani privi di dignità .
Le commedie di ambiente popolare confermano un’apertura a quegli strati sociali che la convenzione teatrale convenzionale riteneva indegni di rappresentazione e che invece il Goldoni avvertiva come parte essenziale del tessuto sociale. Il Goldoni non idealizza la realtà umana ed attacca i residui baroccheggianti e classicistici in nome di una comprensibilità più vasta, della naturalezza, della semplicità .
La lingua del Goldoni oscilla tra lingua e dialetto veneziano, creando un linguaggio naturale e poetico insieme che è uno dei mezzi espressivi più originali della letteratura del ‘700. La stessa riforma teatrale implica non solo una continuità fra commedia dell'Arte e commedia riformata, bensì un recupero dell’improvvisazione teatrale nella spontaneità del dialogo. Nella lingua teatrale goldoniana convergono dialetto ed italiano. L’italiano accetta dal dialetto la struttura ipotattica, ma povera di nessi subordinanti, mentre il dialetto si arricchisce lessicalmente. Per il Goldoni fu essenziale la frequentazione del teatro dei comici di professione, soprattutto nel periodo iniziale, più legato al mestiere di “poeta comicoâ€.
Goldoni, nei Mémoires presenta la propria vita come un progressivo chiarirsi della vocazione comica. In realtà la volontà di riforma nacque a contatto con il teatro professionale e con il pubblico. Le prime esperienze dilettantesche maturarono quando il contratto con la compagnia dell’Imer e con i teatri dei Vendramin, gli fece sentire le esigenze di regolarizzazione e moralizzazione. Gli esordi teatrali sono caratterizzati da una serie di esperienze di vario genere che vanno alla tragedia al melodramma giocoso ed all’intermezzo. Le sue tragedie, scritte fra il 1734 ed il 1738, testimoniano una totale mancanza di vocazione tragica, è però notevole il fatto che lo scrittore, già allora, cercava di eliminare inverosimiglianze e stravaganze. I motivi più interessanti si trovano nei melodrammi giocosi e negli intermezzi giocosi (1734–1736). In tali intermezzi il Goldoni si avvicina, per la prima volta, al materiale fornito dalla vita contemporanea e dall’esperienza personale, arricchita dalla localizzazione veneziana e dall’uso del dialetto. La commedia dell’arte, risalente alla metà del ‘500, si affidava all’improvvisazione degli attori, i quali, accordatisi su un tema (canovaccio) lo svolgevano direttamente davanti agli spettatori. A poco a poco si cristallizzarono dei tipi fissi, ossia delle maschere e la commedia dell’arte divenne da improvvisazione imitazione prevedibile di luoghi comuni. In tale situazione esordì il Goldoni che, a poco a poco, alla commedia dell’arte, ormai priva di valori artistici, spesso gratuitamente licenziosa, Goldoni contrappose la propria commedia di carattere, nella quale le maschere non sono semplicemente dei tipi, bensì personaggi veri, rispondenti alla realtà . Della commedia dell’arte, il Goldoni conservò, inizialmente, la presenza della maschera in alcune commedie, l’eccessiva arguzia comica di certi servitori e la morale conclusiva enunciata nell’ultima battuta.Poetica
Goldoni non ha l’individualismo dell’Alfieri e non lotta contro i limiti imposti dalla realtà , egli ama gli esseri umani, le loro relazioni, le loro città , aderisce ai valori illuministici, ha fiducia nell’assenza di ogni spiegazione metafisica e trascendente ed è convinto che la migliore filosofia sia quella della sua epoca: pratica, fatta per la vita, traducibile in “buon sensoâ€, volta al bene degli uomini. In Goldoni è assente il pensiero tormentoso della morte che, anche quando affiora, si traduce nel ricordo delle piccole gioie di una vita trascorsa. In Goldoni manca ogni interesse religioso, l’assenza totale di ecclesiastici nelle sue commedie deriva dalla proibizione, a Venezia ed altrove, di portare sulle scene personaggi o argomenti religiosi e, anzi, il Goldoni si rammaricava di non poter utilizzare tale materiale. A Parigi, dove poteva esprimersi più liberamente, introdusse più volte nei Mémoires, ritratti di religiosi di cui ironicamente tratteggia l’ipocrisia e la secolare abitudine diplomatica. Quando accenna a culti, oggetti di venerazione, emerge la svalutazione illuministica di ogni forma di superstizione e bigotteria.