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Pretore (storia romana)

  

Per i pretori moderni, vedi pretore (burocrazia moderna).
Secondo Cicerone, Pretore era un titolo che designava i consoli come capi dell'esercito dello stato; ed egli riteneva che il termine contenesse le stesse componenti elementari del verbo praeire. Il periodo e l'incarico di comando dei consoli può essere appropriatamente chiamato Pretorio. Pretore era anche il titolo di un incarico presso i Latini, ed è anche il nome che Livio da allo stratega degli Achei.

Il primo pretore così chiamato venne nominato nel 356 AC, ed era scelto solo tra i patrizi, che crearono questo nuovo ruolo come una specie di risarcimento per il fatto di essere stati costretti a condividere il consolato con i plebei. Nessun pretore plebeo venne nominato fino al 337 AC. Il pretore veniva chiamato collega consulibus, e veniva eletto con gli stessi auspici alla Comitia Centuriata. I consoli venivano eletti per primi, e dopo toccava ai pretori.

Il pretorato era in origine una specie di consolato, e le funzioni dei pretori erano una parte di quelle dei consoli che, secondo Cicerone, venivano chiamati anche judices a judicando. I pretori a volte comandavano l'esercito dello stato; e mentre i consoli erano assenti con le loro armate, esercitavano le funzioni di questi ultimi all'interno della città. Era anche un Magistratus Curulis e possedeva l'Imperium, e di conseguenza era uno dei Magistratus Majores: ma doveva rispetto e obbedienza ai consoli. Le insegne del suo ufficio erano sei littori. In un periodo successivo il pretore, a Roma, aveva solo due littori. Il pretorato venne inizialmente dato al cosole dell'anno precedente, come risulta da Livio,. L. Papirio fu pretore dopo essere stato console.

Nell'anno 246 AC venne nomimato un altro pretore, il cui incarico era di amministrare la giustizia, in materia di dispute tra peregrini, o tra peregrini e cittadini Romani; veniva perciò chiamato Praetor Peregrinus. L'altro pretore veniva quindi chiamato Praetor Urbanus "qui jus inter cives dicit", e talvolta semplicemente Praetor Urbanus e Praetor Urbis. I due pretori determinavano per sorteggio quali funzioni dovessero rispettivamente esercitare. Se uno dei due era alla guida dell'esercito, l'altro esercitava le funzioni di entrambi all'interno della città. A volte l' imperium di un pretore veniva prolungato per un secondo anno. Quando i territori dello stato si estesero oltre i confini dell'Italia, vennero creati nuovi pretori. Perciò due pretori vennero creati nel 227 AC, per l'amministrazione di Sicilia e Sardegna, e altri due vennero aggiunti con la formazione delle due province spagnole nel 197 AC. Quando c'erano sei pretori, due restavano in città, e gli altri quattro erano inviati fuori. Il Senato determinava le loro province, che venivano distribuite per sorteggio. Dopo la perdita delle funzioni giudiziarie nella città, un pretore spesso aveva l'amministrazione di una provincia con il titolo di Propretore, e talvolta con il titolo di Proconsole. Silla portò il numero di pretori a otto, che Giulio Cesare innalzò successivamente a dieci, dodici, quattordici e sedici. Augusto, dopo diversi cambi, fissò il numero a dodici. Sotto Tiberio ce ne furono sedici. Due pretori vennero nominati da Claudio per questioni relative alla Fideicommissa, quando il lavoro in questo dipartimento della legge divenne considerevole, ma Tito ridusse il numero a uno; e Nerviano aggiunse un pretore per le decisioni sulle diatribe tra fisco e individui.

Marco Aurelio, secondo il Capitolinus (M. Ant. c10), nominò un pretore per le questioni relative alla tutela, che doveva prendere servizio dopo che Pomponio scrisse le Pandectae. I principali doveri dei pretori erano giudiziari, e sembra che si ritenne necesario di volta in volta, incrementare il loro numero, per assegnarli a particolari dipartimenti dell'amministrazione della giustizia.

Talvolta venivano loro assegnati dei doveri straordinari, come nel caso del Praetor Peregrinus (144 AC) che venne nominato da un Senatusconsultum per sorvegliare la riparazione di certi acquedotti e per impedire l'utilizzo improprio dell'acqua.

Il Praetor Urbanus era chiamato Pretore, ed era il primo del suo grado. I suoi doveri lo confinavano a Roma, come è implicito nel suo nome, e poteva lasciare la città solo per dieci giorni alla volta. Era parte dei suoi compiti di sovraintendere ai Ludi Apollinares. Era anche il capo dell'amministrazione della giustizia, e grazie agli Edicta dei pretori che si susseguirono, il Diritto Romano deve buona parte del suo sviluppo e miglioramento. Sia il Praetor Urbanus che il Praetor Peregrinus avevano Jus Edicendi, e le loro funzioni in questo senso, non sembra siano state limitate dalla costituzione del potere imperiale, anche se devono essere stati gradualmente limitati con il divenire comune della pratica della Costituzione e delle Riscritture Imperiali. I limiti dell'amministrazione di questi due pretori erano espressi dai termini della Urbanae Provinciae.

Le principali funzioni giudiziarie dei pretori nelle questioni civili, consistevano nel dare un judex. Era solo nel caso delle interdizioni, che decidevano in maniera sommaria. I procedimenti davanti al pretore erano tecnicamente detti essere in jure.

I pretori presiedevano anche i processi penali. Questi erano le Quaestiones perpetuae, o i processi per Repetundae, Ambitus, Majestas, e Peculatus, i quali, quando c'erano sei pretori, erano assegnati a quattro di essi. Silla aggiunse a queste Quaestiones quelle di Falsum, De Sicariis et Veneficis, e De Parricidis, e a questo scopo aggiunse due, o secondo altre fonti, quattro pretori; i resoconti di Pomponio e di altri scrittori non concordano su questo punto. In queste occasioni il pretore presiedeva, ma un corpo di giudici determinava, per maggioranza dei voti, la condanna o l'assoluzione dell'accusato.

Il pretore, quando amministrava la giustizia, sedeva su una sella Curulis, in un Tribunale, che era quella parte della Corte, assegnata al pretore e ai suoi assessori e amici, ed è opposto alla Subsellia, la parte occupata dai giudici e dagli altri presenti. Ma il pretore poteva compiere molti atti ministeriali al di fuori della corte o, come si diceva, e plano, o ex aequo loco, termini che si contrapponevano a e tribunali o ex superiore loco: ad esempio, poteva in alcuni casi dare validità all'atto di manomissione quando era al di fuori della corte, sulla via per i bagni o per il teatro.

Una persona che era stata espulsa dal Senato poteva recuperare il suo grado venendo nominato pretore.. Sallustio divenne pretore con questo sistema.

I pretori esistettero in vario numero fino a un tardo periodo dell'Impero.


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