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Romanticismo

Il Romanticismo fu un movimento culturale sviluppatosi in Germania al termine del XVIII secolo e poi diffusosi in tutta Europa. Il movimento romantico costituì una svolta fondamentale nella storia della letteratura europea. Il Romanticismo nel primo cinquantennio del 1800 sopravvisse in molti aspetti del verismo e del decadentismo. Nella sua accezione il termine indica dunque non uno stato di perenne ipersensibilità, bensì un fenomeno letterario storicamente definito. Il vocabolo "Romanticismo" deriva dal francese "roman" designante un racconto di avventure, in prosa o in versi. Nella seconda metà del '700, in Inghilterra, l'aggettivo "romantic" ebbe una connotazione negativa e fu adoperato per indicare cose fantastiche ed irreali evocanti motivi ed ambienti medievali. Rousseau usò l'aggettivo "romantique" privato di ogni intendimento negativo, per indicare uno stato dì abbandono sognante dell'anima. Anche in Germania il termine "romantisch", indicante il romanzesco ed il patetico della letteratura medioevale, perse, gradatamente, l’accezione negativa, senza però acquisire un preciso significato semantico. Solo nel 1798 Schlegel, nella rivista Atheneum, definì lo "stato d'animo romantico” e la poesia che ne era emanazione: essa doveva combinare poesia e prosa, critica e genialità, arte e spontaneità, doveva essere sociale, viva, pregna delle istanze contemporanee e l’arbitrio del poeta non doveva subire costrizioni. Nella stessa rivista Novalis e Schleirrnacher chiarirono tali concetti, contrapponendo Romanticismo e Classicismo. Contemporaneamente, in Inghilterra, si manifestò un analogo movimento letterario e poetico di cui i primi esponenti furono: Wordsworth e Coleridge. La prefazione di Wordsworth alle Ballate liriche costituì uno dei rari testi teorici del Romanticismo inglese (1798-1830), nel quale dominarono immaginazione e sensibilità, interesse per il medioevo e per i paesaggi esotici. I romantici inglesi crearono opere di grande valore nelle quali, implicitamente, erano presupposte le nuove concezioni letterarie basate sugli ideali di libertà politiche e morali conseguenti alla Rivoluzione Francese. Byron fu assai apprezzato in Italia per il suo Romanticismo morale, come anche Scott per i suoi romanzi di ambientazione medievale. Meno conosciuti nel nostro Paese furono Keats e Shelley. Nei Paesi latini la fioritura romantica fu posteriore a quelle verificatesi in Germania ed Inghilterra.

Il Romanticismo francese

Il Romanticismo francese si distinse dagli altri per essere essenzialmente e consapevolmente anticlassico, rinnovando profondamente temi, forme i ed estetica della letteratura. Rousseau fu il precursore dei romantici francesi come Madame de Stäel e Chateaubriand ne furono gli apostoli. Grande importanza ebbero, per lo stabilirsi delle nuove idee, la Rivoluzione Francese e l'impero napoleonico e non fu mera coincidenza che i testi fondamentali del romanticismo teorico, il De l'Allemagne della de Stäel e la traduzione Del corso di letteratura drammatica dello Schlegel, siano stati pubblicati quando l'astro napoleonico era ormai al tramonto (1813). I romantici si opposero ai classicisti e tale contrasto fu indice di una profonda crisi della letteratura e dell'arte in genere. Madame de Stäel aveva affermato che l'arte deve educare l'uomo, esprimendone le esigenze ed facendolo partecipe della vita sociale. Tale concezione della letteratura come creazione originale e nazionale, popolare e moderna, espressione della società, fu fondamentale e tipica dei romantici francesi. In Francia la fioritura di opere romantiche fu successiva alla formulazione teorica del nuovo indirizzo letterario e si sviluppò tra il 1820 ed il 1840. In tale periodo Hugo espose la teoria del dramma romantico. Il romanticismo francese ebbe un carattere eminentemente letterario, scevro da fattori filosofici, morali, sociali e senza un preciso indirizzo estetico.

Il romanticismo italiano

In Italia, invece, uno stato d'animo vagamente romantico precedette il romanticismo teorico. Nel nostro paese il romanticismo fu accolto come aspirazione alla libertà in ogni sua forma, non solo letteraria, ma anche morale e politica. Il movimento nacque in Lombardia (1816) subito dopo il Congresso di Vienna (1815) come reazione alla Restaurazione e all'accademismo letterario. Il nostro Romanticismo, che ebbe le sue radici nel preromanticismo di fine '700, non fu estraneo all'Illuminismo e, d’altra parte, riferimento fu fattore costante di tutti i romanticismi europei. Infatti l'illuminismo fu bruscamente interrotto dalla Rivoluzione Francese, senza aver potuto portare a compimento i suoi ideali. Passata la bufera, un nuovo tipo di uomo emerse per realizzare quelle esperienze lasciate incompiute, quindi romantico non fu solo chi reagiva con nuovi canoni estetici e religiosi alle teorie illuministe, ma anche l’illuminista che, pur mantenendo un atteggiamento polemico verso alcuni valori tradizionali, riesaminava le proprie posizioni.

Il Romanticismo italiano si ricollegò al moto dì rinnovamento della seconda metà del secolo. Il suo orizzonte spirituale e filosofico fu indubbiamente pi ristretto di quello del Romanticismo tedesco, ma ebbe una fisionomia ben precisa di fervore e di ideale patriottico ed una ben definita coscienza dei propri scopi e dei mezzi per perseguirli. Il Romanticismo italiano va quindi considerato come fenomeno nazionale; suo testo fondamentale fu la Lettera semiseria di Grisostomo del Berchet (1816), nella quale si ha la riaffermazione del concetto di letteratura come fattore storico, che deve esprimere le tradizioni cristiane e nazionali, abbandonando l'imitazione degli antichi e la ricerca delle belle forme e che deve essere mezzo di rinnovamento sociale e morale. Tutti i nostri primi romantici subordinarono la pura letteratura alle ragioni educative ed incivilitrici, facendo delle loro opere un’espressione di libertà di propaganda per l’indipendenza nazionale. Alle origini del Romanticismo italiano ci fu la coscienza risorgimentale, tale esigenza fu accolta dalla rivista Il Conciliatore il cui fine era di scuotere il Paese dal suo torpore mentale. Al Conciliatore collaborarono Tommaseo e Mazzini. Manzoni stesso, pur non collaborandovi, ne abbracciò le tesi, considerando anch'egli che la letteratura dovesse essere mezzo di incivilimento, espressione nazionale e popolare e schietta nella lingua e nello stile. Del Romanticismo il Manzoni accolse il rifiuto della mitologia pagana, come espressione di una moralità e di una mentalità aliene da quelle cristiane. La Poesia, secondo Manzoni, deve avere per oggetto il vero della storia e delle vicende umane, senza contaminazioni tra storia e fantasia. Per tale ragione il Realismo, apparentemente in antitesi con il Romanticismo, ne fu in realtà uno sviluppo. Infatti l'esigenza di realismo sostenuta dal Manzoni fu presente in tutta la migliore letteratura romantica nel propositi di adesione all'attualità dei fatti e nell'esigenza di renderla popolare ed interprete delle aspirazioni nazionali, nonché nella negazione della normativa classicistica. Il Realismo romantico trovò voce nella poesia dialettale del Porta e del Belli.

Il vigore poetico del Primo Romanticismo si stemperò in una vena malinconica e sentimentale, della quale i maggiori esponenti furono il Prati e l'Aleardi. La spiritualità romantica, già viva nel Foscolo, fu “situazione sentimentale" nel Leopardi, pur dichiaratamente antiromantico, tanto che tali poeti possono essere, a ragione, considerati esponenti del nostro Romanticismo neoclassico, avendo essi ammantato di classicità “pensieri nuovi con versi antichi” secondo la tesi di Chénier. Col Tommaseo ebbe inizio quella linea del pensiero romantico che si dissolse nel Decadentismo e nel Verismo. Il Verismo trovò voce di singolare forza nel De Sanctis, il quale nella sua "Storia della letteratura italiana” affermò il principio dell'arte e quello della natura fantastica del la poesia e dell'individualità dello stile, tanto che la sua "Storia della poesia italiana " divenne storia della cultura e della civiltà italiana.


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