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Ghigliottina

(Nota: il presente articolo contiene particolari che potrebbero turbare la sensibilitĂ  di chi legge)

La ghigliottina č stata una macchina per la decapitazione di persone condannate alla pena capitale. Fu elaborata – nella sua versione ultima - da Joseph-Ignace Guillotin, medico e fisico francese da cui prende il nome, che ne propose l'uso in Francia nel 1789; fino ad allora, in quella nazione si usava decapitare i condannati a morte con la scure o con la spada. Venne messa in uso il 25 aprile del 1792, in piena rivoluzione francese: le cronache raccontano che il primo ad esserne vittima fu Nicholas Jacques Pelletier.

La struttura

Tecnicamente semplice nella sua struttura quanto micidiale nella sua funzione, la ghigliottina era composta da due travi parallele alte circa 4 metri posizionate verticalmente ed unite nella parte inferiore da una trave con incavo centrale dove veniva fatto poggiare il capo del condannato. Un'altra asse di legno, sempre con incavo centrale, teneva fermo il capo. Questa seconda asse era dotata di un interstizio in modo da permettere il passaggio della lama.

Nella parte superiore delle travi parallele si trovava un'ulteriore trave (o traversa) a cui era attaccata una lama obliqua del peso di circa 40 chilogrammi tenuta bloccata tramite una fune che, al momento dell'esecuzione, veniva liberata in modo che la lama cadesse di colpo da un'altezza di circa 2,3 metri sul collo del malcapitato, decapitandolo all'istante; la testa cadeva in un cesto apposito posizionato sotto allo strumento.

La storia

Dell'uso di macchine analoghe alla ghigliottina si ha notizia attraverso una stampa del 1307 conservata al British Museum di Londra che raffigura la morte per decapitazione, appunto, in Irlanda, di un certo Murdoc Ballag.

Anche in Inghilterra era in funzione una macchina simile chiamata Patibolo di Halifax, mentre in Scozia ne era in vigore una giĂ  dalla metĂ  del '500 chiamata Scottish Maiden (curiosamente traducibile in Donzella scozzese).

Anche in Germania ed in Italia - sempre nel 1500 - si usava dare la morte per decapitazione. In Italia, il marchingegno in uso portava il nome comune di mannaia e restò in uso almeno per un paio di secoli.

In Francia entrò in vigore nel 1792 e quella che fu elaborata da Guillotin, dal quale prese poi il nome, non fu altro che una evoluzione della vecchia antenata. Va detto che in Francia venivano usati diversi tipi di esecuzione per condannati a morte, a seconda del rango sociale: i nobili venivano giustiziati per decapitazione, i plebei per impiccagione, per i nemici della chiesa vi era il rogo (un nome su tutti: Giovanna d'Arco), ecc.

A realizzare materialmente la ghigliottina furono tuttavia il medico Antoine Louis e il costruttore di strumenti musicali e falegname di origini tedesche Tobias Schmidt (compensato pare con una cifra di 960 franchi). Dapprima fu provata con la decapitazione di alcune pecore, poi si passò ai cadaveri e poi direttamente su condannati a morte. La bravura o professionalitĂ  del boia stava nell’eseguire la manovra piů in fretta possibile in modo da evitare inutili sofferenze al condannato.

Infatti, quando per i nobili condannati a morte veniva usata la scure non sempre lo scopo veniva raggiunto al primo colpo. Guillotin, proponendo la macchina da lui stesso elaborata, pare intendesse far adottare un metodo di morte piů veloce e meno dolorosa. Di certo si portò per tutta la vita il rimorso vivendo con un senso di infamia la sua elaborazione, che prese il suo nome, lo stesso con il quale viene ricordata ancora oggi. Per tutta la vita tentò, invano, di discoscenere la paternitĂ .

L'orrore della ghigliottina

Con la decapitazione si pensava, quindi, di dare una morte veloce e indolore, ma in realtĂ  non era così. Alcuni medici hanno sostenuto che la morte cerebrale avviene dopo due o tre minuti dalla decapitazione e che il cervello, a causa dell’intensa emozione dovuta all'angoscia e alla paura, viene irrorato maggiormente di sangue e per questo continua a vivere anche se la testa č staccata dal corpo. Si racconta inoltre che alcune teste appena mozzate continuassero a roteare gli occhi con espressione di terrore per alcuni istanti.

Alcune curiositĂ 

La fama della ghigliottina venne tristemente alla ribalta – e per questo ancora la si ricorda oggi - con la rivoluzione francese: e ad essa sono associati curiosi nomi con cui veniva appellata: legno di giustizia, Louisette o Louison (dal nome di chi la progettò materialmente, appunto Antoine Louis) per poi prendere piů tardi il nome definitivo di guillotine, dal nome di colui che ne elaborò la versione ultima.

Paradossalmente, mentre Guillotin faceva di tutto per disconoscerne la paternità, il signor Schmidt, il falegname che la costruì, passerà tutta la sua vita a rivendicare - anch'egli invano - la paternità dello strumento da lui costruito, per poterne trarre profitti in termini sia economici che di gloria.

Si dice che il prototipo della ghigliottina avesse denunciato qualche problema di funzionamento e che il re Luigi XVI – esperto per passione di meccanica - vide nella lama un problema: infatti la lama era fatta a mezzaluna, cosicché lui consigliò di usarne una di linea obliqua. L’ignaro non poteva sapere che qualche tempo dopo l’avrebbe sperimentata personalmente sul suo collo.

Anche se effettivamente usata fin dal medioevo, č quindi dopo la rivoluzione francese che la ghigliottina diventa un prodotto da esportazione: molti saranno i governi che adotteranno questa macchina per la pena di morte: fra gli altri, Cina, Algeria, Madagascar e quasi tutta l'Europa; in alcuni paesi č stata usata una sola volta (č il caso della Svezia), ma in altri - come ad esempio la Germania, che col regime nazista fece cadere oltre diecimila teste – assai piů volte. La stessa Germania abolì peraltro la pena di morte nei primi anni '50, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale.

La Francia invece la utilizzò per l'ultima volta nel 1977, abolendo la pena capitale solo nel 1981.

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