Grazia Deledda
Grazia Deledda (Nuoro, 1871 - Roma, 1936), fu una scrittrice sarda, vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926.Nata da una famiglia benestante, esordì giovanissima (appena 17enne) pubblicando alcuni racconti per una rivista di moda. L'ambiente sardo non poteva offrirle la possibilità di studi regolari e così l'adolescente Deledda si fece autodidatta, munendosi di una cultura disorganica e poco approfondita.
Riuscì a pubblicare il suo primo romanzo, "Fior di Sardegna", nel 1892 ed un altro suo scritto, "Le vie del male" (in cui si precisano il suo stile, i suoi limiti regionali ed i suoi interessi morali), fu positivamente recensito da Luigi Capuana.
Nel 1899, in seguito al suo matrimonio con Palmiro Madesani, modesto funzionario dello Stato, si trasferì a Roma. La distanza dalla Sardegna agì positivamente su di lei, smussandone il regionalismo e sublimando il folklore sardo dei suoi scritti in una certa atmosfera fiabesca, adattissima agli interessi psicologici e morali dell'autrice.
La vita della Deledda non fu particolarmente ricca di avvenimenti, ma fu molto feconda dal punto di vista letterario, scandita com'era dall'uscita quasi annuale dei suoi romanzi. Nel 1926 le fu assegnato il premio Nobel per la letteratura. Morì a Roma dieci anni dopo.
Sospese com'erano tra Verismo e Decadentismo, le opere della Deledda testimoniarono in maniera molto chiara di questo passaggio, sia contenutisticamente che formalmente: dall'interesse per la cultura tradizionale sarda passarono alla vera e propria analisi psicologica, al cospetto della quale l'ambiente isolano veniva trasformato in un puro e semplice sfondo.
Il figlio della scrittrice, Sardus Madesani, ha tentato con moderato esito di seguire le orme letterarie materne.
E' possibile scaricarsi alcune delle sue opere da qui: [1]