Lucio Vero
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Vero era figlio di Lucio Elio Cesare, uomo molto vicino all'Imperatore Adriano e sua prima scelta come successore, attraverso la moglie Avidia. Quando Elio Cesare morì nel 138, Adriano scelse come successore Antonino Pio, a condizione che questi adottasse a sua volta Lucio Vero (che allora aveva sette anni) e Marco Aurelio, suo nipote diciassettenne. Come principe imperiale, Vero ricevette un'accurata educazione dal famoso grammatico Marco Cornelio Frontone. Di Vero si dice che fosse uno studente eccellente, appassionato della scrittura di poesie e di oratoria.
Vero cominciò la carriera pubblica come questore nel 153 e fu console nel 154, molto prima dell'età ufficialmente richiesta per tale incarico (32 anni) e senza essere pretore fra l'una e l'altra carica. Nel 161 fu di nuovo console, con Marco Aurelio come collega anziano. Quello stesso anno Antonino morì e gli succedette Marco Aurelio. Vero fu contestualmente scelto come co-Imperatore, evento senza precedenti nell'Impero Romano. Ufficialmente entrambi avevano lo stesso potere, ma in pratica Marco Aurelio divenne il leader. A Vero fu dato il controllo dell'esercito, a riprova della fiducia che correva fra i due. Per rafforzare tale alleanza, Marco Aurelio dette in moglie sua figlia Lucilla a Vero che da lei ebbe tre figli.
Tra il 162 ed il 166 Vero fu in oriente al comando di una campagna contro la Partia. La spedizione non fu un successo, ma Vero si dimostrò un eccellente comandante, senza paura di delegare incarichi strettamente militari a generali più competenti di lui. Contemporaneamente, non sembra che Vero abbia fatto una vita di sacrificio durante tale campagna. Era sempre circondato da attori e musicisti, ed usufruiva di copiosi banchetti ed altri piaceri della vita. Apparentemente tale possibilità era allargata anche alla truppa, il cui morale era alto. Questo atteggiamento non ridusse la ragionevolezza delle sue azioni: Vero rimase un comandante competente e svolse bene i suoi compiti. Al ritorno dalla campagna, Vero fu accolto col trionfo. La parata, fuori dalle consuetudini, incluse Vero, Marco Aurelio ed i loro figli e figlie non sposate, come una grande celebrazione di famiglia.
I successivi due anni Vero li trascorse a Roma, continuando a condurre un lussuoso strile di vita e trattenendo presso di se lo stuolo di attori e favoriti. Aveva fatto costruire una taverna nella sua casa in cui celebrava feste fino all'alba con gli amici. Gli piaceva anche aggirarsi per le strade in incognito in mezzo alla gente. I giochi del circo fuono un'altra passione della sua vita, specialmente le corse dei carri. Marco Aurelio disapprovava la sua condotta ma, finché Vero continuava ad eseguire con efficienza i suoi incarichi ufficiali, lo lasciava fare.
Nella primavera del 168 fu travolta la frontiera del Danubio quando gli Alamanni ed i Marcomanni invasero i territori di Roma. Questa guerra sarebbe durata fino al 180, ma Vero non ne vide la fine. Nel 169, mentre Vero e Marco Aurelio rientravano a Roma dal fronte Vero cadde ammalato con sintomi di avvelenamento da cibo, morendo dopo pochi giorni. A dispetto delle differenze fra loro, Marco Aurelio sentì molto la perdita del fratello adottivo. Ne portò il corpo a Roma offrendo giochi in sua memoria. Dopo le esequie il senato lo dichiarò un Dio dandogli l'appellativo di Divus Verus.
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