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Feudalesimo

Il feudalesimo č un sistema sociale che si affermò nell'Europa occidentale (e, con modalitĂ  simili, in Giappone), tra il declino dell'Impero Romano d'Occidente, nel IV secolo, e la nascita dei primi Stati moderni, nel XVIII secolo.

Table of contents
1 Origini
2 Il Feudo
3 Struttura gerarchica
4 Successione del feudo
5 Feudi, comuni, e clero
6 Dall'apice al declino del feudalesimo

Origini

Il feudalesimo si protrasse per circa millecinquecento anni e si fondava sull'identificazione dei rapporti personali, sociali e politici con quelli patrimoniali, rendendoli di natura contrattuale. Già in epoca bassoimperiale era diffusa la colonìa tardoantica: il piccolo proprietario coltivatore, vessato dal fisco, dall'obbligo della leva militare che interessava tutti i proprietari e dall'insicurezza diffusa sul territorio, vendeva le proprie terre ad un patrono, e le riotteneva in affitto. Ciò gli permetteva di essere protetto ed evitare gli obblighi che ricadevano invece sui proprietari. Tra il IV e il V secolo diverse popolazioni germaniche si insediarono nei territori dell'Impero Romano d'Occidente, facendosi concedere in beneficio dall'imperatore grandi aree territoriali, trasformate in regni locali, in cambio dell'impegno a difenderli da ulteriori minacce. A loro volta i re germanici, elettivi, dovevano ricompensare i guerrieri, socialmente loro pari e che costituivano l'assemblea del regno, la Sippe, con onori e bottino, il quale consisteva in benefici terrieri.

In epoca merovingia, caduto ormai ogni potere imperiale in Europa, la pratica divenne stabile tra i Franchi e tra i Longobardi, che in tal modo crearono il Regno d'Italia e numerosi ducati, marchesati e contee. Molti proprietari terrieri, furono costretti a stabilire rapporti di vassallaggio verso il re, e a cedere le loro terre alla signoria dei piů potenti, per riottenerle come benefici in cambio di un reciproco impegno di difesa. Il feudalesimo si affermò a livello locale, in seguito, re e imperatori ne adottarono la struttura per rafforzare i propri domini, ricorrendo a forme diverse di concessione di dominatus loci (signoria locale). I legami del feudalesimo ricomposero i potentati locali in un'organizzazione, non accentrata, ma avvertita come unitaria, nella quale i signori sacrificavano parte della propria autonomia per una cooperazione efficace di fronte a problemi, pericoli o imprese comuni. Vassalli uniti sotto la guida di un comune signore furono in grado di creare principati di una certa importanza.

Carlo Magno conferì al sistema feudale un fondamento unitario, coniugando, con l'istituzione del Sacro Romano Impero (800), il richiamo all'autorità imperiale romana con quello a Dio, fonte suprema di ogni autorità, identificata con il Papa. Ciò approfondì la rivalità con l'Impero Bizantino e il patriarcato di Costantinopoli, ma confermò la legittimità dei vincoli feudali e quindi l’unitarietà dell'impero romano-germanico. Il feudalesimo costituì peculiarmente il sistema politico, economico e sociale del Sacro Romano Impero, basato sul feudo. La concessione del feudo, inizialmente temporanea e personale divenne progressivamente permanente ed ereditaria.

Il Feudo

Il feudo era concesso dall’imperatore a un vassallo per ricompensarlo della fedeltĂ  contro i nemici o di un servizio prestato, o per obbligarlo per il futuro a tali comportamenti. A sua volta il vassallo poteva concedere parte del feudo ai suoi sottoposti (valvassori e valvassini). Il feudo consisteva nel dominio personale su un'area territoriale e sulla sua popolazione. Il feudatario aveva diritti non solo sulla terra, ma anche sulle persone: imponeva tributi, tasse di concessione (banalitĂ : il diritto esercitato si chiamava banno), esigeva quote di raccolto, amministrava la giustizia secondo norme di diritto consuetudinario, raccoglieva armati per le guerre sue o del proprio signore, delegava a suoi sottoposti, sempre piů spesso in forma ereditaria, questo o quello dei suoi poteri. Non si trattava però di poteri assoluti, infatti,anche i villani godevano di alcuni diritti inalienabili, come servirsi di terre, pascoli, boschi e acque comuni, che garantivano la sussistenza minima delle famiglie. I contadini però appartenevano ereditariamente al feudo (servitů della gleba), al quale dovevano non solo conferire quote esose di raccolto e prestare servizio militare, ma anche un numero, fissato per consuetudine, di giornate di lavoro per opere di edificazione, manutenzione ecc.

Dal X-XI secolo, i giovani villani potevano emanciparsi dalla servitů partecipando alle spedizioni guerriere del signore (crociate, compagnie di ventura) o fuggendo in cittĂ , dove, trovando lavoro come garzoni in una bottega artigiana, entravano nel meccanismo giuridico della societĂ  corporativa comunale ("L'aria della cittĂ  rende liberi"). La servitů della gleba fu abolita in Francia dalla Rivoluzione Francese e in altri Paesi d'Europa dalle armate napoleoniche. In Russia, i servi della gleba erano chiamati "anime" e i loro villaggi costituivano un "mondo" (mir) autogovernato. Essi erano oggetto di compravendita. Lo zar Alessandro II abolì la servitů della gleba nel 1861.

Inizialmente, i feudi erano concessioni personali, e il signore conservava la proprietà del bene, il diritto di toglierlo e, al momento della morte del beneficiario, di concederlo ad altri. Carlo il Calvo, col capitolare di Kierzy (877), riconobbe l'ereditarietà dei feudi (ormai affermatesi di fatto), sperando di vincolare a sé e ai propri successori i vassalli, ma l'ereditarietà si trasformò in autonomia e contribuì all’instabilità del sistema feudale.

Il contratto feudale era suggellato con giuramenti di omaggio e di fedeltĂ , ma signore e vassallo rimanevano uomini liberi e socialmente pari. Collegando la proprietĂ  terriera a un servizio politico e militare, il feudalesimo, dopo la dissoluzione dell'impero carolingio, contribuì a preservare l'Europa medievale dalla disintegrazione in una miriade di signorie indipendenti. Verso il Mille si iniziò a usare il termine "feudo" al posto di "beneficio". Il prevalere del termine germanico su quello latino rifletteva il profondo cambiamento avvenuto nell'istituzione stessa. Il feudo si era trasformato, infatti, in una concessione a carattere ereditario. La condizione era che l'erede del vassallo fosse gradito al signore e che pagasse una tassa di successione. Il vassallo prestava giuramento di fedeltĂ  in caso di guerra, e rendeva, inoltre,uno speciale atto di omaggio al signore che lo aveva investito del feudo, rendendo l'istituzione feudale piů politica che militare.

Il feudalesimo di matrice carolingia prosperò nel XII e nel XIII secolo in tutta l'Europa occidentale e per breve tempo, con le crociate, in Grecia, in Asia Minore (Siria - Palestina). L'Europa orientale conobbe istituzioni simili al feudalesimo classico dopo la quarta crociata (1202). In Oriente, il Giappone, ebbe nei samurai una figura sociale e politica assai vicina ai cavalieri medievali occidentali.

Struttura gerarchica

Il feudalesimo occidentale presupponeva che i feudi di una regione, appartenente a un'autorità sovrana per "diritto divino" (imperatore, re investito dall’imperatore, papa, o i suoi vassalli), fossero concessi ai suoi vassalli, che assumevano un titolo (barone, marchese, conte, duca ecc). Il vassallo prestava giuramento di fedeltà e omaggio garantendo servizi militari e politici in cambio del feudo ricevuto. A loro volta, i vassalli concedevano parti dei loro feudi ad altri cavalieri. Il vassallo poteva anche cercare di mantenere per sé tutto il feudo, provvedendo personalmente a vitto, alloggio e armamento dei cavalieri, ma, il costo era assai elevato, inoltre gli stessi cavalieri pretendevano di diventare loro stessi feudatari.

I cavalieri potevano acquisire piů feudi, e anch'essi assegnarne ad altri la parte necessaria per poter fornire il servizio richiesto. In questo modo si formava una struttura piramidale che aveva al vertice il sovrano, vassalli, valvassini e valvassori. Un cavaliere poteva accettare feudi da piů signori, per definire quale fosse il primo signore, che il vassallo doveva servire personalmente, fu istituito l'omaggio, mentre il vassallo ordinava ai valvassini di servire gli altri suoi signori.

In Francia si impose la regola secondo cui "il signore del mio signore non č il mio signore", che permise a valvassini e valvassori di combattere contro il sovrano del loro signore senza che ciò fosse considerato un atto di ribellione, in Inghilterra, invece, Guglielmo il Conquistatore e i suoi successori pretesero il giuramento di fedeltĂ  anche da parte dei valvassini e dei valvassori.

Oltre al servizio militare in guerra, i vassalli dovevano garantire la difesa del castello del signore, partecipare alla vita di corte, fungere da consiglieri e prendere parte ai processi riguardanti altri vassalli e soccorrere finanziariamente il signore in caso di necessità. La questione finanziaria, durante il XII e il XIII secolo provocò molti conflitti tra i sovrani e i grandi feudatari, e tra questi e i loro vassalli. In Inghilterra i baroni ottennero la Magna Charta (1215), allo scopo di prevenire abusi di potere da parte della corona. In cambio dei suoi servizi, il vassallo pretendeva che il re chiedesse il suo assenso per quelle decisioni che lo potevano riguardare direttamente: guerra, alleanze matrimoniali, tasse o sentenze giudiziarie.

Successione del feudo

Nel 1037, l'imperatore Corrado II il Salico, per fronteggiare le continue ribellioni dei suoi vassalli, emanò la Constitutio de feudis (Statuto feudale) con la quale riconosceva definitivamente l'ereditarietà dei feudi minori. I feudatari maggiori stabilivano una tassa sull'eredità e si riservavano il diritto di assicurarsi la lealtà dell’erede del feudo. Quando un vassallo moriva e lasciava un figlio maggiorenne e buon cavaliere, il signore non aveva motivo di obiettare alla successione, se l’erede era minorenne o era una donna, aveva diritto di conservare il controllo del feudo fino alla maggiore età dell'erede, o fino a che l'erede avesse sposato una persona a lui gradita.

La vedova di un vassallo aveva un diritto vitalizio di dote sul feudo del marito defunto pari a un terzo del valore del feudo. Per tale motivo, il signore aveva la parola definitiva sulle seconde nozze della donna. Nel caso di morte di un vassallo senza figli legittimi, se nessun erede incontrava l'approvazione del signore, il feudo tornava al signore che poteva liberamente disporne (per tale motivo si affermò l'investitura di vescovi-conti).

Poiché il rapporto feudale era di natura contrattuale, un'azione contraria ai suoi termini poteva provocarne la rottura. Se un vassallo non prestava i servizi dovuti, il signore poteva denunciarlo alla corte di tutti i suoi vassalli e, se questa lo avesse riconosciuto colpevole, privarlo del feudo. Se un vassallo avesse ritenuto inadempiente il signore, poteva rompere il giuramento di fedeltà, rinnegarne l'autorità e dichiarare l'intenzione di conservare il feudo come proprio, oppure di offrirlo a un altro signore.

Dal XIII secolo, in Francia, molti feudatari minori riuscirono a trasformare gli obblighi di vassallaggio in rendite perpetue versate al sovrano, che preferiva assoldare con esse truppe mercenarie professionali piuttosto che affidarsi alle arretrate e disordinate truppe feudali, mentre i vassalli aumentavano la propria autonomia.

Durante il periodo feudale, le fonti della sovranitĂ  del monarca furono di varia natura, oltre a quella ecclesiastica, che le conferiva un carattere di sacralitĂ , dal XII secolo, con Federico Barbarossa e la Constitutio de regalibus (1158) gli imperatori ricorsero a fonti della sovranitĂ  derivate dalla tradizione giuridica romana, per preservare i diritti del sovrano.

Feudi, comuni, e clero

Il rifiorire dell'economia cittadina determinò la nascita di un ceto borghese che contava sull'aristocrazia feudale per il mantenimento della sicurezza necessaria allo svolgimento delle proprie attivitĂ . In Italia e in Germania l'ascesa economica della borghesia portò molto presto alla crescita politica delle comunitĂ  cittadine, proprie dell'etĂ  comunale. Tra il XII e il XIII secolo le cittĂ  si affrancarono dall'autoritĂ  del signore locale acquisendo una certa autonomia. In Francia e in Inghilterra, invece, la borghesia, interessata allo sviluppo del potere monarchico in senso antifeudale, e cioč alla monarchia assoluta, ottenne proprie rappresentanze presso i consigli regi (parlamenti e assemblee degli Stati Generali) per controbilanciare gli interessi della nobiltĂ . Grazie anche alle imposte e alle tasse versate dalle cittĂ , i sovrani organizzarono burocrazia ed esercito, e riuscirono ad imporsi ai vassalli (non dipendevano piů da loro).

Anche le abbazie “de redimine” , implicavano potere sulla terra e sulla popolazione, e dal VI-VII secolo furono concesse in beneficio al loro abate elettivo. Alla fine del X secolo, per contrastare le ribellioni dei feudatari delle cittĂ  resi piů forti dall'ereditarietĂ  dei feudi, gli imperatori della dinastia sassone degli Ottoni si riservarono il diritto di investire del beneficio delle cittĂ  in Italia e in Germania un proprio fido, con il rango, non ereditario e revocabile, di vescovo-conte. Ciò diede origine alla lotta per le investiture, e a lotte tra fazioni interne alle cittĂ  e tra cittĂ  diverse, ribelli o favorevoli al vescovo, al papa, o all'imperatore.

Poiché il potere feudale aveva fondamento religioso e consacrazione ecclesiastica, ogni tentativo di usurparlo comportava una violazione sacramentale. Ciò conferiva un potere deterrente alle scomuniche da parte dei papi a imperatori e re, e al ricorso alla creazione di papi, antipapi e vescovi da parte di imperatori e re. Le frequenti rivolte contadine nel Medioevo assumevano pertanto, quasi sempre carattere di eresia. (il novarese Fra Dolcino, ai primi del Trecento ebbe un gran numero di seguaci (dolciniani) che abbandonavano la terra per andare a vivere in comunità, perseguitati, furono sterminati vicino a Biella. Il loro capo fu mandato al rogo nel 1307.}

Dall'apice al declino del feudalesimo

Durante il XIII secolo il feudalesimo raggiunse l'apice del suo sviluppo, ma il subinfeudamento arrivò a tal punto che i signori faticavano a ottenere i servizi loro dovuti. Per il declino del feudalesimo determinante fu l'espansione economica e l'accresciuta circolazione del denaro. I vassalli preferivano pagare i loro signori in moneta piuttosto che servirli militarmente, e i signori preferivano il denaro con cui assoldare truppe di soldati di professione. Durante la guerra dei Cent'anni, l'evoluzione delle tattiche di fanteria e l'introduzione di nuove armi come l'arco e la picca resero meno efficace la cavalleria pesante medievale formata dai feudatari.

I guerrieri professionisti combattevano in compagnie i cui capi, spesso provenienti dalla feudalità minore, prestavano giuramenti di omaggio e fedeltà a un principe, stipulando contratti limitati nel tempo, preannunciando l’avvento delle compagnie di ventura rinascimentali. Alcuni condottieri merccenari conquistarono città e territori di cui si fecero legittimare il possesso mediante l’investitura di un sovrano e conferendo benefici ai propri sudditi.

I re avevano trasformato il vincolo feudale, che li legava all'imperatore e al papa, in un legame formale, inoltre combattevano i propri feudatari per ridurne l'autonomia e affermare la propria sovranità assoluta, con il sostegno della nascente borghesia, insofferente delle imposizioni feudali. Dopo la guerra dei Cent'anni, i monarchi riuscirono ad esercitare un potere crescente sui vassalli, riducendone l'autonomia, fino a poter aspirare alla monarchia assoluta di diretta investitura divina. Tale processo comportò una trasformazione delle gerarchie ecclesiastiche come fonti di potere feudale inserendosi, dalla fine del XV secolo, nel generale processo di riforma della cristianità che portò alla Riforma protestante e alla Controriforma, comportando, nel tempo, una riduzione delle gerarchie, e spesso delle confessioni religiose, ai confini nazionali. Tipici del processo furono la francesizzazione del papato durante la cattività avignonese (1309-1377) e la creazione della Chiesa anglicana da parte di Enrico VIII, nel 1534.

Mentre il feudalesimo declinava nell’Europa occidentale con l'affermazione delle monarchie nazionali e delle città libere, nell’Europa orientale si formavano nuovi stati feudali (Lituania, Polonia, Ungheria).

Nell’Europa occidentale le monarchie nazionali, i Comuni italiani, le città libere tedesche, le signorie e i principati regionali si sovrapposero alle forme di sovranità feudale, che però non scomparvero del tutto anche dopo la Rivoluzione francese. Sopravvivevano titoli nobiliari e onorificenze ormai anacronistici (i Savoia si insignivano, nel XX secolo, dei titoli di re di Gerusalemme e di re di Cipro, risalenti alle crociate), cui aggiungevano nuovi ducati, granducati, contee, marchesati istituiti per legittimare gli assetti territoriali usciti da guerre di conquista e matrimoni diplomatici. In un'epoca di avanzata laicizzazione del pensiero politico, tale legittimità, era fatta risalire, secondo la consuetudine feudale, almeno in parte all'autorità divina. (i Savoia, nello Statuto Albertino (1848), si facevano riconoscere re di Sardegna e re d'Italia "per grazia di Dio" e in seconda istanza "per volontà della nazione". In epoca fascista, Vittorio Emanuele III creò titoli feudali inconsistenti come duca di Addis Abeba per Badoglio e principe di Montenevoso per D'Annunzio.)


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