Giappone
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'''Motto: nessuno | |||||
Denominazione ufficiale: | Nippon (Nihon-koku) 日本国 | ||||
Inno nazionale: | Kimi ga yo 君が代 | ||||
Lingua ufficiale: | giapponese | ||||
Capitale: | Tokyo 東京 | ||||
Forma di governo: | Monarchia costituzionale | ||||
Attuale capo di stato: | Akihito | ||||
Attuale premier: | Junichirō Koizumi | ||||
Continente: | Asia | ||||
Superficie: - Totale - % acque | 60a 377,835 km² 0,8% | ||||
Abitanti (al 2003): | 127,214,499 10a | ||||
Densità: | 335,0 ab./km² | ||||
Festa Nazionale: | 23 dicembre | ||||
Indipendenza: | 1600 fondazione della Nazione | ||||
Valuta: | Yen | ||||
Sigla automob. intern: | J | ||||
Fuso orario: | UTC+9 | ||||
TLD: | .jp | ||||
Prefisso telefonico:
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Membro ONU | dal 1956 | ||||
Membro APEC | dal 1989 | ||||
Membro G7 | dal 1975 | ||||
Membro AEIA | dal | ||||
Membro OCSE | dal 1961 | ||||
Membro OMC | dal 1994 |
Il Giappone (日本 Nihon o Nippon) uno stato insulare dell'Asia orientale (377,835 km², 127,214,499 abitanti).
Il Giappone si estende sulla maggior parte dell'arcipelago giapponese, nell'Oceano Pacifico nord-occidentale, al largo delle coste della Cina e della Corea. La sua capitale Tokyo (antico nome Edo).
Il Giappone rivendica le isole Curili meridionali e ha un contenzioso sull'isola di Takeshima o Tokto, che appartiene alla Corea del Sud.
È certo che nel VI secolo si erano caratterizzati due gruppi fondamentali, uno affine al tipo sinico (dolicocefalo ad alta statura) e l'altro al tipo sudmongolico (brachicefalo a bassa statura). Per quanto riguarda i processi inerenti all'acculturazione del paese, sono state individuate correnti culturali e di popolamento provenienti non solo dalla Cina ma anche dall'Insulindia. La cultura neolitica di Jomon ha posto le prime basi dell'organizzazione umana, che configurò in forme pi precise con la successiva cultura di Yayoi, cui si connette l'ultima grande ondata immigratoria di genti del continente, quelle che hanno definito i caratteri del popolo giapponese. Con la cultura di Yayoi si ebbe anche l'introduzione della risicoltura, così come praticata in tutta l'Asia sinica e monsonica.
Intorno al V sec. a.C. si venne a costituire a Kyushu anche una unità politica. La tradizione fa il nome dei Jimmu Tenno, discendente della dea Ama-Terasu, come fondatore dell'impero giapponese (11 febbraio 660 a.C.), ma nei primi d.C. che si puo parlare di un grande stato esteso per quasi tutto l'arcipelago, il tutto conseguente alla diffusione nell'isola di Kyushu della civiltà del ferro, proveniente dalla Cina, che permise a queste popolazioni di avere il sopravvento su quelle vicine, ancora ferme all'età della pietra. La società era organizzata su base tribale, con potere centrale debole. Quando nel I sec. d.C. si diffuse il buddhismo, si crearono aspre guerre civili a causa delle resistenza di larghi strati della popolazione shinthoista appoggiata dai Mononobe e dai Nakatomi. Con la vittoria di sostenitori della nuova fede, i Sogo, a Monte Shigi (587), ebbe fine questo periodo turbolento.
Il Giappone si aprì agli influssi provenienti dalla Cina, il che ebbe benefici sia sulla cultura sia sull'organizzazione statale. Punti fondamentali del nuovo corso della storia del Giappone sono il Codice in 17 articoli e poi la riforma dell'era Taika (645-649) con la quale si cercò di ripetere in Giappone la fortunata riorganizzazione
statale eseguita in Cina dai T'ang. Ma i continui contatti con la Cina e la nuova potenza giapponese condussero inevitabilmente a uno scontro militare. Il primo contrasto iniziò sull'egemonia in Corea. La lotta infuriò a lungo tra le due coalizioni; quella cinese che si avvaleva dell'appoggio del regno di Silla, stato della Corea sud-orientale, e quella giapponese che comprendeva Kogurye nel nord della Corea e Pekche nella parte
sud-orientale. Nel 668 Silla conquistò tutta la regione che governò come vassallo dell'impero cinese.
Intanto proseguì in Giappone l'opera di accentramento politico con la creazione di una grande burocrazia. L'organizzazione politico-economica realizzò quel sistema di occupazione delle terre, fondato sul sistema jori (divisione geometrica del territorio, cui corrisponde una parcellazione regolare, a base modulare, dei campi e una corrispondente distribuzione degli insediamenti) che ha lasciato tracce sino ad oggi nel paesaggio nipponico. La capitale, prima mobile, fu fissata a Nara, dal 710 al 794 e poi dall'imperatore Kwammu in una nuova città, Kyoto.
L'organizzazione sociale di quest'epoca fu molto simile a quella dell'Europa d'epoca feudale. Grande fu il potere delle famiglie aristocratiche, tra cui spicca in questo periodo quella dei Fujiwara che deterrà le piu alte cariche presso la corte imperiale sino alla fine primo millenno.
Con la civiltà di Heian, che dominò il paese tra l'VIII e il XII secolo, si ebbe un'espansione della popolazione giapponese verso nord e la costituzione di una trama
territoriale molto ampia, con il suo vertice a Kyoto. Fu un periodo economicamente prospero e la popolazione raggiunse i sei milioni di abitanti; ma proprio la conquista e la colonizzazione di nuove terre, assegnate a principi e capi militari, posero le basi di quel feudalismo che lasciò, fino al XIX secolo, tracce incancellabili nelle strutture territoriali. Tale organizzazione aveva il suo fulcro nelle città dei daimyo (i signori feudali) dominate da un castello intorno al quale erano i quartieri dei guerrieri (samurai) degli artigiani e dei commercianti.
La scarsità delle strade e le loro pietose condizioni (i ponti mancheranno quasi completamente fino all'incontro con il mondo occidentale), resero però il potere centrale incapace di una efficace politica per cui quando il prestigio di chi era al trono venne a diminuire, subito la grande nobiltà riprese forza. Nel XII secolo iniziò un'altro periodo di lotte intestine tra le potenti famiglie dei Taira e dei Minamoto.
Con Kiyomori (1118-1121) i Taira ebbero il sopravvento e iniziarono una violenta opera di repressione che preparò il cammino alla rivincita dei Minamoto. Nel 1185
Minamoto-no-Yoritomo, riuscì a battere gli avversari nella decisiva battaglia di Dan-no-ura.
La sede del governo fu fissata a Kamakura, da dove il vincitore, con il consenso dell'imperatore (ormai pura figura simbolica), governò il paese seguendo una durissima politica di forza. È questo il periodo del Bakufu, cio del governo della tenda. A coronamento della sua opera Yoritomo riuscì ad ottenere nel 1191 il titolo di shogun, che non ha precisi equivalenti in occidente, tuttalpi si può paragonare alla
carica di maggiordomo presso i re Merovingi.
In ogni caso il potere passò totalmente nelle mani di chi ricopriva la carica di shogun, che controllava la direzione degli affari politici e l'esercito. Alla morte di Yorimoto il potere passò alla famiglia dei Hojo che a loro volta governarono col titolo di shikken in nome di shogun privi, come l'imperatore, di qualsiasi potere.
In questo periodo il Giappone corse un grave pericolo. La Cina stava cadendo pezzo a pezzo in mano ai Mongoli di Kublai, questi tentò di instaurare relazioni diplomatiche col Giappone, ma i suoi inviati vennero giustiziati. In seguito a ciò, Kublai preparò due spedizioni: la prima forte di 900 navi salpò dalla Corea nel 1274, ma lo sbarco non avvenne a causa di venti contrari e forti tempeste; nel 1281 Kublai ritentò l'impresa con una armata di 160.000 soldati. L'imperatore Kameyana offrì la sua vita agli dei per scongiurare l'invasione nemica, una furiosa tempesta scatenatasi dopo la sua morte, distrusse completamente la flotta mongola, facendo così sorgere il mito del Kamikaze o vento divino.
Un tentativo dell'imperatore Go Daigo, di deporre l'ultimo Hoyo, Takatoki (1303-1333), portò ad una ulteriore guerra civile. Infatti egli si era valso dell'aiuto del potentissimo feudatario Ashikaga Takauyi ma questi si ribellò all'imperatore costringendolo a riparare a Yoshino e nominando al suo posto Komyo. La lotta fra le due correnti continuò sino al 1392 quando l'imperatore legittimo Go Komeyada abdicò cedendo le insegne del potere all'imperatore di Kyoto, Go Komatsu ed iniziò così il periodo dello shogunato degli Ashikaga (1392-1573).
Neanche il potere dei nuovi shogun fu molto stabile. Dal 1467 una nuova lotta intestina tra i diversi feudatari insanguinò il paese, che fu riportato alla pace solo da Oda Nobunaga che nel 1573 depose l'ultimo shogun Ashikaga. Quando nel 1582 morì, la sua opera fu continuata da Toyotomi Hideyoshi e da Tokugawa Ieyasu. Il primo tentò dal 1592 al 1598 la conquista della Corea, con esito sfortunato, con il secondo ha invece inizio, in seguito alla battaglia di Sekigahara (21 ottobre 1600), a partire dal 1603, lo shogunato dei Tokugawa.
Questa famiglia assicurò al Giappone oltre due secoli e mezzo di pace interna. Al paese fu imposto un sistema di vita a classi sociali chiuse e statiche. Si irrigidì l'organizzazione politico-economica del paese. Tra le classi privilegiate e il popolo esisteva un abisso e questo secondo i rigidi principi etici del confucianesimo, sistema di pensiero politico e sociale coltivato nelle classi colte, sembrava pi che giusto. La potenza dello shogunato si basava economicamente, sul gettito proveniente dalle imposte sulla proprieta terriera, che era controllata direttamente dal governo. Il fulcro del paese si spostò a Edo, la futura Tokyo: essa contava nel XVIII secolo un milione di abitanti e probabilmente era già a quel tempo la pi popolosa città del mondo.
Ma queste imposte venivano solo da un quarto del paese, il resto era controllato dai daimyo, cui era demandata l'esazione e che avevano ampia autonomia e discrezionalità. Una parte di questi erano direttamente vassalli dello shogun che poteva cosi controllarli. Ma la parte pi numerosa e pi ricca, i signori esterni, rappresentava sempre una opposizione potenziale che attendeva il momento di crisi per poter riprendere il sopravvento. Vassalli dei daimyo erano poi i samurai con compiti militari e amministrativi. Il Giappone conobbe, sotto il dominio imperiale, un lungo ristagno demografico, dovuto alle pessime condizioni di vita nelle campagne e al quale contribuì anche la brutale pratica del mabiki, il soffocamento dei neonati, in uso presso i contadini pi poveri.
Con l'arrivo dei primi navigatori e subito dopo dei primi mercanti europei, il Giappone vide minacciato da una nuova concezione di vita il suo sistema sociale, pertanto, con una serie di leggi (1633-1639), fu chiuso agli stranieri; i viaggi all'estero furono proibiti, i traffici vietati tranne che agli Olandesi, con severe restrizioni nel solo porto di Nagasaki. Già all'inizio del 1800 però il sistema sociale e politico
giapponese cominciò a cedere.
L'8 luglio 1853 una squadra americana al comando del commodoro M. C. Perry si presentò nella baia di Edo chiedendo la revoca delle sanzioni isolazionistiche. A differenza dei tentativi precedenti, la richiesta americana minacciava il passaggio a metodi coercitivi in caso di rifiuto. Le richieste americane furono accettate con il trattato firmato il 31 marzo 1854 tra fortissime opposizioni interne. I grandi feudi occidentali erano contro l'apertura del paese agli stranieri e lentamente si
andava formando una mentalità tesa ad abolire lo shogunato. Questi gruppi ottennero dal governo decreti di espulsione degli stranieri che dovevano entrare in vigore nell'estate del 1863. Il 25 giugno di quell'anno le batterie costiere di Shimonoseki aprirono il fuoco contro le navi da guerra americane. Il bombardamento di rappresaglia non si fece attendere. Una flotta britannica bombardò poi Kagoshima, capitale del feudo di Satsuma e nel 1864 navi da guerra occidentali forzarono lo stretto di Shimonoseki. Lo shogunato tentò di riprendere in mano la situazione con una spedizione contro il feudo di Choshu, il pi ribelle, ma venne duramente sconfitto (1865-1866). La coalizione di feudatari intransigenti costrinse lo shogun Yoshinobu a dimettersi. Però anche il nuovo partito capì l'inutilità di ogni resistenza allo straniero, ed il Giappone si apprestò a ricavare i maggiori benefici dal contatto col mondo occidentale.
Morto l'imperatore reazionario Komei, salì al trono Mutsuhito, meglio noto come Meiji, (1868-1912), che trasferì la capitale ad Edo ribatezzata poi Tokyo. La restaurazione Meliji portò un soffio di vitalità nuova nel paese: l'economia, non pi soggetta alle restrizioni feudali, ebbe un impulso immediato, che si andò palesando non solo nei centri urbani attivati da nuovi interessi commerciali e industriali, ma anche nel mondo rurale. Ebbe inizio in quell'epoca l'effettiva colonizzazione dell'Hokkaido rimasto fino ad allora pochissimo popolato (in maggioranza la popolazione era costituita da Ainu), con non pi di 30.000 abitanti.
L'immigrazione verso l'isola settentrionale iniziò in forme massicce verso la fine del secolo, introducendo annualmente sino a 60.000 persone. Notevole fu anche la crescita dell'urbanesimo, il quale poi esplose, in tutto il suo parossismo, verso la fine del secolo. Al primo censimento, eseguito nel 1872, la popolazione giapponese ammontava a 34,8 milioni di abitanti. Essa aumentò successivamente in modo rapido, per effetto delle migliorate condizioni di vita del paese.
I feudi maggiori cedettero le loro terre alla Corona nel 1869 e nel 1871 tale atto fu obbligatorio per tutti i feudi. Nello stesso anno una missione nipponica visitò i paesi occidentali, nel 1873 furono riorganizzati l'esercito e la marina, sulla base della coscrizione obbligatoria e fu ideato un nuovo sistema di tassazione fondiaria. Si iniziò la posa delle prime linee telegrafiche e la costruzione delle prime ferrovie. L'industrializzazione, in mano allo stato prima e poi ceduta all'iniziativa privata, ebbe un ritmo accelerato con particolare riguardo al settore della difesa. L'opposizione non mancò internamente al governo. Eto Shimpei, Itagaki Taisuke, Goto Shojiro, giovani samurai, tipici esponenti del Giappone feudale si dimisero. Shimpei organizzò nel 1874 una rivolta rapidamente domata. Ben pi grave fu quella scatenata dai seguaci di Saigo Takamori nel 1877 a Satsuma, anch'essa domata con pugno di ferro dal
governo.
Nel 1874 il confronto con la Cina per il possesso delle isole Ryu Kyu si concluse favorevolmente per il Giappone. Nello stesso anno il Giappone otteneva dalla Russia il riconoscimento del possesso delle isole Kurili. Nel 1876 si ottenne l'apertura di traffici commerciali con la Corea. Nel frattempo continuò l'opera di modernizzazione del paese e nel 1872 venne sancita l'istruzione elementare obbligatoria. Lo scintoismo fu dichiarato religione di stato, sul modello dei pi grandi stati conservatori europei, a cui il Giappone guardava con ammirazione, tentando di copiarne ogni aspetto, dall'amministrazione alle divise dei soldati. Ambedue questi provvedimenti miravano a formare una nuova classe che, insieme al patrimonio tecnologico dell'occidente, possedesse anche quelle virt di abnegazione, di fede incrollabile nella divinità dell'imperatore e nella grandezza della patria, proprie del Giappone feudale. Si tentava cio di impartire ai giovani una rigida educazione morale. D'altro canto creando una giovent piena di ideali nazionalistici, il governo fece in parte il gioco dei suoi avversari politici, del partito della guerra che divenne liberale e chiese a gran voce una costituzione con una camera a suffragio allargato.
Sotto la minaccia di uno scandalo per corruzione, il governo concesse una costituzione, l'11 febbraio 1889, sul modello di quella tedesca, che riservava ampia autonomia al governo e limitava i poteri delle camere. D'altra parte grandissimo era il prestigio della classe dominante e questa, sia pur lentamente, condusse avanti la politica di forza richiesta anche dagli oppositori. In pochi anni il Giappone dimostrò di aver assorbito in pieno la lezione appresa dal mondo occidentale: Tokyo ottenne cambiamenti nei trattati firmati con le potenze straniere sul piano dell'eguaglianza e nel 1894 il primo conflitto con la Cina dimostrò al mondo le capacità militari e organizzative del Giappone. Dalla guerra il Giappone ottenne, con il trattato di Shimonoseki, Formosa e le isole Pescadores, eliminando contemporaneamente l'influenza cinese in Corea.
Con la prima guerra mondiale venne l'occasione d'oro per l'espansionismo nipponico. Le colonie tedesche dell'estremo oriente furono occupate e nel 1915 il Giappone presentò alla Cina una serie di richeste ("le 21 domande"), con le quali si mirava a sottomettere completamente il paese. Le grandi potenze si opposero al documento ma il Giappone ottenne ugualmente notevoli concessioni nella zona della Manciuria e dello Shantung.
Un atteggiamento diverso però le grandi potenze dovettero tenere quando nel 1916 e nel 1917 il Giappone richiese il riconoscimento dei suoi speciali interessi in Cina. Impegnate in una lotta per la vita in Europa, Inghilterra, Francia, Italia e Russia, garantirono il loro sostegno alla conferenza per la pace. Gli Stati Uniti, che non erano altrettanto impegnati e che avevano notevoli interessi in Cina, furono pi restii a fare concessioni.
Quando nel 1912 morì l'imperatore Mutsuhito, salì al trono Taisho e nel 1926 Hirohito. Nessuno dei due ebbe la statura di Meiji e il potere passò sempre pi al governo, che subì notevoli trasformazioni. Ad uno ad uno erano morti i vecchi capi dell'aristocrazia che avevano creato il Giappone moderno e nel decennio dopo la prima guerra mondiale l'unità del fronte governativo si spezzò.
Nel 1920, cio dopo circa mezzo secolo dal primo censimento, la popolazione risultò accresciuta del 56%, anche se nel frattempo il Giappone aveva perduto un certo numero di abitanti con l'emigrazione verso gli USA, le Hawaii e l'America meridionale a causa del forte incremento demografico.
Diversi gruppi condizionavano la vita dei governi, tra i cui le pi importanti erano gli esponenti della burocrazia, i partiti radicali che con l'appoggio degli intellettuali controllavano le masse dei lavoratori, il partito conservatore che aveva la sua roccaforte nelle campagne ed infine le grandi concentrazioni industriali, Mitsui, Mitsubishi, Sumitomo, Yasuda, i cosiddetti Zaibatsu, vasti e complessi imperi economici. L'elettorato si ampliò e nuove forze si aggiunsero al già complesso quadro della politica nipponica. Diminuì invece l'influenza dei capi militari, anche se solo per un breve periodo. I governi cercarono quindi una sistemazione pacifica delle questioni di politica estera. I contrasti con gli USA furono appianati alla Conferenza di Washington dove fu anche regolata la questione degli onerosi armamenti
navali (1921). Poi fu la volta del trattato con la Cina e negli anni successivi, previo sgombero dei territori siberiani occupati nel 1918, furono stretti una serie di trattati con l'Unione Sovietica, e nel 1924-1926 il Giappone si astenne dall'intervenire nei torbidi interni cinesi anche se erano in gioco i suoi interessi nella Manciuria e nello Shantung.
In politica interna nel 1918 fu eletto primo ministro Hara Takashi, di origine non nobile. Questi fu ucciso nel 1921 da un ferroviere. I torbidi sociali scoppiarono un po' dovunque ma il governo li represse duramente. Intellettuali, sindacalisti, professori universitari furono arrestati e condannati, mentre si sviluppava una forte opposizione extra-parlamentare costituita dai comunisti (1922) ma principalmente dai socialisti ancora illegali.
Il tentativo di costituire un governo di burocrati fu bocciato alle elezioni del 1924 e quindi salì al potere Kato Takaaki, capo del partito costituzionale, che diede inizio al governo di tipo parlamentare. Nel 1925 il diritto di voto fu esteso a tutto l'elettorato maschile ma una settimana dopo, a controbilanciare questa concessione, fu promulgata una legge con durissime pene per chi tentava di sovvertire in qualsiasi modo l'organizzazione politica o sociale del paese. Le spese militare subirono un brusco taglio, dal 42% del 1927 al 27%.
Alla morte di Kato il suo successore Kakatsuki fu costretto a dimettersi per l'opposizione del consiglio della Corona, eredi diretti della vecchia oligarchia feudale. Primo ministro divenne il generale barone Tanaka Giichi che evitò il dibattito parlamentare governando con ordinanze di emergenza. La politica interna rimase immutata: oppressione del socialismo e dei movimenti sindacali, repressione di qualsiasi organizzazione che tendesse ad un rivolgimento sia pure parziale dell'ordinamento statale.
La politica estera assunse una tinta maggiormente espansionistica, che stimolò le ambizioni dei militari. Tanaka, non riuscendo pi a controllarli, si dimise.
Il successore Hamaguchi Osachi, capo del Minseito, erede del partito di Kato riprese la politica liberale sino a giungere ad un aperto scontro con i militari, scontro che vinse, riuscendo anche a piegare il Consiglio della Corona ma che gli costò la vita in seguito ad un attentato (1931). Il 18 settembre 1931 il bombardamento di un nodo ferroviario in Manciuria diede inizio all'occupazione del paese che nel 1932 fu costituito in uno stato fantoccio sotto controllo nipponico.
Le reazioni dei paesi occidentali furono deboli e rafforzarono il partito militare. Ad uno ad uno i maggiori esponenti delle correnti liberali furono assassinati e quando le elezioni del 1935 mandarono alla Dieta una forte rappresentanza moderata, giovani ufficiali dell'esercito, fautori di una politica ancora pi nazionalista di quella perseguita dai governi dei militari, tentarono un colpo di stato che fu domato duramente. Nell'aprile del 1937 i partiti liberali coalizzati fecero un ultimo tentativo e conquistarono i tre quarti dei seggi, ma non uno dei loro rappresentanti fu chiamato nel nuovo governo Konoe. Intanto il 25 novembre 1936 il Giappone aveva aderito al Patto anticomintern. Il 7 luglio 1937 l'incidente del ponte di Marco Polo nei sobborghi di Pechino diede inizio alla guerra contro la Cina. L'esercito nipponico realizzò una grande avanzava in Cina, occupando vaste regioni nel settore settentrionale e sulle cose, ma senza riuscire ad agganciare e sconfiggere l'esercito cinese, rafforzato dall'alleanza tra comunsiti e nazionalisti, che veniva rifornito attraverso la strada della Birmania; violenti scontri durante gli anni 1937-39 avvennero lungo le frontiere con l'Unione Sovietica.
L'avanzata in Cina riproponeva il contrasto con gli Stati Uniti, che nel 1924 avevano bloccato le immigrazioni giapponesi in America. Nelle dichiarazione programmatiche del nuovo Ministero del Primo Ministro Konoe (1 agosto 1940) era espressa chiaramente l'intenzione di creare un ordine nuovo in Asia ed il 26 settembre fu firmato il Patto Tripartito. Il giorno dopo il Giappone otteneva dal governo di Vichy la concessione di tre basi in Indocina e quindi il controllo del mercato della gomma, del carbone e dello stagno nella regione. In seguito, truppe giapponesi entrarono in Indocina. Il governo statunitense chiese il ritiro di queste truppe ed il 26 novembre 1941 mandò un ultimatum con la richiesta di sgomberare Indocina e Cina, pena l'embargo. La lunga serie delle trattative diplomatiche iniziate nel febbraio 1941 era arrivata ad un punto morto.
Alla fine della seconda guerra mondiale il Giappone fu occupato dalle forze americane. La fine della guerra indusse gli americani a favorire la ricostruzione industriale del paese. Gli sviluppi demografici subirono un repentino arresto durante gli anni di guerra 1944- 45, sia per la ridotta natalità sia per l'elevata mortalità dovuta alle perdite in guerra e ai bombardamenti nelle grandi città. Queste perdite sono state in parte bilanciate, alla fine della guerra, dai rimpatri dei numerosi giapponesi che si erano stabiliti in Manciuria, Taiwan e in altri paesi dell'estremo oriente, furono politicamente perse anche la parte meridionale dell'isola di Sahalin e vari arcipelaghi del Pacifico; il territorio nazionale si ridusse di circa il 47%.
La pace fu firmata l'8 settembre 1951, insieme ad un trattato di sicurezza reciproca in base al quale venivano concesse agli USA diverse basi militari. La caduta del ministero Yoshida, favorevole alla politica di collaborazione, fu provocata dall'opposizione interna sia di destra che di sinistra. Il ministro Hatoyama firmò la pace com l'Unione Sovietica e quindi il Giappone aderì alle Nazioni Unite. All'interno continuarono le lotte fra i partiti estremisti, di cui un tipico esempio fu l'assassinio nel 1960 del leader socialista Asanuma. Notevoli furono sia i contrasti interni che l'opposizione alla politica filoamericana. Una certa calma tornò nel paese con i governi di Ikedo (1960- 64) e Sato (1964), rieletto nel 1967.
La popolazione, che nel 1950 era di 83,2 milioni, risultò di 121 milioni con una densita media di 324 abitanti per km² nel 1985 e, al censimento del 1990, di oltre 123 milioni con una densita media di 331 abitanti per km².
L'arcipelago costituito da 4 isole principali: Hokkaido, Honshu, Kyushu, Shikoku, formanti un vasto arco aperto verso nord-ovest e accompagnate da un migliaio di isole minori, oltre un gran numero di isolotti e scogli. La morfologia del suolo complicata dal succedersi di corrugamenti e dislocazioni, dall'intensa attività vulcanica e dall'azione erosiva del glacialismo e dei corsi d'acqua.
Il 75% del terreno montuoso. I rilievi sono costituiti da una serie di catene che formano l'ossatura longitudinale dell'intero arco insulare; a questa si contrappone, nell'Honshu centrale, la catena delle Alpi Giapponesi, fortemente inclinata rispetto alla direzione precedente e comprende cime di altezza superiore ai 3000m. Isolato a sud-ovest il cono del Fuji (3.776 m), il monte pi alto del paese. Nell'arcipelago sono presenti quattro fasce vulcaniche comprendenti 165 coni, di cui una sessantina ancora attivi, causa di frequentissimi movimenti sismici, spesso disastrosi.
Se si eccettua la vasta depressione nell'Honshu centrale (detta Fossa Magna) tra le baie di Ise e di Wakasa, le sole zone pianeggianti sono rappresentate da strette cimose costiere per la maggior parte formate da depositi alluvionali. La piu estesa (Kanto) quella intorno al corso inferiore del fiume Tone a nord di Tokyo.
Le coste che si estendono per circa 27.000 km, sono prevalentemente a terrazze rocciose e sono accompagnate da isole. Limitate quelle basse e sabbiose, con formazione di lagune e laghi costieri. Quelle prospicenti il Mar del Giappone sono relativamente poco articolate; le altre sono invece caratterizzate da numerosissime frastagliature, che sovente si allargano a formare vaste e profonde insenature, quali la baia di Uchiura (Hokkaido), di Tokyo, Suruga, Ise, Osaka, Hiroshima (Honshu), di Tosa (Shikoku).
Dato l'aspetto della regione, non esistono grandi laghi tranne il Biwa e i fiumi, in rapporto alla conformazione delle isole e all'orografia molto frammentata, hanno carattere torrentizio, mancanti di bacini estesti e quindi non navigabili. I fiumi principali si sviluppano nell'Honshu, tributano al Pacifico il Tone, che drena la sezione centrale dell'isola estendendo il suo bacino sulla piana del Kanto, e il Kitami, mentre scende al Mar del Giappone il Shinano.
Diversamente da questi e da pochi altri che sviluppano i loro bacini in valli longitudinali, come l'Ishitaki e il Teshio, nell'Hokkaido, il resto dei fiumi giapponesi hanno corsi piu o meno diretti tra lo spartiacque e la costa, verso la quale mantengono una direzione normale. Si capisce come il loro ruolo, nella geografia del Giappone, sia piuttosto modesto. Il loro corso, giovanili nelle zone montagnose
interne, presso la costa si distendono nelle piane alluvionali, diventando elementi di attrazione demografica. Altri fiumi sono: Shikoku, Yoshino, Shinanu.
Hanno un ruolo fondamentale come fonti idriche per l'irrigazione. Gran parte delle risaie irrigue sfruttano le acque fluviali, specie nelle pianure costiere, che rappresentano le principali zone agricole del paese. Ricche e numerose sono in tutto il Giappone le sorgenti, tra cui abbondano quelle termali e termo-minerali, legate alla natura vulcanica delle isole. i principali
Per il suo notevole sviluppo latitudinale e per la varieta degli influssi, il Giappone presenta un clima molto vario da parte a parte, nonostante la sua marittimità. Anche i mutamenti stagionali del clima sono sensibili e a un'estate di tipo tropicale o subtropicale che investe quasi per intero le isole, succede un inverno freddo e piovoso che si fa sentire anche nella parte sud-orientale, la piu tropicale dell'arcipelago.
Il meccanismo degli influssi piuttosto complesso, essendo collegato ai movimenti delle seguenti masse d'aria: le masse d'aria marittima polare (del Mare di Ohotsk), le masse d'aria continentale siberiana, le masse d'aria marittima tropicale (masse di Bonin), le masse qequatoriali e quelle tropicali continentali (dello Chang Jiang).
L'inverno massimamente soggetto, in tutta la sezione settentrionale, alle masse d'aria di origine siberiana, che portano freddi venti di nord-ovest. Sopra il Mare del Giappone questi venti assorbono molta umidita che scaricano sui rilievi occidentali del Honshu, dove si hanno rilevanti precipitazioni invernali, spesso a carattere nevoso. Agli influssi dell'anticiclone siberiano succede, nella tarda primavera, lo stanziamento dell'anticiclone marittimo polare, con masse d'aria umide e fredde; scontrandosi con le masse d'aria di Bonin, tropicali, formano un fronte depressionario detto di Bai u,
responsabile delle abbondanti precipitazioni estive che si scaricano soprattutto sul Giappone sud-occidentale.
In genere l'estate giapponese umida e nebulosa, anche se non ovunque necessariamente piovosa, la stagione si chiude in settembre con l'arrivo dei tifoni, che risalgono le coste dell'Asia orientale, determinati dallo scontro di aria umida equatoriale con aria fredda continentale. Essi apportano precipitazioni abbondanti lungo la costa meridionale dell'arcipelago e spesso hanno carattere violento e rovinoso.
Autunno e primavera si configurano come le stagioni pi calme e dolci del clima giapponese, i cui contrasti sono indicati dalle differenze tra temperature estive ed invernali.
Le aree pi piovose sono il versante interno dell'Honshu (2000 mm annui, in gran parte nevosi) e il versante esterno del Kyushu e del Shikoku (2000 mm). Le precipitazioni diminuiscono verso nord lungo la costa del Pacifico (a Tokyo 1500 mm), che si abbassano ancora nell'Hokkaido (Sapporo 1000 mm).
Nel quadro climatico del Giappone una influenza non trascurabile hanno le correnti marine che lambiscono l'arcipelago: la calda Curoscivo (che ha azione umidificatrice e moderante nelle zone costiere meridionali) e la fredda Ogascivo (che influenza soprattutto l'Hokkaido). All'incontro delle correnti si formano le condizioni adatte alla formazione di plancton, rendendo pescosissimi questi tratti di costa giapponese.Storia
Articolo principale: Storia del GiapponePreistoria
Durante il secondo e il primo millennio a.C. alla popolazione originaria Ainu, si sovrapposero correnti migratorie provenienti dalla Cina, dagli arcipelaghi meridionali e da malesi. Sulle diverse isole si vennero quindi a formare diversi raggruppamenti politici che poco a poco si fusero in un'unità etnica. Altre teoria indicano che i giapponesi derivino da genti paleosiberiane fusesi con i gruppi tungusi, coreani e cinesi; alcuni ritengono che l'origine dei Giapponesi sia da ricollegarsi alle
migrazioni dei pi antichi gruppi asiatici del nord-est dai quali derivano gli Amerindoidi e i Polinesiani.Fondazione dell'impero giapponese
Vedi anche: Imperatori del GiapponeL'Ottocento
Ricchi mercanti riuscirono ad acquisire un posizione sociale ben pi alta di quella loro spettante per nascita, e al contrario di molti samurai, causa l'insufficienza degli stipendi, si diedero a commerci o ad altri lavori. D'altro canto molti daimyo apportarono ai loro feudi vaste e profonde riforme e miglioramenti in modo da accrescere le loro risorse mentre quelle dello shogunato diminuivano a causa dell'inettitudine della burocrazia. Tra il 1830 e il 1840 una serie di carestie si abbatt sul paese tanto da far temere una violenta rivolta popolare. Si diede quindi inizio ad una serie di riforme che furono affidate a Tokugawa Nariaki, del ramo cadetto della dinastia shogun. Nel frattempo nel nome della fedeltà all'imperatore si andò a formare una corrente di daimyo che accusava lo shogunato di non essere in grado di resistere alle pressioni occidentali per l'apertura di relazioni diplomatiche e commerciali.Le prime guerre del '900
Nel 1904 scoppiò la guerra con la Russia per il controllo della penisola coreana. Porth Arthur fu assediata e presa e la flotta russa distrutta a Tsushima. La pace di Portsmouth aumentò ancora i possedimenti giapponesi in terraferma estesisi ulteriormente il 22 agosto 1910 con l'annessione della Corea.La seconda guerra mondiale
Il 7 dicembre aerei giapponesi attaccarono a sorpresa Pearl Harbour dando inizio alle ostilità nell'Oceano Pacifico. Truppe giapponesi occuparono in poche settimane le colonie inglesi di Singapore e Malaysia, l'Indonesia olandese, le Filippine americane, giungendo a minacciare da vicino l'Impero Britannico in India e l'Australia (bombardamenti di Darwin). La marina del Sol Levante giunse anche a minacciare le Aleutine, vicino all'Alaska, ma con la battaglia navale delle Midway (4-6 giugno 1942) l'avanzata giapponese venne arrestata e iniziò la lunga e durissima riconquista del Pacifico da parte degli Stati Uniti. Non vi erano dubbi che la superiorità demografica, tecnologica e industriale degli Stati Uniti condannavano il Giappone alla sconfitta, ciò nonostante la guerra proseguì per altri tre anni durissimi anni, alla fine dei quali il paese era completamente distrutto e, primo al mondo, aveva sperimentato il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki il 6 e 9 agosto 1945. Il 15 agosto 1945 il Giappone si arrendeva senza condizioni.La storia recente
Negli anni 1946- 47 vi fu un forte ed improvviso rialzo della natalità (23‰), via via diminuita successivamente, al pari con la mortalità; la maturità del paese ha portato così a una riduzione dell'incremento demografico, attestato oggi sullo 0,4%, che pi o meno al livello degli stati industriali progrediti.Geografia
Geografia fisica
Idrografia
Clima
Giappone |
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http://en.wikipedia.org/upload/9/95/Giappone_Clima.jpg |
Temperature e precipitazioni mensili |
Densità: 334 per km²
Giapponesi 99%, altri (coreani, cinesi) 1%.
In generale i maggiori insediamenti si hanno nella fascia litoranea e ciò perch l'interno del paese montagnoso e poco agevole; l'organizzazione territoriale ha i suoi perni nelle metropoli della costa, sviluppatesi in rapporto alle loro attività commerciali e industriali, dove si elaborano quei prodotti che stanno alla base dell'economia giapponese. Questo riversamento sulle coste degli uomini e delle attività vale per tutte le isole, ma in particolar modo per Honshu, la pi densamente popolata con 429 abitanti per km². Ciò si deve al grande sviluppo che ha avuto l'urbanesimo, che allinea tutta una serie di metropoli lungo la costa orientale con densità che raggiungono in certe prefetture i 600 abitanti per km² e in qualche caso superandole. Alle forti densità del litorale del Pacifico fanni riscontro i valori relativamente pi bassi della costa del Mar del Giappone, dove pochi sono i grandi centri urbani.
Le zone pi spopolate sono quelle interne montagnose del Honshu e soprattutto dell'Hokkaido. Le generali elevate densità del Giappone si spiegano con l'alto indice di urbanizzazione del paese, dove ormai il 23% della popolazione considerata rurale. Questa vive ancor oggi nel baraku, il tipico villaggio nipponico, che conserva in molti casi quegli aspetti tradizionali legati a una precisa e autonoma organizzazione. Il baraku formato in generale da abitazioni compatte e fa capo al tempio shintoista. Alle epoche di colonizzazioni imposta si devono i numerosi villaggi di strada e i villaggi inquadrati entro la maglia delle divisioni jori del terreno. Le città ospitano oggi il 76,9% della popolazione.
La misura dell'urbanesimo del Giappone può essere data dalla graduatoria delle città (10 con piu di 1.000.000 di abitanti e 11 con oltre 500.000). In questo campo il paese conta la città piu popolosa della Terra, Tokyo, con un'area metropolitana di 12 milioni di abitanti. La capitale la pi settentrionale delle grandi città che si allineano sulla costa orientale dell'Honshu: Kyoto, Osaka, Kobe, Nagoya, Shizuoka, Kawasaki, Yokohama, ecc.
Nell'ambito del complessivo schieramento urbano si possono individuare delle conurbazioni distinte, tra cui si impongono quella che fa capo al triangolo di Kyoto-Osaka-Kobe, quella di Nagoya-Gifu, quella di Tokyo-Yokohama. Altre concentrazioni si trovano lungo le coste del Kyushu; la principale quella di Kitakyushu-Fukuoka, cui si associa la città di Shimoneseki, quella di Nagasaki-Sasebo, di Kumamoto-Kagoshima. Relativamente meno sviluppato l'urbanesimo di Shikoku, dove le città maggiori si allineano sulla costa del Mare Interno. Nel nord dell'Honshu grossi centri sono gli sbocchi portuali di Sendai, Akita e Aomori (quest'ultima funge da collegamento tra Honshu e Hokkaido). Le città dell'Hokkaido sono tutte recenti ma sviluppatissime, come Hakodate e Sapporo, nella pi popolosa pianura dell'isola. Le città giapponesi hanno volti e strutture pi' o meno uguali. Molte di esse sono sorte come sedi feudali e sono dominate dal castello del daimyo, che ne il centro simbolico, al di fuori del quale non esistono nuclei coordinatori del tessuto urbano. La città formata da una giustapposizione di quartieri con funzioni diverse, che li qualificano. Alla funzionalità per quartiere si aggiunge quella generale delle città nell'ambito del Paese. In tale quadro Tokyo fa parte a s per il suo ruolo molteplice, la dimensione mondiale dei suoi interessi culturali, commerciali, industriali, finanziari.
La struttura amministrativa del paese consta di 44 prefetture (ken), 2 prefetture urbane (fu, Kyoto e Osaka) e una metropoli (to, Tokyo).
Geografia umana
Popolazione
Etnie
Urbanesimo
Religione
Scintoisti 76%, buddhisti 16%, altri 8%.
Geografia politica
Giappone: prefetture | ||||||
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Prefettura | Capoluogo | Abitanti cap. | Sup. km² | Abitanti | Densità | Isola |
Aichi | Nagoya | 2.154.664 | 5.139 | 6.690.000 | 1.302 | Honshu |
Akita | Akita | 302.359 | 11.613 | 1.227.000 | 106 | Honshu |
Aomori | Aomori | 287.813 | 9.619 | 1.483.000 | 154 | Honshu |
Chiba | Chiba | 829.467 | 5.151 | 5.555.000 | 1.078 | Honshu |
Ehime | Matsuyama | 443.317 | 5.673 | 1.515.000 | 267 | Shikoku |
Fukui | Fukui | 252.750 | 4.192 | 824.000 | 196 | Honshu |
Fukuoka | Fukuoka | 1.237.107 | 4.963 | 4.811.000 | 969 | Kyushu |
Fukushima | Fukushima | 277.526 | 13.784 | 2.104.000 | 153 | Honshu |
Gifu | Gifu | 410.318 | 10.596 | 2.157.000 | 195 | Honshu |
Gumma | Maebashi | 286.261 | 6.356 | 1.966.000 | 309 | Honshu |
Hiroshima | Hiroshima | 1.085.677 | 8.467 | 2.850.000 | 337 | Honshu |
Hokkaido | Sapporo | 1.671.765 | 78.523 | 5.644.000 | 72 | Hokkaido |
Hyogo | Kobe | 1.477.423 | 8.381 | 5.405.000 | 645 | Honshu |
Ibaraki | Mito | 234.970 | 6.094 | 2.845.000 | 467 | Honshu |
Ishikawa | Kanazawa | 442.872 | 4.198 | 1.165.000 | 277 | Honshu |
Iwate | Morioka | 235.440 | 15.277 | 1.417.000 | 93 | Honshu |
Kagawa | Takamatsu | 329.695 | 1.860 | 1.023.000 | 550 | Shikoku |
Kagoshima | Kagoshima | 536.685 | 9.166 | 1.798.000 | 196 | Kyushu |
Kanagawa | Yokohama | 3.220.350 | 2.403 | 7.980.000 | 3.321 | Honshu |
Kochi | Kochi | 317.090 | 7.104 | 825.000 | 116 | Shikoku |
Kumamoto | Kumamoto | 579.305 | 7.408 | 1.840 | 248 | Kyushu |
Kyoto | Kyoto | 1.461.140 | 4.613 | 2.603.000 | 564 | Honshu |
Mie | Tsu | 157.178 | 5.778 | 1.793.000 | 310 | Honshu |
Miyagi | Sendai | 918.378 | 7.292 | 2.249.000 | 308 | Honshu |
Miyazaki | Miyazaki | 287.367 | 7.735 | 1.169.000 | 151 | Kyushu |
Nagano | Nagano | 347.036 | 13.585 | 2.157.000 | 159 | Honshu |
Nagasaki | Nagasaki | 444.616 | 4.113 | 1.563.000 | 380 | Kyushu |
Nara | Nara | 349.356 | 3.692 | 1.375.000 | 372 | Honshu |
Niigata | Niigata | 486.087 | 12.579 | 2.475.000 | 197 | Honshu |
Oita | Oita | 408.502 | 6.338 | 1.237.000 | 195 | Kyushu |
Okayama | Okayama | 593.742 | 7.092 | 1.926.000 | 272 | Honshu |
Okinawa | Naha | 304.896 | 2.263 | 1.223.000 | 540 | Okinawa |
Osaka | Osaka | 2.623.831 | 1.869 | 8.735.000 | 4.673 | Honshu |
Saga | Saga | 169.964 | 2.440 | 878.000 | 360 | Kyushu |
Saitama | Urawa | 418.267 | 3.799 | 6.405.000 | 1.686 | Honshu |
Shiga | Otsu | 260.004 | 4.016 | 1.222.000 | 304 | Honshu |
Shimane | Matsue | 142.931 | 6.629 | 781.000 | 118 | Honshu |
Shizuoka | Shizuoka | 472.199 | 7.773 | 3.671.000 | 472 | Honshu |
Tochigi | Utsunomiya | 426.809 | 6.414 | 1.935.000 | 302 | Honshu |
Tokushima | Tokushima | 263.336 | 4.143 | 832.000 | 201 | Shikoku |
Tokyo | Tokyo | 8.163.127 | 2.166 | 11.855.000 | 5.473 | Honshu |
Tottori | Tottori | 142.477 | 3.494 | 616.000 | 176 | Honshu |
Toyama | Toyama | 321.259 | 4.252 | 1.120.000 | 263 | Honshu |
Wakayama | Wakayama | 396.554 | 4.725 | 1.074.000 | 227 | Honshu |
Yamagata | Yamagata | 249.493 | 9.327 | 1.258.000 | 135 | Honshu |
Yamaguchi | Yamaguchi | 129.467 | 6.107 | 1.573.000 | 257 | Honshu |
Yananashi | Kofu | 200.630 | 4.463 | 853.000 | 191 | Honshu |
Giappone: totali prefetture per isola | |||
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Isola | Sup. km² | Abitanti | Densità |
Hokkaido | 78.523 | 5.644.000 | 72 |
Honshu | 321.090 | 99.254.000 | 429 |
Shikoku | 17.780 | 4.195.000 | 223 |
Kyushu | 42.163 | 13.296.000 | 315 |
Okinawa | 2.263 | 1.223.000 | 540 |
Una espansione economica iniziata negli anni 1950 e praticamente ininterrotta ha permesso al Giappone di divenire la seconda potenza mondiale dopo gli Stati Uniti con un prodotto lordo pro capite di 38.160$ annui.
Prodotto Nazionale Lordo: 38.160$ pro capite (2° posto della classifica mondiale).
Punti di forza. Grande produttore high-tech e automobilistico. Impegno in ricerca e sviluppo di lungo termine. Capacità di sviluppare idee importate da UE e USA. Diffusione globale delle imprese, con stabilimenti anche in UE e USA. I keiretsu tengono gli stranieri fuori dal mercato giapponese. Grande attenzione alle tematiche della gestione della produzione industriale: sono giapponesi molte delle teorie attualmente utilizzate nelle imprese del "primo mondo", come il "Just in time", le filosofie di miglioramento continuo kaizen, e il Total Quality Management.
Punti di debolezza. Pesante dipendenza dal petrolio importato. Il surplus di bilancia commerciale fonte di tensioni internazionali. Sistema finanziario bisognoso di riforme, appesantito da un elevato tasso di cattivi debiti e da scarsa trasparenza. Il sistema industriale indebolito dalla presenza di un gran numero di piccole e medie imprese che vivono al riparo di barriere commerciali e con forti protezioni politiche (p.e. costruzioni). L'agricoltura condiziona fortemente la vita politica del paese malgrado la sua declinante importanza economica.
Basi dell'economia. Lo sviluppo stato particolarmente rilevante nel decennio 1961-1970, durante il quale il tasso medio di accrescimento annuo del prodotto nazionale si aggirato sul 10%, di gran lunga superiore a quello dei grandi paesi altamente industrializzati. L'economia poggia eminentemente sull'industria, che ha raggiunto livelli eccezionali e che ha trasformato radicalmente le strutture produttive di un paese rimasto fondamentalmente agricolo quando già altrove, in Europa e in America, si era da tempo realizzata la rivoluzione industriale. Essenzialmente il formidabile sviluppo giapponese riconducibile alla felice associazione dell'abbondanza di manodopera e dell'ampia reperibilità di capitali all'interno del paese. Non minor peso hanno avuto da un lato la stabilita politica e la tranquillita del clima sociale, dall'altro l'azione governativa, che ha saputo formulare adeguati programmi operativi e ha concesso opportune
agevolazioni fiscali e creditizie alla industrie.
Ruolo governativo. Pur rimanendo fedele al principio dell'economia liberista, il governo ha sempre avuto fin dall'epoca Meiji un ruolo decisivo per orientare i piani di sviluppo. Dopo la guerra questo ruolo di guida si accentuato. L'industrializzazione, che sin da principio ha riguardato essenzialmente i settori di base (siderugia, chimica, petrolchimica, metalmeccanica, macchinari e impianti industriali, navi e automobili), stata facilitata dall'esistenza di aree adatte all'insediamento degli stabilimenti. Con gli anni 1970 lo spettacolare sviluppo produttivo ha registrato
un rallentamento del ritmo di crescita e il Giappone stato investito dalla gravissima crisi dei rincari energetici; tuttavia non solo la recessione economica giapponese non ha mai raggiunto la gravità denunciata in Occidente, ma l'apparato produttivo nel suo complesso rivela una dinamicità e una vitalità che lo distinguono nettamente dagli andamenti delle altre economie altamente industrializzate. Per combattere il costo sempre crescente delle materie prime e la concorrenza ormai pericolosa presentata da alcuni paesi (Taiwan, Corea del Sud) nel settore della siderurgia, della metalmeccanica e in genere dell'industria pesante, la produzione si sempre pi andata orientando verso settori ad alta tecnologia e a basso contenuto di materie prime e di consumo energetico, principalmente verso l'elettronica, l'informatica, le telecomunicazioni, la meccanica di precisione altamente sofisticata, l'aeronautica, la tecnologia spaziale, la farmaceutica e in genere la chimica fine, ecc., settori nel quale il mercato internazionale tuttora apertissimo. Contemporaneamente, per alleggerire le attualmente molto elevate importazioni di petrolio, colossali investimenti vengono destinati al settore della ricerca sia per l'ottenimento di maggiori risparmi energetici durante i processi produttivi sia per un migliore sfruttamento delle fonti di energia alternativa privilegiando soprattutto l'energia nucleare, il cui ruolo ritenuto determinante per l'intera economia.
Agricoltura Contrariamente agli altri settori economici e nonostante gli sforzi governativi per introdurre sistemi moderni, l'agricoltura (interessa il 12,8% del territorio) non ha certo conseguito sensibili progressi, ne ha compiuto trasformazioni di rilievo nelle tecniche produttive. Occupa il 6,4% della popolazione attiva. In seguito alla riforma fondiaria, realizzata negli anni 1947-49 e che ha portato all'abolizione dei preesistenti latifondi, l'attività agricola svolta essenzialmente da piccoli produttori terrieri. Data la generale limitatezza dei redditi agricoli, molti contadini lavorano anche in vicine aziende manifatturiere o comunque dedicano parte del loro tempo ad altre attività produttive; la polverizzazione fondiaria non consente di ottenere redditi elevati ne di realizzare grandi progressi in campo agricolo, benché sia sensibilmente cresciuto l'impiego tanto di macchine agricole che di fertilizzanti.
Riso e frumento. Nonostante una certa modernizzazione, l'agricoltura fondamentalmente rimasta con i suoi tipici caratteri asiatici, il che significa netta prevalenza della risicoltura intensiva su gran parte dell'arcipelago; essa però rende possibile due raccolti l'anno. Il riso occupa pi di metà dell'arativo e, con una produzione annua di circa 131 milioni di q, riesce a coprire il fabbisogno interno, benché sia molto elevato l'impiego del riso per la fabbricazione del sake (liquore nazionale). Dopo varie sperimentazioni, i tecnici giapponesi sono riusciti a creare una varieta di riso che si adatta anche all'ambiente freddo dell'isola di Hokkaido; la maggior parte della produzione proviene però dalle aree irrigue del Shikoku, del Kyushu e del Honshu centro-meridionale. Un certo sviluppo ha assunto la coltivazione del frumento, praticata soprattutto nell'Hokkaido ma anche in altre isole come coltura invernale, che segue quella estiva del riso; la produzione di 9,5 milioni di q e non copre la richiesta interna.
Altri cereali e ortaggi. Abbastanza diffuso anche l'orzo (3,4 milioni di q), esso pure seminato dopo la raccolta del riso; molto meno rilevanti sono le produzioni degli altri cereali (mais, avena, miglio), mentre ben rappresentate sono le patate (35 milioni di q.) e le patate dolci (15 milioni di q.): tuttavia i consumi alimentari della popolazione sono in via di graduale trasformazione, soprattutto per le mutate richieste di chi vive in città. Così, mentre nel complesso diminuito il consumo di riso, particolare importanza ha assunto la coltivazione di ortaggi, come pomodori (8 milioni di q.), cipolle (12 milioni di q), cavoli (29 milioni di q), ecc., coltivate sia nelle immediate vicinanze delle città sia in aree lontane ma particolarmente favorite dal clima, come le pianure costiere dell'Oceano Pacifico, influenzate dalla corrente di Curoscivo.
Altre colture. Anche la frutticoltura ha registrato un notevole incremento per l'accresciuta richesta nazionale e per il rifornimento dell'industria conserviera, largamente al servizio dell'esportazione; si producono annualmente oltre 30 milioni di q di agrumi (arance, mandarini, mandaranci, ecc.), 10 milioni di q di mele, quindi, pere, pesche, uva, prugne, ecc. Tra le colture industriali largamente diffusa quella del t (1 milione di q.), coltivato sui pendii montuosi del Giappone centrale e meridionale e in gran parte esportato. Tra le colture oleaginose un buon posto occupa la soia (2,2 milioni di q), quindi colza e arachidi; tra quelle tessili, tutte modeste, prevalgono lino e canapa. Benché la seta non sia pi così prestigiosa come un tempo, in Giappone molto praticata la gelsicoltura per l'allevamento del baco da seta (6.000 t di seta grezza annui); consistente anche la produzione del tabacco (740.000 q), che, con il luppolo, la canna e la barbabietola da zucchero, completa il quadro delle principali coltura industriali.
Allevamento Come la maggior parte dei paesi dell'estremo oriente, anche in Giappone il ruolo dell'allevamento molto limitato; le aree a prato e a pascolo permanente sono appena l'1,7% del territorio nazionale. Tuttavia, in relazione alle trasformazioni indotte dalle richieste urbane nel settore dell'alimentazione, e in particolar modo per la sempre crescente domanda di carni e latticini, il Giappone dispone oggi, soprattutto per bovini (4.7 milioni di capi), di complessi zootecnici moderni e razionali; dipende invece per lo pi da piccoli agricoltori il tradizionale allevamento di suini (11,8 milioni) e quello dei volatili da cortili (334 milioni di capi).
Pesca La pesca, nonostante la decisione presa nel 1976 da parte di molti paesi di creare delle zone di pesca esclusiva, resta un settore di grandissima importanza per l'economia giapponese e dà lavoro a oltre 900.000 addetti; circa 11 milioni di tonnellate di pescato. L'attività organizzata in modo moderno, con tecniche d'avanguardia e sperimentazioni con le quali si cerca di valorizzare tutte le risorse del mare, che per il Giappone uno spazio vitale. La pesca praticata sia da numerosissime imprese di piccole dimensioni, che la esercitano lungo le coste (gamberi, sgombri, molluschi, ecc.), sia da imponenti complessi industriali, cui si deve oltre il 70% del pescato totale. Questi complessi sono attrezzatissimi, con potenti flottiglie di battelli che solcano non solo i mari giapponesi, ma spaziano nel Pacifico, specie nella sezione settentrionale e che si spingono anche nell'Atlantico e nei mari antartici. Nei mari giapponesi le zone di pesca migliori sono quelle dove si incontrano le correnti Curoscivo e Ogascivo, ricche insieme di fauna ittica tropicale e di acque fredde; qui si catturano salmoni, merluzzi, aringhe, ecc., mentre nelle altre aree predomina il tonno. I porti di pesca attrezzati sono numerosi lungo le coste del Hokkaido, del Honshu e del Kyushu e ad essi sono annesse grosse industrie conserviere. Molto redditizia anche la caccia alla balena, benché contraria agli accordi internazionali, definita dal governo giapponese "a scopo scientifico". Altre attività di sfruttamento del mare sono la raccolta di perle naturali e la coltivazione delle ostriche perlifere (a Toba). Questa tecnica fu messa a punto per la prima volta da Kokichi Mikimoto che era nato a Toba. Rilevante anche la raccolta di alghe usate per l'alimentazione.
Risorse minerarie Le risorse minerarie del Giappone sono limitate, largamente insufficienti per le richieste nazionali. Gli unici minerali metalliferi di cui esistono buoni giacimenti sono quelli di zinco (127.000 t) e di rame (13.000 t); di minor rilievo sono quelle di piombo, oro (6100 kg), argento (150.000 kg), stagno, cromo, manganese, tungsteno, mercurio, ecc. Incosistenti sono le risorse di minerali ferrosi. Tra i minerali non metalliferi, buoni sono i giacimenti di zolfo (1,6 milioni di t). Per quanto riguarda le risorse energetiche, il Giappone dispone quasi esclusivamente di carbone, di scarsa qualità e di difficile estraibilità. I maggiori depositi si trovano nel Kyushu e nel Hokkaido.
Industria Energia elettrica. Il potenziale idrico, sfruttato pi o meno interamente nei limiti della convenienza, fornisce poco pi dell'11% del totale; la principale forma di energia dunque ormai costituita dalle centrali termiche che operano con petrolio d'importazione e sono dislocate lungo le coste, dove sorgono anche le grandi raffinerie che alimentano i consumi delle aree industrializzate ed urbanizzate. Un certo contributo proviene anche dalle centrali nucleari.
Industria di base. Nel quadro generale dell'economia giapponese l'industria partecipa per circa il 42% alla formazione del reddito nazionale e occupa il 39% della popolazione attiva. Il Giappone il secondo produttore di acciaio (115 milioni di t) e di ghise e ferroleghe (80 milioni di t). La distribuzione dei complessi siderurgici piuttosto vasta, comunque le aree pi privilegiate restano quelle costiere. Quanto alle lavorazioni metallurgiche, di rilievo quella dell'alluminio, che poggia interamente su bauxite d'importazione.
Industrie navali e automobilistiche. Potentissimo il settore cantieristico, legato alle necessita marine del Giappone. I cantieri maggiori sono a Kobe, Nagasaki, Yokohama, Aloi, Osaka, Hiroshima, ecc. In espansione l'industria automobilistica, rappresentate da fabbriche (Toyota, Nissan, ecc.) che riescono ad esportare in tutto il mondo, annualmente si fabbricano oltre 12 milioni di autoveicoli (9,9 milioni di automobili). Molto importante anche l'industria ciclistica e motociclistica.
Industrie di precisione. L'industria di precisione forse la pi peculiare del Giappone ed il risultato di una oculatissima scelta economica, dato che i prodotti sono molto elaborati e poco ingombranti, mentre la produzione richiede numerosa e qualificata manodopera. Strumenti ottici giapponesi (macchine fotografiche e cinematografiche, binocoli, microscopi, proiettori, strumenti geodetici, ecc.) sono diffusi in tutto il mondo insieme con i prodotti della radiotecnica (radio e televisori) e con gli orologi, con una colossale avanzata sui mercati internazionali. Affermati anche i calcolatori e in generi i prodotti dell'industria elettronica.
Industrie chimiche e cementifere. Non meno poderosa l'industria chimica, che dispone di numerosi impianti, dislocati nei pressi dei centri portuali; tra le principali produzioni si trovano l'acido solforico (6,8 milioni di t), la soda caustica (1,3 milioni di t), le materie plastiche e le resine (6 milioni di t), i fertilizzanti azotati (1,3 milioni di t), quindi coloranti, prodotti farmaceutici, ecc. Anche l'industria della gomma ben rappresentata, con 3 milioni di t di caucci sintetico, utilizzato soprattutto nella produzione di pneumatici (155 milioni annui) e nelle calzature. Altro settore dell'industria di base in enorme sviluppo quello cementifero (79 milioni di t).
Altre industrie. In espansione l'industria della carta, si producono annualmente 10 milioni di t di pasta di legno e 26 milioni di t di carta. Il Giappone uno dei massimi fornitori di fibre e tessuti; la tendenza in atto quella di installare in altri paesi le industrie tessili, utilizzando manodopera a bassi prezzi. Il settore tradizionale ancora il setificio (96 milioni di m²), ma rilevante anche il settore delle fibre tessili artificiali e sintetiche (rayon); limitato il settore lanificio, mentre sviluppatissimo il cotonificio. Sono molto attive le fabbriche delle ceramiche e quello del vetro, che trovano nel paese la gran parte delle materie prime necessarie. L'industria alimentare comprende zuccherifici, conservifici di pesce, frutta e verdura. Importante il settore delle bevande alcoliche (sake), della birra (62 milioni di hl); fiorente la manifattura del tabacco, che produce 300.000 milioni di sigarette, sigari, tabacco.
La frammentazione insulare e il notevole sviluppo orografico hanno costituito un forte ostacolo alla realizzazione di una rete di vie di comunicazione; fin dai secoli pi lontani la trama delle comunicazioni stradali si articolò lungo le coste, sulle quali ebbe sempre i suoi nodi principali. Il paese dotato di oggi di un sistema sufficiente organico di vie di comunicazione, anche se non forse all'altezza della sua globale economia. Le ferrovie, in larghissima parte statali, si sviluppano per circa 26.000 km, concentrate sulle aree convergenti sulle città; celebri sono alcuni treni veloci detti Shinkansen, in particolare quello in servizio sulla linea del Tokaido (tra Osaka e Tokyo). Honshu naturalmente l'isola meglio servita, ma numerosi traghetti e tunnel sottomarini assicurano raccordi ferroviari nell'intero arcipelago; dal 1979 il Giappone può contare sul piu lungo tunnel ferroviario, il Daishimizu di oltre 22 km. Anche le strade si snodano soprattutto lungo le coste, allacciando tra loro le città costiere.
Porti. Dimensioni gigantesche e attrezzature tecnologicamente d'avanguardia caratterizzano i porti nazionali, il cui movimento veramente poderoso; tra i maggiori scali marittimi, sono Chiba, Kobe, Yokohama e Nagoya; di poco inferiore il porto di Kawasaki. Gran parte del traffico marittimo svolto da navi nazionali; la marina mercantile nazionale dispone di oltre 10.000 navi, con una stazza lorda di 27 milioni di t. Per le comunicazioni aeree internazionali il Giappone si avvale della compagnia Japan Air Lines (JAL), che effettua collegamenti diretti con tutto il mondo, incluse rotte transpolari e transiberiane; numerose le compagnie aeree minori, tra cui la Air Nippon Airways. I maggiori aeroporti sono quelli internazionali di Tokyo (Haneda) e di Osaka (Kansai).
Usa 28%, Cina 11%, Taiwan 7%, Corea del Sud 6%, altri 48%.
Esporta: ferro e acciaio, autoveicoli, navi, strumenti ottici, apparecchi radio e televisivi, manufatti metallici, motociclette, fertilizzanti, fibre sintetiche, tessuti e prodotti dell'abbigliamento.
Importa: petrolio, minerali metalliferi, legname ed altre materie prime, prodotti agricoli.
L'evoluzione del naturalismo portò ad un arricchimento della decorazione e allo sviluppo della pittura (Koseno Kanaoka ed inoltre dall'affrancamento dall'influsso cinese ed al formarsi di un'arte cortigiana. Nell'epoca Kamakura (1185-1337) si ha una reazione per il ritorno al naturalismo ed a forme pi semplici e severe. Ciò principalmente nella scultura ad opera di Kokei e Unkei, mentre per converso l'architettura e la scultura tendono, specie in un secondo tempo, ad appesantirsi.
La pittura ebbe un secondo periodo di splendore con le scuole Sung, accostandosi alla produzione cinese ed adottando la tecnica del bianco e nero. Tokyo fu in epoca Tokugawa (1573-1868) il centro della vita culturale giapponese. Di grande pregio la produzione delle maschere per il Nō e quella della scultura minuta in lacca ed avorio, e poi la produzione di porcellane. L'ascesa della borghesia determinò un'evoluzione della pittura che tralasciò l'affresco per dedicarsi alla decorazione.
L'ultima scuola giapponese, l'Ukiyo-e si dedicò principalmente con Harunobu e Hiroshige ad una rappresentazione realistica della vita, mentre l'architettura diventò sempre pi barocca. Con l'arrivo della civiltà occidentale non si può pi parlare di un'arte autonoma, ma l'arte giapponese si inserisce vigorosamente nelle pi moderne correnti artistiche, specie architettoniche.
Per quanto riguarda le arti tradizionali giapponesi, che sono tutte permeate dalla filosofia zen, esse hanno costituito per secoli un unicum che non ha corrispondenza in occidente. Sono giunte fino a noi pressoché intatte e sono tuttora vive e vitali. Sono praticate in tutto il mondo da decine di migliaia di persone ed hanno costituito un vettore essenziale della conoscenza all’estero della cultura giapponese. Tutte sono fondate sul principio della “via” (dō) cio su un cammino interiore da percorrere per giungere all’illuminazione. Ma aldilà della loro valenza filosofica, hanno comunque un contenuto estetico che può essere percepito autonomamente. Queste forme espressive costituiscono il nucleo pi autentico della cultura giapponese e ad esse i giapponesi sono stati e sono molto legati. Elemento costante e centrale di esse la rappresentazione istantanea della bellezza, espressa, il pi sinteticamente possibile, col segno, la forma o il gesto. Le pi note sono: il cha no yu (o chadō) la via del t, l’ikebana (o kadō) la via dei fiori, lo shodō la via della calligrafia.
Strumenti tradizionali sono: gong, tamburi, flauti, shamisen (simili a chitarre).
L'epoca d'oro della letteratura sono i successivi periodi Nara ed Heian. Del periodo Nara ci sono rimaste le opere storiche "Kojiki" e "Nihongi", poi documenti burocratici ed un'opera di poesia, il "Man'yōshū". Poi si sviluppò una tipica letteratura cortigiana che a poco a poco si sottrasse agli influssi cinesi, dando vita a partire dal X secolo ad una produzione tipicamente nazionale, che raggiunse il suo vertice con il Genji Monogatari, scritto da Murasaki Shikibu (ca 978-ca 1014), il capolavoro della letteratura giapponese e una delle massime opere a livello mondiale. La poesia presenta la raccolta "Kokin-shū", ma ' la prosa con i monogatari (racconti) ad avere uno sviluppo notevole. Non mancano però altri generi di prosa, come i nikki, diarii, i sōshi, zibaldoni, ed alcune opere biografico-storiche.
Ma naturalmente i periodi dei torbidi civili susseguenti al 1183 ebbero una vasta ripercussione sulla cultura facendola decadere. Unici centri di cultura rimangono di monasteri buddhisti, nei quali si sviluppa una letteratura religiosa ed intima ("Hojoki" ed "Tsure-zure-gusa") e poi una letteratura cavalleresca come "Heiji monogatari". Unico isolato ma ottimo esempio di lirica lo "Shin Kokin-Wakashū". Nel frattempo si sviluppa il dramma classico, il Nō, e sorge una letteratura popolare composta principalmente di novelle.
L'ascesa al potere dei Tokugawa segna l'inizio dell'epoca di pace ed insieme di un risveglio delle arti. Tuttavia la letteratura si divide in due parti. Da un lato la produzione popolare, con l'invenzione della stampa, assume uno sviluppo prodigioso, con Ihara Saikaku nasce il romanzo di costume, proibito per la sua immoralità nel 1791 e che lascerà il posto al pi morale yomi-hon (libro di lettura). Nel XIV secolo si sviluppò anche il romanzo comico con Juppensha Ikku e Shikitei Samba.
La letteratura delle classi colte si riallaccia ancora alle tradizioni cinesi e predomina ancora il Nõ. Però già alla fine del XVIII secolo si andò formando una corrente piu nazionalista, con Motoori Norinaga e Hirata Atsutane, che avrà una grande importanza nella resistenza agli stranieri. Contemporaneamente si sviluppò una forma di teatro, il Kabuki, una specie di dramma popolare ma nettamente inferiore a quello occidentale, e che lasciò per un breve periodo il posto al teatro della marionette Bunraku, di cui il maggiore esponente fu Chikamatsu Monzaemon.
Durante i primi decenni seguenti all'apertura delle frontiere il Giappone assorbì tutte le correnti di pensiero europee ed americane. La prima conseguenza fu la nascita del romanzo realista ad opera di Tsubuochi Shōyō. Ad esso seguì il naturalismo con Tayama Katai. Poi si sviluppò una letteratura esaltante la pace, rappresentata dal gruppo della Shirakaba e da Akutagawa Ryunosuke, che venne travolta dalla guerra, al termine della quale si sviluppò una letteratura popolare nettamente apolitica.
La poesia si adattata ai modelli occidentali con Kitahara Tokoku, ma presto sorse un movimento di reazione in favore della poesia indigena dei coniugi Yosano Tekkan e Yosano Akiko, concretizzatosi con una rivalutazione di vecchi drammi e commedie, anche se non manca un'opera pi moderna derivata dallo spirito europeo e di cui principali esponenti sono Osanai Kaoru e Okamoto Kidõ.
Trattati internazionali ambientali sottoscritti:
La foresta temperata la pi estesa ed rappresentata da latifoglie (pioppi, querce, frassini, castagni, faggi) e da conifere varie, con prevalenza di pino rosso.
Nelle zone elevate e nell'Hokkaido compaiono le conifere d'ambiente boreale (abeti vari) che nell'aree pi fredde e a maggiori livelli altitudinali lasciano il posto alle praterie (agli stessi livelli si hanno anche macchie arbustive di pini) e alle tundre di ambiente nivale.
In un paese così popolato come il Giappone l'ammanto vegetale naturale stato largamente alterato dall'uomo; tuttavia, dati la montuosita delle isole e il prevalere della popolazione lungo le coste, il manto boschivo tuttora molto esteso, rappresentando ben il 68% dell'intera superficie dell'arcipelago; nelle zone montagnose interne meno accessibili vi sono estese aree boscose intatte.
Imperatore: Akihito
Geografia economica
Bilancia dei pagamenti: 94,4 miliardi di $.
Inflazione: -0,4% (2003).
Disoccupazione: 4,9% (2003).Risorse
Produzione di energia elettrica: 227.000.000 kw.
Pesca: 6.800.000 tonnellate.
Petrolio: 17.183 b/g.
Allevamento: capre 28.500, bovini 4,7 milioni, suini 9,8 milioni.
Minerali: calcare, zolfo, carbone.
Foreste. Elevatissimo il patrimonio forestale, specie per un paese di cosi antico e fitto popolamento; ben il 67% della superficie nazionale ricoperto da foreste, con prevalenza di conifere e latifoglie a seconda delle regioni e quindi delle varieta climatiche; le maggiori distese di conifere sono statali e strettamente controllate da un apposito organismo governativo allo scopo di non depauperare eccessivamente le risorse nazionali. La produzione annua di legname, largamente utilizzato come materiale da costruzione e per pasta da carta, si aggira sui 32 milioni di m³ si ricorre quindi in larga misura a legname d'importazione.Trasporti
Strade: 11,6 milioni di km.
Autostrade: 6.070 km.
Ferrovie: 20.175 km.
Canali navigabili: 1.770 km.Turismo
Quanto al turismo, sono oltre 4,2 milioni gli stranieri che annualmente visitano il Giappone, ma assai pi alto il numero di Giapponesi che si recano all'estero.Esportazioni
Il commercio estero forse il pi straordinariamente organizzato dell'intero sistema economico giapponese. Elemento non meno straordinario, l'avanzata dei prodotti nazionali pare praticamente inarrestabile anche nei paesi altamente industrializzati, che pure sono, in piena crisi recessiva; sono comunque in forte progresso anche gli scambi con il Medio Oriente, la Cina e i paesi in via di sviluppo.Importazioni
USA 22%, Cina 12%, Corea del Sud 4%, Indonesia 4%, Australia 4%, altri 52%.Cultura
Alfabetizzazione
Tasso di alfabetizzazione: 99%.
Studenti universitari: 3.900.000.Istruzione
L'analfabetismo in Giappone pressoche inesistente. La scuola primaria ha la durata di 6 anni, alla fine dei quali obbligatoria la frequenza della scuola secondaria inferiore di tre anni. La secondaria superiore prevede un ulteriore ciclo di tre anni ad indirizzo generale o tecnico. L'istruzione superiore affidata alle università, i cui corsi durano per lo pi 4 anni, e a college con corsi biennali o triennali. Sia le università che i college sono organizzati per la formazione di docenti, mentre i college ad indirizzo tecnico forniscono tecnici in molti campi dell'ingegneria. Il Giappone occupa il secondo posto nel mondo nella proporzione fra università, scuole superiori e popolazione: ve ne sono circa 400 in tutto il paese. Le università sono statali, privati o dipendenti dalle autorita locali. Sedi di università statali: Chiba (1949), Sapporo (1918), Kobe (1949), Kyoto (1897), Fukuoka (1910), Nagoya (1939), Osaka (1931), Sendai (1907), Tokyo (1877). Sedi di università private a: Yokohama (1949), Osaka (1925), Tokyo (Kokugakuin 1882, Komazawa 1952, Meiji 1903, Nihon 1903, Waseda 1882), ecc. Molte le scuole superiori d'arte, musica, tecnica agraria, ecc.Arte
La produzione primitiva appartiene al complesso delle culture del Pacifico orientale e solo con l'inizio del Neolitico si fanno risentire gli influssi cinesi. Gli edifici pi importanti dell'epoca sono i dolmen per le loro ricche suppellettili e la ceramica, ed i templi shintoisti. L'influsso della civiltà cinese aumenta a partire dal V secolo in concomitanza della diffusione del buddhismo, a cui si deve la ricca scultura in legno e bronzo dell'epoca ed i numerosi templi. Poi nel VII ed VIII secolo si sviluppa una corrente naturalista ( affreschi nel Kondo di Nara ed i gruppi scultorei dei custodi delle porte).Musica
È di netta derivazione cino-coreana sia per quel che riguarda gli strumenti sia per l'impostazione toerica. La musica ha sempre costituito, per la sua spiccata politonalità, un elemento importantissimo per il Nō. Quella moderna, abbandonata la monofonia, non si distacca molto dalle correnti occidentali.Letteratura
La letteratura nazionale deve molto all'influsso di due civiltà esterne, quella cinese e quella occidentale. Del primo periodo poco rimasto: solo alcuni componimenti poetici e religiosi inseriti in opere storiche posteriori. Tuttavia in questo periodo viene a formarsi il substrato su cui sorgerà la grande letteratura giapponese, poich in questo periodo si va diffondendo nel paese la cultura cinese, con la diffusione dellla scrittura, dovuta principalmente alla diffusione del buddhismo (552).Sanità
Sistema sanitario pubblico.Ambiente
Il 7% del territorio protetto.Parchi nazionali
Flora
Alla divisione dell'arcipelago in diversi domini climatici, uno subtropicale e l'altro temperato, si deve la varieta degli aspetti vegetali del paese. A tale varieta hanno anche contribuito le oscillazioni climatiche delle epoche passate, cui si deve l'introduzione di specie di domini ancora differenti. La foresta subtropicale caratterizzata da specie sempreverdi, rappresentate da bamb, querce, alberi della canfora, ecc. Queste e altre specie formano spesso, nel sud, una sorta di macchia o boscaglia rada (genya), derivata dalla degradazione della foresta primaria e nella quale prevale sovente il bamb nano (sasa) in fitta associazione; le specie subtropicali si spingono verso nord fin sulla costa dell'Honshu centrale.Fauna
Politica
Ordinamento monarchia costituzionale ereditaria (la costituzione del 3 novembre 1946), la funzione dei poteri statali conferita alle due camere della Dieta (Camera dei Deputati con 480 membri e durata di 4 anni, Camera dei Consiglieri di 252 membri e durata di 6 anni rinnovabile per meta dopo tre anni). L'imperatore privo di poteri sostanziali ed semplicemente simbolo dello stato e dell'unità del popolo. Il diritto di voto universale per i cittadini con età maggiore di 20 anni.Politica estera
Bibliografia
Link
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