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Tito Flavio Vespasiano

Vespasiano
Imperatore Romano

Cesare Vespasiano Augusto (18 novembre 9 - 23 giugno 79, nome originale Tito Flavio Vespasiano e piů conosciuto come Vespasiano, fu imperatore di Roma fra il 69 ed il 79. Fu il fondatore della Dinastia Flavia e salì al trono alla fine dell'anno dei quattro imperatori.

Nacque in Sabina nei pressi di Rieti da Flavio Sabino che era esattore di imposte e piccolo operatore finanziario; la madre Vespasia Polla era sorella di un senatore.

Dopo aver servito nell'esercito in Tracia ed essere stato questore a Creta ed a Cirene (Libia), Vespasiano divenne edile e pretore, avendo nel frattempo sposato Flavia Domitilla, figlia di un Cavaliere, da cui ebbe due figli: Tito e Domiziano, in seguito imperatori, ed una figlia, Domitilla. La moglie e la figlia morirono entrambe prima che lasciasse la magistratura.

Dopo aver servito nell'esercito in Germania, partecipò all'invasione romana della Britannia sotto l'Imperatore Claudio, dove si distinse nel comando della Legione II Augusta sotto il comando di Aulo Plauzio. Egli sottomise l'Isola di Wight e penetrò fino ai confini del Somerset in Inghilterra. Nel 51 fu console; nel 63 andò come governatore in Africa dove, secondo Tacito (II.97), il suo comportamento fu "infame e odioso"; secondo Svetonio (Vesp. 4), "corretto e altamente onorevole".

Fu in Grecia al seguito di Nerone e, nel 66 fu incaricato della conduzione della guerra in Giudea, che minacciava di espandersi a tutto l'oriente. Secondo Svetonio, una profezia conosciuta in tutte le provincie orientali proclamava che dalla Giudea sarebbero venuti i futuri governanti del mondo. Vespasiano probabilmente credeva che questa profezia si applicasse a lui, e trovò un gran numero di presagi, oracoli e portenti per rafforzare questa credenza.

Trovò anche incoraggiamento da parte di Licinio Muciano, governatore della Siria; e malgrado la stretta alla disciplina e la repressione di abusi, Vespasiano ebbe anche la devozione dei soldati. In oriente tutti guardavano a lui; Muciano e le legioni della Siria erano ansiosi di appoggiarlo; e mentre era a Cesarea, fu proclamato imperatore (1 luglio 69) prima dall'esercito in Egitto, e poi dalle sue truppe in Giudea (11 luglio).

Tuttavia Vitellio, che occupava il trono, aveva al fianco i veterani delle legioni della Gallia e del Reno, le migliori truppe di Roma. Ma il favore verso Vespasiano prese rapidamente a crescere e gli eserciti di Tracia, Pannonia e Illiria presto lo acclamarono e di fatto lo fecero padrone di metĂ  del mondo romano.

Le sue truppe entrarono in Italia dal Nord-Est sotto il comando di Antonio Primo, sconfissero l'esercito di Vitellio a Betriacum (o Bedriacum), saccheggiarono Cremona ed avanzarono su Roma, dove entrarono dopo furiosi combattimenti ed una tremenda confusione, durante la quale il Campidoglio venne distrutto dal fuoco.

Ricevendo notizia del suo rivale sconfitto ed ucciso ad Alessandria, il nuovo imperatore inviò a Roma forniture di grano urgentemente necessarie, e contemporaneamente emise un editto o dichiarazione di intenti, nel quale dava assicurazione di un completo rovesciamento delle leggi di Nerone, specialmente di quelle relative al tradimento. Si racconta che, mentre in Egitto visitava il tempio di Serapide, ebbe una visione, e piů tardi fu testimoniato da due operai che egli possedeva poteri divini e poteva far miracoli.

Lasciando la guerra in Giudea al figlio Tito, arrivò a Roma nel 70. Immediatamente consacrò le sue energie a riparare i danni causati dalla guerra civile. Restaurò la disciplina nell'esercito che sotto Vitellio era stata piuttosto trascurata, e con la cooperazione del senato, riportò il governo e le finanze su solide basi.

Ripristinò vecchie tasse e ne introdusse di nuove, aumentò i tributi delle provincie, e tenne un occhio attento sulle finanze pubbliche. Attraverso l'esempio della sua semplicità di vita, mise alla gogna il lusso e la stravaganza dei nobili romani ed iniziò sotto molti aspetti un marcato miglioramento del tono generale della società.

Come censore riformò il Senato e l'Ordine equestre, rimuovendone i membri inadatti e indegni e promuovendo uomini abili ed onesti, tra i quali Gneo Giulio Agricola. Allo stesso tempo, rese questi organismi piů dipendenti dall'imperatore, esercitando la sua influenza sulla loro composizione.

Cambiò lo statuto della Guardia Pretoriana, formata da nove coorti in cui furono arruolati solo italiani. Nel 70 fu soffocata una formidabile rivolta in Gallia comandata da Claudio Civile e le frontiere in Germania divennero sicure; la guerra in Giudea fu conclusa da Tito con la conquista di Gerusalemme nel 70, e negli anni seguenti, dopo il trionfo congiunto di Vespasiano e Tito, memorabile come prima occasione in cui padre e figlio furono associati nel trionfo, il Tempio di Giano fu chiuso, ed il mondo romano fu in pace per i restanti nove anni del regno di Vespasiano. La pace di Vespasiano divenne proverbiale.

Nel 78 Agricola andò in Britannia ed estese e consolidò la presenza di Roma nella provincia, spingendosi in armi fino al Galles settentrionale. L'anno seguente Vespasiano moriva il 23 giugno.

L'avarizia con cui Tacito e Svetonio stigmatizzano Vespasiano, sembra essere stata in realtĂ  una illuminata economia, che, nello stato disordinato delle finanze di Roma, era una necessitĂ  assoluta.

Vespasiano fu generoso verso senatori e cavalieri impoveriti, verso cittĂ  e borghi devastati da calamitĂ , e specialmente verso uomini di lettere e filosofi, molti dei quali ricevettero un vitalizio di piů di mille pezzi d'oro all'anno. Si dice che Quintiliano fosse il primo pubblico insegnante a godere del favore imperiale.

La grande opera di Plinio il Vecchio, ''La Storia Naturale, fu scritta durante il regno di Vespasiano e dedicata a suo figlio Tito. Alcuni filosofi, avendo parlato con rimpianto dei tempi d'oro della Repubblica, e quindi indirettamente incoraggiato cospirazioni, indussero Vespasiano a rimettere in vigore le leggi penali contro questa professione ormai obsolete, ma solo uno, Elvidio Prisco, fu messo a morte, ed aveva affrontato l'imperatore con insulti studiati. "Non ucciderò un cane che mi abbaia contro", sono parole che esprimono il carattere di Vespasiano. Molto danaro fu speso in lavori pubblici ed in restauri e abbellimenti di Roma: Un nuovo Foro, lo splendido Tempio della Pace, bagni pubblici e l'immenso Colosseo.

Infine, Vespasiano come soldato non fu eccellente, ma dimostrò forza di carattere e abilità, ebbe un continuo desiderio di stabilire ordine e sicurezza sociale per i suoi sudditi. Fu puntuale e regolare nelle sue abitudini, occupandosi dei suoi uffici la mattina di buon'ora e godendosi poi il riposo.

Egli praticamente non ebbe le caratteristiche attese in un imperatore. Fu libero nella conversazione e nella battuta, di cui era estimatore, ed aveva il gusto di atteggiarsi a buffone. Fu capace di scherzare anche nei suoi ultimi momenti. "Purtroppo temo che mi sto trasformando in un Dio", si lamentava con chi gli era intorno. C'č qualcosa di molto caratteristico nell'esclamazione che si dice lanciasse nel suo ultimo momento, "Un imperatore deve morire in piedi".

Questo articolo č basato su quello dell'edizione del 1911 dell'Enciclopedia Britannica.

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