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Ghetto

Il nome ghetto si riferisce a un'area nella quale persone di un determinato retroterra etnico, o unite da una determinata cultura o religione, vivono in gruppo, volontariamente o involontariamente, in regime di reclusione più o meno stretta. La parola storicamente si riferiva alle zone abitative per gli ebrei; comunque attualmente indica anche qualsiasi area urbana degradata.

I primi ghetti apparvero in Germania, Spagna e Portogallo, nel XIII secolo, ma alcuni autori usano lo stesso termine per indicare le citta di destinazione in cui l'Impero Romano deportava gli ebrei tra il I e il IV secolo.

Il termine ghetto deriva dal Ghetto di Venezia del XIV secolo. Prima che venisse designato come parte della città riservata agli ebrei, era una fonderia di ferro (getto), da cui il nome. Altre etimologie suggeriscono che la parola derivi da borghetto, "piccolo borgo" o dall'ebraico get, letteralmente "carta di divorzio". Dall'esempio del Ghetto di Venezia il nome venne trasferito ai vari quartieri ebraici. In Castiglia erano chiamati Judería e a Majorca, calle di Majorca. Vale la pena di notare che il quartiere ebraico di Venezia (il Ghetto), era una parte ricca della città, abitata da mercanti e usurai. Ai non ebrei non era permesso di viverre nel Ghetto di Venezia, e i suoi cancelli venivano chiusi di notte.

Nel 1555 Papa Paolo IV creò il Ghetto di Roma ed emise la bolla "Cum nimis Absurdum" che forzava gli ebrei a vivere in un area specificata e prevedeva una serie di restrizioni. Quello di Roma fu l'ultimo ghetto a venire abolito in Europa Occidentale, nel 1883. Papa Pio V raccomandò che tutti gli stati confinanti istituissero dei ghetti e nel corso del XVII secolo tutte le città principali ne avevano uno (con le uniche eccezioni in Italia, di Livorno e Pisa).

Nell Europa Centrale del medioevo i ghetti esistevano a Praga, Francoforte sul Meno, Mainz e altrove. Non ci furono mai ghetti in Polonia ne in Lituania.

Table of contents
1 Vivere in un ghetto ebraico
2 I Ghetti Nazisti
3 Ghetti afroamericani negli Stati Uniti
4 Vedi anche

Vivere in un ghetto ebraico

Le caratteristche dei ghetti hanno subito molte variazioni con il passare del tempo. In alcuni casi, il ghetto era un quartiere ebraico con una popolazione relativamente benestante (ad esempio il ghetto ebraico di Venezia). In altri casi i ghetti connotavano impoverimento.

Poichè gli ebrei non potevano acquisire terreni al di fuori del ghetto, durante i periodi di crescita della popolazione, i ghetti avevano strade strette e case alte e affollate. I residenti avevano il loro sistema giudiziario. Attorno al ghetto erano presenti delle mura che durante i pogrom venivano chiuse: dall'interno durante la settimana di Pasqua e dall'esterno durante il Natale o il Pesach. Spesso i residenti necessitavano di un visto per poter uscire dai limiti del ghetto.

I ghetti vennero progressivamente aboliti, e le loro mura demolite, nel XIX secolo, seguendo gli ideali dellaRivoluzione Francese

  • Ghetto di Roma
  • Ghetto di Venezia

I Ghetti Nazisti

Il nazismo ripristinò il sistema dei ghetti come tappa temporanea finalizzata alla "Soluzione Finale" in Europa Orientale, dove peraltro non erano mai esistiti prima.

Durante la seconda guerra mondiale i ghetti servirono come contenitori in un forzoso processo di concentramento della popolazione ebraica, che ne facilitava il controllo da parte dei nazisti. Gli abitanti dei ghetti dell'Europa Orientale, trasportati da varie regioni europee, privati di ogni diritto e sottoalimentati, venivano progressivamente deportati nei campi di sterminio durante l'olocausto.

  • Ghetto di Varsavia
  • Ghetto di Lodz
  • Ghetto di Theresienstadt

Ghetti afroamericani negli Stati Uniti

Negli Stati Uniti, tra l'abolizione della schiavitù e l'introduzione della legge sui diritti civili degli anni '60, regole discriminatorie (a volte codificate in legge), constringevano spesso gli afroamericani delle aree urbane a vivere in determinati quartieri, che divennero anch'essi conosciuti come "ghetti", ad esempio Bronzeville a Chicago e Harlem a New York. Poichè in questi quartieri dovevano vivere gli afroamericani di qualsiasi livello economico, queste zone divennero spesso conosciute come vibranti centri cultutali. Paradossalmente, quando negli anni '60 vennero passate le leggi sui diritti civili, queste permisero agli afroamericani più facoltosi di trasferirsi nelle "zone per soli bianchi", e le basi economiche di molti ghetti collasarono, lasciandole a un livello di benessere sotto la media, con abitazioni fatiscenti e un alto indice di criminalità.

La formazione dei ghetti e delle sottoclassi nere forma uno degli argomenti più controversi della sociologia.

In Losing Ground, Charles Murray sostiene che il liberismo creò dei poveri senza speranze. Murray sostiene anche che l'eleggibilità per i sussidi delle donne sole, incoraggiò queste ad avere figli al di fuori del matrimonio, e che il sistema di assistenza sociale scoraggiò tutti dal lavorare. Questa teoria non ha incontrato una vasta accettazione. I suoi oppositori puntualizzano che negli anni '70, quando il totale degli assegni di sussistenza diminuì, le nascite fuori dal matrimonio aumentarono. Murray inoltre non coglie il fatto che, anche se la percentuale di neri nati fuori dal matrimonio aumentò tra gli anni '60 e i '70, la percentuale di donne nere che avevano bambini fuori dal matrimonio diminuì.

In The Truly Disadvantaged, William Julius Wilson sostiene che l'accesso facilitato alla sussistenza ebbe poco effetto sulla decisione delle donne di avere dei figli. Wilson invece sostiene che lo spostamento dei lavori più umili nei sobborghi e nel sud degli Stati Uniti, lasciò i neri economicamente isolati nei ghetti: il cosidetto "disadattamento spaziale". Wilson spiega che l'alta percentuale di nascite fuori dal matrimonio è dovuta alla mancanza di uomini sposabili, ovvero con un reddito fisso.

Roger Waldinger fornisce una terza e meno conosciuta teorie sulla formazione dei ghetti: dettagliando una discrepanza tra i salari che i neri si aspettano e quelli attualmente offerti per i lavori più umili. L'argomentazione appare principalmente nel libro Still the Promised City?, adattato dalla sua tesi di dottorato (PhD).

Guardando la situazione di New York, Waldinger puntualizza che i nuovi immigranti: Coreani, Pakistani, Dominicani, ecc., spesso fanno meglio dei neri americani. Waldinger nota inoltre che i neri nati nel sud degli Stati Uniti e nei Caraibi hanno introiti più alti di quelli originari del nord degli USA. Waldinger argomenta che i gruppi di immigranti beneficiano per loro stessi di nicchie nepotistiche, e le usano per un mutuo aiuto, qualcosa che i neri non sono mai riusciti a fare. Waldinger dice anche che, per quanto alberghi e ristoranti offrano paghe molto basse, queste comunque surclassano quelle pagate in Messico, Africa o nella Cina rurale; quindi gli immigranti le accettano prontamente. Per contro, i neri degli stati del Nord, che sperano di fare meglio dei propri genitori, disdegnano tali impieghi, sperando in qualcosa di meglio, e finiscono spesso a lavorare al di fuori dell'economia legittima.

Vedi anche

  • lazzareto
  • lebbrosario

 

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