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Opensource

L'Opensource (dall'inglese, sorgente aperto) è un tipo di licenza per software, per il quale il codice sorgente di un'applicazione è lasciato alla disponibilità di eventuali sviluppatori, così che con la collaborazione (in genere libera e spontanea) il prodotto finale possa raggiungere una complessità maggiore di quanto potrebbe ottenere un singolo gruppo di programmazione. L'open source ha ovviamente tratto grande beneficio da internet, e spesso si lega a principi ideali di gratuità. Alla filosofia del movimento Open Source si ispira il movimento Open Content: in questo caso ad essere liberamente disponibile non è il codice sorgente di un programma ma contenuti editoriali quali testi, immagini, video e musica.
Vedi anche: licenza opensource, Open Source Definition e Differenza tra Software Libero e Open Source

Table of contents
1 Storia dell'Open Source

Storia dell'Open Source

La genesi del software condiviso

Le origine di quello che solo da pochi anni viene chiamato Open Source, risalgono agli albori dell'
informatica, o meglio ai tempi nei quali per la prima volta fu possibile ed aveva una sua utilità condividere il codice tra persone senza che esistesse alcun legame contrattuale tra di loro. A partire dagli anni 1950, e soprattutto negli anni 1960, è stato possibile riusare lo stesso codice e distribuirlo anche se in modo oggi ritenuto piuttosto artigianale, ovvero con nastri e schede perforate. Questo fenomeno diventò evidente soprattutto quando si affermò il vantaggio di usare una stessa porzione di codice, il che presupponeva di avere macchine uguali e problemi simili.

Negli anni 1940 e 50 ciò non succedeva spesso, in quanto esistevano pochi esemplari di computer uguali, e le poche organizzazioni che li utilizzavano avevano problemi non standard. Le conoscenze di programmazione erano più simili alle conoscenze scientifiche e pertanto liberamente condivisibili, che a conoscenze tecnologiche delle quali appropriarsi per trarre profitto.

Inoltre, fino a tutti gli anni 1970, anche se in misura decrescente, la componente principale e costosa di un computer era l'hardware, il quale era comunque inutile in assenza di software. Da ciò la scelta dei produttori di hardware di vendere il loro prodotto accompagnato da più software possibile e di facilitarne la diffusione, fenomeno che rendeva più utili le loro macchine e dunque più concorrenziali. Il software, tra l'altro, non poteva avvantaggiare la concorrenza in quanto funzionava solo su un preciso tipo di computer e non su altri, neanche dello stesso produttore.

L'introduzione dei sistemi operativi rese i programmi sempre più portabili, in quanto lo stesso sistema operativo veniva offerto dal produttore di diversi modelli di hardware. La presenza di sistemi operativi funzionanti per macchine di differenti produttori hardware ampliava ulteriormente le possibilità di usare lo stesso codice in modo relativamente indipendente dall'hardware usato. Uno di questi sistemi operativi era Unix, iniziato nel 1969 come progetto all'interno di un'impresa delle telecomunicazioni, la AT&T;. Una famosa causa antitrust contro la AT&T le vietò di entrare nel settore dell'informatica. Questo fece sí che lo Unix venisse distribuito ad un prezzo simbolico a buona parte delle istituzioni universitarie, le quali si ritrovarono ad avere una piattaforma comune, ma senza alcun supporto da parte del produttore. Si creò spontaneamente una rete di collaborazioni attorno al codice di questo sistema operativo, coordinata dall'Università di Berkeley, da dove sarebbe poi uscita la versione BSD di Unix, che diventa da un lato un centro di sviluppo ed innovazione, dall'altro è la base di partenza per numerosi forking.

La nascita del software proprietario

Considerato che la condivisione del codice è nata insieme all'informatica, piuttosto che di origini dell'Open Source si può dunque suggerire di parlare di origini del software proprietario.

L'utilità principale delle licenze restrittive consiste nella possibilità di rivendere un programma più volte, se necessario con alcune modifiche purché non rilevanti. Questo presuppone che esistano clienti diversi con esigenze simili, oltre che l'esistenza di più computer sul quale poter far eseguire il programma. Queste condizioni cominciano ad determinarsi negli anni 60, grazie al fatto che esistevano un maggior numero di utilizzatori con esigenze standardizzabili come lo erano quelle delle organizzazioni economiche nell'area della contabilità, la logistica o delle statistiche.

L'introduzione dei sistemi operativi rese inoltre possibile l'utilizzo dello stesso programma anche su hardware differente aumentando cosí le possibilità di riutilizzo dello stesso codice e dunque l'utilità nell'impedire la duplicazione non autorizzata dei programmi.

La suddivisione della AT&T in 26 società, le cosiddette BabyBell, permise alla AT&T di usare logiche prettamente commerciali nella distribuzione del suo sistema operativo UNIX, inalzando notevolmente i costi delle licenze e impedendo la pratica delle patch. Nel 1982 cominciò pure la storia delle diverse versioni commerciali di Unix, legate ai singoli produttori di hardware, i quali, differenziando anche solo di poco la propria versione, riuscivano cosí a legare a sé i clienti acquisiti, in quanto programmi scritti per una specifica versione di Unix non funzionavano solitamente su versioni concorrenti.

Gli anni '80: STALLMAN, la Free Software Foundation e l'innovazione dei PC

Al MIT, la sostituzione dei computer fece sì che i programmatori, e tra questi Richard Stallman che sarebbe diventato il portabandiera del free software, non potessero accedere al sorgente del nuovo driver della stampante per implementarvi una funzionalità gradita in passato: la segnalazione automatica che vi erano problemi con la carta della stampante. Contemporaneamente, società private cominciarono ad assumere diversi programmatori del MIT, e si diffuse la pratica di non rendere disponibili i sorgenti dei programmi.

In questo contesto Stallman si rifiutò di lavorare per una società privata e fondò nel 1985 la Free Software Foundation (FSF), una organizzazione senza fini di lucro per lo sviluppo e la distribuzione di software libero. In particolare lo sviluppo di un sistema operativo completo, compatibile con Unix, ma distribuito con una licenza permissiva, con tutti gli strumenti necessari altrettanto liberi. Si tratta del progetto nato l'anno precedente, ovvero GNU, acronimo ricorsivo per contemporaneamente collegarsi e distinguersi da UNIX, ovvero "GNU's Not UNIX". «L'obiettivo principale di GNU era essere software libero. Anche se Gnu non avesse avuto alcun vantaggio tecnico su Unix, avrebbe avuto sia un vantaggio sociale, permettendo agli utenti di cooperare, sia un vantaggio etico, rispettando la loro libertà.» Tale progetto, finanziato dalla FSF, venne pertanto prodotto da programmatori appositamente stipendiati. I principali contributi vennero da Stallman stesso (il compilatore gcc, l'editor di testo Emacs), furono sviluppate anche altre componenti di sistema UNIX, alle quali si sono aggiunte applicazioni per veri e propri giochi. Questi programmi furono distribuiti per circa 150$ che oltre a coprire i costi di riproduzione garantivano un servizio di supporto al cliente. L'unica condizione era che tutte le modifiche eventualmente effettuate su tali programmi venissero notificate agli sviluppatori.

Nacque così la GNU General Public License (GPL), il preambolo del cui manifesto comincia con: «Le licenze per la maggioranza dei programmi hanno lo scopo di togliere all'utente la libertà di condividerlo e di modificarlo. Al contrario, la GPL è intesa a garantire la libertà di condividere e modificare il free software, al fine di assicurare che i programmi siano 'liberi' per tutti i loro utenti»,

Tuttavia, all'inizio degli Anni 90, il progetto GNU non aveva ancora raggiunto il suo obiettivo principale, mancando di completare il kernel del suo sistema operativo. Una risposta a tale fallimento sono, da parte di William e Lynne Jolitz, il tentativo riuscito del porting di unix BSD su piattaforma intel386 nel 1991 e Linux, il progetto iniziato anch'esso nel 1991 da Linus Torvalds, anche in questo caso su piattaforma intel386, e cresciuto con il contributo di migliaia di programmatori volontari, sparsi per il mondo.

Infatti gli anni '80 sono caratterizzati da alcuni eventi importanti, tra i quali l'introduzione nel mercato di quello che verrà chiamato Personal Computer (PC), ovvero un elaboratore con un proprio processore concepito per essere utilizzato da un solo utente alla volta. Il prodotto di maggior successo, il PC della IBM, si differenziava dai progetti precedenti in quanto non utilizzava componenti IBM, ma sia per il software che per l'hardware si affidava alla produzione da parte di terzi. Ciò rese possibile da un lato ad altre imprese di clonare il PC IBM, abbattendone notevolmente i costi, dall'altro permise a parecchie società di produrre dei software applicativi standard, in concorrenza gli uni con gli altri, basandosi su un unico sistema operativo, anche se inizialmente i principali produttori di software erano identificabili con prodotti per specifiche applicazioni.

Il notevole ampiamento del mercato rese possibili economie di scala e si instaurò una sorta di sinergia tra quelli che sarebbero diventati i principali attori del settore: il produttore dei processori INTEL e il produttore del sistema operativo e di applicativi per ufficio Microsoft. La maggiore potenza dei processori rende possibile lo sviluppo di programmi più complessi, la maggiore complessità degli applicativi e poi del sistema operativo richiesero processori più potenti.

Sia il sistema operativo che gli applicativi furono caratterizzati fin da subito dall'essere destinati ad utenti con conoscenze informatiche relativamente scarse e dall'avere licenze d'uso strettamente commerciali, vietando da un lato agli utenti di farne delle copie, dall'altro agli sviluppatori di vedere o modificare il codice.

Sempre negli anni '80 vennero introdotte le workstation, ovvero un sistema basato su terminali (i client) e computer centrali (i server). Si tratta di sistemi derivati concettualmente dai mainframe e basati essenzialmente su sistemi operativi Unix proprietari. L'hardware stesso varia sul lato server dai mainframe ai PC, mentre su lato client vengono impiegati soprattutto i PC. Ciò favorì lo sviluppo di software sia per i client, utilizzati spesso da persone con scarse conoscenze informatiche, che per i server, il cui funzionamento viene solitamente garantito da personale informatico particolarmente qualificato.

Gli anni '90: Internet, Linux e la Open Source Definition

Benché Internet avesse visto la luce già negli anni '70, è soltanto agli inizi degli anni '90, con la diffusione del protocollo http e la nascita dei primi browser, che Internet cominciò ad essere diffuso prima in ambito accademico e poi in modo sempre più capillare anche tra semplici privati.

Nel 1991, l'insoddisfazione riguardante alcuni applicativi di Minix, un sistema Unix su una piattaforma PC, il desiderio di approfondire le proprie conoscenze del processore intel386, scelto in quanto di minor costo e di maggiore diffusione rispetto alle piattaforme hardware per le quali erano disponibili sistemi operativi Unix, e l'entusiasmo per le caratteristiche tecniche di Unix stimolarono Linus Torvalds, studente al secondo anno di informatica presso l'Università di Helsinki, a sviluppare un proprio sistema operativo, imitando le funzionalità di Unix, su un PC con un processore intel386. Torvalds distribuì il proprio lavoro tramite Internet e ricevette immediatamente un ampio riscontro positivo da parte di altri programmatori, i quali apportarono nuove funzionalità e contribuirono a correggere errori riscontrati. Nacque così Linux, il quale fu distribuito fin da subito con una licenza liberale.

Internet dal canto suo, rende possibile la comunicazione tra persone molto distanti in tempi rapidi e a basso costo. Inoltre rende possibile la distribuzione di software direttamente dalla rete, riducendo ulteriormente i costi di duplicazione e le difficoltà a reperire il software stesso. La diffusione dei CD-Rom come supporto privilegiato di raccolte di software rese possibile il fenomeno delle cosiddette distribuzioni.

Agli inizi degli anni '90, l'idea delle licenze liberali era rappresentata soprattutto da Richard Stallman e la sua FSF, ovvero le licenze liberali per eccellenza erano la GPL e la LGPL che però venivano ritenute "contagiose", in quanto a partire da un codice licenziato con la GPL qualsiasi ulteriore modifica deve avere la stessa licenza. Le idee stesse di Stallman venivano viste con sospetto dall'ambiente commerciale statunitense, il che non facilitava la diffusione del suo approccio. Per favorire dunque l'idea delle licenze liberali nel mondo degli affari, Bruce Perens, Eric Raymond, Ockman e altri cominciarono nel 1997 a pensare di creare una sorta di lobby a favore di una politica liberale delle licenze d'uso e coniarono il termine "Open Source". Ciò anche al fine di evitare l'equivoco dovuto al doppio significato di free nella lingua inglese, visto che spesso veniva interpretato come "gratuito" invece che come "libero".

La scelta a favore dell'Open Source da parte di alcune importanti imprese del settore come la Netscape e l'IBM, facilitarono inoltre l'accettazione del movimento Open Source presso l'industria del software, facendo uscire l'idea della "condivisione del codice" dalla cerchia ristretta nella quale era rimasta relegata fino ad allora.


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