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Culto della personalità


la folla di uno stadio forma l'immagine del "Grande Capo Eterno" della Corea del Nord, Kim Il Sung

Il termine culto della personalità si riferisce, generalmente in senso denigratorio, all'adulazione di un singolo leader vivente.

I culti della personalità caratterizzano di norma gli stati totalitari o le nazioni che hanno sperimentato di recente una rivoluzione. La reputazione di un singolo capo, spesso caratterizzato come "liberatore" o "salvatore" del popolo, eleva questi a un livello quasi divino. Le immagini del capo appaiono ovunque, così come statue e altri monumenti innalzati alla grandezza e alla saggezza del capo. Slogan del capo ricoprono enormi cartelloni, e libri contenenti i discorsi e gli scritti del capo riempiono le biblioteche e le librerie. Il livello di adulazione può raggiungere vette che appaiono assurde agli estranei. Ad esempio, durante la rivoluzione culturale, tutte le pubblicazioni, comprese quelle scientifiche, avevano una citazione di Mao Zedong, e tutte le citazioni di Mao apparivano in grassetto e in rosso.

I culti della personalità mirano a far apparire il capo e lo stato come sinonimi, così che diventi impossibile comprendere l'esistenza dell'uno senza l'altro. Inoltre aiuta a giustificare le regole spesso dure della dittatura, e a propagandare nei cittadini la visione che il capo opera come un governante giusto e buono. In aggiunta, i culti della personalità spesso sorgono dallo sforzo di reprimere l'opposizione interna a una elite dominante. Sia Mao Zedong che Joseph Stalin usarono il loro culto della personalità per schiantare i loro oppositori politici.

Il culto della personalità non appare universalmente in tutti i regimi totalitari o le società autoritarie. Alcuni dei regimi più oppressivi della storia infatti mostrarono poca o nessuna adorazione del capo. I governo dei Khmer Rossi Marxisti in Cambogia e il governo teocratico Talebano dell'Afghanistan mancavano di molte delle trappole del culto della personalità e i capi di questi regimi rimasero fondamentalmente anonimi. In questi casi, l'assenza del culto della personalità sembra parzialmente motivata dal desiderio di proiettare un immagine di uno stato senza volto ma onnipresente e onniscente. In altri casi come nella Cina del dopo Mao, le autorità dispprovarono la fondazione di un culto della personalità per paura che potesse turbare l'equilibrio di potere tra i capi all'interno dell'elite politica.


Il presidente iracheno Saddam Hussein ebbe uno dei più ampi culti della personalità del XX secolo.

La creazione di un culto così vasto spesso portò alla critica dei regimi di Josif Stalin e Mao Zedong. Durante l'apice dei loro regni, entrambi questi capi apparivano come governanti onniscenti e semi-divini, destinati a guidare la nazione per l'eternità. Gli ordini governativi prescrivevano l'esibizione dei loro ritratti in ogni casa e in ogni edificio pubblico, e molti artisti e poeti venivano istruiti per produrre solo opere che glorificassero il capo. Per giustificare questi livelli di adorazione, sia Mao che Stalin cercarono di presentare loro stessi come personalmente umili e modesti, e caratterizzavano spesso i loro vasti culti della personalità come niente più che una dimostrazione spontanea di affetto da parte del loro popolo. Stalin in particolare usò questa scusa per giustificare la massiccia campagna del PartitoComunista per ribattezzare le cose in suo onore (vedi Stalingrado).

Il culto della personalità può collassare molto rapidamente dopo l'estromissione o la morte del capo. Stalin e Mao fornirono entrambi un esempio di questo. In alcuni casi, il capo precedentemente soggetto al culto della personalità venne diffamato dopo la sua morte, e spesso seguì un massiccio sforzo nella rimozione di statue e nella rinominazione di cose che gli erano state dedicate in precedenza.

Si deve notare che il termine "culto della personalità" non si riferisce in genere al mostrare rispetto per i defunti (come nel caso dei "padri della nazione"), ne si riferisce all'onorare capi simbolici che non hanno un reale potere. L'ultimo caso avviene spesso nelle monarchie, come in quella Tailandese, nel quale l'immagine del Re o della Regina viene rispettosamente mostrata in molti luoghi pubblici, ma le convenzioni o le leggi proibiscono di convertire questo rispetto in un reale potere politico.

Altri notevoli culti della personalità del passato includono quello di Benito Mussolini nell'Italia Fascista, di Adolf Hitler nella Germania Nazista, di Kemal Atatürk in Turchia, di Ho Chi Minh in Vietnam, di Nicolae Ceausescu in Romania e di Saddam Hussein in Iraq. La Roma Imperiale e il mondo della Grecia Antica mostrarono molte caratteristiche equivalenti a quelle dei moderni culti della personalità, nell'Antico Egitto in particolar modo, il monarca veniva elevato al livello di un Dio-Re.

Alcune delle attuali nazioni che mostrano un culto della personalità sono il Turkmenistan di Saparmurat Niyazov e la Corea del Nord di Kim Jong Il. Si comfronti anche la reputazione di Fidel Castro a Cuba e quella di Robert Mugabe in Zimbabwe.

Il più famoso tra i culti della personalità fittizi è probabilmente quello del Grande Fratello nel romanzo 1984 di George Orwell.

Il culto della personalità in uno stato, come descritto in precedenza è molto simile al funzionamento della leadership centrata sulla persona dei guru di certi culti. Infatti, alcuni studiosi religiosi considerano i culti come delle mini-dittature. Quando i seguaci vedono il guru come un grande santo o un incarnazione di un essere immortale, allora questo culto della personalità può assumere delle forme estreme. Spesso, i culti o i nuovi movimenti religiosi difendono questa pratica comparandosi alle religioni principali come il Cristianesimo nel quale Gesù venne adorato quando era ancora vivo. Oppure si difendono riferendosi al principio dell'Ishta-Deva presente nell'Hinduismo.

Vedi anche: monarca, imperatore, apoteosi, leader carismatico


Il termine culto della personalità può anche descrivere:

  • l'ossessione dei media nei confronti delle celebrità
  • la gestione guidata dall'ego in un impresa commerciale o industriale.

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