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Dalmazia

 

La Dalmazia (croato Dalmacija, serbo Далмација) è una regione della Croazia sulla costa orientale del Mar Adriatico, che si estende dall'isola di Pago/Pag a nord-ovest alle Bocche di Cattaro/Boka Kotorska a sud-est. La Dalmazia interna (Dalmatinska Zagora) si estende fino a 50 km verso l'interno nella parte nord, e per solo pochi chilometri nella parte sud.


Mappa della Croazia
con evidenziata la Dalmazia

La Dalmazia è attualmente composta da quattro contee, le cui capitali sono Zara, Sebenico, Spalato e Ragusa/Dubrovnik.

Le principali isole dalmate sono Dugi Otok (Isola Lunga), Ugljan (Ugliano), Pašman; (Pasmano), Brač (Brazza), Hvar (Lesina), Korčula; (Curzola), Vis (Lissa), Lastovo (Lagosta) e Mljet (Meleda). Le più grandi montagne della Dalmazia sono Dinara, Mosor, Kozjak e Biokovo. I fiumi sono: Zrmanja-Zermagna, Krka-Cherca, Cetina and Neretva-Narenta.

A causa del modo in cui scorrono le correnti marine e a come i venti soffiano sull'Adriatico, l'acqua di mare è molto più pulita e calda che sulla costa italiana. Questo, assieme all'immenso numero di cale, isole e canali, rende la Dalmazia particolarmente attrattiva per le regate e il turismo nautico in generale. Esistono ovviamente un discreto numero di porti turistici.

La Dalmazia è anche dotata di diversi parchi nazionali che sono anche attrazioni turistiche: Paklenica, l'arcipelago di Kornati (Isole Incoronate), le rapide del fiume Krka e l'isola di Mljet (Meleda).

Table of contents
1 Storia
2 Vedi anche
3 Riferimenti
4 Collegamenti esterni

Storia

L'Illiria e l'Impero Romano

La storia della Dalmazia iniziò quando le tribù dalle quali la regione prende il nome si dichiararono indipendenti da Genzio, il Re dell'antica Illiria, e fondarono una repubblica. La sua capitale era Delminium (la cui collocazione è sconosciuta); il suo territorio si estendeva verso nord, dal fiume Narenta (Neretva) al fiume Cetina, e in seguito fino al Cherca (Krka), dove raggiungeva i confini della Liburnia.

L'Impero Romano iniziò l'occupazione dell'Illiria nell'anno 168 AC, formando la provincia dell'Illiricum. Nel 156 AC i Dalmati vennero attaccati per la prima volta da un esercito romano e costretti a pagare tributo. Nel 10 DC, durante il regno di Augusto, l'Illiricum venne diviso in Pannonia a nord e Dalmazia a sud, dopo che l'ultima di molte formidabili rivolte era stata schiacciata da Tiberio nel 9 DC. Questo evento fu seguito dalla totale sottomissione e dalla pronta accettazione della civiltà latina che si diffuse in tutta l'Illiria.

La provicia di Dalmazia si espanse verso l'interno per coprire tutte le Alpi Dinariche e gran parte della costa adriatica orientale. La sua capitale fu la città di Salona (Solin). L'Imperatore Diocleziano rese famosa la Dalmazia costruendovi un palazzo per se a pochi chilometri a sud di Salona, ad Aspalathos (Spalato). Altre città dalmate dell'epoca erano:

  • Tarsatica (Tersatto-Trsat, ora parte di Fiume)
  • Senia (Segna-Senj)
  • Vegium (Carlopago-Karlobag)
  • Aenona (Nona-Nin)
  • Iader (Zara)
  • Scardona (Scardona-Skradin, appena a nord di Sebenico)
  • Tragurium (Traù-Trogir)
  • Aequum (Čitluk; vicino Segna-Sinj)
  • Oneum (Almissa-Omis, a sud di Spalato)
  • Issa (Lissa-Vis)
  • Pharus (Lesina-Hvar)
  • Bona (Blagaj)
  • Corcyra (Curzola-Korcula)
  • Narona (la piccola città di Vid vicina all'attuale Metković)
  • Epidaurus (Ragusavecchia-Cavtat appena a sud di Ragusa-Dubrovnik)
  • Rhizinium (Risano-Risan)
  • Acruvium (Cattaro-Kotor)
  • Dulcinium (Dulcigno-Ulcinj)
  • Scodra (Scutari-Shkodër)
  • Dyrrachium (Durazzo-Durrës)

Il collasso dell'Impero Romano d'Occidente lasciò la regione soggetta ai dominatori Goti, Odoacre e Teodorico il Grande, dal 476 al 535, quando venne annessa al'Impero Romano d'Oriente di Giustiniano.

Città italiche e stati slavi

A seguito della grade migrazione slavonica in Illiria, nella prima metà del VII secolo, l'entroterra divenne popolato da tribù slaviche come i Croati e i Serbi. Le città-stato marittime, comunque, rimasero potenti, in quento altamente civilizzate ed in grado di fare affidamento sul supporto morale, se non su quello materiale, dei loro connazionali in Italia.

Le popolazioni native italiche vivevano al sicuro a Ragusa, Zara e in altre grandi città, mentre i distretti di campagna venivano insediati dagli slavi che erano nel processo di essere cristianizzati. La regione venne quindi divisa tra due differenti comunità, spesso inizialmente ostili.

Nell'806 la Dalmazia venne temporaneamente annessa al Sacro Romano Impero, ma le città vennero restituite a Bisanzio, con il Trattato di Aquisgrana, nell'812. I Saraceni raziarono le città più meridionali nell'840 e 842, ma questa minaccia venne eliminata da una campagna comune Franco-Bizantina nell'871.

A partire dagli anni 830, il Ducato di Croatia controllava le parti settentrionali e centrali della Dalmazia. L'instaurazione di relazioni cordiali tra le città Romane e il Ducato Croato, iniziarono seriamente con il regno del Duca Mislav (835), che firmò un trattato di pace ufficiale con Pietro Tradonico, Doge di Venezia, nell'840 e che iniziò anche a donare terreni alle chiese delle città.

I Ducati meridionali di Pagania, Zahumlje, Travunia e Doclea vennero autogovernati dalle proprie popolazioni slave, che erano miste tra pagani e cristiani, e miste tra Serbi e Croati, ed erano quindi contese tra Croazia a nord-ovest e Serbia a nord-est. Alcuni storici si sono riferiti alle parti di Dalmazia sotto la Croazia come Croazia Bianca e ai Ducati meridionali come Croazia Rossa. Si noti anche che questi territori si estendevano molto più all'interno di quanto non faccia l'attuale Dalmazia.

I Narentini di Pagania (che prendevano il nome dal fiume Narenta, l'odierna Neretva) sconfissero le flotte veneziane inviate contro di loro nell'840 e nell'887, e per più di un secolo esigettero tributi da Venezia stessa. Il Doge Pietro Orseolo II li sconfisse inifne nel 998 ed assunse il titolo di Duca di Dalmazia, anche se senza pregiudizio per la sovranità bizantina.

Nel frattempo i re croati esigettero tributi dalle città italiche, Traù, Zara e altre, e consolidarono il loro potere in città puramente Slavoniche (Croate), come Nin-Tenìn (Enona), Biograd (Zaravecchia) e Sebenico. Presero inoltre il controllo sui confinanti ducati meridionali.

Lo scisma cristiano fu un importante fattore nella storia della Dalmazia. Mentre la chiesa croata di Nona (Nin) era sotto giurisdizione papale, questa però usava la liturgia slava. Sia le popolazioni italiche che la Santa Sede preferivano la liturgia latina, il che creò tensioni tra le differenti diocesi. Il grande scisma tra la cristianità occidentale e orientale del 1054 intensificò ulteriormente la spaccatura tra le città costiere e quelle dell'interno, con molti slavi dell'interno che preferivano l'Ortodossia Orientale (o talvolta il Credo Bogomilo). L'influenza latina venne incrementata e le pratiche bizantine vennero ulteriormente soppresse nei sinodi generali del 1059-1060, 1066, 1075-1076 e in altri sinodi locali, in particolare degradando il vescovato di Nona, installando l'arcivescovato di Spalato e Dioclea (Bar), e vietando esplicitamente l'uso di qualsiasi liturgia diversa da quella greca o latina.

Nel periodo della crescita dello stato serbo di Rascia, la dinastia Nemanjići acquisì gli stati dalmati meridionali e le città costiere entro la fine del XII secolo, ma la maggior parte di queste, in particolare Duklja, rimasero popolate da cattolici.

La Dalmazia non realizzò mai una unità politica o razziale e non formò mai una nazione, ma ottenne un notevole sviluppo nelle arti, nella scienza e nella letteratura. Le terre del nordest, come Bosnia, Serbia e Bulgaria ebbero ognuna il loro periodo di grandezza nazionale, ma le città-stato dalmate, spesso isolate e costrette a guardare all'Italia per del supporto, condivisero per forza la marcia della civilizzazione italiana.

La posizione geografica delle città-stato dalmate era sufficente a spiegare la poca influenza esercitata dalla cultura bizantina attraverso tutti i sei secoli (535-1102) durante i quali la Dalmazia fu parte dell'Impero Romano d'Oriente. Verso la fine di questo periodo il dominio bizantino tendette ad essere sempre più nominale.

Rivalità tra Venezia e Ungheria in Dalmazia, 1102-1420

Quando le città-stato persero gradualmente tutta la protezione di Bisanzio, essendo incapaci di unirsi in una lega difensiva a causa dei loro dissensi interni, dovettero rivolgersi verso Venezia o verso l'Ungheria per trovare appoggio. Ognuna delle due fazioni politiche aveva supporto all'interno delle città-stato dalmate, supporto che era basato principalmente su ragioni economiche.

I veneziani, ai quali i dalmati erano già legati per linguaggio e cultura, potevano permettersi di concedere dei termini liberali, in quanto il loro scopo principale era di impedire lo sviluppo di qualsiasi pericoloso competitore politico o commerciale nell'Adriatico orientale. La comunità marinara in Dalmazia guardò a Venezia come alla padrona dell'Adriatico. In cambio della protezione, le città spesso fornirono un contingente all'esercito o alla marina del loro protettore, e talvolta pagavano tributo in moneta o in natura. Arbe (Rab), ad esempio, pagava annualmente cinque chili di seta o due di oro a Venezia.

L'Ungheria dall'altra parte, sconfisse l'ultimo re croato nel 1097 e avanzò pretese su tutte le terre dei nobili croati fin dal trattato del 1102. Re Colomano procedette alla conquista della Dalmazia nel 1102-1105. I contadini ed i mercanti che commerciavano verso l'interno favorirono l'Ungheria in quanto loro vicino più potente che affermò i loro privilegi municipali. Soggetti all'assenso regale, essi potevano eleggere i loro magistati principali, vescovi e giudici. La loro legge romana rimase valida. Gli fu addirittura permesso di concludere alleanze separate. Nessuno straniero, nemmeno un ungherese, poteva risiedere in una città dove non era il benvenuto; e l'uomo a cui non piaceva il dominio ungherese poteva emigrare con tutti i suoi beni e proprietà. Al posto dei tributi, le entrate delle dogane erano in alcuni casi divise equamente tra il re, i magistrati, i vescovi e la municipalità.

Questi diritti e i privilegi analoghi garantiti da Venezia erano, comunque, troppo spesso infranti. Le guarnigioni ungheresi vennero acquarierate in città che non le volevano, mentre Venezia interferiva con i commerci, la nomina dei vescovi, e il possesso dei domini comunali. Di conseguenza i dalmati rimasero leali solo quando era nel loro interesse, e si ebbero frequenti insurrezioni. Anche a Zara sono registrate quattro rivolte tra il 1180 e il 1345, anche se quest'ultima venne trattata con speciale considerazione dai suoi padroni veneziani, che consideravano il suo possesso fondamentale per la loro influenza marittima.

Le razze slaviche ed italiche, un tempo rivali, iniziarono a contribuire alla civilizzazione comune, e Ragusa ne fu l'esempio primario. Nel XIII secolo, i nomi dei membri del consiglio ragusano erano misti, nel XV secolo la letteratura era largamenta slavica, e la città veniva spesso chiamata con il suo nome slavo, Dubrovnik.

La dubbiosa lealtà dei dalmati tendette a protrarre la lotta tra Venezia e Ungheria, che venne ulteriormente complicata da discordie interne dovute principalmente al diffondersi della esesia bogomila e a molte influenze esterne.

Le città di Zara, Spalato, Trau e Ragusa e i territori circostanti cambiarono di mano diverse volte tra Venezia, Ungheria e i Bizantini durante il XII secolo.

Nel 1202, le armate della Quarta Crociata resero assistenza a Venezia occupando Zara in sua vece. Nel 1204 le stesse armate conquistarono Bisanzio ed eliminarono finalmente l'Impero d'Oriente dalla lista dei contendenti al territorio dalmata.

L'inizio del XIII secolo fu segnato dal declino nelle ostilità esterne. Le città dalmate iniziarono ad accettare la sovranità straniera (principlamente di Venezia) ma alla fine tornarono al precedente desiderio di indipendenza. L'invasione Tartara indebolì gravemente l'Ungheria, al punto che nel 1241, il Re Bela IV dovette rifugiarsi in Dalmazia (nella fortezza di Klis). Le orde Tartare attaccarono le città dalmate negli anni seguenti ma alla fine si ritirarono.

Gli Slavi non erano più considerati dai cittadini come gente ostile, infatti il potere di certi magnati croati, in particolare i Conti Šubić di Bribir, fu talvolta supremo nei distretti settentrionali (nel periodo tra il 1295 e il 1328).

Nel 1346, la Dalmazia venne colpita dalla peste nera. La situazione economica era povera e le città divennero sempre più dipendenti da Venezia.

Stephen Tvrtko, il fondatore del Regno Bosniaco, fu in grado, nel 1389, di annetersi il litorale Adriatico tra Cattaro (Kotor) e Sebenico, e addirittura reclamò il controllo sulla costa settentrionale fino a Fiume, ad eccezione della veneziana Zara, e della sua alleata indipendente, Ragusa. Tutto ciò fu solo temporaneo, mentre ungheresi e veneziani continuavano la loro disputa sulla Dalamzia quando Tvrtko morì nel 1391.

Una lotta interna all'Ungheria, tra Re Sigismondo e il casato napoletano degli Angiò, ebbe dei riflessi anche sulla Dalmazia: agli inizi del XV secolo, tutte le città dalmate accolsero la flotta napoletana ad eccezione di Ragusa. Il Duca bosniaco Hrvoje controllò la Dalmazia per conto degli Angioini, ma successivamente concesse la sua lealtà a Sigismondo.

Per un periodo di vent'anni, questa lotta indebolì l'influenza ungherese. Nel 1409, Ladislao di Napoli vendette i suoi diritti sulla Dalmazia a Venezia per 100.000 Ducati. Venezia, entro il 1420, prese gradulmente possesso di gran parte della Dalmazia. Nel 1437, Sigismondo riconobbe il dominio Veneziano sulla Dalmazia in cambio di 10.000 Ducati. La città di Almissa (Omiš) cedette a Venezia nel 1444, e solo Ragusa preservò la sua libertà.

Dominio Veneziano e Turco, 1420-1797

Seguì un intervallo di pace, ma nel frattempo l'avanzata turca continuava. L'Ungheria fu essa stessa assalita dai Turchi, e non potè più permettersi di cercare il controllo della Dalmazia. Costantinopoli cedette all'Impero Ottomano nel 1453, la Serbia nel 1459, la Bosnia nel 1463, e l'Erzegovina nel 1483. Di conseguenza i confini turchi e veneziani di incontrarono e le guerre di frontiera furono incessanti.

Ragusa cercò la sicurezza nell'amicizia con gli invasori, e in un caso particolare vendette due piccole strisce di territorio (Neum e Sutorina) agli Ottomani, allo scopo di prevenire l'accesso via terra dal territorio veneziano.

Nel 1508 l'ostile Lega di Cambrai costrinse Venezia a ritirare le sue guarnigioni dal servizio interno, e dopo aver rovesciato l'Ungheria nel 1526 i Turchi furono in grado di conquistare gran parte della Dalmazia per il 1537. La pace del 1540 lasciò a Venezia solo le città marittime, l'interno formava una provincia turca, governata dalla fortezza di Clissa (Klis) da un Sanjakbeg, ovvero un amministratore con poteri militari.

Gli Slavi cristiani dalle terre circostanti ora affollavano le città, superando numericamente la popolazione italiana e rendendo la loro lingua quella principale. La comunità di pirati degli Uskok fu in origine una banda si questi fuggitivi; le loro imprese contribuirono al rinnovarsi della guerra tra Venezia e Turchia (1571-1573). Un ritratto estremamente curioso dei modi dell'epoca viene presentato dagli agenti veneziani, i cui rapporti su questa guerra ricordano alcune cronache cavalleresche del medioevo, piene di combattimenti individuali, tornei e altre avventure cavalleresche. Essi mostrano anche chiaramente che gli arruolati dalmati sorpassavano di molto i mercenari italiani in abilità e coraggio. Molte di queste truppe prestarono servizio all'estero; alla Battaglia di Lepanto, ad esempio, nel 1571, uno squadrone dalmata asisstette la flotta alleata di Spagna, Venezia, Austria e Stato Pontificio per sconfiggere la marina turca.

Una nuova guerra scoppiò nel 1645, che si protrasse intermittentemente fino al 1699, quando la pace di Karlowitz diede l'intera Dalmazia a Venezia, inclusa la costa dell'Erzegovina, ma ad eccezione dei domini di Ragusa e della fascia protettiva di territorio Ottomano che la circondava. Dopo ulteriori combattimenti, questa delimitazione venne confermata nel 1718 dal Trattato di Passarowitz.

La Dalmazia sperimentò un periodo di intensa crescita economica e culturale nel XVIII secolo, dato il modo in cui le rotte commerciali con l'interno vennero ristabilite in tempo di pace. E' da notare che i cristiani migrarono dai territori in mano ottomana verso le città dalmate, talvolta convertendosi anche dall'Ortodossia al Cattolicesimo.

Questo periodo venne bruscamente interrotto dalla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797.

La Dalmazia dopo il 1797

Alla fine del 1797, con il Trattato di Campo Formio, Napoleone diede la Dalmazia all'Austria in cambio del Belgio. Le repubbliche di Ragusa e Poglizza (Poljica) mantennero la loro indipendenza, e Ragusa divenne ricca grazie alla sua neutralità durante il periodo delle guerre napoleoniche.

In base al Trattato di Pressburg del 1805, Istria, Dalmazia e la Baia di Kotor vennero date alla Francia, così come le cosidette province Illiriche. Nel 1806, la Repubblica Ragusana soccombette finalmente alle truppe straniere (francesi) guidate dal Generale Marmont, lo stesso anno una forza russa cercò di contrastare i francesi prendendo Boka Kotorska. I russi indussero i montenegrini a portargli aiuto ed essi procedettero a prendere le isole di Curzola (Korčula) e Brazza (Brač) ma non fecero ulteriri progressi e si ritirarono nel 1807 sotto il Trattato di Tilsit. Ragusa venne ufficialmente annessa alle province Illiriche nel 1808.

Nel 1809, la guerra scoppiò di nuovo tra Francia ed Austria. Nell'estate, le forze austriache ripresero la Dalmazia, ma questa situazione durò solo fino al Trattato di Schönbrunn dell'autunno dello stesso anno. L'Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Francia nel 1813, riprese il controllo della Dalmazia nel 1815 e formò un temporaneo Regno di Illiria. Nel 1822, questo venne eliminato e la Dalmazia venne posta sotto amministrazione austriaca.

Dopo le rivoluzioni del 1848 e in particolar modo a partire dagli anni 1860, i croati della Dalmazia propugnarono l'unione con i corati della Croazia, che era sotto l'amministrzione ungherese. La popolazione italiana delle città, d'altra parte propugnava l'autonomia e una possibile unione con l'emergente Regno d'Italia. La prima fazione vinse le elezioni in Dalmazia nel 1870, ma non potè andare avanti nella fusione con la Croazia a causa dell'intervento austriaco. Questo conflitto politico rimase irrisolto fino alla prima guerra mondiale e alla disintegrazione dell'Austria-Ungheria.

In base al Trattato di Londra del 1915, l'Italia avrebbe ottenuto la Dalmazia settentrionale (incluse le città di Zara, Sebenico e Knin), ma occupo un territorio maggiore. Dopo la guerra, la Dalmazia divenne parte del Regno di Jugoslavia e dopo dei negoziati, solo Zara e l'isola di Lastovo rimasero parte dell'Italia. Dopo la seconda guerra mondiale, entrambi questi territori vennero aggiunti alla Croazia, e quindi alla Repubblica socialista di Jugoslavia. Nel 1991, la Jugoslavia si disintegrò e la Croazia ottenne l'indipendenza.

Vedi anche

Riferimenti

Collegamenti esterni


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