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Ursa Major

Ursa Major (Orsa Maggiore in Latino) è una costellazione visibile per tutto l'anno nell'emisfero nord (è una costellazione circumpolare al di sopra dei 41°N). Il suo nome deriva dalla leggenda di Callisto. Le sue sette stelle più brillanti formano un famoso asterismo, conosciuto come il Gran Carro (probabilmente dal vecchio nome carro del Re Carlo. In altre parti del mondo vengono usati nomi diversi: in Nord America è il grande mestolo, nel Regno Unito è l' aratro.

Ursa Major

AbbreviazioneUMa
GenitivoUrsae Majoris
Significatol'Orsa Maggiore
Ascensione Retta10.67 h
Declinazione55.38°
Visibile dalle latitudiniTra 90° e -30°
Passa al meridiano20 aprile, alle 21:00
Area totale1 280 gradi q.
Numero di stelle con
magnitudine apparente < 3
6
Stella più luminosa
 - Magnitudine apparente
Dubhe (α UMa)
1.8
Sciami meteorici
  • Alpha Ursa Majorids
  • Ursids
  • Leonids-Ursids
Costellazioni confinanti

Table of contents
1 Caratteristiche
2 Oggetti del profondo cielo
3 Storia
4 Mitologia

Caratteristiche

Le stelle del Gran Carro sono chiamate Dubhe, Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar e Alkaid (o Benetnash), e sono state assegnate loro le lettere greche da Alpha ad Eta (vedi nomenclatura di Bayer), nello stesso ordine. Mizar ha una stella compagnia chiamata Alcor, appena visibile ad occhio nudo, che è un tradizionale test della vista. Entrambe le stelle sono in realtà doppie, e sono state la prima binaria telescopica e la prima binaria spettroscopica.

La Stella Polare può essere trovata disegnando una linea tra Dubhe e Merak, all'estremo del Gran Carro, e prolungandola di cinque volte. Altre stelle come ArturoBoötis) e SpicaVirginis) possono essere trovate prolungando invece il lato lungo.

Nel 1869, R. A. Proctor notò che, eccetto per Dubhe e Alkaid, le stelle del Gran Carro hanno tutte lo stesso moto proprio, che le porta verso un punto comune del Sagittario. Questo gruppo, del quale sono stati identificati alcuni altri membri, formava in passato un ammasso aperto. Da allora le stelle dell'ammasso si sono disperse in una regione di circa 30 per 18 anni luce, posta a circa 75 anni luce di distanza, che è quindi il più vicino oggetto simile ad un ammasso. Altre 100 stelle circa, inclusa Sirio, formano una "corrente" che ha lo stesso moto proprio, ma la loro relazione con l'ex-ammasso non è chiara. Il nostro Sistema Solare si trova sul bordo esterno di questa corrente, ma non ne fa parte, avendo un età 40 volte superiore.

Oltre al Gran Carro, dalla cultura araba viene un altro asterismo: il salto della gazzella, una serie di tre paia di selle:

  • ν e ξ Ursae Majoris, Alula Borealis e Australis, il "primo salto";
  • λ e μ Ursae Majoris, Tania Borealis e Australis, il "secondo salto";
  • ι e κ Ursae Majoris, Talitha Borealis e Australis, il "terzo salto".

Queste stelle si trovano lungo il bordo sudovest della costellazione, le zampe dell'orso.

47 Ursae Majoris ha un sistema planetario con tre pianeti confermati, 2,54 e 0,76 volte la massa di Giove.

Oggetti del profondo cielo

Nell'Orsa Maggiore si trovano numerose galassie, tra cui la coppia M81 (una delle più brillanti del cielo) e M81, sopra la testa dell'orso, e M101, una graziosa spirale a nordovesti di η Ursae Majoris.

Storia

Era una delle 48 costellazioni elencate da Tolomeo.

È sempre stata una delle costellazioni più conosciute, menzionata da poeti come Omero, Edumnd Spenser, Shakespeare, Leopardi e Tennyson. Si trova inoltre nell'epica finnica Kalevala, ed è stata dipinta da Vincent Van Gogh.

Mitologia

Molte civilizzazioni distinte hanno visto questa figura come un orso. Nella mitologia classica, una delle compagne di Artemide, Callisto, perse la sua virginità con Zeus, che si era avvicinato sotto le mentite spoglie della stessa Artemide. Arrabbiata, Artemide la trasformò in un orso. Il figlio di Callisto, Arcas, quasi uccise la madre mentre stava cacciando, ma Zeus e Artemide lo fermarono e posero entrambi in cielo, come l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore.

Hera non era contenta del fatto che fossero stati assunti in cielo, e perciò chiese aiuto a Teti. Questa, una dea marina, rivolse alle costellazioni una maledizione perché essere fossero costrette a girare per sempre in tondo nel cielo, e a non riposarsi mai sotto l'orizzonte, spiegando così il fatto che queste costellazioni sono circumpolari.


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