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Patto Molotov-Ribbentrop

Il Patto Molotov-Ribbentrop, talvolta chiamato Patto Hitler-Stalin, fu un trattato di non aggressione, stipulato tra la Germania Nazista e l'Unione Sovietica. Venne firmato a Mosca, il 23 agosto 1939, dal Ministro degli Esteri sovietico Vyacheslav Molotov e dal Ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop.

Table of contents
1 Quadro generale
2 Negoziazioni Franco-Britanniche con l'Unione Sovietica
3 Negoziati tedeschi con l'Unione Sovietica
4 Effetti
5 Conseguenze

Quadro generale

L'equilibrio di potere in Europa, alla fine della prima guerra mondiale, venne eroso un poco alla volta, partendo dalla Crisi abissina (1935) fino ad arrivare all'Accordo di Monaco (1938). La dissoluzione della Cecoslovacchia segnalò la crescente instabilità della Germania Nazista, mentre l'Unione Sovietica aspirava a recuperare i territori persi nell'epilogo della Grande Guerra. Inoltre, l'Unione Sovietica, incoraggiava il conflitto tra le nazioni capitaliste allo scopo di facilitare la diffusione del Comunismo.

Visto dalla prospettiva sovietica, il Patto Molotov-Ribbentrop era una risposta necessaria al deterioramento della situazione della sicurezza in Europa, della seconda metà degli anni '30, quando la Germania Nazista si allineò con l'Italia Fascista nelle Potenze dell'Asse, e mirava a rovesciare lo svantagioso Trattato di Versailles stipulato dopo la prima guerra mondiale.

Il Regno Unito e la Francia, notori garanti dello status quo territoriale, rimasero in attesa fino alla distruzione della Cecoslovacchia da parte della Germania, nel marzo 1939, mantenendo una politica di "non intervento" mentre Germania e Italia supportarono i vittoriosi ribelli di destra nella loro distruzione della repubblica e della democrazia spagnola, durante la guerra civile del 1936-39.

Da parte sua, l'Unione Sovietica non era interessata al mantenimento dello status quo che vedeva come svantaggioso per i suoi interessi, in quanto derivava dal periodo di debolezza sovietica immediatamente seguente alla Rivoluzione d'Ottobre del 1917 e alla Guerra civile russa. I capi sovietici adottarono la posizione secondo la quale, il conflitto tra quelle che caratterizzarono come "nazioni imperialiste rivali", non solo era una conseguenza inevitabile del capitalismo, ma avrebbe migliorato le condizioni per la diffusione del comunismo.

Durante il 1938 il governo sovietico si offrì di difendere la Cecoslovacchia in caso di invasione tedesca, ma il governo cecoslovacco venne persuaso dalla Gran Bretagna e dalla Francia a cedere alle richieste territoriali dei tedeschi, nonostante un'alleanza Franco-Cecoslovacca che risaliva al 1924. Questo fatto rinforzò l'imressione sovietica dell'attuale disinteresse da parte dell'occidente nell'opporsi al fascismo crescente, gia esemplificato dagli eventi della guerra civile in Spagna.

Negoziazioni Franco-Britanniche con l'Unione Sovietica

Le negoziazioni tra Unione Sovietica e Franca/Regno Unito, per un'alleanza militare contro la Germania si bolccarono principalmente a causa dei reciproci sospetti. L'Unione Sovietica cercava garanzie per il supporto contro l'aggressione tedesca e il riconoscimento del diritto sovietico di interferire contro "un cambio di politica favorevole a un'aggressione" nelle nazioni lungo il confine occidentale dell'URSS. Anche se nessuna delle nazioni coinvolte aveva formalmente richiesto la protezione dell'Unione Sovietica, i sovietici annunicarono "garanzie per l'indipendenza di Finlandia, Estonia, Lettonia, Polonia, Romania, Turchia e Grecia".

I britannici e i francesi temevano che questo avrebbe consentito l'intervento sovietico negli affari interni delle nazioni confinanti, anche in assenza di una immediata minaccia tedesca.

Con la Germania che chiedeva concessioni territoriali alla Polonia, e di fronte all'opposizione polacca, la minaccia di una guerra era crescente. Ma anche se ci fu uno scambio di telegrammi non più tardi dell'inizio di aprile, la missione militare inviata (via nave) dalle potenze occidentali non arrivò a Mosca prima dell'11 agosto.

Un punto spinoso ancor più fondamentale era la questione della Polonia, che giaceva a metà strada tra Germania e Unione Sovietica: Il governo polacco temeva giustamente che il governo sovietico cercasse l'annessione delle ex province russe, incorporate nella Polonia nel 1920, aree caratterizzate dai sovietici come "irredente" (L'Ucraina occidentale e la Bielorussia occidentale) sulla base dell'identità etnica tra la loro popolazione principale e quella delle due repubbliche sovietiche più occidentali.

Il governo polacco si rifiutò quindi di permettere all'esercito sovietico di entrare in Polonia, come alleato, prima della guerra. Una situazione che lasciò i sovietici senza nessuna possibilità di contrastare i tedeschi prima dell'invasione della Polonia.

Nella terza settimana di agosto i negoziati si fermarono, mentre entrambe le parti dubitavano dei motivi dell'altra, i sovietici sospettavano che sarebbero entrati in un coflitto limitato a loro e ai tedeschi.

Negoziati tedeschi con l'Unione Sovietica

Il Primo Segretario sovietico Stalin aveva già in aprile aperto per dei negoziati e un miglioramento delle relazioni con la Germania sostituendo il Ministro degli Esteri Maxim Litvinov (un ebreo) con Molotov.

L'ebraico e pro-occidentale Litvinov non si addiceva a guidare l'Unione Sovietica verso un accordo con la Germania Nazista, visto che era largamente percepito come un sostenitore dell'alleanza con le potenze occidentali e contro i poteri fascisti. Per allora, Stalin aveva invece approvato il programma di Molotov di provocare una guerra tra la Germania e le nazioni occidentali. In ogni caso, avvicinarsi ai nazisti avrebbe concesso all'Armata Rossa tempo prezioso per prepararsi a una forse inevitabile guerra contro la Germania.

Concludento un accordo commerciale Tedesco-Sovietico, Molotov, il 19 agosto propose anche un protocollo aggiuntivo "che coprisse i punti sui quali i Partiti Contraenti erano interessati, nel campo della politica estera".

Il patto venne annunciato come un patto di non agressione, ma in un'appendice segreta, l'Europa orientale veniva divisa in due sfere d'influenza, tedesca e sovietica. Finlandia, Estonia, Lettonia e Bessarabia ricadevano nella sfera sovietica. La Polonia sarebbe stata divisa nell'eventualità del suo "riarrangiamento politico", le aree a est dei fiumi Narev, Vistola e San spettavano all'Unione Sovietica, mentre la Germania avrebbe occupato la parte ovest.

Effetti

Il 1 settembre, solo una settimana dopo che il patto venne firmato, la spartizione della Polonia ebbe inizio con l'invasione tedesca. L'Unione Sovietica invase da est il 17 settembre (vedi anche: spartizione della Polonia).

Il patto causò costernazione ad ovest, sia tra i governi che più di tutti temevano un simile risultato, che tra i tanti sostenitori del comunismo, molti dei quali trovavano incomprensibile che i sovietici trattassero con il nemico ideologico nazista. Una famosa vignetta di David Low apparsa sul London Evening Standard del 20 settembre 1939 mostava Hitler e Stalin scambiarsi un inchino sopra il cadavere della Polonia, con Hitler che diceva: "La feccia della Terra, suppongo?" mentre Stalin replicava "Il sanguinario assassino dei lavoratori, presumo?".

Il 28 settembre 1939, i tre Stati Baltici non ebbero altra scelta che firmare un cosidetto Patto di assistenza e mutua difesa, che permetteva all'Unione Sovietica di far stazionare delle truppe in Estonia, Lettonia e Lituania. Lo stesso giorno un protocollo supplementare Tedesco-Sovietico trasferiva gran parte della Lituania dalla prevista sfera d'influenza tedesca a quella sovietica.

La Finlandia resistette a simili pretese, e venne invasa dall'Unione Sovietica il 30 novembre. Dopo più di tre mesi di pesanti combattimenti e perdite nella seguente Guerra d'inverno, l'Unione Sovietica desistette dal suo intento di occupare la Finlandia, in cambio di circa il 10% del territorio finlandese (la Carelia), gran parte del quale era ancora nelle mani dell'esercito finnico.

Conseguenze

Nel giugno 1940, dopo le rapide vittorie della Wehrmacht e l'occupazione di Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Francia, fu la volta della Bessarabia e dei tre stati baltici a subire l'occupazione e la successiva annessione da parte dell'Unione Sovietica. Il 28 giugno 1940 l'Unione Sovietica pose un ultimatum alla Romania per la Bessarabia e la parte settentrionale della Bucovina. Senza i suoi tradizionali alleati, Regno Unito e Francia, la Romania cedette.

Sui territori occupati i sovietici iniziarono una campagna di terrore, in maniera molto simile al terrore nazista ad est. Milioni di persone furono deportate e mandate a lavorare nell'estremo nord. Per l'inizio del 1941, gli imperi di Germania e Unione Sovietica condividevano un confine comune che passava attraverso le odierne Lituania e Polonia. Subito dopo, le relazioni Tedesco-Sovietiche iniziarono a raffreddarsi e lo scontro tra la Germania Nazista e l'Unione Sovietica sembrò sempre più inevitabile.

La Germania ruppe il patto dell'agosto 1939 invadendo l'Unione Sovietica il 22 giugno 1941, in quella che venne chiamata Operazione Barbarossa. Nel giro di settimane, l'attacco tedesco venne seguito da un attacco preventivo alla Finlandia, il 26 giugno, iniziando la cosidetta Guerra di continuazione tra la Finlandia e l'Unione Sovietica.

L'estensione con cui le prime acquisizioni territoriali sovietiche possono aver contribuito a prevenire la conquista tedesca dell'Unione Sovietica rimangono un fattore da considerare quando si valuta il patto. La propaganda sovietica sosteneva che queste svolsero un qualche ruolo. Altri dicono che la Polonia e i Paesi Baltici formavano un importante barriera tra l'Unione Sovietica e la Germania Nazista, e solo la distruzione di questa barriera, sancita dal Patto Molotov-Ribbentrop, diede inizio alla guerra.


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