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Evoluzione stellare

In astronomia, l'evoluzione stellare si riferisce ai cambiamenti che una stella sperimenta durante la sua vita. Alcuni astronomi ritengono inesatto il termine "evoluzione", e preferiscono usare il termine ciclo vitale. Nel tempo, il colore, la luminositĂ , la dimensione e la temperatura delle stelle cambia. A causa delle lunghezze di tempo necessarie (milioni o miliardi di anni), č impossibile per un astronomo seguire il ciclo di vita di una singola stella. Si osservano invece numerose stelle, ognuna ad un punto diverso della loro vita, per ricostruire il percorso che ognuna compie.

Table of contents
1 Nascita
2 MaturitĂ 
3 L'inizio della fine
4 La fine

Nascita

Una stella nasce da una nube molecolare gigante. La maggior parte dello spazio vuoto dentro ad una galassia contiene in realtĂ  da 0,1 a 1 atomi per centimetro cubo. La nube ne contiene invece alcune centinaia (un buon tubo a vuoto terrestre ne contiene piů di 100.000). Nonostante questa bassissima densitĂ , una nube molecolare gigante contiene da 100.000 a dieci milioni di volte la massa del nostro Sole, grazie al fatto di essere appunto giganti: da 50 a 300 anni luce di diametro.

La nube č stabile, le sue molecole costituenti sono troppo spaziate per riunirsi sotto l'effetto della gravitĂ . Se però la nube viene perturbata (ad esempio, dall'onda d'urto di una supernova vicina), parte della materia della nube viene compressa. Quando questa parte compressa raggiunge una densitĂ  di almeno 100.000 atomi per cm3 la gravitĂ  inizia a farsi sentire, e la materia inizia ad accumularsi per formare alla fine una protostella. Ogni regione densa produrrĂ  da una a decine di migliaia di stelle, a seconda della sua grandezza. Gli atomi che si accumulano guadagnano velocitĂ  mentre cadono verso il centro, riscaldando la protostella e facendole emettere una debole radiazione infrarossa. Inoltre la compressione in uno spazio piccolo fa ruotare su se stessa la protostella, per la legge di conservazione del momento angolare. Queste protostelle sono in effetti rivelate da telescopi infrarossi, spesso nascoste dentro globuli di Bok, le regioni piů dense di una nube molecolare gigante.

In alcune protostelle, le piů piccole, la contrazione rimane l'unica fonte di energia. Queste protostelle diventano delle semplici sfere di gas inerte, le nane brune, all'inizio calde ma non abbastanza, e destinate a morire lentamente mentre si raffreddano nel corso di centinaia di miliardi di anni. Questa č la sorte che attende ogni protostella la cui massa sia inferiore a 0,07 volte quella del Sole (equivalente a 80 volte la massa del pianeta Giove). Tale protostella, se abbastanza piccola, può anche essere considerata un grosso pianeta, ma la distinzione č piuttosto indefinita e ancora non ben studiata.

Se la protostella č piů grande, il calore al suo centro aumenta a sufficienza (si calcola che la soglia minima sia a circa 15 Mkelvin, corrispondenti a 15 milioni di gradi Celsius), gli elettroni vengono separati dai nuclei degli atomi, e i nuclei vengono spinti l'uno contro l'altro dall'enorme calore, vincendo la repulsione elettrica che normalmente li tiene ben separati. Si č innescata la fusione nucleare, che riscalderĂ  la stella per tutta la sua vita. In questa prima fase, che durerĂ  in genere per il 90% della vita della stella, l'idrogeno si fonde per diventare elio, usando la catena protone-protone (per le stelle piů piccole, come il nostro Sole), o il ciclo del carbonio-azoto (per le stelle piů calde).

La fusione nucleare libera un enorme quantitativo di energia, pari a circa l'1% dell'energia di massa a riposo degli atomi interessati (questa energia č calcolabile con la famosa equazione di Einstein E=mc2). L'energia liberata aumenta la pressione del gas, che riesce a sostenere il peso degli strati esterni e ferma la contrazione della protostella. Questa si trova adesso in equilibrio idrostatico, una condizione che resterĂ  stabile finchĂ© la fusione nucleare potrĂ  continuare. L'energia prodotta si dissipa verso l'esterno della stella e ne esce alla fine come luce visibile e altre forme di radiazione elettromagnetica.

Una volta che una protostella ha raggiunto questo stato di equilibrio viene "promossa" a stella.

MaturitĂ 

Le nuove stelle sono di varie dimensioni e colori. Vanno dal blu al rosso, da un decimo a 50 volte la massa del Sole. La luminositĂ  e il colore di una stella dipendono dalla sua temperatura superficiale e dalla sua massa, ed entrambe le cose, a questo punto della sua vita, dipendono dalla sua massa. Le stelle T Tauri stanno appena entrando in questo stadio.

Il resto della vita della stella sarĂ  una lotta tra la gravitĂ , che vuole comprimere la stella su se stessa, e l'energia liberata dalla fusione dentro il suo nucleo, che vuole invece farla espandere.

Una nuova stella finirĂ  per posizionarsi in un punto della sequenza principale del diagramma H-R. ResterĂ  quasi nello stesso punto per quasi tutta la sua vita: alcuni milioni di anni per le stelle piů grandi e calde, alcuni miliardi di anni per le stelle medie come il Sole, e decine o centinaia di miliardi di anni per le nane rosse. Quale che sia la loro dimensione, le stelle della sequenza principale consumano l'idrogeno del loro nucleo convertendolo in elio. Dopo un tempo breve o lungo, l'idrogeno č comunque destinato a finire.

La ragione della lunga vita che la maggior parte delle stelle hanno nella sequenza principale č che la fusione nucleare mediante la catena protone-protone č un processo molto difficile e, dal punto di vista del singolo atomo, improbabile: si calcola che un atomo del Sole debba aspettare in media tredici miliardi di anni prima di trovarsi nella condizione di unirsi con altri per formare un nucleo di elio, e quindi in questo momento il Sole risplende solo grazie agli atomi "fortunati" che hanno aspettato molto meno tempo. Col passare dei millenni, sempre piů atomi si trovano nelle condizioni giuste e quindi il Sole, come la maggior parte delle stelle di sequenza principale, aumenta lentamente di luminositĂ . Il ciclo del carbonio-azoto, che richiede temperature piů alte ed č quindi usato solo dalle stelle piů massicce, č invece molto piů efficiente e porta ad un esaurimento molto piů veloce delle scorte di idrogeno.

L'inizio della fine

Dopo milioni o miliardi di anni, a seconda della massa iniziale, la stella finisce il suo combustibile principale, l'idrogeno. Quando il nucleo della stella si trova con una carenza di idrogeno, la fusione nucleare cessa. Senza la pressione creata dall'energia della fusione, la gravitĂ  prende il sopravvento e gli strati esterni della stella iniziano a cadere verso il basso, comprimendo il nucleo e riscaldandolo, esattamente come durante la formazione della stella. Quando il nucleo raggiunge i 200 milioni di gradi, č possibile usare l'elio come combustibile per un nuovo ciclo di fusione nucleare, e il nucleo cessa di contrarsi. Nel frattempo, la fusione dell'idrogeno continua negli strati esterni al nucleo, adesso riscaldati a sufficienza, e la stella č costretta ad espandersi per far fronte a questa nuova iniezione di energia. La stella diventa una gigante rossa, decine o anche centinaia di volte piů grande di prima, e molto piů luminosa. Il nostro Sole raggiungerĂ  questo stadio tra circa 5 miliardi di anni, e diventerĂ  così grande da poter forse inglobare la Terra. In ogni caso, l'accresciuta luminositĂ  del Sole sarĂ  sufficiente a carbonizzarla completamente.

Il destino finale della stella dipende, come sempre, dalla sua massa.

La fine

La fine delle stelle piccole

Quando una stella piccola, non piů di tre o quattro volte il Sole, raggiunge la fase di gigante rossa, i suoi strati esterni si espandono, il nucleo si contrae, e l'elio si fonde per formare il carbonio. Questa fusione rilascia nuova energia, e la stella ha una tregua nella sua lotta contro la gravitĂ . Per stelle come il Sole, questa tregua può essere così corta da potersi misurare in minuti, anche se i cambiamenti nella struttura interna della stella si propagano abbastanza lentamente perchĂ© un osservatore esterno la possa giudicare, come minimo, di svariate migliaia di anni. La piccola massa della stella non può riscaldarla a sufficienza per fondere anche il carbonio. Il nucleo č adesso stabile e inerte.

Il trasferimento della fusione nucleare agli strati esterni fa gonfiare la stella come un palloncino e risulta alla fine nell'espulsione di questi strati, formando una nebulosa planetaria. Si calcola che la maggior parte della stella, anche l'80%, venga espulso nello spazio. Il rimanente 20% rimane dov'era e la stella, privata di ogni fonte di energia, si raffredda e rimpicciolisce finchĂ© non č grande solo qualche migliaio di chilometri. È diventata una nana bianca. Le nane bianche sono estramente stabili, perchĂ© la forza di gravitĂ  č contrastata dalla pressione degli elettroni, che a causa della densitĂ  sono diventati materia degenere. Questo č un effetto quantomeccanico che si manifesta solo in condizioni per noi estreme, ma naturali per una nana bianca. È una conseguenza del principio di esclusione di Pauli.

Senza altre fonti di energia, la nana bianca si raffredda lentamente irradiando il suo calore residuo nello spazio, finchĂ©, dopo molti miliardi di anni, sarĂ  diventata una nana nera. Nessuna nana nera si č ancora formata, perchĂ© l'Universo č ancora troppo giovane, e le numerosissime nane bianche esistenti sono ancora impegnate a raffreddarsi. Una volta diventata nana nera, però, la stella non subirĂ  altri cambiamenti.

La fine delle stelle grandi

Il destino delle altre stelle, quelle grandi almento 5 volte o piů del Sole, č molto differente e spesso drammatico. Dopo che la stella si č trasformata non in gigante rossa, ma in supergigante rossa (detta in questo modo per la sua straordinaria grandezza, che può superare il miliardo di chilometri), l'elio viene fuso in carbonio e, come nel caso precedente, finisce rapidamente. Il nucleo riprende a contrarsi, ma stavolta il peso degli strati esterni č sufficiente a contrarre il nucleo abbastanza per riscaldarlo finchĂ© anche il carbonio può essere fuso. Il ciclo si ripete per varie volte, formando sempre nuovi elementi e ogni volta contrastando il peso della stella finchĂ©, ad una temperatura superiore al miliardi di gradi, il silicio si fonde e produce ferro-56. Questo elemento, grazie ad una disposizione particolare del suo nucleo atomico, non può fare da combustibile per la fusione nucleare, perchĂ© assorbe energia invece di liberarla. La produzione di energia del nucleo si ferma improvvisamente. Cosa succede a questo punto non č ben chiaro, ma la stella collassa improvvisamente, gli strati esterni vanno a schiantarsi contro il nucleo a velocitĂ  di 10.000 km/sec o piů, e la stella esplode in una supernova. Quasi tutta la massa della stella viene allora espulsa in un'esplosione che la rende brevemente luminosa quanto un miliardi di stelle normali (in effetti, le supernovae sono visibili da una parte all'altra dell'Universo). Questo tipo di supernova, definito di tipo II, č però piů debole di quello di tipo Ia, che scaturisce da un meccanismo completamente diverso che comporta la distruzione di una nana bianca in un sistema binario.

Durante l'esplosione, gli atomi pesanti (ma piů leggeri del ferro) accumulati dalla stella iniziano a catturare neutroni e neutrini, diventando sempre piů pesanti. Si formano così tutti gli elementi di peso atomico superiore al ferro, ed č questo l'unico processo fisico conosciuto che possa formarli.

Il nucleo della stella, nel frattempo, non č stato espulso come gli strati esterni. È invece stato compresso dalla loro caduta iniziale, così fortemente che gli elettroni sono dovuti "entrare" nel nucleo e combinarsi con i protoni per formare neutroni. Il nucleo č adesso diventato una stella di neutroni, una palla grande qualche decina di chilometri ma che contiene l'intera massa del Sole. La densitĂ  č così alta (centinaia di milioni di tonnellate per ogni centimetro cubo) che la stella di neutroni può essere considerata un nucleo atomico gigante.

Spesso l'esplosione di supernova non č perfettamente sferica. Le grandi masse in gioco fanno sì che anche una leggera asimmetria abbia come risultato che il grosso del gas esploso va da una parte, mentre la stella di neutroni viene "sparata" dalla parte opposta ad una velocitĂ  di varie centinaia di chilometri al secondo. Queste stelle di neutroni "veloci" sono state in effetti trovate in gran numero.

È probabile che non tutte le supernovae di tipo II formino una stella di neutroni. Se il nucleo superava una certa massa limite, compresa tra 2 e 3 masse solari, i neutroni non riescono a sostenerne il peso, niente può piů contrastare la forza di gravitĂ  che vuole comprimerlo, e il nucleo collassa in un buco nero. L'esatta relazione tra stelle e buchi neri, così come il modo esatto in cui questi ultimi si formano, ci sono ancora sconosciuti.


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