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Vampiro

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Il vero vampiro è orribile a vedersi. Magro e peloso nello stato di veglia, diventa, quando giace ben nutrito nella sua bara, grasso e gonfio da scoppiare. Il sangue fresco gli cola dalla bocca, dal naso e dalle orecchie. La sua pelle è fosforescente e il suo alito fetido.
(Roland Villeneuve, vampirologo e demonologo, in Loups-garous et vampires - Lupi mannari e vampiri)

Questa citazione, presa da Roland Villeneuve, è a sua volta ripresa da Prospero Lambertini, alias papa Benedetto XIV, in un testo del Settecento. Come si può ben constatare questa descrizione della figura del vampiro ha un qualcosa di ripugnante e abominevole che si discosta di molto dalla tradizione letteraria e cinematografica cui siamo oggi abituati. Diffusa anche nel corso dell'Ottocento, questa visione era però destinata ad essere dimenticata grazie ai successi di alcuni importanti autori del romanzo gotico, che proprio in quel periodo iniziavano a diffondersi per l'Europa.

Il vampiro gentiluomo, quella figura carismatica, con un forte fascino, in grado di attirare a sé la vittima senza troppo sforzo, nasceva nel 1819 quando il medico John Polidori diede alle stampe il suo romanzo breve Il Vampiro, il cui protagonista, Lord Ruthven, era ricavato dall'amato/odiato Lord Byron. Da qui in poi il vampiro, in letteratura, ottenne sempre maggiori successi, passando per Carmilla, la vampira di Le Fanu, e per Varney, vampiro che animava i classici fascicoli a puntate, per finire con l'apice massimo del genere, quel Dracula di Bram Stoker che fuse in se parte degli elementi folcloristici europei e parte dei topos letterari del tempo, realizzando una sintesi perfetta e al contempo originale sull'argomento e un'avventura senza tempo e appassionante.

Table of contents
1 Etimologia del nome
2 Le epidemie
3 Il folclore europeo
4 Romania: terra di vampiri
5 Vampiri d'oriente
6 Leggende dai mondi nuovi
7 Il vampiro gentiluomo
8 Il vampiro nei fumetti
9 Il vampiro e il cinema
10 Argomenti correlati
11 Link esterni

Etimologia del nome

I vampiri, come tramandato dalla tradizione, sono morti che tornano dalla tomba per succhiare loro l'essenza vitale (preferibilmente il sangue). Il termine vampiro ha origine slava: riconducibile alla radice -pi, mago, stregone, e al verbo lituano wempti, bere, succhiare. Chiamati vampir in Serbia e Bulgaria, upier in Polonia, upir in Russia, si distinguono non solo per i nomi, ma anche per caratteristiche e modus operandi e, per lungo tempo, sono stati considerati tutt'altro che un parto fantastico di leggende perse nel tempo.

Le epidemie

Portata dall'Europa dell'Est, quella dei vampiri, però, non fu solo una leggenda, ma una vera e propria epidemia, che venne documentata fin dal Seicento. Si parte dal 1672 in Istria con il vampiro Giure Grando di Coriddigo, quindi in Grecia (1701), Prussia Orientale (1710 e 1721), Ungheria (1725-30), Serbia (1725-32), Slesia (1755), Valacchia (1756), Russia (1772) e via discorrendo. In ognuno di questi casi gli inquisitori produssero una vasta e dettagliata documentazione, in cui venivano descritte di esumazioni di cadaveri, che presentavano crescita di capelli e unghie dopo la morte, colorito acceso e che emettevano urla strazianti e inumane una volta che veniva tagliata loro la testa e infilato un paletto nel cuore, il tutto rilasciando dalle ferite così inferte fiotti di sangue fresco.

Molte furono le personalità che si occuparono di vampiri, ottenendo, a buon diritto, il titolo di vampirologi (Dom Augustin Calmet, Collin De Plancy, Montague Summers), ma la summa sull'argomento è un'opera di oltre 900 pagine redatta dall'abate Augustin Calmet, Dissertation sur les Apparitions des anges, des démons e des esprits et sur les revenants et vampires de Hongrie.

Calmet raccolse nel suo tomo tutte le testimonianze e le leggende sui vampiri (denominati revenants, spettri che ritornano), cercando anche di dare spiegazioni razionali ai fenomeni: morti apparenti, differenti gradi di decomposizione, e altre ancora. La spiegazione che però l'abate proponeva più spesso era quella soprannaturale: i vampiri erano infatti considerati da Calmet dei veri e propri demoni, che conservavano dopo la morte una vera esistenza. Essi erano in grado di uscire dalle bare attraverso dei fori praticati sulla bara, probabilmente smaterializzandosi e rimaterializzandosi, e quindi andavano tra i vivi in caccia del sangue necessario per proseguire la loro immonda esistenza.

A questa maledizione ci si poteva opporre solo con la Magia Postuma, dal titolo di un trattato del 1706 di Ferdinand De Schertz: come già descritto, consisteva nel mutilare ed aggredire il cadavere del sospetto vampiro tramite la deciapitazione e la distruzione del suo cuore. Questa pratica imperversò un pò in tutta Europa e solo nel 1755 si ebbe un freno grazie all'imperatrice Maria Teresa che con una legge imperiale ne impedì l'applicazione nei territori da lei retti: già questo semplice divieto fece terminare le epidemie di vampirismo.

I vampiri, però, continuarono ad essere oggetto dell'attenzione del popolo: nel 1816, ad esempio, Prosper Merimée, l'autore di Carmen, fu testimone di un caso di vampirismo in Serbia, assistendo all'esumazione e alla distruzione del cadavere, mentre nel 1909, in Transilvania, venne dato alle fiamme il castello di un altro vampiro.

Serbia: villaggio di Medvegia

Dicono le cronache che nel 1731 il villaggio di Medvegia, in Serbia, venne attaccato dai vampiri, provocando la morte di parecchie persone. Venne inviato a compiere le indagini l'ufficiale medico Johannes Fluchinger, che redasse un dettagliato resoconto. Quelli che seguono sono dei semplici estratti, tratti dal servizio in terza di copertina del numero 6 di Dampyr:

Ho condotto l'indagine con la consulenza di altri due ufficiali medici, in presenza del capitano della locale compagnia di heyduk (fanteria serba) e degli heiduk più anziani del villaggio. I quali mi hanno riferito ciò che segue: cinque anni fa un heiduk locale, Arnold Paole, si ruppe il collo cadendo da un carro. Lo stesso Paole, in vita, aveva detto di essere stato morso da un vampiro, presso Gossowa nella Turchia serba. Per liberarsi dall'influsso maligno, aveva mangiato terra presa dalla tomba del presunto vampiro. Tuttavia, una ventina di giorni dopo la sua morte, alcune persone dissero che Paole era tornato a tormentarle e in effetti quattro di loro morirono. I paesani disseppellirono Paole quaranta giorni dopo la sepoltura e trovarono il suo corpo intatto. Sangue fresco era colato da occhi, naso, orecchie, bocca; camicia, sudario e bara erano pieni di sangue; le unghie delle mani e dei piedi erano riscresciute. Da ciò si dedusse che Arnold Paole era un vampiro e, secondo l'usanza, gli fu piantato un paletto nel cuore. In quello stesso istante. egli emise un forte gemito e un fiotto di sangue schizzò fuori dal suo corpo. Indi il cadavere fu arso e ridotto in cenere. Così si dispose anche dei quattro uccisi da Paole. (...)
Quindici giorni fa una ragazza di nome Stanacka si svegliò a mezzanotte gridando di essere stata aggredita da un certo Milloe, che era stato sepolto nove settimane prima. (...)

Il 12 Dicembre del 1731 gli abitanti di Medvegia si recarono al locale cimitero per riesumare le salme e distruggere tutti i presunti vampiri presenti. Con sommo orrore dell'ufficiale, si constatò che molti corpi erano in buono stato di conservazione:

Le teste dei vampiri furono fatte tagliare a degli zingari di passaggio e poi bruciate con i corpi. Le ceneri furono gettate nel fiume Morava.

Questi brani, in realtà, sembrano tratti da un racconto del terrore, quando in realtà provengono da un resoconto di un ufficiale dell'Impero Austro-Ungarico. L'unica cosa che ci si può chiedere è quanto di vero abbia scritto Fluchinger e quanto di romanzesco, trascritto per coprire chissà quale losco traffico.

Congetture a parte, si può ben osservare come molte delle situazioni e delle atmosfere della letteratura vampirica non sono delle esclusive invenzioni degli autori, me spesso dei semplici adattamenti delle oscure atmosfere che si respiravano negli sperduti villaggi dell'Europa Orientale.

Il folclore europeo

La leggenda del vampiro, ovvero di quell'essere tra il soprannaturale e l'abominevole che, tornato in qualche insano modo dalla morte, si nutre dell'essenza vitale dei vivi è molto diffusa tra le popolazioni del mondo. In questa sezione si andrà, pertanto, a fare una più o meno rapida carrellata tra i vari vampiri delle leggende mondiali.

In Germania

La Germania, terra gotica per eccellenza, presenta una folta varietà di vampiri e succhiasangue:

  • l'alp: vampiro demone di genere incubus, entra in casa sotto le sembianze di una farfalla e si posa sul petto di chi dorme;
  • il blautsauger: varietà abbastanza normale di succhiasangue (che è poi il signoficato del nome), ma il suo corpo è interamente coperto di peli e non presenta alcun osso; le sue vittime diventano succhiasangue anch'esse quando mangiano la terra della sepoltura del blautsauger loro cacciatore;
  • la mara o mora, presente anche nei paesi slavi, è in realtà un piro spirito in grado di assumere varie forme, quindi, scelta la sua preda, la costringe a dormire per poi soffocarla nel sonno e succhiarle il sangue dal petto;
  • infine il nachzehrer, il masticatore di sudari, il più noto vampiro germanico. È un mostro abbastanza atipico, una sorta di ghoul (mangiatore di cadaveri) che spesso non abbandona nemmeno il cimitero nel quale è sepolto. Principalmente divora i cadaveri delle tombe vicine e a volte arriva anche a divorare i suoi stessi resti; oltre ciò ha anche una influenza sui vivi, che iniziano a perdere progressivamente energia fino a che, raccolta abbastanza essenza vitale, il nachzehrer non esce dalla sua tomba per camminare nel mondo degli uomini, diffondendovi la peste. Questo mito ha attirato l'attenzione di un certo numero di studiosi. Uno dei primi fu Philip Rohr, teologo, che nel 1679 nel trattato De masticatione mortuorum seggeriva che dietro questa immonda attività si nascondesse l'attività blasfema di un demone, Azazel per la precisione. Successivamente fu Michael Ranfitus, nel 1725, ad occuparsi dell'argomento. Egli propone due teorie: prima una spiegazione razionale, suggerendo che i rumori tra le tombe e la diffusione della peste fossero da ascriversi alla febbrile attività dei ratti; quindi dava una supposizione un pò più soprannaturale. Egli, infatti, suggeriva l'esistenza di una anima vegetativa, che aleggiava ancora intorno al morto, causando la crescita dei peli e delle unghie e a volte era in grado di danneggiare i vivi.

In Russia

Il vampiro russo per eccellenza è l'upyr: originario dell'Ucraina, ma diffuso in tutta la Russia europea, ha un aspetto particolarmente disgustoso, con lunghe zanne che ricordano quelle della preistorica tigre dai denti a sciabola, e anche più resistenti, se possibile. Usciti dalla tomba, iniziano ad attaccare le famiglie che vivono in fattorie isolate, una alla volta. La prima notte si nutrono dei bambini, quindi il resto della famiglia in ordine d'età fino ad arrivare ai componenti più anziani e allo sterminio della famiglia o degli abitanti dei dintori. Temuto soprattutto in inverno, quando l'isolamento delle comunità della steppa era ancor più accentuato, se possibile, era attivo soprattutto nelle ore che vanno da mezzogiorno a mezzanotte, sopportando benissimo la luce del Sole, proprio come la maggior parte dei vampiri della tradizione popolare (tra cui l'upier polacco, molto simile all'upyr russo per caratteristiche).

Ucciderlo non è cosa semplice. Il provetto cacciatore deve affrontarlo dopo la mezzanotte, quando si trova nel luogo del suo riposo, cospargere di acqua benedetta la tomba e i suoi dintorni, quindi piantargli un paletto nel cuore e decapitarlo, facendo attenzione a spaccargli il cuore in due con un solo colpo, perché un secondo gli consentirebbe di tornare in vita e attaccare, senza possibilità di salvezza, lo sventurato cacciatore.

L'upyr bielorusso, anche noto come upor, possiede anche il potere di mutare forma, tipico dei licantropi della tradizione greco-romana.

Infine il leggendario e romantico vurdalak, protagonista di molte fiabe nere, spesso rappresentato come una giovane affascinante ma letale.

Sulle rive del Baltico

Le popolazini che vivono sulle sponde del Mar Baltico hanno tra le loro figure leggendarie il viesczy, una sorta di vampiro-strega: infatti si ritiene che streghe e stregoni, una volta morti, si tramutano in vampiri, viesczy appunto. Sono riconoscibili per la facia rossa e l'occhio sinistro spalancato.

Dapprima il viesczy si nutre del suo stesso corpo, quindi riacquistate magicamente le forze, l'essere mostruoso stermina dapprima il bestiame, quindi la propria famiglia e infine tutti gli abitanti della regione succhiando loro il sangue dal cuore. Per evitare queste stragi, i congiunti del sospetto vampiro seppelliscono il suo corpo con un mattone sotto il mento, in modo da tenergli bloccata la mascella.

Simile al voesczy è l'erestun o eretica: è una donna che ha venduto l'anima al diavolo e che torna dopo la morte sotto forma di vampira, dall'aspetto di una vecchia povera e male in arnese. Di origine russa, questo tipo di vampiri si riuniscono in luoghi isolati per celebrare i loro sabba e vanno in letargo durante l'inverno. Sono in grado di uccidere i vivi solo guardandoli in faccia con il loro occhio malvagio: la stessa sorte capita a chi, sventurato, finisce nel luogo dove stanno in letargo.

In ultimo l'ustrel bulgaro, sempre appartenente alla famiglia del viesczy, è però inoffensivo per gli esseri umani. La sua unoca preda, infatti, è il bestiame. Egli è, semplicemente, un neonato morto prima di ricevere il battesimo, e può essere facilmente allontanata utilizzando il fuoco. Una volta isolato nella steppa, egli è destinato a deperire e quindi finire preda dei lupi.

Restanndo in Bulgaria, ci si imbatte nell'ubour, originato dal cadavere di persone decedute di morte violenta. Il loro corpo, dopo il decesso, inizia a gonfiarsi in modo orribile, fino a diventare una orrenda massa informe e gelatinosa composta prevalentemente da sangue. Quaranta giorni dopo la sepoltura, lo scheletro inizia a riformarsi e quindi, intorno ad esso, si ricompongono le carni, che riprendono l'aspetto che il defunto aveva in vita. Ci sono solo alcune differenza: il naso con una sola narice e la letale lingua retrattile, sulla cui punta è posto un pungiglione acuminato che serve all'ubour per succhiare il sangue delle sue vittime.

Per uccidere gli ubour le popolazioni bulgare chiamano un uccisore professionista, il vampirdzhija. Dapprima riempie la bara dell'ubour con una certa quantità di varie erbe velenose attraverso un foro in cima alla tomba, quindi ne perfora il corpo con un ramo acuminato e raccoglie il gas che da questo fuoriesce in una bottiglia, per poi darvi fuoco. Questo perché si ritiene che tale miasma letale sia, in realtà, l'anima del vampiro.

Sui Balcani

L'uccisore di vampiri per eccellenza, però, è il dampyr. Nato dalla tradizione zingara (serba o bosniaca), il dampyr nasce dall'unione di una donna umana con un vampir maschio, l'unico vampiro della tradizione popolare a non essere sterile. Il vampir è anche un vampiro invisibile e l'unico che può vederlo, attraverso una particolare vista interiore, è proprio il dampyr, che quindi era frequentemente impegnato in battaglie corpo a corpo contro nemici invisibili all'occhio umano. Altro suo avversario è il lampir, vampiro bosniaco portatore di pestilenze, e sconfitto dal dampyr attravesro complicati riti sciamanici.

A conferma, poi, della vicinanza delle due figure del vampiro e del lupo mannaro, ci sono poi una serie di vampiri come il serbo vukodlak, lo sloveno volkodlak, il farkaskoldoi d'Ungheria, il kozlak della Dalmazia e il kudlak istriano.

Tra tutti questi, spicca però il kudlak, una particolare specie di vampiro-strega dotato di poteri magici tra cui il dono di mutare forma e assumere il sembiante di un animale, con la limitazione, però, di avere sempre e comunque il manto nero, simbolo del Male assoluto e delle forze delle Tenebre cui appartiene. Suo naturale avversario è il kresnik, rappresentante del Bene e delle forze della Luce: anch'esso ha il potere di tramutarsi in animale, ma dal manto di colore bianco.

In Ungheria, poi, i vampir o liderc nadaly hanno nel talbo il loro implacabile cacciatore, che per ucciderli pianta loro un chiodo nella tempia.

Altro vampiro cambiaforma è il mullo della tradizione zingara. Dall'aspetto umano, a parte qualche impercettibile deformità, non ha scheletro: questa caratteristica gli consente di cambiare facilmente forma, anche se il suo aspetto prediletto è quello di un grosso lupo nero. È comunque un vampiro molto particolare: sia il maschio che la femmina del mullo è spinto da un forte desiderio sessuale, accoppiandosi frequentemente con i vivi e portando il proprio partner a morte per sfinimento. La donna che sopravvive ad un tale tour de force, dà alla luce anch'essa un dampyr, unico in grado di uccidere il mullo, che comunque è destinato a vita breve. Infatti, a causa del terribile stress cui sottopone il suo corpo privo di ossa, egli è destinato, nell'arco di un anno, a scigliersi in una melma ripugnante.

Romania: terra di vampiri

(sezione in fase di sviluppo)

Vampiri d'oriente

(sezione in fase di sviluppo)

Leggende dai mondi nuovi

(sezione in fase di sviluppo)

Il vampiro gentiluomo

Come detto, l'avventura del vampiro in letteratura inizia con il medico di Lord Byron, John Polidori, che per vendicarsi delle angherie dell'amato-odiato amico e paziente, lo ritrasse come protagonista ne Il Vampiro.

Il Vampiro più famoso, però, è certamente il Conte Dracula, protagonista del famoso romanzo di Bram Stoker, ispirato al sanguinario Vlad III. Considerato l'ultimo dei grandi romanzi gotici, ha dato origine ad un vasto filone narrativo e cinematografico. Nel campo della narrativa di genere, notevole è la lunga serie di romanzi di Anne Rice, autrice del famoso Intervista col Vampiro e del recente Cronache dei Vampiri: questa autrice, secondo una moderna tendenza, ha ridefinito la figura classica del vampiro, donandogli un alone di tenebroso romanticismo pur mantenendone l'aspetto di dannato.

Esemplare la figura onnipresente del vampiro Lestat, individuo dalla sessualita quantomeno ambigua ma dalla indiscutibile natura di mostro, continua infatti a uccidere ogni mortale da cui si nutre (nonostante possa limitarsi) per il solo motivo che in tal modo sostiene di poter entrare in contatto con la propria vittima amandola in maniera assoluta. Delinea così la sua duplice natura di predatore portatore di morte e creatura assetata d'amore.

Numerosi scrittori si sono cimentati con le leggende riguardanti i vampiri, spesso divertendosi a personalizzarle e a proporre variazioni alla tradizione.

(sezione in fase di sviluppo)

Il vampiro nei fumetti

(sezione in fase di sviluppo)

Il vampiro e il cinema

(sezione in fase di sviluppo)

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